21-11-2012, 11.16.43 | #961 |
Disattivato
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Aprii gli occhi, lentamente.
Ebbi pian piano coscienza del mio corpo, e capii di essermi svegliata, e ringraziai immensamente per la fine di quegli incubi. "Spero che l'inferno sia migliore di questo tormento, o dovrò iniziare ad essere un angioletto..." Sussurrai a me stessa, felice di essere viva. Iniziai così a guardarmi attorno, osservai il posto in cui mi trovavo, e mi resi conto di non avere idea di dove fosse. Qualcuno entrò, ma non riuscii a vederlo in viso. Poi si avvicinò. Il mio cuore si fermò per un momento. John.. Sei vivo.. Sei vivo... Sei vivo... In quel momento, non mi importava altro. Mi sentii sussultare e tremare a ogni suo passo. Era lì, davanti a me, era lui. "John..." Sussurrai, con le lacrime agli occhi "... Amor mio.. Sei vivo..." Mi sentii irradiare da un senso di pace: l'avevo trovato, ero a casa. Tentai di alzarmi, di correre da lui, ma ero ancora troppo debole, e dovetti restare ferma ad osservarlo mentre si avvicinava. "Come sapevi che ero io?" Sorrisi "come sapevi che non ero morta davvero? " Non osai chiedere di Guerenaiz o del suo guardiamarina. Poi lo osservai attentamente, e, finalmente, la ragione ebbe il sopravvento. Corrucciai la fronte e indurii lo sguardo : "non sei in catene, hai ancora braccia e gambe, sembri in salute... Ti conviene avere una spiegazione convincente... " non staccai lo sguardo da quegli occhi, che amavo più di qualunque cosa al mondo. Era il momento della verità, quello che attendevo con ansia da anni, ma anche lo stesso che mi terrorizzava immensamente. "Me lo devi.... Ho attraversato l'oceano per sentirla.." Tentai di mantenere lo sguardo incrollabile, ma sentii una lacrima ribelle scendermi sul viso. |
21-11-2012, 14.59.07 | #962 |
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Musan se ne andò così.. pensando al perche' gli uomini dovevano considerarci solo per sciocche e stupide romantiche, non stavo dalla parte di nessuno ma non capivo la brutalità e l'astio di quell' uomo.
Appena entrata a casa mia madre mi abbracciò e provai un grande senso di colpa che svani al tono duro di mio padre.."Io..io sono stata a Nisides..sola.E l'ho fatto per farvi capire che voi non potete avere potere decisionale della mia vita, vorrei essere interpellata prima. Comunque.. " mostrando lo sfarzoso abito "ho fatto in modo di far visita al Governatore per non umiliarvi e mantenere la parola data da voi..padre." Il duca Fletcher sbatte violentemente una mano su un tavolino di legno prezioso, procurandosi una ferita alla mano..corsi verso lui preoccupata ma egli urlo' a mia madre di portarmi in stanza e rinchiudermi per due giorni. Sentii chiudere la porta..in fondo era stato clemente.. forse mio padre si sentiva in colpa. Purtroppo il mio animo era troppo turbolento e due giorni erano troppi. Aprii la finestra che dava sulla piccola loggia, ero diventata una ottima arrampicatrice. Non vi era nessuno attorno e lentamente scesi anche se l'abito non era confortevole ma non era nemmeno troppo alto. Correndo mi diressi verso la piccola zona di pescatori dove andai col maestro e cercai il suo amico..se ben ricordavo si chiamava Wesl, volevo saperne di più di questo Sparviero Nero e raccontargli ciò che mi disse il Cacciatore di Tesori..quel manoscritto che tenevo in mano mi trascinava senza volerlo in quel mondo da cui Musan e altri dicevano di allontanarsi.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 21-11-2012 alle ore 15.05.50. |
21-11-2012, 16.53.59 | #963 | |
Cittadino di Camelot
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Lo osservai in silenzio prendere in mano ciascuno di quegli oggetti e mostrarmeli, con quella sorta di freddo compiacimento sul volto... ascoltai le sue parole derisorie, accompagnate da quello sguardo beffardo e da un sorriso distante...
