15-01-2021, 23.57.40 | #81 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Giovinezza, alleata d'Amore e figlia dei crepuscoli erranti...
Anche quella sera, nel suo studio al chiarore delle candele, il vecchio professor Ordifren era chino sui suoi libri, ricercando risposte fra, gli scritti di Crizia e di Cratete, le gesta di Lisandro e di Alcibiade, i versi di Piandaro e quelli di Callimaco. Le membra erano stanche, i tratti tesi e le mani tremanti, eppure il suo intelletto pulsava, bramava ancora miriadi di conoscenze che vedevano nell’età avanzata il solo limite. Il limite fra i mortali e l’infinito. Più volte il suo servitore era giunto per servirgli la cena, ma l’anziano scienziato l’aveva mandato via bruscamente, intento a non interrompere i suoi studi nonostante l’ora tarda. Quando si fermò, ben oltre la Mezzanotte, fu per massaggiarsi le tempie e bere un sorso di tè, unica cosa che il servo zelante era riuscito a portargli. “Non troverai ciò che cerchi nei tuoi libri, amico mio.” Disse una voce. Ordifren scosse la testa e con una smorfia cercò di scacciare ciò che pensava fosse la sua coscienza, fatta di dubbi e paure. “Sono scritti da uomini come te quei libri.” Ancora quella voce. “Non possono sapere più di te. Loro vedono il mondo ed il Cielo come puoi fissarli tu. Cosa potrebbero offrirti dunque che tu già non possiedi?” “Più autoritario del cervello di uomo” pensò fra sé Ordifren, come in risposta a quelle parole “è l’autorità di cervelli di più uomini.” “Oh, non citarmi altri autori, non far tue le parole di qualcun altro, amico mio.” La voce. Ordifren alzò lo sguardo dalle pagine dei suoi libri e si guardò intorno, cercando di capire se fosse stato il suo servo a parlare. Ma non vide nessuno. “Ma sono qui.” Divertita la voce. “Proprio qui.” Di nuovo il vecchio scienziato si guardò intorno. “Qui, non mi vedi?” Allora Ordifren si alzò dalla sedia e cominciò a camminare nervoso nella stanza, ripetendo a memoria alcuni versi astronomici del poeta Arato da Soli. “Insomma, mi vedi?” Insistendo quella voce. “Voltati, sono qui.” Ordifren si girò di scatto, ritrovandosi davanti alla sua immagine riflessa sullo specchio. “Quanto sei stolto.” Ridendo la sua stessa immagine allo specchio. “Non mi riconosci?” “Chi sei?” Stupito e meravigliato Ordifren. “Ma sono io, lo specchio!” Esclamò l’immagine riflessa. “Ma tu parli!” Ordifren incredulo. “Certo.” Annuì l’immagine. “Parlo e dico la verità!” “Bugiardo, gli specchi non dicono mai la verità…” “Dici? Eppure tu sei il dottor Ordifren, il più grande di tutti, no?” “Cosa vuoi da me?” Fissando lo specchio il vecchio scienziato. “Sei tu che hai chiamato me.” “Come?” “Facendoti domande.” “Chi sei?” Chiese lo scienziato. “Oh, potrei dirti che sono la coscienza, ma tu quella non l’hai mai davvero ascoltata.” “Chi?” Nervosamente Ordifren. “Allora magari direi che sono il diavolo!” Beffarda l’immagine. “Ma tu non credi nel demonio. E neppure negli angeli!” Sorridendo. “Forse sono io ad essere impazzito…” scuotendo il capo Ordifren. “No, i pazzi sono quelli che parlano da soli, magari riempiendosi e bevendo 2 bicchieri di vino contemporaneamente.” Sarcastica l’immagine. “Chi sei allora?” Esasperato Ordifren. “Tu in cosa credi? Nei tuoi numeri, vero? E nelle stelle, giusto? Beh, allora io vengo dalle stelle, amico mio.” “Si, devo essere pazzo…” mormorò Ordifren. “Non lo sei, credimi.” Divertita l’immagine. “Io sono nulla più che un tuo amico. Un amico giunto dalle stelle per aiutarti. Cosa cerchi? Cosa vuoi? Io posso darti tutto, poiché le tue pretese non sono certo irragionevoli.” “Dici? Eppure io voglio il mondo intero.” Annuì Ordifren. “Vedi? Nulla di più facile, amico mio.” Guardandolo la figura nello specchio. “Questo vostro piccolo e vecchio mondo non ha più segreti ormai per me.” Ridacchiando. “Guarda…” e l’immagine cambiò. Ora Ordifren non vedeva più riflessa la sua immagine di vecchio, ma se stesso tornato giovane. “Visto? Nulla di più semplice.” Ridendo forte l’immagine. “Ora sono te stesso giovane. E se lo sono io allora lo sei anche tu, amico mio.” Ordifren allora corse davanti ad un altro specchio, più piccolo. Si specchiò e sconvolto vide se stesso giovane. Tornò allora di corsa al primo specchio, ma anche qui ora c’era riflesso se stesso, senza più quell’immagine animata che gli aveva parlato. “Hai di nuovo la giovinezza, fanne