28-03-2011, 04.04.39 | #71 |
Cittadino di Camelot
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Avevo allacciato bene le bisacce alla sella, curando di portare con me solo l'indispensabile, che poi era tutto ciò che possedevo. Saldato il mio conto alla taverna e trovato un paio di stretti calzoni da equitazione, mi ero arrangiata al meglio per celare il mio aspetto, avvolgendomi nel mio scuro mantello. La mezza tunica stretta dal corsetto nero rendeva il mio abbigliamento accettabile per una donna.
Chiusi bene il mantello e attesi di fronte al palazzo. Non vedevo l'ora di giungere a Capomazda, dove avrei potuto finalmente rendermi utile... un piano già aveva preso forma nella mia mente. Avrei dovuto accertarmi della presenza del Cavaliere del Gufo... e trovare il modo di avvicinarmi il più possibile. Avrei poi trovato il modo di intrufolarmi nella tana del nemico. Nonostante tutto quello che ci aveva portati, quella tragica notte, a quel macabro epilogo, ero quasi certa che Gouf non mi avrebbe uccisa...Quando gli confessai ogni cosa, poco prima dell'inevitabile, non oppose resistenza, come inspiegabilmente rassegnato. Ero assorta in quei lontani ricordi, cercando di venirne a capo, mentre il sole pomeridiano brillava nel cielo. Presto saremmo partiti.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
28-03-2011, 05.32.00 | #72 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole cominciava a volgere verso Occidente, proiettando lunghe ombre sulla campagna.
Il Cielo, pian piano, si tingeva di un tenero alone purpureo e le grandi nuvole che muovevano da ponente si gonfiavano riflettendo nel cielo i colori di quel pomeriggio di inizio Primavera. Il carro con l’abate Ravus si mise in marcia verso Capomazda, seguito da Morrigan e Melisendra sui loro cavalli. E poco dopo che erano penetrati nelle campagne del ducato dei Taddei, avvistarono qualcosa in lontana. Avanzarono con prudenza e finalmente riconobbero la figura che proseguiva solitaria sulla strada. Era un cavaliere senza cavallo che portava con sé la sua sella…
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28-03-2011, 09.45.59 | #73 |
Cittadino di Camelot
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La singolare visione di quel cavaliere recante con sé una sella aveva un che di mistico. La carrozza sobbalzava e cigolava da far pietà, tanto che ogni volta che la guardavo non potevo non sorridere pensando al suo scorbutico contenuto, il quale probabilmente doveva soffrire dei frequenti scossoni.
Il cavallo scartò di lato e si imbizzarrì, spaventato da un rumore proveniente dalla macchia, un animale selvatico probabilmente. "Buono, dolcezza!" Strinsi le briglie, il cappuccio mi scivolò dal capo. Il cavallo si fermò proprio dopo aver agitato i suoi zoccoli poco distanti da quella nobile figura. "Perdonate, messere", mi scusai, mentre mi affrettavo a coprirmi nuovamente il capo. Percepivo un'energia emanare da quell'uomo. Mi era tornato l'appetito. A quel punto mi domandai come avrei fatto a sfamarmi nei giorni seguenti, sotto la supervisione di Ravus. Quel dubbio mi turbò, tanto che pure il mio cavallo prese a sbuffare nervoso.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. Ultima modifica di Melisendra : 28-03-2011 alle ore 17.20.59. |
28-03-2011, 11.51.43 | #74 |
Cittadino di Camelot
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Guardai Finiwell e dissi grazie amico mio accetto ben volentieri una birra ma vorrei farvi una domanda ora che sono uno dei vostri che compiti avrò da compiere domandai e aspettai che mi rispondesse sorridendogli mentre ci camminavamo verso la taverna
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fabrizio |
28-03-2011, 17.06.45 | #75 |
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Sussultai violentemente quando sfondò la porta ma, a parte ciò, non mossi un solo muscolo.
