22-12-2010, 03.40.37 | #821 |
Cittadino di Camelot
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“Lo so...” dissi, posando una mano sul braccio del nano, colpita dalla sua aria avvilita “Lo so... era l’unico modo!”
Dopo un istante, gli sorrisi e soggiunsi: “Io sto bene... grazie!” Spostai poi gli occhi su Guisgard, valutando per un momento la situazione... “Questo non risolve niente, tuttavia!” mormorai “Abbiamo soltanto guadagnato un po’ di tempo...” I miei occhi caddero di nuovo su quella ferita al suo braccio, mi inginocchiai e la sfiorai con un dito: “Cominciamo da qui!” dissi “Questa ferita non mi piace!” Aprii dunque la piccola borsa che portavo appesa alla cintura e iniziai a frugarci dentro...
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
22-12-2010, 04.01.26 | #822 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Camminare per quella stradina, che attraversava il folto e dorato campo di grano, trasmetteva una tranquillità ed una serenità che il cavaliere non provava da tempo ormai.
La campagna era bellissima, appena sfiorata da quella lieve e fresca brezza che sembrava diffondere nell’aria un intenso odore di campo. “Lei è in quel vecchio mulino, cavaliere…” disse l’ancella alle sue spalle “… ma fate presto, al tramonto il marchese tornerà…” “Il Sole è ancora alto” rispose Guisgard scrutando il cielo “e c’è ancora molto tempo.” “Maggio passerà presto, cavaliere” sospirò l’ancella “e con esso anche questa breve Primavera.” Guisgard però non badò più di tanto a quelle parole e corse verso il mulino. Era vecchio e gran parte delle murature stavano crollando. “Non andate al vecchio mulino, messere!” Gridarono dei bambini che giocavano in lontananza. “Lì ci sono i fantasmi!” E quando Guisgard giunse al mulino si accorse che non era come lo immaginava. L’entrata dava ad una grande stanza senza più il tetto e dalla porta opposta si usciva su una grande scogliera. Il mare era agitato e le onde salivano inquiete lungo le alte e lisce rocce. Fu allora che Guisgard si accorse di una donna che fissava il mare, quasi abbandonata a quell’impetuoso vento che le gonfiava i vestiti e i capelli. “Carry!” Gridò il cavaliere. “Carry, sono io!” E corse verso di lei. La donna si voltò e gli sorrise malinconica. “Io…” mormorò con le lacrime agli occhi “… io non sono felice, amore mio…” Guisgard la fissò. “Perché mi hai lasciato?” Chiese quasi senza mostrare emozioni. “Perché non sei venuta via con me?” La donna non rispose nulla ed accarezzò il volto di Guisgard sorridendogli, mentre le lacrime le rigavano il bellissimo volto. E proprio in quel momento il vento divenne più forte ed il cielo si coprì di nuvole. “Carry!” Chiamò Guisgard. “Dove sei finita?” “Non vi è nessuno qui, cavaliere.” Disse un vecchio, intento a portare nel mulino alcune grandi anfore. “C’era una donna…” spiegò Guisgard “… era qui e parlava con me…” “Questo posto è incantato.” Rispose il vecchio. “Sarà stata solo un’ombra...” Guisgard allora corse via, di nuovo verso la campagna. Qui il Sole splendeva ancora e sembrava specchiarsi nel rigoglioso campo di grano. E tra le spighe dorate c’era una ragazza. Guisgard si avvicinò. Era Talia. “Cosa fate qui?’” Chiese il cavaliere. “Cerco una cosa appartenuta a mia madre.” Rispose lei sorridendogli. I lunghi capelli chiari le scendevano sul petto e sulle spalle, quasi a confondersi con le belle spighe di grano che, animate dal gradevole vento, sembravano avvolgerla ed accarezzarla. Guisgard allora le si avvicinò ancora di più, ma improvvisamente la ferita cominciò a bruciare. In quel momento accadde qualcosa. Il vento cessò di colpo ed alcuni uomini, sbucati dal nulla, presero Talia. La ragazza gridava e si dimenava, ma quegli uomini erano troppo numerosi. “Guisgard!” Gridava. “Aiutami, ti prego!” Ad un tratto una delirante risata di diffuse nell’aria e in lontananza, accanto al vecchio mulino, apparve l’ombra di Guxio. “Talia, no!” Gridò Guisgard alzandosi di scatto. La fronte era sudata ed il respiro irregolare. Si guardò intorno e riconobbe Talia e Gila. E in quel momento si accorse che la ferita continuava a tormentarlo per il dolore.
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22-12-2010, 05.30.04 | #823 |
Cittadino di Camelot
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Non avrei mai dimenticato il giorno in cui mia madre mi donò quella piccola borsa di pelle, poiché quello era stato il giorno in cui lei stessa aveva infranto le regole che aveva stabilito per me.