E tuttavia non dissi niente. Mi colpiva con quello sguardo, quella voce e quell’atteggiamento... mi feriva... ma rimasi in silenzio, immobile, impassibile dietro la mia gelida maschera di sdegno. Questo almeno finché mi fu possibile... e mi fu possibile finché quella sorta di ostentata arroganza che lo animava non lo spinse a dire qualche cosa che, forse, non avrebbe dovuto... Citazione:
“Oh, taci!” sbottai, con la voce bassa e tremante d’ira e di dolore “Taci... tu non hai il diritto di dire queste cose, non hai il diritto di parlarmi così. Hai perso quel diritto molto tempo fa, quando mi hai dimostrato che le parole e le promesse non sono niente per te, non sono che foglie in autunno portare via al primo soffio di vento. Mi hai dimostrato che avevo avuto torto ad averti creduto, mentre mio padre aveva sempre avuto ragione. Taci, dunque... perché io non voglio ascoltarti. Non voglio ascoltarti più!” Gli voltai le spalle e chiusi gli occhi, tentando di recuperare il controllo... ma tremavo... “Talia...” due leggeri colpi sulla porta “Posso entrare? Sei presentabile?” Non risposi. “Talia?” tornò a chiamare la voce di mio padre da fuori la porta. “Si!” dissi. La porta si aprì, dunque, e Philip fece il suo ingresso nella mia stanza con due servitrici al seguito... “Ma...” mormorò, fissandomi sorpreso “Ma... non sei ancora pronta? Sei in ritardo!” “Io non parto più!” dissi. L’uomo mi osservò per un istante, vagamente contrariato, poi con un secco gesto della mano congedò le due donne. “Che cosa hai detto?” domandò, una volta che fummo rimasto soli. “Io non parto più, padre!” ripetei “Mi dispiace... ma ci ho molto pensato questa notte, ed infine ho deciso: voglio restare qui... con il nonno... con Guisgard!” All’udire quel nome mio padre socchiuse appena gli occhi, come chi è infastidito da un rumore molto sgradevole... “Non essere ridicola, Talia...” iniziò a dire “Non puoi pensare che quell’inglese credesse davvero a tutto ciò che ti avrà detto... non puoi essere così ingenua!” “E’ inutile, padre!” lo interruppi “E’ inutile che continuiate! Perdonatemi... non vorrei essere costretta a disobbedirvi, ma non mi lasciate altra scelta! Vi sbagliate su di lui... e che la cosa vi piaccia oppure no, io gli credo. Per questo resterò in Olanda.” Philip van Joynson mi scrutò per un lungo momento, in silenzio... come valutandomi... sapeva che non mi avrebbe convinta, non questa volta... e sapeva che se mi avesse costretta a partire gliel’avrei fatto scontare per il resto dei miei giorni... i suoi occhi erano fissi nei miei, mi studiava, ed io mi costrinsi a sostenere quello sguardo... Infine sospirò. “Molto bene, signorina...” disse “Vedo che sei molto decisa! E perciò... poiché, a quanto pare, tu nutri così tanta fiducia in quell’inglese... voglio proporti un patto!” “Un patto?” domandai sorpresa “Quale patto?” “Ebbene... faremo così: tu adesso ti preparerai e verrai fino al molo con me e tua madre, io intanto manderò un messo dal tuo inglese per comunicargli la tua decisione ed il tuo desiderio di restare... Se verrà al porto a prenderti, allora io ti darò il permesso di restare qui con lui, con la mia benedizione e sotto la cura di tuo nonno. Ma se, come credo, non verrà... ebbene, allora partirai con noi... ed io non vorrò più sentir parlare di questa storia! Mai più! Va bene?” Gli occhi mi si allargarono a quella proposta... non potevo credere alle mie orecchie... “Allora?” mi incalzò mio padre “Accetti il patto?” “Verrà!” risposi con fervore, mentre un raggiante sorriso mi illuminava le labbra “Ne sono sicura, padre. Verrà!” “E’ dunque un sì?” “Sì!” risposi subito. “Molto bene...” uscendo dalla stanza, Philip “Preparati, dunque. La carrozza che ci porterò al molo sarà