16-02-2012, 16.39.43 | #781 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La regina fissò Altea.
Fu un attimo. Un respiro quasi impercettibile, come a volersi racchiudere nelle sue emozioni. “Giardino?” Ripeté. “Nessuno può accedere al giardino del palazzo. Soprattutto gli stranieri.” Continuò a guardarla, per poi scuotere leggermente il capo. “Ah, comprendiamo… forse voi parlavate del nostro parco… come mai non siete attratta dalla festa di stasera? Non amate la mondanità? Curioso per una giovane donna… o forse siete una religiosa?”
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16-02-2012, 16.47.14 | #782 |
Cittadino di Camelot
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Restai assolutamente immobile mentre parlava, fissandolo... i miei occhi, di un colore indefinito come le mille e più sensazioni che li attraversavano, non si staccarono da lui neanche per un istante... lo osservai tentare di alzarsi e ricadere rovinosamente sul letto, e tuttavia rimasi immobile.
Quando infine tacque, un denso silenzio calò nella stanza. “Bene...” dissi dopo qualche minuto, sollevando appena un sopracciglio ma senza smettere di osservarlo “Hai finito? Hai finito di dire stupidaggini? Hai finito di compiangerti? Hai finito di comportarti come un bambino? Già... questo mi sembri adesso: un bambino testardo e ostinato. Vorrei che la smettessi... e che ti comportassi da uomo, tanto per cambiare!” Di scatto mi alzai dal letto e feci qualche passo verso la finestra, come tentando di raccogliere le idee... poi tornai a guardarlo. “Tu dici di odiare il Casale e tutti noi... ma non è quello il punto, e lo sai! ...Ma tu davvero pensi di essere il solo a soffrire per la morte del Maestro?” domandai, gettandogli in faccia uno sguardo penetrante “Credi di essere il solo ad essere arrabbiato e confuso, a sentirti in colpa, a rimpiangere di non esserci stato? Beh, ti do una notizia: non è così! Ognuno dei tuoi fratelli si sente esattamente come te! Esattamente! ...E poi ci sono io! Io... che ero lì quando è successo, ero nel giardino, e non ho fatto niente. Io che avrei dovuto capirlo, avvertire le vibrazioni sbagliate dell’anima di Fyellon, dato che si supponeva fosse questo il mio compito, e non ne sono stata capace! ...Vuoi scambiare i tuoi sensi di colpa con i miei, Guisgard? Vuoi farlo? Con me che...” esitai, la mia voce tramava violentemente ormai ed i miei occhi erano lucidi “Con me che, senza più il Maestro, non so più che cosa sono! Non so più che senso dare a tutto questo!” Abbassai gli occhi un momento, poi li rialzai su di lui... e mi sforzai di sorridere, ma ciò che ne risultò fu soltanto un sorriso quanto mai privo di allegria, un sorriso tetro... “Io... io sono stata ceduta dai miei genitori per un voto! Capisci? Uno stupidissimo, inutile voto! Hanno dato via me, tutta la mia vita, in cambio della salvezza delle loro terre... anche se io non volevo! Io...” la mia voce si abbassò vertiginosamente e calde lacrime presero a rigarmi le guance “Io volevo solo essere... normale! Io voglio essere normale! Tu non sai che cosa significhi sentirsi in trappola... ogni giorno. Vivere dentro una gabbia dorata e sentirsi soffocare ogni volta che qualcuno accenna al futuro. Mi dimenticavo di tutto questo solo quando tu mi portavi via...” per un istante un debole e fuggevole sorriso mi sfiorò le labbra tra le lacrime, mentre mille antichissimi ricordi mi attraversavano la mente “Ti ricordi? Correvamo fino a non avere più forze e poi tu inventavi mille storie... storie meravigliose e sempre diverse, descrivevi luoghi lontani... e allora io mi dimenticavo di tutto il resto. Ed ero felice! Ma neanche quello è durato... perché tu te ne sei andato, ed io mi sono ritrovata di nuovo nella mia gabbia. Da sola!” respiravo a fatica ormai, tremavo “Il Maestro era la mia ancora... lui era così sicuro... lui sapeva quello che dovevo fare, e così... così io mi sono illusa che se avessi fatto finta, se mi fossi sforzata di essere ciò che lui vedeva in me... allora prima o poi, magari, avrei trovato un posto per me... un posto nel mondo deve anche io avrei potuto avere un senso, significare qualcosa per qualcuno... Ma ora il Maestro non c’è più. Se n’è andato... proprio come tutte le persone che io ho amato: i miei genitori, lui... tu! Ed io non troverò più quel posto... mai più!” Un denso silenzio accolse le mie parole... Non avevo mai parlato con nessuno di quelle cose, di quella nera paura, di tutta quella rabbia che avevo dentro... e mi sentii svuotata. Gli voltai le spalle ed osservai per un istante il buio infittirsi fuori dalla finestra... mi sentivo gli occhi rossi e bagnati di pianto, ma non mi importava. “Non è mia intenzione rovinare la tua vita, comunque...” mormorai dopo un lunghissimo momento “E ti prometto che domani mattina me ne andrò, se questo è ciò che desideri! Ma ora, ti prego...” in fretta mi asciugai gli occhi, ma non trovai il coraggio di tornare a guardarlo, così rimasi immobile “Ti prego... permettimi di prendermi cura di quei lividi, o domani faticherai anche a camminare!”