buon uso e non sprecarla, amico mio.” La voce dell’immagine che sembrava provenire dall’aria intorno allo scienziato. “Sono davvero io…” fra se e sé Ordifren “… io tornato giovane… che inganno è mai questo? Allucinazioni? Forse è il delirio per le troppe fatiche? O magari sono diventato davvero folle?” Era tutto assurdo. Più Ordifren si guardava allo specchio e più non riusciva a credere a ciò che vedeva. Era ringiovanito almeno di 30 anni. Inconcepibile. Nessuna conoscenza umana poteva spiegare un simile accadimento. La fisica e la chimica, come la biologia e l’anatomia, tutte discipline che lo scienziato conosceva benissimo, negavano ciò che lui invece stava guardando. Persino la teologia e la filosofia non potevano dare risposta a questa incredibile situazione. Solo nella pazzia o in qualche forma di ossessione si potevano trovare spiegazioni a tutto ciò. Forse in un futuro remoto gli uomini avrebbero potuto escogitare rimedi per rinviare la vecchiaia, per prolungare la giovinezza e persino per vivere meglio e più a lungo, ma ci sarebbero riusciti con la medicina o forse con macchinari che oggi non erano concepibili. Ma trovarsi a parlare col proprio specchio e ritornare indietro di 30 anni non era immaginabile. Oltretutto non avrebbe potuto confidare a nessuno questo evento assurdo, altrimenti avrebbe suscitato di certo la superstizione della gente, che avrebbero immancabilmente gridato al miracolo, o magari favoleggiato di un patto stipulato col diavolo. No, la risposta per quella situazione irreale doveva trovarla da solo Ordifren. Facendo conto solo sul suo ingegno e sulle sue conoscenze. Dopotutto lui ben sapeva che l’ignoranza e la superstizione erano dettate solo dal fatto che vi erano scoperte ancora da fare da parte della scienza. Dunque anche per quell’evento apparentemente inspiegabile c’era di certo una risposta. Ma quale? Di cero Ordifren avrebbe preferito spacciarsi per matto e farsi chiudere in un manicomio, piuttosto che permettere la diffusione di credenze religiose intorno al suo caso. Dopo una notte insonne arrivò, all’albeggiare, alle 2 sole possibili, a suo parere, soluzioni per quell’arcano. Con ogni probabilità la figura che gli aveva parlato attraverso lo specchio non poteva che essere o un viaggiatore giunto da un futuro lontanissimo e ambasciatore di conoscenze incredibili per il tempo in cui viveva lo scienziato, oppure un visitatore arrivato da un altro mondo, di certo più avanzato e tecnologico del nostro. Si, per ridicole che potevano sembrare queste due fantasiose ipotesi erano le uniche che permettevano allo scienziato di escludere un Intervento Divino o un’azione diabolica da parte di un demone. Ma mentre ancora era in balia di questi pensieri sentì una voce. Qualcuno che cantava dalla strada sottostante. Aprì le tendine della sua finestra ed intravide una giovane donna, bionda e bellissima, che passeggiava canticchiando. L’aveva riconosciuta subito. Era Maria, la moglie di un maniscalco. In un attimo ogni altro pensiero si dissolse e subito Ordifren corse allo specchio, ammirandosi di nuovo giovane ed affascinante. Aveva ancora la sua giovinezza. Senza indugiare oltre lasciò la stanza, poi il suo palazzo e corse in strada, deciso a conquistare la bellissima Maria.
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16-01-2021, 00.14.10 | #82 |
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Riesce sempre a stupirmi come il nostro Ordifren vada a fare i voli pindarici più assurdi pur di non voler ammettere a nessun costo che vi possa essere qualcosa di soprannaturale nell'Universo.
Eppure sembra andare persino contro se stesso e contro le forze che sa smuovere! Molto molto bello questo spaccato sulla vita del Cattivo per antonomasia, che ce lo mostra così umano, dato che dopotutto, pur volendo il mondo intero poi apprezza eccome il dono della giovinezza. Sarà, ma l'ultima immagine di Maria fa sospirare... chissà che non torniate anche a mostrarci insieme i due amanti della notte, milord.
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25-01-2021, 23.59.38 | #83 |
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Dove il giorno e la notte si sfiorano e si confondono, sorge una terra perduta, di pascoli maledetti e sterili fiumi. Li si erge un castello fra le cui murature vagano spiriti antichi che neanche più l'Amore può benedire...
