29-03-2011, 13.08.39 | #81 |
Cittadino di Camelot
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il mio nome è cavaliere25 dissi sorridendogli piacere di fare la vostra conoscenza poi alzai il boccale e dissi io brindo a tutti voi e soprattutto a questo cavaliere che mi insegnerà a diventare un ottimo e forte cavaliere dissi guardando Finiwell spero solo di essere al altezza dei compiti che mi darete
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fabrizio |
29-03-2011, 15.34.27 | #82 |
Cittadino di Camelot
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Quella notte avevo dormito poco e male, mille pensieri si erano affollati nella mia mente e da essi mille sensazioni contrastanti ne erano uscite.
Quando la prima, debole luce dell’alba penetrò dalla mia finestra, dunque, mi alzai e mi andai a sedere allo scrittoio. Qui scelsi un foglio di pergamena, intinsi la penna nel calamaio e iniziai a scrivere... ‘ Padre mio, nella tua ultima mi chiedevi notizie circa il mio stato d’animo e il mio umore. Vorrei dirti che apprezzo molto l’interesse che mi dimostri e che mai dubitai del tuo affetto, un affetto pari soltanto alla devozione che io porto a te. Tuttavia in quelle righe colsi anche qualcosa di diverso e non credo di sbagliare se penso che, con quella lettera, tu volevi chiedermi un parere circa l’atteggiamento da tenere in questa guerra. Non credo di sbagliare ritenendo che, dopo la tragica scomparsa di lord Rauger, tu ti sia chiesto, come altri, quale sia la parte più giusta da appoggiare... o forse, padre, ti sei chiesto quale sia il male minore? Ammetterai che sarebbe facile per me scegliere una egoistica soluzione, tuttavia non ho intenzione di farlo. Non lo farò perché, vedi, tu mi hai insegnato a guardare oltre il velo del più immediato interesse personale e a valutare ogni situazione da molti punti di vista. Ho molto riflettuto su quanto sto per dirti e sono, adesso più che mai, fermamente convinta che lord Icarius de’ Taddei sia il solo ad avere il pieno diritto della successione di Capomazda. Per tale motivo, ti chiedo di fornirgli il tuo più totale appoggio in questa vicenda. Quando poi tutto questo sarà finito, padre, potremo tornare a parlare di me e allora, ti prometto, mediterò sulla mia condizione e sulla possibilità di chiederti la grazia di richiamarmi presso di te, così da allontanarmi se sarà necessario da questo posto e da quell’uomo. Come ultima richiesta, infine, ti prego di tenere sotto controllo i baroni e i molti signorotti le cui terre confinano con quelle di Sygma. Tu meglio di me sai quanto essi siano per tradizione riottosi, ti chiedo dunque di osservare da vicino le loro mosse e di tenermi sempre informata. Certa della tua comprensione, ti abbraccio con affetto. Devotamente, tua figlia Talia ’ Rilessi queste poche righe ancora una volta, poi piegai il foglio e lo sigillai con cura. Infine chiamai uno dei miei più fidati messaggeri personali e gli consegnai la missiva con l’ordine di partire immediatamente per le terre di Sygma e consegnare quel messaggio direttamente nelle mani di mio padre. Fatto ciò, il sole era ormai alto. Lasciai allora la mia stanza e presi a camminare speditamente per il corridoio... improvvisamente si era fatto imperioso in me il bisogno di uscire e di respirare aria fresca.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
29-03-2011, 16.50.58 | #83 |
Cittadino di Camelot
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Mi sentii improvvisamente stanca... le mie energie si erano affievolite durante la lunga cavalcata e potevo percepire tutte le energie che mi circondavano con estrema chiarezza, il desiderio di abbeverarmene iniziava a salire e presto sarebbe diventato quasi prepotente. Potevo solo immaginare il pallore delle mie gote a quel pensiero.
