25-10-2011, 05.06.37 | #841 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Un leggero vento accarezzava le cime degli alberi, diffondendo ovunque nell’aria un dolce profumo, mentre le colline tutt’intorno era già tinte coi colori dell’Autunno.
Altea era avvolta nel forte abbraccio di Carrinton ed il silenzio, dopo le loro parole, aveva riempito l’eco dei loro sospiri. Il nobile, allora, prese dolcemente le redini del cavallo e questo s’incamminò lungo un sentiero tracciato tra le foglie cadenti e quella delicata melodia che sembrava racchiusa nel sibilo del vento. I passi del destriero penetravano nella tenera ed umida terra che aveva visto, per buona parte del giorno, cadere un lenta e costante pioggerellina. Per un tratto di quel sentiero non ci furono parole tra i due. Qualcuno una volta scrisse che il silenzio è tutto ciò che occorre per ricordare un’immagine vista in sogno. E quella rivelazione era stata davvero come un sogno. Carrinton si era subito perso negli occhi di quella ragazza giunta dalla verde Irlanda. E subito il suo cuore gli aveva sussurrato che era pronto a rinascere, a rifiorire all’amore. Per troppo tempo Carrinton si era chiuso in quel doloroso passato, negandosi alle gioie della vita. Sembrava destinato a questo oblio dei sensi, della passione e della Gioia. Ma poi lo sguardo di lei aveva dissolto tutto. In un istante tanto infinitesimale da apparire ora quasi eterno. Come il sospiro che racchiuse quel nome pronunciato ora dal nobile. “Altea…” accarezzandole i capelli, mentre attraversavano quel sentiero che appariva fiabesco “… lascia subito la casa di lady Kate… voglio che tu ti trasferisca nel mio palazzo… stasera stessa… ti voglio con me… e non vi è luogo a questo mondo che possa tenerti lontana dal mio cuore…” fissandola e perdendosi nei suoi meravigliosi occhi che luccicavano degli incantati riflessi di quella selva “… che sia Camelot, l’Irlanda o qualcuno dei mondi sconosciuti e fantastici, sospesi tra il Cielo e la terra, che i poeti disegnano nei loro versi non avranno mura abbastanza alte e spesse per poterti custodire lontana da me…” Ad un tratto il cavallo si fermò presso un piccolo laghetto. Le sue acque erano blu ed una bianca e fresca sorgente lo alimentava. Il fondo era tanto trasparente da permettere di vedere i ciottoli che la corrente aveva reso lucidi e levigatissimi. Lo stagno era coperto, per buona parte, da uno spuntone di roccia modellato dal vento e arso dal Sole, che con la sua ombra generava superbi riflessi di mille colori tra gli spruzzi d’acqua che fuoriuscivano dalla sorgente. E nel cuore di quella roccia vi era un’insenatura naturale, nella quale si intravedeva una statua bianca. “In questo luogo” disse Carrinton ad Altea “il console Mario Fulvio, durante la dominazione romana della Britannia, fece costruire un magnifico giardino, raccolto attorno ad un tempietto dedicato alla dea dell’amore Venere…” indicando la statua nella roccia “… fu il suo modo di ringraziare la dea, per avergli fatto incontrare la donna che amò poi per tutta la vita, Gueverren, una bellissima bretone… e secondo la leggenda proprio in questo luogo, dove un tempo vi era il suo favoloso giardino, chiese all’amata di diventare sua moglie…” allora Carrinton prese fra le braccia Altea e sorrise “… e nello stesso modo, in questo luogo consacrato ad Amore, io chiedo a te… vuoi essere mia moglie?”
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25-10-2011, 09.52.38 | #842 |
Cittadino di Camelot
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Guardai Mercien e dissi va bene grazie e mi incamminai sapevo che dovevo ritornare in quella chiesa e mi diressi propio li ad un certo punto arrivai davanti alla porta vevo un po di paura ad entrare ma mi feci coraggio ed entrai e iniziai a guardarmi intorno per cercare quella figura che avevo incontrato
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fabrizio |
25-10-2011, 10.16.43 | #843 |
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lady kate che piacere rivedervi ho s<puto di altea e che si trova qui in casa vostra, ditemi come sta adesso vorrei vederla se non vi dispiace....
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25-10-2011, 12.27.53 | #844 | |
Cittadino di Camelot
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Un leggero sorriso mi si allargò sulle labbra alle parole di Essien...
