25-10-2011, 17.48.17 | #871 |
Cittadino di Camelot
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bene dissi dobbiamo trovare quel l'uomo a tutti i costi poi guardai Haugus e dissi voi non sapete nulla di una figura che si aggira in questa chiesa dissi aspettando che mi dasse una risposta positiva
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fabrizio |
25-10-2011, 17.53.58 | #872 |
Cittadino di Camelot
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Quella era la casa degli orrori.....una volta ucciso il cane fu messoaccanto al padrone, la camicia di Monsieur era lacera ed insanguinata....andare via...si dovevamo andare via...le prime luci stavano nascendo, ma dovevamo darci un contegno,in quelle condizioni sporchi di sangue e laceri avremmo destato sospetti....."Monsieur dovete togliere i resti della vostra camicia e lasciarvi pulire la ferita, ho dell'unguento all'aglio posso almeno disinfettarla.......cerchiamo di riprendere il nostro cammino nelle migliori condizioni possibili......siamo stanchi entrambi.....ma se ci facciamo forza saremo un buon appoggio l'uno per l'altro.....".......Mi voltai per prendere la boccetta dalla mia sacca e delle pezze di lino......attesi cosi' che Monsieur si togliesse la camicia...
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25-10-2011, 18.04.56 | #873 |
Cittadino di Camelot
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In quell'atmosfera luccicante di verde e blu, sembrava che il tempo per un attimo si fosse fermato, in un attimo di infinità eternità. Seguivo le parole di Lord Carrinton, guardando il laghetto e la statua della dea dell'Amore e della Bellezza, qualità che appartenevano al milord. Sembrava quasi ci fossimo addentrati in una atmosfera surreale dove nè il passato, presente e futuro esistesse. Non mi aspettai quelle parole tanto nobili dal milord, ma soprattutto che nutrisse per me sentimenti cosi nobili. "Lord Carrinton, voi mi volete come vostra sposa? siete certo delle vostre nobili intenzioni? Ebbene se cosi fosse....sarei onorata di essere vostra consorte ora e nell'eternità". Mi avvicinai alla statua e guardai la mia immagine riflessa sul laghetto e aggiunsi "Però, dovrete aspettare prima che mi rechi presso la vostra dimora" e guardai il milord ridendo "Prima, immagino, dobbiate contattare i miei nobili genitori, quando avrete il consenso da parte di mio padre, il conte O' Kenninghton, allora verranno celebrate le nozze." In verità ero fermamente decisa a sposare il bel milord, anche se i miei genitori si fossero opposti, ma mi sentivo in dovere nei loro confronti.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 25-10-2011 alle ore 18.20.35. |
25-10-2011, 18.12.05 | #874 |
Viandante
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Il suo imbarazzo ebbe ben presto motivo di venir meno dal momento che il cavaliere, da poco giunto, si sentì costretto ad accommiatarsi, a causa di alcune vertigini.
Lord Tudor riprese il discorso e Rodolfo prontamente,sicuro di sè, gli rispose: " Anche a costo della mia stessa vita, è mio dovere e mia ferma volontà incontrare quell'uomo. Sono giunto fin qui con il preciso incarico di fare luce su quella setta,sui loro propositi ed,eventalmente, sui loro piani. Non posso permettermi di indietreggiare,per timore della mia incolumità e della mia vita, quando molte vite sono state spezzate e molte altre rischiano di conoscere la stessa sorte" Lord Tudor prese poi una cartina, la stese sulla scrivania,facendo spazio tra le varie suppellettili, e gli indicò il punto in cui era situato il palazzo che ospitava Missan. Il nobiluomo alzò quindi lo sguardo verso Rodolfo chiedendogli il favore di indagare sull'esistenza di possibili complici dei Ginestrini a Camelot, oltre che sul proprietario di quel palazzo,di cui restava ignota l'identità. Il cavaliere accolse di buon grado la richiesta di Lord Tudor: " Accolgo ben volentieri il vostro invito, pregando Dio che l'affidamento vostro e della Santa Sede nella mia persona possa essere ben ripagato ". Detto questo, aggrottò le ciglia, ricapitolando per bene nella mente i suoi doveri, e ritenendo che fosse giunto il momento di passare all'azione, prese congedo da Lord Tudor, portando la destra sul petto e reclinando leggermente il capo in segno di riverenza, " Valete! Che Dio ci assista e possa premiare la nostra sincera fede in Lui e gli ideali a cui abbiamo consacrato la nostra vita"