qui tra un’ora. Non voglio far tardi!” Tremavo... con gli occhi chiusi e il viso basso mi costrinsi a scacciare quel ricordo via dalla mia mente, dove si era insinuato tanto sottilmente... tentai di scacciare via il ricordo dell’aspettativa e della felicità di quel momento lontano... tentai di scacciare via il conseguente e tormentato ricordo della mia figura che, da sola sul porto, attendeva lui che invece non sarebbe mai arrivato... l’espressione vagamente saputa di mio padre che mi invitava, infine, a salire a bordo... la partenza per Las Baias... la delusione, la disperazione, il tormento di quei momenti e delle settimane a seguire... Ed ora lui era lì... era lì e si permetteva di parlarmi in quel modo... sì, tremavo... tremavo tanto che faticai a ritrovare, infine, un tono di voce neutro. “Ed ora...” dissi lentamente, ma senza più guardarlo “Mostrami la mia cabina! Non ho nient’altro da dirti!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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21-11-2012, 19.03.31 | #964 |
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Cheyenne aprì finalmente gli occhi.
La sua asta si era conclusa e nella vasta stanza era sorto un vivace mormorio, frutto della meraviglia destata dall'offerta e dal suo autore. Una donna, dai lunghi e ondulati capelli biondi, occhi azzurri come il cielo e la pelle delicata come porcellana si avvicinò al palco. “Preparatela.” Disse al banditore. “Partiremo subito. Ho molta fretta.” “Si, milady.” Disse il banditore. Cheyenne allora fu fatta scendere dal palco e consegnata alla misteriosa donna che la fissava con uno sguardo impenetrabile.
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21-11-2012, 19.06.39 | #965 |
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John fissava Clio senza dire nulla, nonostante le parole della ragazza.
Poi, ad un tratto, scosse lievemente il capo e le sue fattezze mutarono pian piano. Clio allora si ritrovò davanti un uomo di età avanzata, dai lunghi capelli bianchi ed una barba incolta solo appena più grigia. Non era John ed ora anche lei se ne era accorta. “Sei sveglia finalmente...” disse “... come ti senti? Avverti fame e sete?”
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21-11-2012, 19.08.34 | #966 |
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Altea scappò di nuovo da casa.
Corse verso il piccolo molo che le aveva mostrato Lin solo pochi giorni prima. Ad un tratto riconobbe la capanna del vecchio Wesl. L'uomo era su un pontile a sistemare le sue reti per la pesca.
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21-11-2012, 19.18.37 | #967 |
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Era là..Wesl..intento nel suo lavoro da abile pescatore..corsi verso il portile.."Messer Wesl..sono lady Altea, vi ricordate di me? Ho potuto gustare il vostro squisito pesce con il maestro Lin" dissi sorridendo mentre mi sedevo con lui sulle assi di legno del pontile.."Vi sembrerà strana la mia visita ma io ritengo voi..sappiate molto di questi mari sconfinati e infiniti..e vorrei riprendere quel discorso terminato la scorsa volta...sui pirati." Mostrai il manoscritto.."Ebbene sono stata a Nisides, e li ho conosciuto un certo Thalos, un cercatore di Tesori, il quale mi ha detto che questo manoscritto potrebbe essere scritto circa 30 anni fa, forse per mano di qualcun altro e non del diretto interessato..ora che pensate? Certo non è sicuro sia originale".
Osservai Wesl che guardava incuriosito il manoscritto e aggiunsi..."E poi..conoscete lo Sparviero Nero?"
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21-11-2012, 19.30.38 | #968 |
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Il cuore sembrava volermi scoppiare.
