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Vecchio 16-10-2009, 10.47.14   #81
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
EVVAIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!
CAVALIERE!!!!!!!!!!
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Vecchio 16-10-2009, 19.35.21   #82
zaffiro
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zaffiro sarà presto famosozaffiro sarà presto famoso
Mi permetto di intercalare un commento in questa narrazione perchè ancora sento il desiderio di lodare la vostra fantasia,Guisgard,ed attraverso essa,il mirabile lavoro che la Musa sta ispirando alla vostra mente,perchè essa vi guidi ancora ma solo per porre ordine e fluidità nelle idee che sono già in vostro possesso.Sono certa che l'Ardea di cui narrate è parte di voi,dell'animo vostro,ma che ne stia venendo fuori solo una infinitesima parte dell'ardore,dei valori,dei sentimenti che,invece,vi albergano nel cuore e che sono la natura del vostro essere uomo,seppur stiate cercando di riversare con naturalezza ed audacia tutto su un personaggio generato dalla fantasia.Le fantasie innalzano l'uomo,è vero,sorprendono,regalano mondi immaginari,li aprono ai pensieri ed insieme ad essi accendono ogni nostro desiderio sopperendo alle mancanze della vita quotidiana che poche ore ci concede di giorno al culto dei sogni sì da agonizzare,sin la mattino, il buio,il silenzio e la quiete dello spirito conseguibili col calar della notte,pur di nutrirli con avidità.E le fantasie ci arricchiscono indicibilmente,ma ho sempre ritenuto,e riterrò e sosterrò fino al giorno in cui scorgerò la morte con i miei occhi,che la realtà superi di gran lunga la fantasia.La fantasia è il foglio immacolato che permette di narrare di eroi strepitosamente valorosi,nobili d'animo,coraggiosi e dotati di ricchezze e bellezze interiori ed esteriori,e di principesse e fate che donano in nome di amore il loro bene ai sudditi,al ricco e al povero del reame senza riserva alcuna,tutto descritto minuziosamente con abile ed intraprendente penna sotto la guida della Musa perchè trovino memorie perenni nei romanzi piccoli e grandi che l'intelletto dei maestri detta alla Musa stessa perchè questa ne conferisca ad essi forme raffinate.Eppure vi dico che ci sono eroi reali a questo mondo che sono più valorosi,più coraggiosi,più dotati di molteplici bellezze in ogni parte di questa terra reale,e come si narra di Santi che compiono piccoli e grandi miracoli e ne sono venerati,ogni giorno ci sono Santi in cammino per le vie delle città a compiere prodigi più grandi di quelli narrati dalla Santa Chiesa.Attraverso questi uomini e donne reali,più divini di quanto la più affinata fantasia possa divinizzare,più nobili di quanto essa possa nobilizzare con corretta narrazione,più eroi dei valorosi eroi dell'epica di tutti i tempi,c'è una realtà che ai miei occhi è celata,ad appannaggio solo dei puri di cuore,che io non sono capace di scorgere in questo mondo e ne soffro la perdita perchè la mia vita è impoverita a causa della mia cecità di cuore.
Lodo voi,signore,attraverso le fantasie che vi attraversano l'animo,come una infinitesima parte di voi stesso,perchè mi sento scossa dai sentimenti che la lettura mi apre ai pensieri,e tanto vi lodo perchè proseguiate a narrare sempre e solo le bellezze della vita,quanto chiedo,con umiltà,a Dio,che mi apra gli occhi,il cuore e la mente perchè io possa guardare,vedere e sentire questi eroi moderni in carne ed ossa incamminati per le vie del mondo,perchè tutto quanto la mia miseria,il mio malcontento,e le mie sofferenze hanno saputo farmi scorgere è solo miseria,malcontento e sofferenze riversate sugli altri da una distorsione della realtà della quale sono artefice io stessa.