Saremmo andati ad Ostyen... Ostyen... Un momento di soddisfazione sfrenata mi pervase e mi fece girare la testa. Tuttavia, come sempre accadeva in quei momenti, l’euforia durò poco e presto tornò ad assalirmi quel senso fastidioso di ineluttabilità che ormai sempre mi accompagnava. Essien se ne stava davanti a noi, dissimulando la paura che quell’idea faceva a lui per primo con un atteggiamento sbrigativo e un po’ burbero. Lo osservai e non potei non domandarmi cosa avrebbe detto se avesse potuto leggermi dentro... c’era stato un tempo nel quale avevo avuto spesso la sensazione che potesse farlo davvero, un tempo nel quale mi ero chiesta che cosa sapesse davvero di me, o che cosa sospettasse... Colaubain era un piccolo paese, di quelli nei quali tutti si conoscono e la vita comunitaria assume quasi i contorni di una famiglia allargata. A Colaubain le case erano povere ma pulite e, parimenti, nessun abitante del villaggio era ricco ma tutti avevano di che vivere più che dignitosamente. La fortuna di Colaubain, in verità, era il monastero che si ergeva sulla collina e che dominava e vegliava sul paese come una madre sulla prole. Il monastero di Saint Germaine era stato un tempo molto ricco e potente, con il tempo le cose erano cambiate e da quanto più nessuna figlia della famiglia reale era giunta ad assumere il ruolo di badessa il prestigio di Saint Germaine era molto calato. Purtuttavia, poiché il monastero e l’adiacente paesino di Colaubain avevano la fortuna di sorgere su una delle maggiori vie di pellegrinaggio, individui di ogni sorta avevano continuato a giungere in città contribuendo, in qualche maniera, a tenerla viva. Quel giorno, in sella al mio cavallo, entrai a Colaubain con il cuore in subbuglio. Avevo vissuto lì per gran parte della mia vita, tutti i miei più antichi ricordi erano legati a quel luogo che era stato, ed era, forse l’unico che io avessi mai potuto chiamare ‘casa’. Non immaginavo neanche, quella mattina, che il cielo plumbeo che ci sovrastava presagisse a tanto dolore, rabbia, disperazione... Un dolore e una rabbia che non mi avrebbero mai più lasciata, una disperazione che presto avrebbe iniziato a desiderare di esser vendicata. Sistemammo il carrozzone nella piccola piazza... a me sembrava quasi di vivere in un sogno, mi sembrava di impazzire e ben presto iniziai a non stare più nella pelle. Colaubain era molto cambiata rispetto ai miei ricordi: non erano passati molti anni dalla mia partenza, ma quelli erano anni nei quali le cose cambiavano in fretta e radicalmente... forse troppo in fretta, forse troppo radicalmente. Aiutai gli altri a trovare la giusta collocazione per il nostro carro e a scendere in necessario per allestire il palco... ma non riuscii a lungo a dominare quella voglia di ‘casa’... poco dopo, dunque, mi defilai dal gruppo e presi, prima a passo svelto poi addirittura di corsa, a risalire la stretta e tortuosa stradina che saliva alla collina. Avevo percorso centinaia e centinaia di volte quella strada, ma mai come quel giorno con il cuore in gola e che batteva all’impazzata. Non mi ero accorta, in quella mia smania di arrivare, che Essien mi aveva vista allontanarmi e mi aveva seguita. Non mi ero accorta dello sguardo preoccupato e teso che il vecchio capocomico aveva continuato a tenere su di me fin dal nostro ingresso in città. Non avevo affatto pensato, come invece Essien aveva fatto, che al mio arrivo sulla collina avrei potuto trovare ciò che in effetti poi trovai... Se Essien non fosse stato con me quel giorno forse non sarei mai più stata in grado di ritrovare la strada per tornare al carrozzone. Mai prima avevo sofferto tanto, mai prima ero stata tanto arrabbiata. La mia mente, quasi automaticamente, mi fece emergere da quel ricordo: ciò che era avvenuto dopo, ciò che avevo scoperto una volta giunta alla collina, era troppo doloroso da essere ripercorso e ricordato ancora una volta. Citazione:
Gli sorrisi, dunque, e lo presi sotto braccio mentre ci incamminavamo... “Non temere...” gli sussurrai “Ce la caveremo anche ad Ostyen... quelli come noi se la cavano sempre!”
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25-10-2011, 15.29.25 | #845 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Cavaliere25, approfittando del momento di libertà dal turno di guardia, si allontanò dal palazzo dell’ambasciatore per ritornare alla chiesa.
Attraversò uno stretto sentiero che tagliava in due la campagna, per poi ritrovarsi proprio davanti alla chiesa. Il sacro edificio, immerso nel suo austero alone, aveva la porta aperta.