Solo quando lo sentii oltrepassare la soglia, chiusi gli occhi... “Sei sempre lo stesso!” mormorai tristemente. E tuttavia non sapevo per certo cosa questo significasse per me... non sapevo esattamente cosa mai mi ero attesa da quel ritorno... era soltanto uno sciocco e tronfio pallone gonfiato che mai, fin dal nostro primo incontro, si era interessato a me... ma allora, mi chiesi, che cosa ci facevo ancora lì? E perché mi sentivo tanto male? “Hey, Talia!” la voce mi raggiunse portata dal forte vento che tirava sulla cima di quella collina “Ho ricevuto il tuo messaggio... cosa c’è?” Mi voltai e lo guardai, mentre a rapidi passi giungeva di fronte a me. Sorrisi: lui era sempre stato il mio migliore amico, forse l’unico vero amico che avevo mai avuto... e forse non solo quello! Era il figlio del guardiacaccia di mio padre e lo conoscevo da tutta la vita... avevamo giocato insieme da piccoli, insieme avevamo inventato avventure di ogni tipo, insieme cavalcavamo fino al fiume nelle giornate più calde per andare ad immergere i piedi nell’acqua, insieme rubavamo biscotti e piccoli dolci dalla cucina del palazzo, era stato lui ad insegnarmi a costruire trappole per catturare piccoli animali e io lo avevo aiutato ad imparare a leggere... Quel giorno, vedendolo arrivare quasi di corsa in cima alla ‘nostra’ collina, ogni singolo momento trascorso con lui riaffiorò alla mia mente... “Allora, che succede?” domandò di nuovo “Non ho molto tempo, purtroppo: se si accorgono che mi sono allontanato per sgattaiolare quassù mi ammazzano!” Dovevo dirglielo... sapevo che dovevo farlo, gli avevo lasciato quel biglietto apposta... eppure non potevo... non ci riuscivo! “Hey, ma stai bene?” mi domandò allora lui, notando la mia espressione, con quel suo tipico modo di corrugare la fronte quando era preoccupato. Annuii piano... poi inspirai e, cercando di apparire naturale, dissi: “Dopodomani parto!” Lui mi osservò per un istante, senza capire... “Parti?” chiese “Per dove?” “Per Capomazda!” risposi “Mi sposo!” I suoi occhi si allargarono impercettibilmente nel momento in cui la sua testa registrò l’informazione, poi le sue iridi scure si incupirono ancora di più: “Oh...” disse “Capisco!” “Volevo dirtelo di persona!” spiegai “Non volevo che tu lo sapessi da qualcun altro!” Lui annuì: “Quando l’hai saputo?” “Adesso! Questa mattina è giunto un funzionario del duca, ha parlato con mio padre e poi...” “Dopodomani, eh! E perché tutta questa fretta?” domandò... ostentava calma e ragionevolezza ma il suo tono era duro e spiccio, e io lo conoscevo troppo bene per non sapere cosa questo significasse... “Non so perché hanno fretta!” dissi “Però, ascolta...” “No!” mi interruppe “Ascoltami tu: è una follia questa, e lo sai! Non lo conosci nemmeno, quello, come fai a sapere che lo vuoi sposare?” Mi irrigidii: “Non è per questo che sono qui!” ribattei. “No, certo, non è per questo. Ma mi ascolterai lo stesso... perché è ridicolo quello che vogliono convincerti a fare! Quel ritratto... lo so, ti sei innamorata di quel ritratto! Non è così? Ma chi diavolo è il tizio nel ritratto? Lo conosci? Ti ha mai portata al fiume, quello? Ti ha mai raccontato le storie più bizzarre solo per farti ridere? Lui... lui sa qual è il tuo colore preferito? E sa che... non so... che odi la pasta di mandorle, per esempio? E hai mai riso con lui tanto da avere male alle pancia? No, mai! Mai!” “Smettila!” sbottai. “La smetto, certo! Questo è tutto quello che sai dire... Ma rispondimi: lui sa tutte queste cose? Lui ti conosce così?” Non gridava... ma il suo tono duro mi feriva più che se mi avesse schiaffeggiata... “No...” urlai infine, arrabbiata “Niente di tutto questo... e lo sai bene! Lo sai che io... lo sai che queste cose io le ho fatte con te!” Rimase per un istante in silenzio, come preso in contropiede... “E’ vero!” riprese poi, abbassando lo sguardo “Le hai fatte con me! ...E lui non ti merita!” soggiunse. “Non puoi saperlo, questo!” ribattei. “Lo so, invece! Perché se io fossi stato al suo posto sarei venuto a prenderti personalmente e non avrei mandato qualche inutile funzionario, come se tu fossi un pacco di nessun valore! Tu detesti essere trattata così!” “Ma tu non sei lui!” mormorai. Non rispose subito e quando lo fece la sua voce era ruvida: “No, è vero, non lo sono! Non