Poi, battei le palpebre. John non c'era più. Avrei voluto replicare ma immaginai di aver immaginato il suo viso, per disperazione. "Perdonatemi..." Dissi guardando l'uomo con uno sguardo triste "..il lungo sonno mi ha tirato un brutto scherzo.." Tentando di sorridere. "Dove mi trovo? Come mi avete trovata?" In quel momento avvertii un crampo allo stomaco. "Si.. Vi benedirò se vorrete darmi qualcosa da mangiare.." Tentai di sembrare tranquilla ma cominciai tuttavia a domandarmi chi fosse quell'uomo, dove fossero Guerenaiz e il suo guardiamarina, quanto lontano fosse Giuff. |
21-11-2012, 19.59.18 | #969 |
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Guisgard si portò, quasi istintivamente, una mano sul viso dopo quello schiaffo.
Fissò Talia con un'espressione di viva collera e i suoi occhi azzurri divennero di colpo vermigli sotto i bagliori dell'ira. “Già, tuo padre...” disse avvicinandosi e afferrandola per le braccia “... gli hai sempre creduto, vero? Hai sempre saputo che per te non ero altro che un passatempo? L'ho compreso quella mattina, quando mi inviaste, tuo e tuo padre, quel messo come se fossi un mendicante in cerca di carità!” Gridò. “Ed era giusto! Avevo fatto divertire sua figlia, ero stato una cavalleresca distrazione! Ed in quel momento non servivo più e ci si poteva liberare di me! Vero?” La strinse forte. “Ma ora non sei più in Olanda o nei domini di tuo padre! Ora sei qui perchè ti ho comprata! Sei mia, lo capisci? Mi appartieni come mi appartengono la mia spada e la mia pistola! Con la sola differenza che a te non affiderei mai la mia vita! Ti ho comprata e asseconderai ogni mio capriccio! Posso farti frustare fino a sentirti gridare che mi ami, che sei mia! Capisci? Sei mia!” Restò a fissarla per qualche istante senza dire altro, con gli occhi accesi di rabbia e di desiderio. Poi, di colpo, la strinse ancor più a sé e la baciò. La baciò con impeto e passione. Le sue mani, che scivolavano lungo la schiena e i fianchi di lei, portarono il petto della ragazza contro il suo, racchiudendoli in un abbraccio di tormento e trasporto insieme. Gli occhi di lui si chiusero con l'immagine di quelli di lei impressa in essi, mentre le loro labbra erano ora un tutt'uno. Fu un bacio lungo, fatto di languidi sospiri e di travolgente desiderio. Le labbra di lui, ardenti di quella struggente emozione, scivolavano su quelle, vellutate e calde, di lei. La mano di Guisgard salì a sfiorare e poi a stringere i lunghi capelli di Talia, mentre il pirata sentiva il suo cuore in fiamme ed il sangue scorrergli forte nelle vene. Poi le loro labbra si lasciarono, con quelle di lui che accarezzarono per un momento la morbida e bianca pelle di lei. Come se volesse morire su quel volto. I loro occhi tornarono allora ad incontrarsi. Quelli di Guisgard pulsavano ancora per quella passione senza fine. Il corsaro però non disse nulla. Restò per un lungo momento a fissare Talia, tenendola ancora stretta a sé. Poi, come se quel distacco fosse una tormentata sofferenza, la lasciò ed uscì di colpo dalla cabina. Lasciando Talia sola tra gli ori e i gioielli che scintillavano come stelle senza nome in un cielo sconosciuto.
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21-11-2012, 22.22.16 | #970 |
Cittadino di Camelot
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Il mio padrone era in realtà una donna.
Rimasi alquanto sorpresa. Fui portata sotto il palco e mi furono tolte le pesanti catene. Un servo della donna mi lego invece le mani con una corda e tirandomi mi condusse nuovamente verso la spiaggia. La donna ci precedeva camminando con passo distinto, da quando mi aveva comprata aveva rivolto i suoi occhi ghiacciati soltanto una volta. Giunsimo davanti ad un bel veliero. Un uomo aiutò la padrona a salire poi mi prese in consegna dall'altro servitore e mi tirò sul ponte. Mi ritrovai faccia a faccia con la donna. Non avevo ancora aperto bocca e lei neppure. Ci fissammo per un momento che mi parve interminabile poi finalmente si schiarì la voce per parlarmi.
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