09-09-2013, 01.19.12 | #81 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Altea, Azable con fare sicuro di sè.
“In verità” disse “le eroine di Plauto erano quasi tutte serve o cortigiane che poi, quasi per incanto, si scoprivano essere principesse... oggi è il vostro giorno fortunato, milady... si, decisamente fortunato... ma permettete che vi parli un po' più di me prima... sono un artista, milady. Proprio come lo erano Fidia, Lisippo, Leonardo e Michelangelo. Senza falsa modestia, che è poi la virtù dei miseri e degli ignavi, sono un genio nudo e crudo. Il mio estro e la mia ispirazione sono in continuo movimento. Ai miei occhi, a differenza dei comuni miei simili, le cose non appaiono come esse sono, ma in una forma che ne muta costantemente l'essenza e la concezione. Come un Torquato Tasso io vivo con inquietudine il mio genio tormentato e quando plasmo le mie ideazioni il modo assiste impotente e impaziente al suo Destino.” Sorrise. “E voi, mia gotica delizia, siete la modella che ho scelto per il mio prossimo capolavoro. E l'umanità, naturalmente, ve ne sarà grata.”
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09-09-2013, 01.30.45 | #82 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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L'uomo fissò Elisabeth quasi a volerla studiare.
“E se vi lascio uscire” disse “chi mi assicura che poi ritornerete?” Guardò verso la navata. “Già, il prete... è lui il vostro lasciapassare... e sia... vi lascerò andare a diffondere questa buona novella... ma poi badate di ritornare e presto... altrimenti sgozzerò il prete...” i suoi occhi erano freddi, anche se il dolore per la ferita sembrava essere tradito da alcune smorfie sul suo volto “... sono stato chiaro? Anche solo qualche minuto di ritardo e vi giuro che il prete raggiungerà il Regno dei Cieli in un momento... ora andate... vi aspetto qui, impaziente...”
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09-09-2013, 01.36.48 | #83 |
Disattivato
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Lanciai al mercante uno sguardo sprezzante.
Il denaro.. già, pensai, come poteva quell'uomo pensarla diversamente? Uomini come lui non riuscivano ad immaginare che nella vita possa esistere altro, qualcosa di più alto, nobile e puro. "La verità è molto più semplice, in realtà.." dissi, portando nuovamente lo sguardo sulla strada. Sorrisi, senza voltarmi verso di lui "…credo sia semplicemente… sete di avventura..". Poco dopo, arrivammo a Sygma, e io mi guardai intorno, avida di dettagli. Era esattamente come l'avevo sempre immaginata, colorata, viva, gremita di gente, così diversa da casa mia. Osservai le strade, le vivaci insegne che spiccavano sulla via, il via vai incessante per le strade. I palazzi, imponenti e lussuosi, contrastavano con la semplicità delle vesti di molti viaggiatori richiamati a Sygma dalla storia del quadro. Poi, mentre il mio sguardo vagava, cullato da una ritrovata allegria, lo vidi: intagliato in un legno antico, sulla facciata di un palazzo, lo stemma della fenice. Sbattei le palpebre un paio di volte, pensando di essermelo immaginato. Ma lo stemma era sempre lì, chiaro come il cielo sopra di me, una fenice che regge una spada. Sospirai, ma ero a Sygma, dopotutto, avrei dovuto immaginarmelo. Nel salone delle feste, illuminato da grandi fiaccole alle pareti che riflettevano la luce sui sontuosi specchi, dame riccamente vestite e nobili rampolli delle più illustri famiglie del regno volteggiavano sulle note di dodici violini, chiamati per l'occasione. Non avevo mai amato le serate di gala, non si faceva che parlare di abiti, gioielli, e commentare il miglior partito sulla piazza, o l'avventuriero giunto da un paese lontano, come se noi fanciulle avessimo mai avuto voce in capitolo su queste cose. I ragazzi, in realtà, non erano da meno, ma almeno parlavano di caccia, armi e si vantavano dell'ultima conquista. Solo i più anziani parlavano di politica, ma sapevo bene di dover stare lontana da loro, o avrei rischiato di mettere mio padre in imbarazzo. Così, senza molta convinzione, mi ritrovavo a volteggiare tra le braccia di giovani uomini che non guardavo mai negli occhi. Amavo quel particolare ballo: dopo una giravolta e un mezzo giro, il cavaliere cambiava dama. Era davvero il mio ballo preferito, non sarei riuscita a rimanere per un'intera canzone con lo stesso ragazzo, avrei dovuto come minimo guardarlo in faccia, e si sarebbe di certo accorto del mio disappunto. Ma, d'un tratto, qualcuno