27-10-2011, 02.52.38 | #911 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Monsieur ed Elisabeth giunsero così ad Ostyen.
Ostyen. Meravigliosa, immensa, con le sue, un tempo, fiorenti chiese romaniche e gotiche. Le alte torri appartenute alla fiera aristocrazia del principato, tanto alte e maestose da voler quasi toccare il Cielo e finite oggi ad assumere l’ingrato ruolo di aridi pilastri che sostengono un firmamento nel quale i Ginestrini avevano spento ogni riflesso di divinità e luce. C’era gente ovunque. Di ogni età e razza. Assieme ai francesi vi erano ispanici, italiani, bretoni, slavi e persino qualche greco. Tutti attratti dai venti di libertà che il partito dei Ginestrini aveva fatto soffiare sull’immagine della neonata repubblica. Mancavano però arabi ed ebrei. Loro non potevano piegarsi ai comandamenti della Ragione. Loro non avrebbero potuto rinnegare il loro Dio e i Suoi Profeti. Ad ogni angolo di strada vi era un comizio, o comunque qualcuno che tentava di scaldare gli animi ed aizzare l’odio popolare contro i nobili esiliati e i chierici ancora in quelle terre, nascosti chissà dove. Questi novelli Demostene che urlavano alla folla erano perlopiù studenti, imbevuti di tutte quelle idee che avevano fatto rivoltare i Ginestrini contro il potere dell’Antico Regime. “E sia, me ne ricorderò…” disse Monsieur ad Elisabeth, non senza una punta di sarcasmo “… quando la vostra compagnia diventerà pericolosa per la mia incolumità, allora vi avvertirò, per poi abbandonarvi sotto qualche ponte, madame.” La fissò accennando un ironico sorriso. “Nel frattempo abbiate la compiacenza di calarvi nel ruolo che occorre alla nostra tranquillità… ditemi… moglie o sorella?”
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27-10-2011, 03.05.22 | #912 |
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“Una prigioniera?” Ripeté stupito Hagus, senza distogliere mai lo sguardo da Cavaliere25.
“Santa Vergine!” Segnandosi la monaca. “Voi siete a conoscenza di un rapimento” disse Hagus “e non fate nulla? Avete avvertito le autorità? Chi è la donna tenuta prigioniera? E dove si trova? Rispondete!” Con tono aspro e severo Hagus. Nella chiesa cominciò a diffondersi un odore di incenso e i raggi del Sole penetravano, squarciando le nuvole addensate in cielo, attraverso le vetrate delle navate. E in quel mistico e austero scenario, gli sguardi delle statue dei Santi sembravano preannunciare un solenne ed assoluto giudizio su quelle terre.
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27-10-2011, 03.26.59 | #913 |
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Lady Kate sorrise teneramente ad Altea.
“Baronessa…” disse “… vi parlerò come una madre… conosco lord Carrinton da tempo… egli è uomo di nobilissimi natali e purissimi valori… uomini come lui non adoperano mai con leggerezza la parola amore… io sono portata a credere che egli in vita sua solo due volte abbia pronunciato le parole ti amo...” accarezzò il bel volto di Altea “… a sua moglie ed ora a voi… ma lei non c’è più, imprigionata in un doloroso passato fatto di fantasmi e rimpianti… un passato che voi avete sconfitto, baronessa, liberando così lord Carrinton dal suo dolore… ed è per questo che egli vi ha scelto come moglie… le anime si riconoscono, mia signora…” prese allora la mano di Altea fra le sue “… però dobbiamo comunque farli un po’ penare questi uomini, non trovate? Il bel nobile vi vuole già da subito nel suo palazzo? Eh, ma lui dovrebbe sapere che per cogliere un fiore occorre attendere il momento opportuno… sono d’accordo con voi, baronessa… resterete qui, in questa casa, fino al giorno del sospirato matrimonio. Sono certa che questo renderà ancora più impaziente il bel Carrinton. Quanto alla vecchia Angry… si, conosco un po’ quella donna… era molto legata alla moglie di lord Carrinton, ma non credo costituirà un problema… ho diverse dame di compagnia che godono della mia fiducia… ne sceglieremo una che vi seguirà nella vostra nuova dimora.” “Cosa sono tutti questi segreti?” Avvicinandosi lady Beth ad Altea e Kate. “Invece di impicciarti di queste cose, dovresti darti da fare anche tu, cara sorella!” Fissandola Kate. “Bisogna far venire qui madame Fyannel, per cucire il bel abito da sposa che si sia mai visto a Camelot!” Lady Beth annuì. “Fidatevi di noi, baronessa.” Disse Kate ad Altea. “Madame Fyannel è stata la nostra Maestra di cucito e non vi è sarta migliore a Camelot. Vedrete che realizzerà per voi un abito degno delle nozze di una regina!” Fissando il bellissimo e sorridente volto di Altea.