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Vecchio 17-10-2009, 02.29.07   #83
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Lady Zaffiro, come sempre accade, mi perdo dolcemente nelle vostre parole e nei vostri pensieri.
Le considerazioni che fate sono affascinanti e leggervi è sempre un piacere.
In primis vi ringrazio per ciò che dite di me.
Io credo che quando scriviamo qualcosa, inevitabilmente finiamo per proiettare un pò di noi stessi in queste opere.
Forse perchè alla fine si scrive solo di ciò che conosciamo ed amiamo veramente.
Io la penso esattamente come voi: c'è più meraviglia, magia e splendore nella vita reale che in qualsiasi romanzo o film.
Ed è per questo che ho scelto di raccontare a voi tutti la storia di Ardea.
Ho scelto questa storia perchè in essa vi sono descritti tutti i momenti e tutte le stagioni della vita di un uomo.
Quando la musa mi chiese di cosa avrei voluto scrivere, io non ebbi dubbi:
"Voglio scrivere di come la vita può essere degna di un romanzo!"
Una vita che assuma i tratti dell'Iliade, delle Argonuautiche o del Cavaliere della Carretta.
Perchè anche gli uomini reali possano vivere come un Ulisse, un Perseo o un Erec.
Poichè, nulla è più magico del nascere e del morire. E nel mezzo, vivere come un vero uomo.
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Vecchio 17-10-2009, 10.47.12   #84
zaffiro
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zaffiro sarà presto famosozaffiro sarà presto famoso
Non ringraziatemi,Guisgard,è doveroso che lo faccia io con voi.Molte cose rendono misero l'essere umano,tra queste la lettura fatta passivamente,leggere ogni singola parola,sia esso un romanzo,una lettera,un articolo,e realizzare di essere giunti al punto finale senza essere entrati tra le righe,senza essersi un po' emozionati per il sentirsi coinvolti,e non perchè l'autore non sia bravo,l'amico non ci abbia scritto bei pensieri,il giornalista non abbia saputo comunicare il messaggio all'interlocutore,ma perchè la mente è rigida,assente,o distratta,è una constatazione infelice.Emozionarsi è cosa assai difficile,sentirsi toccati da un personaggio come quello di Ardea smuove i sentimenti irrigiditi da questo freddo che talvolta cala sul cuore,e questo arricchisce il nostro essere.I personaggi di cui dite,epici o mitici o romanzeschi,sono radicati nell'uomo seppur questo ne ignori le gesta e l'esistenza,se sia il filo dei sogni o dell'amore o dei sentimenti ad ancorare il reale al surreale,non mi è dato saperlo,ma un filo lega cuori,pensieri ed azioni col magnetismo della calamita col ferro,e questo filo lega esseri affini,e se l'uomo ha occhi per realizzarlo,la vita assume sfumature inimmaginabili che ben possono ampliare,fino all'infinito,i classificabili sette colori dell'iride.Che il romanzo di Ardea continui ad illuminarci,allora,perchè tutti noi impariamo a sentirci parte di una vita romanzesca.
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Vecchio 17-10-2009, 18.41.10   #85
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Grazie ancora, milady.
Spero vivamente che la storia di Ardea sia degna della sensibilità vostra e di tutti i lettori di Camelot.
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Vecchio 19-10-2009, 02.47.21   #86
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