sussurrò. "Devo dire che questo era l'ultimo posto dove pensavo di incontrarvi.." riconobbi la voce all'istante, e trasalii. Una giravolta e mi ritrovai con gli occhi nei suoi. "Stavo curando quel cervo da ore…" disse, con disappunto. Un passo verso destra, e fummo di nuovo lontani. "Se avete una pessima mira non è colpa mia.." dissi mentre mi attirava nuovamente a sé. Mi guardò intensamente, e si avvicinò alla dama davanti a me, così come un nuovo cavaliere mi prese la mano. Dopo un giro, mi ritrovai nuovamente tra le sue braccia. "Quel cervo era mio.." e mi fece fare una giravolta. "Cacciavate nella mia proprietà.. era mio in partenza.." quando fummo di nuovo l'uno di fronte all'altro. Non ci fu un terzo giro, la canzone finì, e io cercai di dileguarmi per evitare di essere invitata, raggiungendo il terrazzo. L'aria era fresca e, anche se l'intero giardino ci divideva, potevo sentire la brezza marina salire dalla scogliera, e il rumore delle onde. "Siete sempre così sfuggente?" una voce alle mie spalle. "Solo con chi mi annoia.." risposi secca, cercando di nascondere che, in realtà, stavo sorridendo. "E io vi annoio, milady?" disse con voce sinceramente sorpresa. Mi voltai e lo guardai negli occhi, senza smettere di sorridere. "Affatto.." "Non abbiamo avuto il tempo di presentarci, oggi.." si inchinò e mi baciò la mano "..Sono il Conte Fiosari.. ma, vi prego, chiamatemi solo Roberto..". Repressi un risolino divertito. "Clio.. Clio de' Sartel.." Sbiancò "..io, non immaginavo che voi.." balbettò. Lo fermai con un cenno della mano. "Dunque venite da Sygma…" dissi, cambiando discorso "..ora capisco perchè non mi avete riconosciuto, questa mattina..". "Come conoscete la mia casata?" stupito, lui. "Temo che la mia istruzione comprenda conoscere tutte le famiglie nobili non soltanto del regno e anche del continente.. con anche i relativi stemmi, naturalmente… vediamo, il vostro è, se non vado errato, una fenice che regge una spada.. ho indovinato?". "Precisamente…" con gli occhi sgranati. Sorrisi "..bene.." e mi voltai nuovamente ad osservare il giardino davanti a noi, dove le fontane creavano splendidi giochi d'acqua. "Eppure non me lo spiego.." disse, senza avvicinarsi. "Che cosa?" senza voltarmi. "Cosa ci faceva una ragazza come voi nel bosco, vestita da uomo e con un arco in mano?". "Vi aspettavate che andassi a caccia con questo bel vestito, e portassi con me un ago da ricamo?" girandomi a guardarlo con fare interrogativo. "Avete ragione, in effetti.." sorridendo. "Che discorsi, io ho sempre ragione!" Strizzando l'occhio. Restammo a guardarci per alcuni istanti finchè, una delle ospiti mi venne a chiamare, sostenendo che era assolutamente necessaria la mia presenza. Gli porsi la mano perchè la baciasse, e lui lo fece con un inchino galante. "Quando posso rivedervi?" sussurrò quasi. "Non potete, in realtà.." sorridendo "..ma poi, ditemi, Roberto.. quale dama volete rivedere? Quella con cui avete danzato, o quella che vi ha rubato una succulenta preda da sotto il naso?" con aria interrogativa. Lui sorrise "… In realtà, non riesco a immaginare l'una senza l'altra..". Lo scrutai attentamente. "Non vi spaventa il fatto che una donna abbia la mira migliore della vostra?" con un sorriso scherzoso, ma in tono serio. "Al contrario, milady.. al contrario..". Mi accorsi che il mercante mi stava parlando, e mi girai verso di lui. "Cosa? Oh, si certo.. sono sicura che ci verranno date istruzioni.. per adesso, la locanda andrà benissimo" dissi, decisa. Mi passò per la mente l'idea di andare a bussare alla sua porta, avrei giurato di potermi fidare di lui. Ma erano tre anni ormai che era tornato a Sygma per sposarsi, per quanto ne sapevo poteva avere anche un paio di bambini in giro per casa. No, pensai, meglio non rinvangare il passato, infondo tra noi non c'erano stati che sguardi e pensieri inespressi, non avevamo mai fatto una conversazione diversa da quella che avrei potuto fare io con mio fratello e lui con un qualunque ragazzo della sua età. Così, salutai il mercante e mi diressi alla locanda gremita, sperando di trovare una stanza libera e qualcosa da mangiare. L'indomani avrei pensato a trovare le indicazioni necessarie per la faccenda del quadro. Ultima modifica di Clio : 09-09-2013 alle ore 01.42.57. |
09-09-2013, 01.47.40 | #84 | |
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Scrutavo gli occhi di Jacopo... erano lontani e una strana luce brillava in essi, pensieri che non conoscevo li affollavano, pensieri cupi, indecifrabili...