Wurth era uscito da quello stato di delirio da pochi giorni, mia madre aveva passato cinque giorni e cinque notti al suo capezzale e poi quella mattina si era presentata a casa nostra senza preavviso... non veniva mai a Cartignone e quella fu una vera sorpresa per me e papà! Quel giorno mi parlò di ciò che pensava di Wurth e della sua strana esperienza... quel giorno mi donò quella borsa e mi disse che avrei dovuto imparare ad usarla! Non mi ero mai più separata da quella borsa... ora sapevo che mia madre aveva avuto ragione! Estrassi con attenzione due piccole foglie dal fondo e le sbriciolai, stringendole nel palmo della mano... un forte odore acre mi colpì subito le narici... avvolsi allora quella polvere in un lembo di stoffa che chiusi con un nodo. Presi poi un’ampolla piena di un liquido denso e ambrato... me la rigirai tra le mani un attimo, poi mi decisi: la stappai e ci bagnai un secondo pezzo di stoffa strappato dalla manica della mia camicia, con esso iniziai a pulire la ferita... “Iperico!” mormorai a Gila “Gli brucerà, temo...” Fu allora che il cavaliere si svegliò... “Shhh... sta’ calmo!” gli dissi, passandogli piano una mano sulla fronte “Sta’ calmo, sono qui!” Con l’altra mano afferrai il fazzoletto e glielo premetti sul viso, finché i suoi occhi si chiusero e i suoi muscoli contratti si rilassarono. Tolsi allora il fazzoletto e continuai a medicare attentamente la ferita con l’unguento.
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22-12-2010, 06.26.12 | #824 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La voce di Talia.
Era calda, delicata e rasserenò subito l'animo del cavaliere. Guisgard allora, con un gesto istintivo quanto inatteso, prese la mano con cui Talia toccava la sua fronte e la strinse forte. Fissò la ragazza per alcuni istanti. "Grazie, Talia..." accennò a voce bassa. "Coraggio, Guis..." intervenne Gila "... ora stai tranquillo e stringi forte le mie braccia." Il nano tenne fermo il suo amico, conscio che tra un pò l'unguento di Talia avrebbe reso rovente la sua ferita e fece cenno alla ragazza di continuare a medicare.
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22-12-2010, 09.19.22 | #825 |
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Mi alzai da dove ero nascosto e mi avvicinai al nano e al capo dei cavalieri eccoci dissi rivolgendomi al nano ora che siamo tutti allo scoperto credo che sia meglio fare le presentazioni come si deve e aspettai un commento di qualcuno.
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fabrizio |
22-12-2010, 19.07.54 | #826 |
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"Mia signora, bisogna intervenire dove vi è del marcio... e quale luogo più di questo necessità della presenza di grandi e forti cavalieri! Quanto ai nemici di cui avete udito... beh, una chiesa sconsacrata è dominio delle forze del male... ed in questo luogo sono accadute cose tutt'altro che piacevoli...Ma ditemi... cosa spinge una donna accompagnata solo da un giullare e da un vecchio ad attraversare di notte il bosco?"
Ascoltate le parole del chierico, Gaynor ebbe pochi istanti per decidere quanto rivelare delle proprie intenzioni... Certo, la presenza di un uomo di chiesa era rassicurante, ma lì, tra quelle persone, c'era qualcosa che non andava. La tensione era alle stelle, e lei la percepiva chiaramente. Arrivati a quel punto, loro tre da soli avrebbero potuto fare ben poco... In quei pochi secondi, Gaynor pensò: se sono amici, aiutarsi l'un l'altro potrebbe fare la differenza, se sono nemici non avremmo modo di difenderci, tanto più che quei due laggiù sembrano ben armati... e se davvero sono nemici, unendoci a loro potremo controllarli meglio, e nel frattempo m'inventerò qualcosa... Cominciò così a parlare: "Siamo venuti fin qui per combattere il male di cui parlate... quello che è accaduto qui è giunto fino alle mie orecchie, per cui io e i miei compagni abbiamo deciso di venire a dare un'occhiata. Una giovane con un giullare ed un vecchio al seguito non dovrebbe destare sospetto alcuno, non credete? E forse i miei occhi estranei potrebbero vedere con più chiarezza rispetto a quelli di chi invece ne è coinvolto. Se avrete la compiacenza di mettermi al corrente delle vostre intenzioni, potremmo continuare insieme quest'avventura. Se invece ritenete sia più opportuno che la nostra conoscenza si interrompa qui, vi pregherei di farvi da parte e lasciarci passare, il buio della notte certe volte dura meno di quanto si vorrebbe ed il tempo stringe..." Dio mio, che sfrontatezza! O la mia mente non avverte il pericolo, o la mia stoltezza si è travestita da coraggio...La mia impulsività, che nel bene e nel male mi accompagna da sempre, e che mi ha aiutata a rendermi libera... Come avrei potuto restare ad Imperion? Per Duncan ero più motivo di imbarazzo che di vanto, una dama ribelle, sfrontata e capricciosa sarebbe l'incubo di ogni signorotto, eppure lui si è sempre ostinato a tenermi legata a lui e a quel posto maledetto. "Gaynor, siedi composta, non parlare allo stalliere quando prendi Elinor, non ridere con la servitù, non correre da una parte all'altra del castello, ma cammina come si conviene ad una vera dama..." Era tutto un "non dire e non fare", mai un gesto di tenerezza, una parola o un sorriso. E il sorriso sarebbe sparito per sempre anche dal mio volto, se non fossi fuggita via... chissà mia madre cosa starà pensando, cosa starà facendo... cara madre mia, spero tu abbia compreso...