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Rodolfo Iulo " Concordia parvae crescunt, discordia maximae dilabuntur " |
25-10-2011, 18.12.38 | #875 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Beh, si…” fece Gobert a quelle parole di Talia “… in effetti i nostri spettacoli improvvisati non possono essere adatti alla platea di Ostyen…”
“Voi siete pazzi!” All’improvviso Tissier. “Ostyen… la città simbolo e culto dei Ginestrini, bah! Ma vi chiedo… sapete cosa vuol dire? La classe dirigente! Vi immaginate cosa significa recitare davanti ai pezzi grossi del partito Ginestrino?” “Oh, Cielo…” sospirò impaurita Fantine. “Già!” Esclamò Tissier. “E ad Ostyen c’è la Guardia Repubblicana ovunque! Controllano tutto e tutti! E le arti! Ah, dico, le arti!” “Le arti cosa?” Domandò Renart che ci stava capendo poco. “Non sapete che i grandi regimi tendono a censurare e controllare le arti?” “Dacci un taglio!” All’improvviso Tafferuille. “Siamo degli attori, non dei criminali. Non abbiamo nulla da temere.” Calò il silenzio tra loro, rotto poi solo dall’autorità di Essien. “Aristofane e Menandro facevano satira nell’antica Grecia!” Disse. “E non vedo dunque quali problemi ci siano!” “Beh, ci provò anche Cicerone a Roma…” mormorò Tissier “… ma Marco Antonio fu di tutt’altro parere… e De Jeon, da quel che si dice, è molto più simile ad un Domiziano, che ad un Marco Antonio…” “Bah, chiacchiere!” Sentenziò Essien. Il giorno trascorse così. Poi la notte e di nuovo l’alba. E fu allora che tutti loro intravidero la sagoma di Ostyen in lontananza,
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25-10-2011, 18.34.52 | #876 |
Cittadino di Camelot
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La notte era vicina, in quel momento decisi di uscire dalla chiesa poichè le porte erano pronte per la chiusura lanciaì un ultimo sguardo all'affresco di San Giorgio e abbandonaì quel luogo sacro. Notaì che anche cavaliere25 era rimasto lì ad attendere una risposta da sir Hagus, ma l'ora era tarda e avvicinandomi a lui gli porsi i miei saluti e con la speranza di incrociarlo nuovamente domani, tornaì lungo il piazzale e mi diressi alla locanda dove avevo lasciato in custodia Belfagor decidendo di passarvi il crepuscolo. Stendendomi sul letto mi balzava in mente ancora l'affresco di San Giorgio,ma perchè? La figura di Sir Hagus che forse avrebbe potuto aiutarmi e la nascita di una nuova amicizia con cavaliere25. Chiusi gli occhi e aspettaì il nuovo giorno.
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25-10-2011, 18.59.41 | #877 | |
Cittadino di Camelot
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Seguii in silenzio quello scambio di battute, muovendo gli occhi tra loro...
Tissier aveva ragione, ne aveva da vendere. Ostyen voleva dire un pubblico totalmente diverso da quello cui eravamo abituati, voleva dire controlli e un’attenzione ai retroscena politici di cui non ci eravamo mai curati, voleva dire allargare il nostro scenario e le nostre menti, voleva dire avviare un rapporto con personaggi e personalità molto variegati e dai molteplici, complessi risvolti psicologici... Citazione:
Un Domiziano! Era questo ciò che ci attendeva? E per un istante mi sentii in colpa... portare la compagnia lì per un capriccio, per quella maledetta rabbia che da quel giorno a Colaubain non mi aveva mai più abbandonata... Per un istante! Poi il senso di colpa, pian piano, si dissolse a restare viva e dolorante fu solo quella rabbia, quella furia nera e distruttiva che mi riempiva l’anima fino alla più piccola piega. Sollevai gli occhi, neri più che mai e più che mai decisi, e incrociai per un istante quelli azzurri di Tafferuille... fu allora che mi resi conto che eravamo soltanto io e lui a sapere la verità: soltanto io e lui sapevamo di dover andare ad Ostyen per qualcosa di diverso dal bene della compagnia... io sapevo perché dovevo andarci, ma il suo motivo qual era?