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16-02-2012, 16.57.21 | #783 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“E fai bene, ragazzo!” Disse padre Nicola a Cavaliere25. “Esistono tre gradi di rapporto al mondo… il re e il suo vassallo… il padre e il figlio… il maestro e il suo discepolo… ricordalo.”
Prese una borsa ed un mantello. “Ora uscirò per raccogliere alcune erbe.” Fece il frate. “Bada tu alla casa e metti legna sul fuoco, in modo che non si spenga.” Padre Nicola allora uscì. Ma rimasto solo Cavaliere25, dopo circa un’ora, qualcuno bussò alla porta. “Aprite, in nome del Cielo!” Disse una voce da fuori. “Aprite, vi supplico! Aprite o perderò mia moglie!”
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16-02-2012, 17.02.03 | #784 |
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"Arrivo, Heyto" Raccolsi lievemente le gonne e mi affrettai a abbidire, ma prima mii voltai nuovamente verso il cavaliere. "Siate accorto... non mettere a rischio voi stesso per un destino sul quale non avete alcun potere..."
Raggiunsi Heyto e il capitano. "Credo che quel cavaliere sia turbato dal misterioso destino di questo viaggio almeno quanto me..." Guardai Heyto cercando un po' di comprensione. "Sono molto ansiosa di sapere dove giungeremo con la vostra nave, Capitano..." Prima di seguire Heyto nelle cabine gli domandai "Ma... forse voi potreste dirmi fin dove ci spingeremo... e cosa ci attende una volta giunti a destinazione..." Mi avvicinai a lui, aspettandomi una risposta sincera. Speravo. "Vi prego, Capitano... voi sapete dove siamo diretti?"
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16-02-2012, 18.05.35 | #785 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard, alle prime parole di Talia, aveva cercato di zittirla.
Come se temesse di ascoltarla. Aveva cercato di impedirle di continuare, ma lei era come un fiume in piena. E poi la sua voce, i suoi occhi. Tremava mentre parlava ed il suo sguardo si arrossiva, luccicando tra le prime calde e vermiglie lacrime. Le sue parole gli facevano male. E ancor più le sue lacrime. “Chi è il prossimo?” Gridò Guisgard nell’emporio. “Ancora uno di quei dannati orfani!” Con disprezzo uno dei ragazzi del paese. “E’ comodo battersi cinque contro uno, vero?” Ringhiò Guisgard. “Mio fratello era da solo… vedetevela con me, vigliacchi… vi aspetto uno alla volta!” I ragazzi avevano infatti malmenato Hug, uno dei figli del maestro. “Diamogli una lezione, ragazzi!” E circondarono Guisgard. Lui era testardo e a nulla erano servite le raccomandazioni del maestro sul fatto di non mettersi nei guai. I due, infatti, avevano accompagnato Talia in paese per acquistare delle spezie, ma poi si ritrovarono coinvolti in una rissa. “Avanti, maledetti!” Aspettandoli Guisgard. Era deciso. “Addosso al trovatello!” Gridarono i ragazzi. “Guisgard, vieni subito via!” Gridò all’improvviso una ragazza appena entrata. Lui si fermò, lasciando sorpresi anche i ragazzi che volevano menarlo. “Tu e Hug” senza voltarsi verso Talia “tornate al casale. Io vi raggiungo dopo.” “Tu verrai con noi!” Decisa Talia. “Altrimenti