sono un duca, io. Né un marchese, né un barone, né possiedo nessun altra inutilissima carica nobiliare! Però...” Si avvicinò e mi prese per le spalle... e per un istante fui certa che stesse per fare qualcosa che mai prima aveva osato. Eravamo vicini, troppo vicini... e i suoi occhi bruciavano come mai prima... Poi, lentamente, il abbassò e lasciò scivolare via le mani... “Ti auguro ogni bene, milady!” disse, quasi contro voglia “Sono certo che il tuo duca sarà l’uomo meraviglioso che tu sogni e che sarai sempre felice...” Si voltò, poi, e riprese a scendere la china... ma dopo pochi passi si fermò e, senza voltarsi, soggiunse: “E se non sarà cosi... beh, allora, almeno, qualche volta penserai a me!” Per un istante indugiai su quel ricordo mentre udivo i passi di mio marito allontanarsi secchi e imperiosi nel corridoio... Eppure, nonostante tutto, non riuscivo ancora a pentirmi della scelta che mi aveva portata lì. Nonostante tutto, sentivo che da nessun altra parte volevo stare se non il più vicino possibile a quell’uomo, pur tanto freddo e insensibile. Sospirai e mi chinai per prendere tra le braccia Pascal, che continuava a soffiare furioso verso la porta spalancata... “Non essere arrabbiato con lui!” gli sussurrai, carezzandolo piano “Ti prego... non esserlo! Fallo per me!” Mi avvicinai poi alla porta e, nonostante le sue condizioni attualmente precarie, riuscii ad accostarla un poco... “Domattina la faremo aggiustare!” minimizzai, rivolgendomi al gatto che mi stava fissando quasi volesse sottolineare ciò che era appena accaduto.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
28-03-2011, 17.22.17 | #76 |
Cittadino di Camelot
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Il cammino procedeva tranquillo... troppo tranquillo... ed era un male... quando c'è troppa calma, c'è anche troppo tempo per pensare... troppo tempo per ricordare...
"Andrò a cercarlo in capo al mondo!" "Io ti voglio qui, a Cassis!" Morrigan fissò gli occhi scuri di suo zio. Possibile che non comprendesse, che non condividesse? Era cresciuta con lui, come fosse stata sua figlia. Morven possedeva la chiave dei suoi pensieri, e lei di quelli di lui. Perchè erano stati più che un padre e una figlia. Non possedendo direttamente e naturalmente questo legame, erano riusciti ad essere anche amici e consiglieri l'uno dell'altra. "Zio, tu parli come se non comprendessi... quell'uomo ha ucciso mia madre!" A quelle parole, Morven impallì. Aveva appena 36 anni a quell'epoca. Era ancora un uomo nel fiore della vita. Bello, energico, pieno di tutte quelle doti che avevano fatto di lui un duca amato dalle sue genti e temuto dai suoi nemici, e governava le terre di Cassis, le terre dei suoi padri, ormai da quasi vent'anni, con mano ferma e giusta insieme. Eppure bastarono quelle poche parole, lanciate da una fanciulla con asprezza, per alterare i lineamenti del suo viso. Divenne cupo, e qualche ruga apparve vicino agli occhi. In quell'istante parve quasi più vecchio, come segnato da un profondo dolore. Guardò la nipote che lo fronteggiava con sguardo implacabile. "Morrigan, lo sai che tua madre non è stata uccisa..." Non terminò la frase. Morrigan lo sapeva. Quello era il solo cruccio che suo zio avesse mai avuto in tutti quegli anni. Il pensiero di sua sorella, Lady Zulora, che una mattina, all'alba, si era trafitta il cuore con un pugnale. Non aveva potuto nemmeno darle la sepoltura che avrebbe voluto, ma doveva piangerla nella terra sconsacrata destinata a tutti coloro che avevano posto fine alla propria vita in modo tanto violento. Una colpa di cui si era fatto responsabile e che non riusciva ad espiare. Ma Morrigan non la vedeva così. Non erano le preghiere che avrebbero dato pace all'anima di sua madre, secondo lei. Solo la vendetta, pensava... solo la vendetta... "Zio, quell'uomo ha contribuito alla sua caduta in maniera irreparabile... ed io per forza devo andare!" Tra loro trascorse un lungo silenzio. Morven si era rivolto verso la grande finestra che dava sulla corte. Non la guardava. "Potrebbe essere già morto, per quel che ne sappiamo...", mormorò. "Se è morto, la vista della sua tomba sarà la giusta ricompensa per il mio viaggio" "Potresti non tornare..." Morrigan chinò piano le lunghe ciglia nere. "In tal caso, ricordatemi nelle