Alle mie parole, tuttavia, si riscosse e sorrise... dapprima un sorriso freddo, quasi meccanico, poi più spontaneamente... annuii alle sue parole. Citazione:
il Palazzo dei Lorena... trasalii... “Oh, si...” dissi, prima di riuscire a trattenermi “E’ vero, l’ho visto!” Avvertii gli occhi di Jacopo su di me a quelle parole... uno sguardo perplesso... “Prima, quando sono uscita a cavallo...” spiegai, voltandomi verso di lui “Sono passata accanto al Palazzo dei Lorena ed ho visto che c’erano delle persone... e poi è anche arrivata una carrozza... mi è parso un po’ strano, in effetti...” Sorrisi poi e mi voltai verso mio marito... “Ma perché mai questo dovrebbe riguardarci, Jacopo?” domandai.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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09-09-2013, 01.49.40 | #85 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Cestia mostrò quella camera ad Eilonwy, con tutti gli oggetti in essa conservati.
“Vostro zio” disse alla fanciulla “ha fatto preparare questa stanza e molte altre cose per voi... nelle scuderie ci sono cavalli per cavalcare e potrete avere una sarta personale per il vostro guardaroba. Inoltre potrete uscire quando vorrete a visitare la città, in mia compagnia.” Prese allora un piccolo cesto e lo mostrò alla ragazza. Dentro vi era a riposare un gattino. “Questo è un altro dono di vostro zio...” fece Cestia “... vi farà compagnia. Naturalmente dovete scegliere un nome per lui, visto che sarete la sua padroncina.”
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09-09-2013, 02.03.25 | #86 |
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"Oh che carino. Adoro i gatti. Vediamo ti chiamerò Felis, che significa gatto in latino".
Lo accarezzai e cominciò a fare le fusa. Era veramente tenerissimo. Lo misi sul mio letto e gli legai al collo un fiocco rosso con un campanellino. Avevo sempre desiderato un gatto. Piu' tardi, dopo essermi rinfrescata e profumata, Cestia mi aiutò ad indossare il vestito bianco greco. La donna mi spazzolò i capelli e mi mise una ghirlanda di fiori sui capelli. Mi porse i vari trucchi e cosmetici. Incominciai ad truccarmi con il suo aiuto e quando finimmo, notai in un angolo un quadro di una donna su un cavalletto. La riconobbi era mia zia Lilia, morta a causa di brigantaggio.
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09-09-2013, 02.19.11 | #87 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Sygma, la capitale di un grande regno, ricco e potente, famoso per la sua arte rinascimentale, il genio dei suoi figli più illustri e culla di una cultura umanistica e secolare senza eguali, tanto da meritarsi, fra i contemporanei ed i posteri, il titolo di “Novella Atene”, accolse l'arrivo di Clio e dei mercanti con i suoni delle sue piazze gremite, le strade brulicanti di una vivace e calorosa umanità, il suono delle campane di chiese dallo straordinario splendore che con le loro guglie e i loro alti campanili sembravano volersi porre come pilastri del Cielo.