nessuno tornerà al Casale!” “Io non accetto ordini, capito!” Voltandosi verso di lei. “Io faccio quello che mi pare!” Ma, guardandola, si accorse delle sue lacrime. “Torniamo al casale, Guisgard.” Senza distogliere i suoi occhi lucidi da lui. “Riportami a casa.” “Hanno detto che siamo trovatelli…” mormorò lui “… a me non importa, ma hanno fatto piangere te…” “Tu mi fai piangere…” sospirò lei “… e ora, ti prego, voglio tornare a casa…” “Avanti, gradasso! Ti fai comandare da una ragazza?” Guisgard strinse i pugni per la rabbia, ma non rispose nulla. Un attimo dopo i tre lasciarono l’emporio. Lui odiava vederla piangere. Ma restò infine ad ascoltare ogni sua parola. Poi le si avvicinò per medicarlo. Lui restò col capo chinato sul cuscino senza dire o fare nulla. “Tu non hai colpe…” mormorò, rompendo finalmente il suo silenzio “… no, il maestro non è morto a causa tua… e…” fissandola negli occhi “… tu non sei sola, Talia… non lo sarai mai…” la fissò. Fissò il suo volto, poi i lunghi capelli, le bianche mani. Cominciò allora a sfiorarle i capelli. “Perché non mi guardavi quando sei entrata?” Mormorò, mentre la debole luce dell’unica candela accanto al letto si rifletteva nei suoi occhi chiari. “Perché? Ti vergognavi? Perché ero con quella zingara? Era una donna… come te, Talia…” la sua mano cominciò ad accarezzare quella della ragazza “… o perché sei mia… mia sorella io non posso guardarti? Sei… sei bella, sai? Forse troppo bella… tanto bella da odiare…” i suoi occhi iniziarono a socchiudersi. Il vino e le troppe emozioni cominciavano a dare i loro effetti. “La testa…” continuò lui “… mi fa male… come… come quella volta… ricordi? Quando caddi dall’albero…” la sua mano sfiorò, come una leggera carezza, la gamba di lei “… sai… il nome di quella donna… l’avrei chiamata… come…” e cadde addormentato.
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16-02-2012, 19.09.00 | #786 | |
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La sua voce si era fatta via via sempre più calda, mentre parlava... poi incerta, quasi tremante...
Io ero tornata a sedermi sul bordo del letto ed avevo iniziato a tamponare i lividi con le bende bagnate nell’acqua gelida... La sua mano, che prima aveva sfiorato i miei capelli, era poi scesa a cercare la mia... avevo allora alzato gli occhi nei suoi... erano ancora vagamente rossi ed intensamente lucidi i miei occhi... mentre i suoi, chiarissimi, brillavano nella debole luce della candela. Citazione:
“Già...” sussurrai “Quando cadesti dall’albero... cadesti solo per prendermi quella mela... quella rossa, quella più alta... tanto alta da essere quasi irraggiungibile...” Sospirai... perdendomi, per un istante, in quel ricordo... “Sei sempre stato così testardo!” sussurrai ancora, sfiorandogli i capelli “Così ostinato...” Di nuovo sorrisi, poi mi chinai e gli detti un leggero bacio. “Dormi, mio intrepido cavaliere... e che i tuoi sogni possano essere meravigliosi!”
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16-02-2012, 20.09.19 | #787 |
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Guisgard si addormentò.