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27-10-2011, 03.35.36 | #914 |
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Daniel era ancora rinchiuso in quell’umida ed impenetrabile cella.
La schiena sembrava andargli a fuoco, a causa delle frustate che gli erano state inflitte e la testa gli girava a tal punto da renderlo quasi intontito. Ad un tratto lo scudiero udì dei passi, per poi vedere la porta della cella aprirsi. “Eccoti qui, gaglioffo!” Entrando un soldato. “Forse in Cielo vi è qualcuno che protegge anche i balordi come te!” E rise forte. “Oggi è il tuo giorno fortunato… lord Carrinton si sposerà presto e per celebrare il lieto evento ha ordinato la liberazione di tutti i prigionieri. Avanti…” liberandolo dalle catene “… vattene via di qua e non farti rivedere mai più.” Poco dopo, Daniel fu fatto uscire dal palazzo dei Carrinton. Era di nuovo libero.
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27-10-2011, 09.31.36 | #915 |
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Le parole di Lady Kate mi rassicurarono, ma non completamente. In verità le mie paure era turbate dalla presenza del ricordo della bella Lady Semanide, temevo di non esserne all'altezza, che Lord Carrinton non l'avesse ancora dimenticata, ma ancor più temevo Angry.
Sorrisi alle due nobili sorelle "Vi sono grata per tutto questo, per essermi vicina in questo momento. Se permettete mi ritiro nelle mie stanze." Mi stesi sul letto, non riuscivo ad addormentarmi per le emozioni del giorno, poi mi persi nei pensieri e mi destai nei sogni. Improvvisamente sentii un bisbiglio, delle voci, un lontano canto e una voce soave che sembrava sussurrarmi all'orecchio, mi svegli improvvisamente con il cuore che batteva forte. Scrutai la camera vuota, solo rischiarata dal candore della luna. Un sogno? Realtà? Suggestione?
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
27-10-2011, 09.59.12 | #916 |
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io sono un aiutante di Lord Missan la donna si chiama Giselle pultroppo io non posso fare nulla è per questo che sono qui devo scoprire di piu su quel biglietto che c'era nella bibbia sto cercando di aiutare la donna di nascosto la donna si trova nelle prigioni del castello continuai a dire mentre guardavo la chiesa e assaporavo quel profumo
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fabrizio |
27-10-2011, 10.37.14 | #917 |
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L'uomo in nero si era presentato all'appuntamento come un condannato si presenta al patibolo. Alla ricerca spasmodica di una via di fuga inesistente.
L'odore della sua ansia frustrata aveva saturato l'aria circostante, e mi aveva riempito le narici. Probabilmente deve essere un uomo bene in vista, altrimenti non avrebbe avuto così paura di compromettere la propria posizione. Ad ogni modo ci ha lasciato un nuovo nome su cui lavorare... Sir Hagus. Un cavaliere, evidentemente. E il Presbitero Tommaso. Nobiltà e clero, non v'erano dubbi in merito. Siano dannati per l'eternità... Non sono riuscito a pensare a un miglior modo per trovare informazioni che fingermi un devoto servo di Santa Madre Chiesa. Non ricordo l'ultima volta che sono andato a messa, ma da quando il mio signore Missan mi ha affidato l'arduo compito di scovare questo chierico, so che mi sto recando nelle case di Dio di tutta Camelot tre volte al dì. I giardini di ogni chiostro, i silenzi di ogni confessionale, il lento incedere di ogni processione. Nulla sarebbe sfuggito alla mia "devozione". Prima o poi dovranno far capolino, nell'orgia di sussurri e di bisbigli che anima quelle aule sante, le parole "presbitero"... e "tommaso"...
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------------------------------ Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù, la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli, le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ Ultima modifica di Lancelot : 27-10-2011 alle ore 12.34.54. |
27-10-2011, 13.46.23 | #918 | |
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Quando varcammo le porte di Ostyen e ci addentrammo per il dedalo di strade e stradine una strana sensazione mi pervase... avevamo viaggiato in lungo e in largo per Magnus ma nessuna delle città che avevamo visto era neanche lontanamente simile alla capitale: si respirava, lì, un’aria del tutto diversa... sembrava, tranne che per qualche particolare dissonante, che il tempo si fosse addirittura fermato in quella città... si sarebbe detto che non ci fosse povertà ad Ostyen, né scontento... o, piuttosto, ebbi l’impressione che quel genere di cose non fosse considerato ammissibile!