vostre preghiere..." "Una terra senza eredi è una terra senza futuro, Morrigan... io ti prego di non commettere lo stesso errore che io feci quando avevo la tua età" Morrigan rimase un istante, pensosa. "Allora cercherò di imparare dal mio viaggio quanto tu stesso imparasti dal tuo" Non c'era più altro che potessero dirsi. Si guardarono negli occhi, e si erano compresi... La mano di Morrigan, istintivamente, scivolò al suo fianco, alla ricerca di qualcosa, qualcosa di familiare. Ma in quell'istante il suo cavallo ebbe uno scarto e si fermò, sbalzandola fuori dai suoi ricordi. Tornò vigile, cercò con lo sguardo Melisendra e vide che la sua cavalcatura si era imbizzarrita. La strana donna aveva ripreso subito il controllo dell'animale, ma in quel balzo le si era scoperto il capo e l'incantatrice si era affrattata a ricoprirsi. Il motivo di tanto tramestio era un uomo, che era apparso all'improvviso sul loro cammino. Era senza cavallo e portava con sè la sua sella. Era senza ombra di dubbio una visione piuttosto bizzarra, e Morrigan lo fissò immediatamente con curiosità. Il suo aspetto era fiero e nobile, sembrava senza dubbio un cavaliere... ma che ci faceva in quelle terre, che si dicevano infestate di malvagità, senza nemmeno una cavalcatura? Morrigan si avvicinò allo sconosciuto con circospezione, studiandolo con i suoi grandi occhi ambrati. "Ehi, voi!" lo apostrofò con voce lievemente divertita "Avete bisogno di aiuto, messere, o avete soltanto perso una scommessa?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
29-03-2011, 03.18.18 | #77 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole era già alto su Capomazda e diffondeva il suo tepore dopo l’umidità della notte appena trascorsa.
La Stanza del Catai era la sala più lontana, posta nell’ala orientale del palazzo. Sorgeva dietro il bastione del maschio, risultando così l’ultima delle stanze ad essere illuminata dal Sole. Veniva così chiamata perché era arredata da monili ed oggetti di gusto esotico. “Ah… che delizioso profumo di vaniglia…” risvegliandosi Icarius “… chi di voi ha usato questa essenza?” Le due ancelle abbracciate a lui nel letto risero di gusto. “Non era la vostra essenza preferita?” Chiese una di loro. “Si e chi fra voi l’ha usata?” “Beh… mio signore…” rispose maliziosa lei “… sta a voi scoprirlo…” Nel frattempo, nella Sala dei Migliori, i baroni attendevano impazienti. “Perché sua grazia tarda tanto?” Chiese uno di loro. “Era molto stanco del viaggio, miei signori.” Rispose Izar, tentando di tenerli a bada. “Vedrete che presto sarà qui.” “Il ducato cade a pezzi e lui dorme ancora?” Urlò un altro dei nobili. “Aveva ragione lord Rauger! Quell’uomo dei Taddei non ha nulla!” Gli fece eco un altro dei baroni. “Ricordatevi che parlate del futuro Arciduca!” Li riprese Izar. “Sarà Arciduca fino a quando lo chiameremo tale!” Urlò ser Gwinet de Cerraw. “E come intendete invece chiamarmi, amico mio?” Domandò Icarius giunto all’improvviso. Tutti si inchinarono. “Milord, è un momento difficile per il ducato e…” prese a dire Izar. “Se tra voi vi è qualcuno capace di salvare Capomazda, allora si faccia avanti!” Esclamò Icarius interrompendo il suo fidato consigliere. Tutti restarono in silenzio. “Bene, allora possiamo proseguire secondo le vecchie gerarchie.” Sentenziò l’ultimo dei Taddei. Izar allora cominciò ad illustrare la situazione sui confini del ducato e di come le armate di Cimarow stessero prendendo sempre più terreno. Poi tutti i baroni, a turno, riportarono gli ultimi avvenimenti accaduti presso le loro terre. “Cosa proponete, milord?” Domandò alla fine Izar. Icarius restò in silenzio. “Ci riuniremo dopo la mia nomina ad Arciduca…” rispose dopo una lunga riflessione. L’assemblea allora fu sciolta e molti dei baroni, segretamente, celavano diversi malumori. “E’ uno sciocco…” mormorò ad altri ser Gwinet “… non ha nulla di suo zio… e credo ci porterà alla rovina…” “Osate ribellarvi al nostro signore?” Domandò turbato uno dei baroni. “Dico solo ciò che tutti vedono…” rispose Gwinet, per poi, come gli altri, ritornare alle proprie terre. Così solo Icarius e Izar restarono nella sala. “Si salverà il ducato, milord…” mormorò Izar “… dobbiamo salvarlo!” “Ci credete davvero?” Chiese Icarius fissandolo. Il filosofo chinò il capo senza rispondere nulla.