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25-10-2011, 15.33.45 | #846 |
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Ripresi il mio viaggio in compagnia del mio fidato destriero Belfagor dopo aver sostato presso il villaggio di Sheffield, ove conobbi un vecchio eremita che mi parlò del pendaglio che avevo ricevuto in dono dal mio maestro e di un manoscritto che dovevo recuperare per poterne sapere di più, mi disse che avreì dovuto affrontare un viaggio nell'oscurità della Grotta di Dudek ed affrontare la saggezza di un potente druido il quale mi mise alla prova misurando le paure del mio animo e la purezza del mio cuore soltanto dopo ciò avreì avuto il manoscritto. Con fatica e dolore riuscì a superarla e devo dire che è stata la lotta più difficile della mia vita...."combattere contro me stesso"...., ma mi ha forgiato ed aiutato nel continuare a intraprendere la verità sui Longiniu. Ripensando a ciò mi trovaì dinanzi alle mura di Ostyen e varcaì il ponte. Era illuminata e così piena di vita questa cittadina come potevo non esserne trascinato. Mi fermaì alla locanda, consumaì il mio pasto e sentì vociferare sulle nozze di Altea che si sarebbero tenute a breve. Spinto dalla curiosità e dalla possibilità di poterne sapere di più su questa cittadina decisi di rimanervi.
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25-10-2011, 15.34.58 | #847 |
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Pur consapevole dell'importanza della missione diplomatica del mio signore, non posso abituarmi all'idea di quanto sia sprecata la sua saggezza lontano dalla Repubblica. Mai come in questi frangenti la fazione ginestrina avrebbe bisogno della mente acuta di Lord Missan, mentre tutto ciò che di buono abbiamo costruito rischia di essere fagocitato dai deliri di onnipotenza di De Jeon.
Che il mio signore si sia finalmente reso conto della necessità di tornare in patria al più presto? Che sia per questo che mi ha fatto chiamare, per allestire i necessari preparativi? Certo è che molto abbiamo appreso da questa Terra. Camelot rappresenta ciò che Magnus aspira a diventare... Un regno di rettitudine e giustizia. Possibilmente però, libero dai nefasti influssi clericali e aristocratici, sin troppo abbondanti invece in questo reame. Mi chiedo fino a quando la grandezza di Camelot potrà durare, appesantita com'è da tali fardelli... Ma non è certamente un problema nostro. Magnus è appena nata e molti sono ancora i nemici da sconfiggere, e la nostra Repubblica non poggia su fondamenta poi così salde, non finché ginestrini e pomerini continueranno a tirarsi reciprocamente per le maniche. E poi questo maledetto Giglio Verde... Sento il suo lezzo nauseabondo persino in questi assolati, tranquilli corridoi. Del resto neanche la possente Camelot può rendersi impermeabile alle cospirazioni, e Iddio solo sa quanto la liberalità dei regnanti si traduca in una moltiplicazione delle sedizioni. Toh, sono arrivato. Porgo i miei rispetti ai due commilitoni impeccabilmente di guardia alla porta di Lord Missan, con il consueto saluto marziale di Magnus, portando con un rapido, secco gesto il mio pugno destro all'altezza del cuore. Faccio cenno di aprire le pesanti porte di quercia della stanza. "Mio signore, avete chiesto di me?"
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------------------------------ Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù, la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli, le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ Ultima modifica di Lancelot : 25-10-2011 alle ore 15.49.31. |
25-10-2011, 15.35.53 | #848 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Lady Altea” disse lady Kate a Brianna “è venuta a stare qui con me. Ed è un vero onore avere una tal dama ospite a casa mia. Ora però si trova al palazzo di lord Carrinton. Immagino sarà lui stesso a riaccompagnarla qui. Potete attenderla qui con me, damigella.”
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25-10-2011, 15.46.22 | #849 |
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cetramente lady kate è un piacere trascorrere um po di tempo in vostra compagnia sono sempre sola nella mia dimora e chiacchierare con voi mi fara bene ho tante cose da raccontarvi.
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25-10-2011, 16.01.20 | #850 |
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Girando per le vie e le stradine tortuose della città vidi che tutti i suoi abitanti erano intenti a portare il loro contributo per i preparativi delle nozze. Pensaì tra me "Lady Altea, è veramente amata dal popolo, chissà se avrò la possibilità di conoscerla?". Mentre camminavo tra queste vie mi trovaì dinanzi ad una chiesa illuminata dalla fioca fiamma di alcune torcie, uno strano tepore entrò nel mio animo come se una forza mi spingesse ad entrarvi e varcare la sua soglia, non sapevo cosa mi avesse conservato quel luogo.
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