XXIII

“Stolti! che osaro violare i sacri
Al Sole Iperion candidi buoi
Con empio dente, ed irritaro il nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.”
(Odissea, I, 11)


Nello scrivere quella lettera, come sempre accadeva, Ardea sentì il viso bagnarsi per le lacrime.
Il ricordo e la nostalgia per suo padre erano sempre vivi in lui e quando gli scriveva questa mancanza diventava quasi insostenibile.
Nella lettera Ardea raccontò ogni cosa, compreso lo stratagemma del cavaliere violaceo, fino alla felice conclusione che sancì la sua investitura a cavaliere.
La lettera poi si concludeva con il desiderio di ritornare a casa al più presto, appena il re gli avesse concesso il permesso.
Ma il re espresse, sentitamente, il desiderio che il nuovo cavaliere si trattenesse ancora ad Afragolignone.
Inizialmente il sovrano volle tenerlo con se almeno fino alle festività del Santo Natale.
Poi fino alla quaresima ed alla Santa Pasqua.
In estate si tennero poi feste tradizionali, che videro giungere a corte molti nobili cavalieri e leggiadre fanciulle e ad Ardea parve scortese partire dalla capitale proprio durante tali cortesi eventi.
Con l’arrivo dell’Autunno poi iniziarono i preparativi per il nuovo torneo di Capo degli Orafi e tutti chiesero ad Ardea, in veste di campione uscente, di difendere il suo titolo.
E così avvenne ed Ardea di nuovo uscì vincitore da quella tradizionale giostra.
Insomma, in un modo o nell’altro, tra feste religiose e tradizionali, tra giostre ed eventi, il momento della partenza slittava costantemente.
La corte era un luogo in cui il corpo e lo spirito si cullano di quel candore che pare rendere la vita un costante sogno, trovando diletto tra la bellezza delle donne e la nobiltà degli uomini.
Gare, giochi e deliziosi incontri non mancavano per inebriare i cuori e far dimenticare preoccupazioni e pensieri.
Ed Ardea, nella sua nuova veste di cavaliere, si trovava a meraviglia in quell’incantato contesto e la sua forzata, diciamo così, permanenza a corte trascorse in modo assai gradevole.
In breve il suo desiderio di ritornare a casa iniziò ad ammansirsi e il rinvio all’indomani divenne una costante del suo modo di pensare.
Quell’effimero domani, che avrebbe segnato la sua partenza dalla corte, divenne sempre più incerto e lontano nel tempo.
Così passarono diversi domani.
E quei domani divennero settimane, poi mesi e poi anni. Tre lunghi anni.
Anni in cui anche le lettere scritte a suo padre, come la voglia di far ritorno a casa, iniziarono a mancare.
Le piacevoli distrazioni della corte, le gare con gli altri cavalieri e la compagnia di deliziose dame, occuparono sempre più i pensieri ed il cuore del nostro cavaliere.
Così quella nostalgia per suo padre e la malinconia per i luoghi dove era cresciuto, iniziarono a dissiparsi come la nebbia ai primi raggi del Sole mattutino.
Così i raggi splendidi e fastosi della corte fecero svanire in breve la voglia ed il desiderio di far ritorno nella sua casa.
E con essi anche il bisogno di scrivere a suo padre.


(Continua...)
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Vecchio 19-10-2009, 21.11.59   #87
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
Il detto "lontano dagli occhi...lontano dal cuore" può essere fatto suo anche ad Ardea.....Ma si ravvederà il nostro buon amico...almeno una missiva al padre....che dite Guisgard? Cosa suggerisce la vostra musa?
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Vecchio 20-10-2009, 02.52.05   #88
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Milady, anche i legami più forti, qualche volta, possono soffrire lontananza e subire distrazioni. E solo se sono veri e profondi possono resistere a tutto ciò.
Vedremo quanto è genuino l'amore che Ardea ha per suo padre.
La musa, qui accanto a me, sorride maliziosa e non sembra intenzionata a rivelarci nulla sui prossimi eventi che vedranno protagonista il nostro cavaliere.
Io, in attesa, inizio a preparare la penna...
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Vecchio 21-10-2009, 03.22.22   #89
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
ARDEA DE' TADDEI

XXIV

“Laggiù vedrai gli altri mortali che
offesero empi un dio o un ospite
o i propri genitori, patire ciascuno
castigo adeguato a giustizia. Ade è
giudice grande degli uomini sottoterra,
e tutto sorveglia nelle tavolette della
sua mente.”
(Orestea, III)