Il cavaliere appiedato non pareva costituire una minaccia per il nostro piccolo convoglio, ma quando scomparve all'interno della carrozza, quasi ne fui sollevata. Udii il borbottio di Morrigan al mio fianco e non potei fare a meno di sorriderne. Mi sistemai meglio i veli sul viso e strinsi ancora una volta gli alamari del mantello, quel gesto nervoso era un chiaro sintomo della mia preoccupazione. Ormai il pomeriggio volgeva verso sera. Le ombre si allungavano sempre più. Il cavallo scandiva il tempo col rumore dei suoi passi. Improvvisamente mi sentii sbalzata nel passato... L'ultimo litigio era stato terribile, la mia ribellione lo aveva mandato su tutte le furie e mi aveva lasciata appesa per tre giorni in una gabbia tra gli alberi della foresta. Non era ammissibile che non volessi più uccidere per lui. Ora stava portandomi alla pazzia, negandomi la possibilità di nutrirmi, facendomi soffrire tra le nebbie della foresta, dove l'aria si agitava come fantasmi inquieti. La mattina del quarto giorno, stremata, fui liberata. Non mi reggevo in piedi. "Vedi? Non puoi negare la tua natura..." Sollevai gli occhi e gli rivolsi un ultimo sguardo d'odio prima di cadere riversa sul pavimento, il respiro affannoso mi bruciava nel petto. "Cosa pensi di fare senza di me? Chi si prenderà cura di te?" Sospirò e mi girò intorno..."Pensi che là fuori saranno clementi con te?" Sentii dei nitriti provenire da fuori. "Ti prego, lasciami morire... uccidimi..." sussurrai stremata, aggrappandomi alle sue ginocchia e stringendo a malapena il suo pugnale, che scendeva dalla cintura. Con una spinta mi gettò indietro, per riafferrarmi subito e sollevarmi da terra, quasi fossi fatta di aria. "No, no... vivrai... tu sei mia, vivrai fino a quando mi piacerà." Mi accarezzò il viso e si soffermò sulla mia gola. Non avevo la forza neppure per piangere, tanto meglio. "Guarda cos'ho per te..." Sollevai a malapena la testa e vidi una figura immobile sul mio letto. Un cavaliere forse. E capii. Sapeva che l'istinto di sopravvivenza avrebbe avuto la meglio e mi sentii in trappola. Mi adagiò accanto alla figura immobile, doveva averlo narcotizzato. Un cavallo nitrì nuovamente. "Tornerò quando sarai di nuovo in te", sussurò malvagiamente al mio orecchio. Ed uscì. Era tutta un'illusione, quella stanza, il mio letto, le coppe da cui bevevo il mio vino e i morbidi velluti su cui dormivo. Fuori da quella porta c'era solo il bosco e la nebbia. I cristalli che descrivevano il perimetro delle mie stanze erano la mia prigione. Quel cavaliere dormiente si agitò vicino a me, sogni oscuri. Il mio istinto reclamava ciò che mi teneva in vita. La ragione invece inorridiva al pensiero di un'altra vittima. Mi chinai su di lui. Il suo respiro era lì, caldo e umido, mi prometteva nuove forze. Cedetti... ma non lo uccisi. Ne presi abbastanza da rimettermi in piedi. Avevo percepito la forza delle braccia di quell'uomo, i sogni di gloria, il pericolo dei campi di battaglia. Non ero un'assassina. Ero un pettine. La mia natura si insinuava in mezzo a quel groviglio di emozioni umane e si nutriva di quell'ancestrale retaggio istintivo. Come un pettine, strappavo qualcosa. Ma che bisogno c'era di strappare loro la vita? Frugai nelle tasche del cavaliere... ero quasi euforica dal piccolo pasto e mi sentivo come ubriaca. Improvvisamente un piccolo oggetto liscio e freddo mi incuriosì. Uno specchio! Non avevo mai posseduto uno specchio. Mi ero vista occasionalmente in qualche riflesso, ma il mio signore mi aveva vietato di possedere specchi. Mi osservai incuriosita. Grandi occhi grigi, occhi da lupo, profondi, resi voraci dall'appetito. Ero pallida e sul viso mi cadevano morbide ciocche castano rosso. Voltai lo specchio e decisi che non amavo gli specchi. Improvvisamente un'idea balenò nella mia mente. Non ci pensai due volte. Mi diressi là dove sapevo si trovava un cristallo, poichè più volte avevo tentato di forzarlo, senza ottenere altro che una scossa. Vi appoggiai lo specchio e fuggii. Un rumore assordante mi fece urlare. Il cavaliere si svegliò di colpo e ci trovammo sdraiati su delle foglie secche. Un cavallo grigio nitrì terrorizzato, poco lontano. Mi avvicinai e lo afferrai per le briglie, il cavaliere stava venendo verso di me, ma cadde sotto un'improvvisa pioggia di frecce. Stavano arrivando. Stava arrivando. Montai in sella e spronai il cavallo disperatamente. Pregai che le nebbie mi nascondessero. La mano corse nuovamente agli alamari del mantello. Mi domandai se dovessi apparire pallida, mi pizzicai una guancia. Quando saremmo giunti a Capomazda? Spronai il cavallo e proseguii un po' al trotto, lo sentii rilassarsi. Io e Pandemonio eravamo legati dal momento in cui aveva perso il suo cavaliere. I cavalli non si ingannano con la magia, sapeva che la mia prigione non era altro che un'illusione e aveva nitrito tutta notte nella speranza di svegliare il suo cavaliere. Ma da allora si era preso cura di me, scegliendo con attenzione sentieri sicuri e correndo veloce come il vento. Mi avvicinai alla carrozza, bussai sul tetto e scostai una cortina: "Monsignore, dovremmo accelerare, non sono terre sicure per viaggiare di notte, dovremmo affrettarci, mancano poche ore al tramonto."