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
22-12-2010, 20.27.53 | #827 |
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Quel gesto di Guisgard mi sorprese... era di nuovo lui... strinsi la sua mano per un momento, tentando di fargli forza. Poi, incitata da Gila, mi misi all’opera...
Pulii con cura la ferita con l’unguento. Sapevo che gli doveva bruciare in modo terribile, così tentai di fare il più in fretta e il più attentamente possibile, muovendo la mano con gesti rapidi e leggeri... Infine esaminai di nuovo la lacerazione e mi rallegrai notando che aveva riacquistato un aspetto un po’ più sano, dopotutto. “Adesso temo che il dolore peggiorerà...” mormorai a quel punto, posando la mano libera sulla sua spalla in modo da bloccarla a terra e lasciando cadere con l’altra varie gocce di quello stesso unguento sulla carne viva. Il medicamento, denso e oleoso, fu subito assorbito e contemporaneamente sentii la sua spalla contrarsi in modo inconsulto... gli strinsi allora la mano intorno al braccio e lasciai cadere qualche altra goccia... Infine, richiusi l’ampolla e fasciai la ferita con una benda stretta intorno all’avambraccio... “Ecco!” sospirai, lasciandomi scivolare a terra e appoggiando la schiena contro la parete di roccia.
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23-12-2010, 02.13.47 | #828 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Cappellano sorrise alle parole di Gaynor.
Quella dama tradiva il suo essere esuberante con la sfrontatezza delle parole e l'audacia dei modi. "Milady..." disse divertito il Cappellano "... Dio non voglia renderci nemici... non credo che qualcuno dei miei nobili compagni voglia opporsi ai vostri fieri e determinati propositi... ma diteci, vi prego, cosa anima di tanto ardore il vostro animo? Nel vedervi giurerei che qualcosa di molto prezioso vi attende in questo bosco... o forse qualcosa a voi molto caro..."
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23-12-2010, 02.48.24 | #829 |
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L'unguento non tardò molto a farsi sentire sulla ferita di Guisgard.
Gila, con le sue robuste braccia, teneva fermo come in una morsa il suo compagno, mentre questi stringeva fra i denti un pezzo di legno datogli proprio dal devoto nano, per resistere al dolore causatogli dalla ferita. Talia con cautela ed attenzione medicò la ferita, nonostante i sussulti di Guisgard a causa del lacerante dolore sulla viva carne. Alla fine, nonostante le difficoltà, la ragazza riuscì a terminare il tutto nel migliore dei modi. "Ecco..." mormorò Gila "... si è calmato... sta drormendo... temo la febbre salirà ancora un pò, ma l'infezione dovrebbe essere scongiurata... ottimo lavoro, milady." Disse rivolgendosi poi a Talia con un sorriso che tradiva sollievo e riconoscenza.
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23-12-2010, 03.32.54 | #830 |
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Nello stesso momento, in un'altra zona del bosco, Goldblum aveva chiamato a se Belven e Cavaliere25.
"Il mio compagno ha ragione..." disse Belven mettendo la mano sulla spalla del giovane arciere "... le regole della cavalleria e della cortesia vanno soddisfatte. Io sono sir Belven e questi è Cavaliere25. Siamo, insieme a Goldblum, al comando di questa compagnia di nani, in nome di Sausar loro signore." "E dove siete diretti?" Chiese il comandante dei cavalieri. "Cerchiamo la verità, milord." Rispose Belven. "La verità su chi sia il responsabile degli orrendi delitti che insaguinano da tempo la città di Cartignone." A quelle parole il comandante dei cavalieri ebbe un sussulto. Chiamò a se uno dei suoi e gli parlò a bassa voce. Poi, tornando a fissare i tre, disse: "La nobile e valorosa compagnia della quale sono il comandante è stata incaricata di far luce proprio sui fatti che avete narrato." "Giungete anche voi quindi da Cartignone?" Domandò Belven. "No, noi proveniamo da Haskeyburg" rispose il capo dei cavalieri "e siamo stati investiti di tutti i poteri consentiti per svelare questo orrendo mistero. Non rispondiamo a nessun altro che non sia l'inquisitore Ramon de Calaberga, nominato da sua grazia il vescovo per mettere fine agli orrori avvenuti in queste terre." "E qual'è il vostro nome, milord?" Chiese Belven. Il comandante dei cavalieri, a quella domanda di Belven, scambiò un rapido sguardo con uno dei suoi. "Conoscere il mio nome" rispose "non è affare che vi riguarda, messere. Almeno per il momento." "In che modo allora ci rivolgeremo a voi, mio signore?" Chiese Belven. "Chiamatemi pure le Chavalier Vert." Rispose il capo dei cavalieri. Infatti, l'unica cosa che distingueva la sua armatura da quelle dei suoi uomini era un vistoso mantello verde, ornato con ricami dorati.
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