Vaghi fluttui e sognanti screzi, barlumi cangianti e odorose membra di ambrato candore soffuse svettano sul crine di selvaggi mirti, persi lontani nella tempestosa brughiera. Il miglio in fiore, tra aceri e bacche, coglie l’antico disegno sul vento nelle spirali campestri. Pallida e muta Cassiopea rincorre l’Orsa, nei tratti crepuscolari di ciò che resta del caduco giorno. Stretto il sentiero si inerpica e risale tremulo, fra rovinosi splendori di celtici canti ove muse e note corrono gaie. E’ il giaciglio dei re, meta mendica di anime scarne, ingiusto desio di spiriti bravi e galoppi di albeggianti minuetti. Ora muta l’ultima campagna, si fa bosco e si fa mare, di circoli e sonagli, anelli e promesse verso la chiesetta del borgo. Lenta suona la campana, rintocco tardo di ore fuggiasche, richiamo di pastori d’Arcadia, nel pelvico e fulvo tramonto di gesta. Per te, mia Maria, l’idillio di cetra, ultimo eco di sospiri rimpianti e baci rubati. Gioielli di vetro e colori sbiaditi, volto e maschera della giovinezza salata e fuggiasca.
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26-01-2021, 01.42.23 | #84 |
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Come mancavano i vostri versi a queste notti incantate.
Le parole hanno uno strano potere, sapete? Le parole possono trasportare in mondi sconfinati, che sembrano vivere negli occhi degli innamorati. E queste parole di Ordifren per Maria sono così magiche, così emozionanti, da colmare le distanze più impensabili e riunire due cuori che si appartengono. Perchè lei chiude gli occhi ed è già in quella campagna incantata, nella brughiera sognante, e in quel palazzo incantato, dai saloni velati di rosa antico e soffitti dipinti, che racchiudono storie mai scritte, e momenti ancora da vivere. Tutto questo c'è nei suoi occhi mentre fissa il suo oscuro amato... incantata e felice. E per un bacio rubato oltre il tempo e lo spazio attraverserebbe l'oscurità più nera. Grazie, mio signore, per aver lasciato questi versi del nostro oscuro amante in questo luogo incantato.
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19-02-2021, 04.36.44 | #85 |
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I pegni d'Amore raccontano sempre una storia e celano sempre un segreto, ma solo gli spiriti della notte conoscono queste cose...
Si, come i fior di sambuca e di rosati cespi lungo le vie e dai borghi che non conoscon polvere, né passi di piede umano, tu, Maria, discendi. Che hai tu sognato nel tuo acerbo petto e conosciuto se il cuor tuo non arde? Un curioso bagliore emana dai tuoi capelli dimessi e il tuo viso è simile alla falce della Luna, che passa bianca e ciondola sui poggi lontani e tra i pruneti autunnali splende. Così soffia il grecale serale, asciutto verso i pendii delle ciliegie e trillan gialle campanule di gigli perse nella vigilia crepuscolare. Ma questa margherita nera che stringi fa le dita fanciulle è il segno che ti annunzia e protegge. L'ho rubata nei verzieri salmastri dei duchi sugli scuri Carpazi, dove la Moldova cala e fluttua nei tramonti majari. Un fiore dal tremulo stelo e dai petali disadorni, ma stringendolo tu illesa calpestare potrai i cupi roveti su cui scorre e si adagia la Moldova dormiente.
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20-02-2021, 04.08.39 | #86 |
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Una margherita nera...
Che bellissima immagine ci lascia la notte incantata. Un fiore oscuro, eppure bellissimo, fatto di tutte le sfumature che hanno senso soltanto per gli innamorati e sono celati invece al resto del mondo. Ora, quando Maria guarderà quella margherita così speciale, cristallizzata e divenuta immortale dall'incantesimo delle parole, non potrà che tornare a questa poesia, e sarà ancora più speciale, più unica. Come solo l'amore vero sa essere. Anche i nostri oscuri amanti sanno regalarci attimi estremi di romanticismo. E un fiore incantato che suggella un pegno lontano.
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04-05-2021, 01.26.05 | #87 |
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Un fiore, un ritratto, il fantasma di una donna...