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. Ultima modifica di Melisendra : 29-03-2011 alle ore 17.17.30. |
29-03-2011, 20.51.39 | #84 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Così, Dafne, Waiko ed i suoi compagni, si diressero dall'altra parte delle mura, dove avrebbero trovato un'ingresso laterale.
Ma appena furono presso un vecchia capanna in muratuta abbandonata, uno dei compagni di Waiko afferrò Dafne e la spinse dentro. Subito, Waiko e l'altro suo amico li seguirono. Dafne fu spinta sulla paglia che si trovava in quel posto. "Non sai che una vedovella dovrebbe vivere in convento, o trovarsi un protettore?" Disse colui che l'aveva spinta sulla paglia. "Vedovella?" Ripetè l'altro. "Ma se ha detto che il marito è ancora vivo!" "Si, e magari ora starà correndo in suo aiuto!" E risero forte. "Avanti, fate presto!" Li riprese Waiko. "Potrebbero sentirci!" "Sta tranquillo, Waiko! Qui non viene mai nessuno! Abbiamo tutto il tempo per spassarcela! Avanti, tenetela ferma che comincio io!" "Non temere, non potrà certo sfuggirci!" Rispose l'altro che l'aveva immobilizzata a dovere. "Non preoccuparti, piccola... vedrai che ti divertirai..."
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29-03-2011, 20.57.13 | #85 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, all'interno del palazzo, Finiwell e Cavaliere25 stavano bevendo alla locanda della caserma.
"Mi raccomando, amici miei..." disse Finiwell "... che non avanzi neanche una goccia di vino, o sarà di cattivo auspicio per il nostro Cavaliere25!" Tutti brindarono in allegria. "Tranquillo, ragazzo mio!" Rivolgendosi poi all'aspirante Cavaliere. "Hai un degno maestro e non puoi fallire!" E rise di gusto.
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29-03-2011, 21.26.34 | #86 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole era prossimo ad adagiarsi sull’orizzonte sterminato ed il carro avanzava nella lussureggiante campagna.
“Mio nonno stupito? Impossibile, milady…” disse il cavaliere a Morrigan “… non l’ho mai visto stupirsi per nulla… forse perché conosceva bene i suoi simili…” Sorrise e cominciò a suonare la sua ocarina. “Si …” rispose Ravus alle parole di Melisendra “… avanti, più veloce!” Spronando poi il guidatore. Poco dopo avvistarono le alte mura di Capomazada, che imponenti dominavano su quel paesaggio. E nel purpureo alone del tramonto, quasi accompagnata dalla malinconica musica dell’ocarina di quel cavaliere, la carrozza fece finalmente il suo ingresso a Capomazda.
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29-03-2011, 21.37.28 | #87 |
Cittadino di Camelot
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vedendo il cavaliere ridere mi misi a ridere anche io mi sentivo bene e forse pensai avevo trovato un posto dove mi potevano insegnare tanto e darmi tanto affetto
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fabrizio |
29-03-2011, 21.47.11 | #88 |
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Intanto, nel palazzo ducale, Talia, scossa da mille e più sensazioni, timori e malinconici pensieri, passeggiava nei lunghi corridoi di quella dimora.