Il carrozzone procedeva lento e traballante tra la folla che invadeva la via ed io mi persi osservando la mia ombra fluttuare su quel mare di volti... Tafferuille era lì, vicino a me, con quella sua solita aria noncurante, quasi che niente di ciò che lo circondava lo interessasse davvero, quasi non fosse la sua vita quella... Poi all’improvviso, sorto da chissà quale angolo della mia memoria, un lontano ricordo mi passò davanti agli occhi... La stanza era piccola e spoglia. Ad eccezione del vecchio crocifisso di legno, assolutamente niente adornava le pareti e il letto, nel quale io ero adagiata, era l’unico mobile presente. Mio unico svago, in quel luogo, era la stretta ed alta finestra che si apriva proprio sulla parete di fronte... avevo passato giornate intere guardando il cielo fuori da quel vetro, durante la mia malattia, avevo osservato a lungo le nuvole e giocato a riconoscere in esse forme di ogni sorta. Ed era proprio quel gioco che stavo facendo quando, anche quel giorno, come ogni giorno, Suor Amélie entrò nella stanza e si richiuse la pesante porta di legno alle spalle. “Come ti senti, oggi?” chiese, accostandosi rapidamente al letto. “Meglio!” risposi. Lei mi toccò la fronte con aria critica, mi passò la mano sulle guance e si chinò per esaminare da vicino i miei occhi. “Si...” confermò dopo un istante “Stai davvero meglio, grazie al Cielo!” La giovane suora, quindi, si sedette sul bordo del mio letto e aprì il libro che aveva portato... quel libro dal quale ogni giorno, fin da quando mi ero ammalata, quasi un mese prima, veniva a leggermi un capitolo. Passammo così quasi un’ora...amavo quei momenti che suor Amélie dedicava soltanto a me, quei momenti che sottraeva i suoi doveri per fare compagnia ad una ragazzina ammalata e costretta a letto, quei momenti che spendevamo leggendo e parlando di ogni cosa. “Oh...” disse ad un tratto, interrompendosi “Ieri è tornato quel tuo amico a chiedere di te!” “Philip?” chiesi, sentendomi all’improvviso estremamente allegra. Lei mi osservò per un istante ancora, poi sorrise ed annuì... Stavo per chiederle di più, ma la giovane suora estrasse da una tasca della sua nera veste un foglietto un po’ stropicciato e piegato in quattro parti... me lo porse senza una parola, io lo aprii e iniziai a leggere. Era una lettera... una lettera che parlava di pomeriggi trascorsi al sole e di corse per raggiungere la scogliera, una lettere piena di colori, di suoni e di profumi, una lettera piena di sensazioni e di sorrisi. E terminava con queste parole: ‘So che vorresti essere stata con noi in ciascuna di queste avventure, e anche io lo avrei voluto. Ma la suora con cui ho parlato, Amélie, dice che stai migliorando e io so che presto potrai tornare da noi. Forse ti annoi lì in quel cupo e triste convento tutta da sola e senza mai poterti alzare dal letto... ma sappi una cosa: quando ti senti più sola e triste non avrai che da guardare il cielo e pensare che anche io lo sto guardando. Se riconosci un albero tra le forme delle nuvole, sappi che anche io lo sto vedendo. Se vedi un coniglio, una nave, una casa, sappi che anche io li sto guardando. A presto, dunque. Philip’ Scorsi quelle parole per più e più volte... poi, con il cuore in gola, sollevai lo sguardo su suor Amélie, che era rimasta immobile ad osservarmi. “E’ un bravo ragazzo, dopotutto...” disse lei, rompendo il silenzio “Un po’ testardo, forse... voleva a tutti i costi venire a vedere come stavi ed ho faticato a convincerlo che non era assolutamente possibile per lui entrare qui!” Sorrisi debolmente a quelle parole, immaginando la scena. “Non si rassegnava all’idea di non poter constatare con i suoi occhi che stai guarendo...” proseguì, scuotendo il capo “Ma gli ho detto che, se migliorerai ancora, forse la prossima domenica ti sarà concesso di alzarti dal letto per venire alla Messa e che, quindi, avrebbe magari potuto vederti in chiesa.” Sollevai un sopracciglio e le lanciai un’occhiata tra lo scettico e il divertito... “Philip?” domandai “Philip De Jeon? E’ assurdo... non viene mai alla Messa e non ci verrà neanche questa volta. Non di sua volontà, soeur Amélie. Mai!” Lei mi lanciò un’occhiata altrettanto scettica e altrettanto