Ho provato a finire il ritratto. Ho scelto colori nuovi, diversi, alcuni segreti e misteriosi. Ho cercato fiori sconosciuti o ignoti ai più, mischiandone i petali con le essenze del mo ultimo viaggio. Ho inseguito colori nuovi, nei tramonti, nei vespri e nel crepuscolo. Colori mai visti, mai usati e neanche immaginati. Mi servivano per raffigurare i tuoi occhi e per tingere i tuoi capelli. Ma solo se fosse stato perfetto quel ritratto si sarebbe animato. Forse esiste quel fiore, sai? Dai petali ignoti, indescrivibili. Un fiore da lavare ed intingere, per poi rubargli i colori. Colori unici, per il pegno d'Amore più bello. Continuo ancora, notte dopo notte, a lavorare al ritratto. Magari accadrà poi. Se terminerà, poi, ti animerai su quella tela. Ed allora non rincorrerò più il tuo fantasma, fra lenti giorni e notti infinite. Ma stanotte ancora il mio lavoro è tanto ed ogni mio servo sa, a costo della vita, che mai dovrà parlare di quel fantasma. Io solo lo aspetterò alla finestra. E quando apparirà, lo chiamerò per nome. Il tuo, Maria.
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04-05-2021, 02.47.19 | #88 |
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Ci sono davvero fiori speciali, fiori capaci di sbocciare nella notte e di far ispirare poeti e innamorati.
Fiori fatti di battiti di cuori, emozioni e respiri rubati. Mani che si sfiorano e baci che si sospirano. Non c'è niente di più potente di questi fiori. E noi lo sappiamo bene. Fiori di questo tipo smuovono i racconti più epici e le storie d'amore più belle. Ma sbocciano solo nelle notti più belle. Una volta qualcuno mi parlò dei fiori della notte, e li porto nel cuore come qualcosa di incredibilmente speciale. Questo ritratto è meravigliosamente dolce e triste insieme. Eppure non dovrebbe esserlo. Perché io so che i due innamorati sono sempre vicini, sempre. Anche attraverso quella tela, nei pensieri di lui e nei sospiri di lei, io so che non si allontanano mai l'uno dall'altra. Sono sempre, costantemente uniti. Perché sono indivisibili. Molto di più, sono un tutt'uno. Ed è per questo che sono così speciali, così unici. Grazie mio signore, per questo splendido regalo, in questa notte così malinconica e silenziosa.
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14-06-2023, 19.36.19 | #89 |
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Il lato oscuro della Luna...
Non so perchè, ma nei romanzi, nelle poesie e nei film io preferivo sempre i cattivi ai buoni. Forse perchè ai cattivi tutto è permesso, anche rubare la donna altrui. I cattivi sono i figli della notte e hanno i favori della Luna perchè ne conoscono i misteri. E quando hai con te la luce riflessa della Luna, cosa ti importa delle lontane stelle e del loro corso immutabile ed eterno? La Luna agli uomini comuni mostra sempre lo stesso volto, ma ai cattivi, suoi eletti, permette di sognare il suo volto oscuro e nascosto. Per questo i sogni dei cattivi sono sempre più grandi, come quello di conquistare il mondo intero. E cosa c'è di più romantico che offrire come pegno il mondo intero alla donna amata e strappata al cuore di un altro?
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10-07-2023, 04.33.02 | #90 |
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Molti affermano che Lord Lennox e Guisgard siano simili, persino uguali, come se fossero due volti della stessa maschera.
Si, forse entrambi hanno lo sguardo dello stesso colore, impugnano 2 spade eccezionali che non hanno conosciuto mai sconfitta e lottano con lo stesso ardore nelle guerre in cui credono. Ma c'è qualcosa che li divide davvero e per sempre. Non solo conquistare o salvare il mondo. Lennox ha avuto e amato molte donne, alcune spregiudicate, altre cattive, altre ancora fragili e indifese. A suo modo Lennox le ha amate tutte e forse loro lo amano ancora, nonostante tutto. A ciascuna ha dato qualcosa e da tutte ha ricevuto il mondo intero. Non le ha mai dimenticate, eppure in nessun caso le ha più cercate. Guisgard invece ha amato e ama una sola donna. Forse la ama da sempre, prima ancora che tutto cominciasse. L'ha cercata nei giochi d'infanzia, in mille sguardi e infinite voci, rincorrendola nei sogni e celandola nei desideri. Per lei riprenderà la ricerca interrotta, quella del magnifico Fiore Azzurro. Ma era la donna di un altro, legata a un mondo diverso, che non ha potuto portare in quelle storie più belle, scritte ancora per lei, salpando con la Santa Rita e imbarcandosi sulla Santa Caterina. Rubandola a quel mondo piccolo e infelice, portandola verso cieli nuovi, sotto stelle sconosciute a cui dare a ciascuna soltanto il suo nome. Ripetere quel nome infinite volte, battezzando ogni stella e guadagnandosi i desideri che nascondono. No, Lennox e Guisgard sono molto diversi e chi conosce entrambi lo sa. Il primo vuol conquistare il mondo, il secondo salvarlo. Ma cosa è più difficile? Salvare il mondo intero o aver conquistato il tuo cuore per sempre?
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