Giunse così nel solenne corridoio detto Dei Ritratti, dove figuravano i dipinti degli Arciduchi e delle loro consorti. La giovane principessa di Sygma camminava nell’austero silenzio di quel luogo, un silenzio rotto soltanto dal rumore dei suoi passi. E mentre camminava, in balia delle sue ansie, cominciò a fissare i vari ritratti, fino a fermarsi davanti ad uno in particolare. “E’ sua signoria lord Erois de Taddei…” disse una voce alle sue spalle “… e quella accanto a lui è lady Antedia, sua moglie…” aggiunse Izar il filosofo. Si avvicinò a Talia e continuò: “Si amarono di un amore grandissimo, quasi irreale… e quando lui morì, lei impazzì dal dolore, per poi gettarsi da una delle torri del palazzo… l’Arciduca morì durante una battuta di caccia… avvistò un meraviglioso falco… dall’euforia distanziò i suoi falconieri e svanì nella brughiera… fu ritrovato il giorno dopo… si disse che fu ucciso da una grande emozione che gli fece scoppiare il cuore… lord Erois era noto per il suo coraggio… ma quel giorno, sul suo volto, era impressa l’immagine di una primordiale e visionaria paura…” In quel momento un servitore richiamò Izar, che, congedandosi dalla sua signora, lo seguì. Il ritratto di lady Antedia sembrava quasi guardare Talia. Seguirla in ogni suo movimento. Quasi come se percepisse le sue sensazioni e comprendesse i suoi stati d’animo. Talia tornò poi a fissare il ritratto di lord Erois, quando, alle spalle del duca, nel paesaggio dipinto, notò qualcosa. Una strana figura dipinta nella brughiera. Avvolta da un lungo mantello rosso, in sella ad un cavallo nero come la notte.
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29-03-2011, 21.57.29 | #89 |
Cittadino di Camelot
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Le mura imponenti di Capomazda riflettevano gli ultimi raggi, facendoci giungere finalmente a destinazione. Le porte si aprirono e ci affrettammo ad attraversare la città bassa.
Niente a che vedere con Camelot. L'atmosfera generale sembrava di attesa, con un sottofondo di speranza. Gli abitanti ci scrutarono, facendoci largo. Ci dirigemmo verso la cittadella e accedemmo a un cortile interno del palazzo di Sua Signoria il Duca. Smontai da cavallo e mi assicurai che Pandemonio fosse rifocillato, affidandolo alle cure di un giovane paggio. Qualcuno sarebbe venuto ad accoglierci? Cosa ne sarebbe stato di me sotto la supervisione di Ravus? Dovevo considerarmi un'ospite o una sorvegliata? Aprii bene gli occhi e mi strinsi nel mantello. Guardai verso Morrigan e poi verso Ravus, pensierosa. Scostai un po' i veli che mi scoprivano il volto, ma tenni il cappuccio calato sulla fronte. Il cavaliere misterioso carpì la mia attenzione... quindi gli domandai: "Chi siete voi, cavaliere?"
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29-03-2011, 22.24.34 | #90 |
Cittadino di Camelot
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All'improvviso fui gettata a terra, tra la paglia che sapeva di sterco; elaborai subito, vedendo le faccie di quelli che credevo essere degli "amici" (beh insomma, almeno delle brave persone), quali erano le loro intenzioni.
Non riuscivo a muovermi. Mi strattonavano. Io urlavo e loro mi schiaffeggiavano. Chiamavo qualcuno, ma chi?? oltre a mio marito e alle poche vicine di casa non è che conoscessi molta gente in quella città. Poi mi venne in mente un episodio: Ero sposata da poco e da ancora meno ero arrivata nella mia nuova casa. Friederich, il mio buon marito, era molto premuroso nei miei confronti e un giorno mi disse: "Cara, sai che a causa del mio lavoro potresti stare dei periodi sola. Qui ci saranno molte brave persone che ti aiuteranno ma potresti anche avere a che fare con qualche elemento poco simpatico. Mi faresti stare più tranquillo se imparassi a difenderti..." Ricordo che gli sorrisi e accettai di essere "istruita" da lui. Mi impegnai e lui fu pure severo ma qualche risata ci scappò. "Forza Dafne, ripensa a quello che ti ha detto Friederich" pensai cercando di recuperare un briciolo di calma "Metti il piede sopra il ginocchio, tieniti pronta con le mani e spingi" Lo feci spingendo con tutto la forza che mi restava. Non combinai niente, il maiale mi ricadde addosso schiacciandomi e togliendomi il fiato. Svenni!
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
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