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29-03-2011, 04.10.34 | #78 |
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Nel frattempo la carrozza correva rapida nella campagna, con i suoi passeggeri impazienti di giungere a Capomazda.
Poi quella figura. Avanzava solitaria nella campagna. La spada e una sella sembravano i suoi unici bagagli. Poco dopo la carrozza, insieme alle amazzoni Morrigan e Melisendra, raggiunse quel misterioso cavaliere. Appena questi vide la carrozza e le due dame a cavallo fece un cenno con la mano. “E’ proprio vero…” disse “… nella vita quando si chiude una porta, poi, prima o poi si apre sempre un portone! Ho perso il mio cavallo, ma vedo che ora ne ritrovo due! E della miglior specie, oserei dire!” Ridendo di gusto. Poi si inchino e salutò tutti loro. “Cosa vi è accaduto, messere?” Chiese Ravus. “Vi occorre aiuto?” “Il mio cavallo si è azzoppato e sono stato costretto ad abbatterlo…” rispose il cavaliere “… stavo cercando di raggiungere il villaggio o borgo più vicino. Sapete quanto dista?” “Il centro abitato più vicino è il ducato di Capomzada. Se volete vi ci porteremo noi. Siamo diretti là.” “Allora quel portone che si sta aprendo è davvero molto grande!” Esclamò il cavaliere saltando sulla carrozza. “Vi sono debitore, monsignore!” Poi, rivolgendosi a Morrigan: “E comunque, milady, non scommetterei mai il mio cavallo! Nasconditi una moneta nello stivale ed un’altra sotto la sella, mi diceva mio nonno… se incontrerai una donna almeno non resterai del tutto al verde! Eh, uomo saggio mio nonno!” E rise forte.
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29-03-2011, 04.18.06 | #79 |
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Morrigan sorrise a quell'uscita... uhmmm, finalmente un uomo con un po' di spirito!, pensò... con l'abbate Ravus non c'era davvero molto di che ridere!
Soprattutto da quando era stato obbligato a portare Melisendra con sè. "Già... " rispose a quel cavaliere, rivolgendogli un lieve cenno del capo "davvero saggio vostro nonno... anche se scommetto che vedendo questa scena resterebbe alquanto stupito!" Quindi girò altrove il capo, come se ormai seguisse il suo pensiero e non fosse più interessata a lui. "Eh, il mondo è andato fuori di sesto... gli uomini in carrozza e le donne a cavallo..."
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
29-03-2011, 05.23.57 | #80 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Sei entrato nei cadetti” disse Finiwell a Cavaliere25 “e ti aspetta l’addestramento degli apprendisti, ragazzo mio. Da domani dovrai lavorare duro. Solo così potrai diventare un vero cavaliere! Comunque, tu potrai sempre contare sul miglior maestro possibile… me!”
I due poi raggiunsero la locanda per bere. “Amici miei!” Rivolgendosi ai presenti. “Vi invito tutti a brindare e bere alla salute ed alla carriera del mio amico! A proposito…” fissando l’apprendista cavaliere “… qual è il tuo nome?”
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