divertita... “Chissà, Talia! Chissà!” Philip quella domenica venne alla Messa. Lo vidi in fondo, in una delle ultima file, mi salutò con la mano e sparì prima del termine della funzione. Io cominciai a sentirmi meglio di giorno in giorno, ma passò più di un mese prima che potessi di nuovo essere in grado di sgattaiolare fuori dal convento per correre alla vecchia capanna di pesca dove c’erano gli altri, dove c’era Philip. Quella fu la prima volta che vidi il mio amico Philip De Jeon entrare in una chiesa durante una funzione e senza che fosse sua madre a costringerlo... e da quello che si diceva in giro, probabilmente era stata anche l’ultima. Quel ricordo mi attraversò gli occhi, il cuore e l’anima... Sollevai lo sguardo al cielo e guardai le nuvole... era tanto, troppo tempo che non lo facevo più. Era tanto tempo che avevo giurato che non lo avrei fatto mai più. E ora, mio malgrado, ero venuta meno a quel giuramento, proprio quel giorno nel quale, per la prima volta dopo tanti anni, io e Philip eravamo di nuovo sotto lo stesso cielo... Quel pensiero mi fece male. Citazione:
Sorrisi, mio malgrado... “Va bene!” annuii, sforzandomi di apparire altrettanto allegra.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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27-10-2011, 18.02.58 | #919 |
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Il garzone tornò alla porta come gli era stato ordinato e l'uomo che se ne stava di guardia fece cenno a Rodolfo di entrare nell'atrio,invitandolo a seguire il ragazzo.
Questi lo condusse verso i gradini che conducevano all'ingresso del palazzo, davanti al quale si stagliava la figura di un uomo dalle vesti sgargianti e dallo sguardo imperscrutabile. Gli si presentò con il nome di Raos e gli spiegò che era il servitore dell'ambasciatore. Proprio mentre questi lo stava informando che il suo padrone era fuori e non sapeva quando avrebbe fatto ritorno, la loro attenzione fu destata da uno strepitar di zoccoli e di ruote sul selciato dell'atrio. L'uomo interruppe il suo verbare e scese di fretta i gradini,seguito da altri servi,che uscirono di gran carriera dal palazzo, indirizzandosi verso la carrozza. Rodolfo,incuriosito, si voltò e,lentamente, seguì il corteo,mantenendo una certa distanza. Una volta che la carrozza si fu fermata, una mano spostò la tendina ed un volto d'uomo si affacciò a fissare l'esterno. Raos,riverito quell'uomo con un profondo inchino, imitato dagli altri servi che si erano ordinati ai suoi fianchi, aprì lo sportello e,calata la pedana, lo aiutò a scendere per poi indicargli Rodolfo. Interrogato, il cavaliere lo salutò, portando sul petto il pugno destro, e rispose: " Il mio nome è Flavio, Flavio Petrucci, e vengo da Roma. Sono un fervente sostenitore della causa republiccana nell'Urbe. La vostra fama vi precede ovunque messere. In Italia e in qualsiasi altra parte dell'Europa che ho avuto modo di attraversare e visitare,giungendo fin qui,ho sentito molte persone tessere le vostre lodi. Il desiderio che mi ha spinto a cercarvi fino a questo palazzo,dove,da fidati amici di oltre Manica,mi è stato riferito vi trovavate, è quello di conoscere di persona l'uomo,il pensatore, il rivoluzionario che oggi può realizzare quanto nei secoli addietro Arnaldo da Brescia e Cola di Rienzo tentarono nella città eterna,sempre memore dell'eroico gesto di Bruto e Cassio, senza però essere stati premiati dalla sorte. Chiedo quindi umilmente a Vossignoria di concedermi udienza."
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Rodolfo Iulo " Concordia parvae crescunt, discordia maximae dilabuntur " Ultima modifica di Rodolfo : 27-10-2011 alle ore 18.13.14. |
27-10-2011, 18.10.58 | #920 |
Cittadino di Camelot
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Alla fin fine lo avreì sospettato che ci fosse sotto un escamotagè....notaì in volto lo zingaro che era appena stato ripreso da quel Nobile Signore, lo ringraziaì del suo intervento e gli chiesi se potevo essergli utile in qualche cosa. Oggi giorno è difficile trovare persone che prendano le tue difese e ti rischiarino gli occhi dagli imbrogli e dal marcio che ci circonda.
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