Gli stendardi del giglio, simbolo del regno, sventolavano dalle torri merlate, dai palazzi signorili e dalle eleganti mura che circondavano la città, interrompendosi solo in due punti, protetti tuttavia da alti e vigorosi bastioni fortificati, per permettere il passaggio del fiume. Il carro dei mercanti arrivò a fermarsi davanti ad un grande palazzo rinascimentale che, nonostante lo stato non perfetto in cui si trovava, non celava più di tanto il fasto di quando fu costruito. “Se volete” disse Francesco a Clio dopo essere saltato giù dal carro “potete fermarvi un po' per riposarvi dopo questo lungo viaggio.” Ma solo in quel momento si accorse che la ragazza l'aveva salutato e si era avviata verso una locanda. Diverse persone si ammassavano davanti al portone del palazzo, che fungeva, oltre che da residenza per la famiglia dei Binardi anche da sede principale della loro compagnia mercantile. Molti erano creditori, dato il cattivo stato dei loro affari, ma tanti altri erano passanti o gente in cerca di un lavoro. E tra queste persone spuntò all'improvviso un uomo dai capelli neri e disordinati, gli occhi stretti e scuri, i vestiti di chi non è certo un gran signore. “Messere...” avvicinandosi a Francesco “... vi ricordate di me?” “Certo, messer Massimo...” annuendo Francesco “... cercavate lavoro una quindicina di giorni fa... ma purtroppo le cose non sono cambiate...” Clio, attirata da quella voce, si voltò e fissò quell'uomo e in un attimo lo riconobbe. Era stato maniscalco presso il palazzo di suo padre quando lei era ancora un'adolescente, benchè non avesse ricordi più particolari di lui.
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09-09-2013, 03.05.26 | #88 |
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“Si...” disse Cestia ad Eilonwy “... era vostra zia... dopo la sua morte vostro zio si è chiuso in se stesso... ma poi, grazie al suo lavoro, ha trovato la forza di ricominciare...” mentre le pettinava i lunghi capelli “... ora è dovuto uscire... è stato chiamato dalla sua banca perchè pare ci sia un nuovo cliente...” sorrise “... a voi cosa va di fare? Come volete trascorrere la giornata?”
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09-09-2013, 03.21.56 | #89 |
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"Cara Cestia, per favore, mi potete raccontare per filo e per segno la storia del fantasma della dama Angelica? L'avete vista voi? Com'è?".
Cestia era una dolce e vivace signora ormai segnata dalle rughe e dal tempo, ma che non perdeva mai la voglia di vivere e di andare avanti. Guerra e povertà avevano scalfito il suo esile corpo , ma hanno arricchito il suo animo e l'avevano resa ancora più umile e generosa.
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09-09-2013, 03.23.44 | #90 |
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Jacopo fissò Talia.
“Infatti non ci riguarda...” disse “... madama Silvia ama conoscere ciò che accade intorno a lei e talvolta, in buona fede, crede che ciò possa interessare anche agli altri...” il suo tono era vagamente seccato. “In verità” fece Silvia “non solo io sono incuriosita da questa cosa... pare infatti che in città tutti parlino di questa faccenda, capitano.” “E perchè mai, madama?” “Perchè il Palazzo dei Lorena è tra le dimore più importanti e belle del reame e non tutti possono permettersi di prenderlo in affitto. E poi ci si chiede chi sia questo personaggio. Si sa solo che viene da fuori. Forse dall'Oriente afferma qualcuno.” “I soliti beninformati, immagino.” Con un'espressione riluttante Jacopo. “Comunque pare che il nostro paese sia divenuto meta di vari e pittoreschi personaggi... ladri e ricchi emiri.” Scosse il capo. “Ora vogliate scusarci, madama... ma io e mia moglie aspettiamo degli ospiti...” Silvia comprese le parole del militare e salutò i due sposi, per poi andare via. “Detesto quella pettegola...” fece Jacopo appena rimasto solo con Talia “... è il genere di persone che proprio non digerisco...” fissò sua moglie e tentò con un sorriso di dimenticare quella storia “... sai che sto preparando una sorpresa? Per te? A proposito di persone importanti... voglio infatti portarti a corte e farti ricevere da Sua Maestà...”
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