Si addormentò col volto di Talia racchiuso nell’ultimo bagliore che i suoi occhi avevano raccolto. L’immagine di lei si spense, pian piano, come quando il crepuscolo dei sogni giunge a ricoprire il mondo reale per sostituirlo con il mondo che ognuno di noi ricerca, per accendersi poi nei suoi sogni. Sognò molte cose. Sognò Il Casale degli Aceri e il bosco di Suessyon. Sognò le colline e il mare, le foreste e i monti. Sognò isole lontane, perse nella foschia e alla deriva lungo un orizzonte fiabesco. Sognò questo e molto altro ancora. E in ogni sogno c’era lei. “Maestro, dov’è Talia?” “Non puoi vederla, Guisgard…” “Perché?” “Nessuno può vederla, ormai…” “Io la vedrò!” Il maestro lo fissò. “Dimmi dove si trova?” Il maestro allora si voltò verso un cancello. Era d’oro ed un lucchetto scintillante c’era a tenerlo chiuso. Guisgard tentò di avvicinarsi, ma il maestro lo fermò. “Non riuscirai ad aprirlo…nessuno può riuscirci...” Ma il cavaliere tentò lo stesso di aprirlo. Ma tutto sembrava inutile. Ad un tratto si udirono dei cavalli. “Sono giunti... sono venuti per prendere Talia e portarla via…” “Portarla via? Dove, maestro?” Guisgard guardò il maestro ma al suo posto vi era una tomba. Si voltò allora verso il rumore di quei cavalli e non vide più nessuno. Allora cominciò a chiamare il nome di lei. Ed un doloroso senso di solitudine lo prese. “Talia!” Saltando su Guisgard ed afferrando la mano di lei che era ancora accanto al letto. “Talia, non andare via!” I suoi occhi erano grandi ed arrossati, mentre il respiro rotto ed irregolare. Restò a fissarla per alcuni istanti che parvero infiniti. La sua mano era fredda e stringeva con forza il polso di lei.
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16-02-2012, 20.25.05 | #788 |
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Daniel sembrava meravigliato da ciò che Nigros aveva raccontato.
Quel sarcofago e la misteriosa spada che aveva accanto. Il ragazzo impugnò di nuovo quella superba arma, sperando in una nuova visione. Ma Nigros gli tolse subito la spada dalle mani. “Non è un giocattolo!” Risentito l’uomo. “C’è gente che è morta per custodirla!” Seguì un lungo momento di silenzio. “Vieni, usciamo da qui…” fece Nigros. E si avviò verso la porta di quella misteriosa stanza.
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16-02-2012, 20.36.09 | #789 |
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Il capitano fissò Melisendra.
“Siamo diretti verso una città assediata da un nemico inclemente e invincibile…” “Capitano!” Lo interruppe Heyto. “Se non sbaglio avete una nave da governare!” Il capitano annuì. “E vi ricordo di risolvere quella certa questione…” continuò il musico “… altrimenti ci penserò io a farlo.” “Non temete, signore.” Annuendo nuovamente il capitano. “I miei rispetti, milady.” Salutando Melisendra, per poi allontanarsi. Heyto allora prese per mano Melisendra. “Vieni, l’aria è troppo fredda” mormorò “e tu sei vestita con abiti troppo leggeri. Ho fatto preparare un bagno caldo per te.” Il capitano, raggiunta poco dopo la sala del timone, diede indicazione ai marinai per proseguire. “Domani, a Dio piacendo, sarà Venerdì…” disse ai suoi uomini “… il Calars allora ci permetterà di raggiungere le sue sorgenti… e finalmente anche quest’altro viaggio di morte sarà terminato…” “Viaggio di morte?” Entrando Fyellon. “Insomma, cosa sta succedendo? Cosa nasconde questa nave?” “Vi avevo detto di starne fuori!” Voltandosi il capitano. “Mi avevate dato la vostra parola d’onore!”
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16-02-2012, 20.38.49 | #790 |
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" Voi pensate che la magia non esista ?... allora voi sarete un bel sogno...perche' vi accorgerete che io vivo in un mondo di favole.......il mio vestito era l'opera di fate e folletti.....e la gente che ci guarda e' affascinata dal fatto che sono una perfetta sconosciuta al braccio del comandante delle guardie......e' curiosa la gente e' curiosa....ricordate una cosa Reas...la religione e la scienza, non sempre vanno a braccetto, eppure per voi e la vostra gente e' motivo di vita, ma la vita e' fatta di altro.....e non per questo ci si deve sentire eretici, e comunque avete ragione....vediamo di vivere al meglio questa serata, anche se respiro un'aria un po' pesante...."...e cosi' un po' altera al braccio di reas...mi sentii trasportata nel tempo...mi rividi al braccio del mio amato, camminare per i sentieri erbosi tra alberi secolari......non c'erano barriere tra di noi, tutto sembrava completarsi al meglio, il dono dei nostri figli fu' una gioia immensa......una fitta al cuore mi riscosse dai pensieri, era ancora pesante poter solo pensare di essere stata vilmente abbandonata.......forse l'Amore riusciva a prendere altri corsi...........guardai Reas e lo seguii docilmente quella sera si sarebbero aperte le danze
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