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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25-10-2011, 19.44.57 | #878 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Si, venite avanti, capitano.” Disse Missan a Lancelot.
L’ambasciatore sistemava alcuni documenti. “Questo paese ci è ostile…” continuò il Ginestrino “… come la Troade lo era per gli Achei e le Gallie per i romani. Ci vedono come eretici, miscredenti… ci fissano con disprezzo dall’alto della loro maledetta nobiltà. Questa Camelot pullula delle loro spie… maledetti aristocratici… ma un giorno il mondo sconfiggerà i loro privilegi e quelli della loro amata Chiesa…” sistemò quei documenti e si alzò in piedi. “Accompagnatemi…” aggiunse “… abbiamo un appuntamento importante con il nostro uomo a Camelot…” Chiamò allora un servitore, facendosi portare il mantello. “Andiamo, capitano Lancelot.”
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25-10-2011, 19.53.49 | #879 |
Cittadino di Camelot
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"Vi seguo, mio signore."
Condividevo le perplessità di Lord Missan, Camelot si ispirava a principi di uguaglianza e libertà, l'insegnamento del vecchio Re Artù Pendragon era ancora forte negli Ideali e nella morale pubblica di quel regno. Eppure ho avuto modo di vedere con i miei occhi quanto sia misera la condizione del popolino, e di quali privilegi godano coloro che sono nati sotto nobili natali. Dubito che in un regno come questo, qualcuno di umili origini come me sarebbe potuto diventare capitano e cavaliere. Anche per questo, non potrò mai ottemperare completamente al mio debito di gratitudine nei confronti di Lord Missan. Lui ha saputo guardare alla nobiltà nel mio cuore, anche quando ero vestito di soli cenci.
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------------------------------ Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù, la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli, le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ |
25-10-2011, 20.48.11 | #880 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il carrozzone raggiunse la porta di Ostyen.
Gli ufficiali di guardia controllarono i documenti e la licenza di Essien e lasciarono poi la compagnia entrare in città, ammonendo però che parate in costume dovevano avvenire solo una volta fissato il giorno dello spettacolo. Ostyen era diversa da ogni altra città di Magnus. La rivoluzione aveva impoverito molte zone e molti centri della nazione, facendo anche scomparire diversi villaggi. Ma Ostyen era rimasta delle stesse dimensioni delle altre grandi città europee. Era la città culto dei Ginestrini e lì convogliavano tutte le risorse della repubblica. Le strade pullulano di gente, banchetti, carri e quant’altro riempisse lo spazio circostante. Per alcuni poeti costretti ad emigrare o uccisi dal regime, Ostyen era la città senza voce. Forse perché i campanili delle chiese non potevano più suonare le loro campane. Talia fissava la strada davanti al carrozzone. Era colma di volti, voci, ma le appariva deserta. Dove conduceva quella strada? Cosa c’era alla fine di essa? Sogni o illusioni? Il Sole morente proiettava lunghe ombre che pian piano avvolgevano le case ammassate su se stesse, dando un senso di malinconia a quello scenario. E Talia fissava la sua ombra che sembrava galleggiare a causa della traballante andatura del carrozzone. Ad un tratto un’altra ombra sfiorò la sua. Era quella di Tafferuille. Ed insieme, ora, quelle due ombre sembravano percorrere quella strada. L’uomo dalla maschera variopinta si era adagiato accanto a dei barili usati per la polvere colorata da usare sulla scena. “Ecco, ci sistemeremo laggiù.” Indicò. Essien alla compagnia. Era uno spiazzo appena fuori le mura vecchie della città. Qui la compagnia si sistemò alla meglio. “Avanti, stasera è festa!” Esclamò Essien. “Avete tutti la serata libera!” “Ottimo!” Disse Renart. “Avanti, Talia, andiamo a farci un giretto! Siamo finalmente in una grande città!”
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