La nobiltà del cuore è propria dello spirito e l’uomo che ne fa sfoggio brandisce i più alti ideali e valori come arma.
Non sempre il sangue è portatore di virtù, come invece avviene da un animo nobile.
Il leone può generare una pecora e il gufo una serpe, ma un cucciolo allattato dal sangue della lupa presto leverà alto il suo ululato.
Ma il cucciolo d’uomo, tornato nel mondo incantato e dorato, sembra aver smarrito la via verso casa, ma ignora che tra i suoni e i canti della vita gioiosa vi è sempre una zona oscura, dove si annida la tentazione.
Le lodi dei suoi pari e gli sguardi ammalianti delle donne riempivano il suo cuore di effimera gioia e pagano orgoglio, mentre un velo come sonno calava sul suo animo.
Tra le risa e le musiche della corte, nessuno sembrava prestare attenzione al sibilo del vento, che come un lamento lontano pareva annunciare una furiosa burrasca.
Ma l’uomo maledice la sua follia solo quando ha perso tutto e nulla è più doloroso del rimpiangere la gioia mentre si vive nella tristezza.
Quel caldo mattino d’Agosto in tutta Afragolignone si udivano ovunque le campane delle chiese suonare a festa, mentre le strade erano invase dal giubilo della gente.
Anche a corte la gioia regnava sovrana e tutti i suoi nobili ospiti s’apprestavano a vivere quell’inebriante evento.
Era infatti il giorno dell’Assunta e dopo la celebrazione della messa, gare d’armi, di versi e di musiche avrebbero scandito quella solenne festività.
In uno dei lussureggianti giardini del palazzo reale, fra l’attenzione delle dame e l’abilità dei cavalieri, si stava tenendo una gara di tiro con l’arco.
“Fermati e poniti sul capo quella mela!” Gridò ser Francesco detto il codino al suo irriverente scudiero.
“Le mie gote son rosse e tonde” rispose questi “ma badate di non confonderle con la mela!”
“Zitto e resta fermo, sciagurato!” Gridò il cavaliere.
Poi tese l’arco e scoccò la freccia.
Questa avrebbe senza dubbio portato via un occhio a quello scudiero, se questi, lesto, non avesse schivato il dardo.
“Alla mela dovevate mirare, milord!” Gridò il loquace scudiero. “Non alla mia testa!”
“I musici mi confondono.” Rispose imbarazzato ser Francesco.
“Mettete via l’arco, amico mio” intervenne Ardea “che gli scudieri non crescono sugli alberi come le mele.”
“Sapreste far di meglio, voi?” Chiese indispettito ser Francesco.
“Scommetto che spaccherò quella mela prima di voi.”
“Allora scommettete davvero, messere!” Disse una delle dame presenti.
“Quello che volete, lady Veronica!” Rispose Ardea.
“Non saprei…”
“Allora un bacio.” Disse con fare guascone Ardea.
“E sia..” Rispose arrossendo la damigella.
“Rimettiti in testa la mela, scudiero!” Ordinò deciso Ardea.
Poi tese l’arco e scoccò sicuro la freccia, colpendo e spaccando in due la mela.
Tutti applaudirono.
“Ora” gridò allegro Biago “riscuoti il tuo credito, cavaliere!”
La damigella arrossì abbassando lo sguardo ed Ardea si chinò a cogliere il frutto della sua impresa.
E tutti lodarono l’audacia del cavaliere, non solo bravo a tirare con l’arco.
Ma in quel momento un paggio recò un biglietto ad Ardea.
Appartatosi, il giovane lesse il biglietto ed il suo triste contenuto:

“Cavaliere, il vostro pietoso padre, il duca Taddeo d’Altavilla,
forse a causa di una vecchia ferita o forse per la lunga solitudine,
è caduto gravemente malato e disperiamo che possa vivere ancora
a lungo. Egli ha espresso il desiderio, prima di ritornare alla casa del
suo Signore e nostro Dio, di rivedervi un’ultima volta.”


Il doloroso biglietto recava la firma del medico personale del duca.
In un attimo il cuore del giovane fu preda del più profondo e lacerante dolore mai provato.
E insopportabile, come questo immenso dolore, fu il senso di colpa che in breve attanagliò il suo animo.
Le lacrime rigarono il suo bel viso ed il cuore si schiantava sotto il rimorso, mentre stringeva fra le mani quel funesto biglietto.
E in quel dolore malediceva se stesso.



(Continua...)
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Vecchio 21-10-2009, 14.56.11   #90
llamrei
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llamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamballamrei è veramente ingamba
...................Vai Ardea! Prima che sia troppo tardi!
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