05-09-2010, 20.40.41 | #961 |
Cittadino di Camelot
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I cambiamenti li avvertii anche io.....e non seppi spiegarmi perche' non riuscivo ad avere alcuna reazione..............seguivo Mion e Morrigan.....come un'automa.......mi avevano difesa...avevano fatto in modo di trovare un rifugio...mi avevano protetta.............e io non avevo fatto nulla.......Mi ero accorta ch malgrado tutto e tutti anche se io mi ero mentalmente assentata...il mondo andava avanti.......ed era giusto cosi'.....mi sedetti accanto a Morrigan, mi strinsi nel mantello, faceva freddo e accendere un fuoco non era salutare, avevo visto gli sguardi tra Mion e la mia protetta vevo sentito i pensieri che fluivano nelle vene di Morrigan, e la cosa aveva fatto scioglier qualcosa dentro di me al nome di Polgara......ero andata indietro nel tempo, avevo conosciuto un Cavaliere......fu il caso che fece incrociare le nostre strade.........furono due mesi di serrato corteggiamento......nottate di parole al chiaror di luna....ma ero una strega e lui un cavaliere, non poteva amarmi e io lo sapevo..ma lui fu testardo e cosi' il nostro amore diede il suo frutto....e lui alla notizia del futuro lieto evento.......si e' reso conto...che non mi aveva mai amata.............adesso riuscivo a ridere di tutto questo.....e dalla mia esperienza ero riuscita ad odiare gli uomini e starci lontana.......ma ora guardavo quella ragazza, forse per lei le cose sarebbero andate diversamente e io pregavo madre terra....di proteggerla....." Mion..vi ho ascoltato e ho visto la vostra prodezza.......siete abile con la spada, e fedele al vostro signore........ma alle volte le cose non stanno come ci vengono presentate....anche se servite su piatti d'argento.......Io non conosco lady Talia......e non conosco Guisgard, ho visto i loro volti, percepisco i loro pensieri...ascolto il battito dei loro cuori........So che Guisgard.....non ha alcuna colpa se non quella di avere un nemico come Cosimus..........nemico che conosco molto bene, avevo accettato di aiutarlo....e la mia promessa e' stata fatta a una Famiglia a me molto cara......ma non posso aiutare nessuno .....a condannare un innocente.
Questa e' la storia Mion......le armi, gli amori.....l'odio.....si intrecciano alla magia.......per me siete libero di andare e di proseguire nel vostro intento......se Morrigan vorra seguirvi e' libera di farlo.....io devo raggiungere Cosimus.....se trovo lui...posso aiutare Guisgard e lady Talia, anche se alle volte mi chiedo..se forze oscure stiano intralciando il mio cammino..........."........misi cosi' la mia mano su quella di Morrigan......mi era stata caccnto ..nonostante tutto |
06-09-2010, 02.42.16 | #962 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nell'abbazia, intanto, padre Alwig era preoccupato per Talia.
Ritenne però opportuno lasciarla riposare, dopo gli ultimi accadimenti. "Quando vorrà conforto o anche solo liberarsi da ciò che la tormenta, so che sarà lei a venire da me." Pensò il chierico.
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06-09-2010, 03.05.11 | #963 |
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Nel frattempo, a Capomagnus, Maladesh e gli altri passeggiavano per le strade, gettando sempre un occhio a quei cavalieri giunti dalla torre.
"Ce ne sono troppi in giro..." disse Maladesh agli altri "... meglio allontanarci dal centro abitato... dirigiamoci verso la campagna... lì saremo più al sicuro ed avremo più possibilità di incrociare Guisgard..." E si diressero tutti fuori dal borgo.
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06-09-2010, 03.09.43 | #964 |
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Nello stesso momento, nella foresta, Elisabeth, Morrigan e Mion discutevano fra loro.
"E sta bene, milady..." disse Mion ad Elisabeth "... percorreremo la stessa strada... voi state cercando quell'uomo, Cosimus, mentre io cerco lady Talia e Guisgard... non vi è motivo, dunque, di dividere le nostre forze, visto che le accomuna lo stesso intendo!"
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06-09-2010, 03.57.51 | #965 |
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La foresta, fitta, rigogliosa, verdeggiante, capace, nel punto più fitto e profondo del suo cuore, di ostruire anche la luce del Sole.
Ma la grande massa verde non poteva proteggere il cuore di quel cavaliere dai suoi tormenti. Lei gli appariva ad ogni passo pecorso, ad ogni radura attraversata. Il suo sguardo, l'eco del suo sorriso ed il suono della sua voce erano vivissimi nel suo cuore. Le sue carezze, la malinconia che talvolta la prendeva, ma anche la luminosità che le accendeva gli occhi quando lo guardava, erano ricordi che davano vita a sensazioni fortissime. E poi quello schiaffo, ancora vivissimo sulla sua pelle. Le sue parole di sdegno, di rabbia, di odio. Se Guisgard avesse fermato il cavallo, abbandonandosi alla disperazione di quei pensieri sarebbe impazzito. "E val davvero la pena vivere?" Pensò. "Per cosa? Per chi?" Che beffarda la vita, si ripeteva. Anni vissuti tra avventure, duelli, donne, sogni di fama e gloria. Anni senza badare troppo al domani, agli altri, forse neanche a se stesso. Quante promesse e quanti giuramenti a tante donne. Quante parole recitate sull'effimero alito di un'illussione. Ed ora invece, ora che tutto sembrava avere un valore, una promessa di felicità, tutto appariva destinato ad un inevitabile oblio. Ora che la vita, forse per la prima volta, sembrava avere un senso, lui sentiva che gli stava scivolava via. E non poteva far nulla per evitarlo. E più di una volta, lungo la strada, qualcosa gli disse di tornare indietro, a quell'abbazia. E poi? Cosimus li avrebbe inseguiti per sempre, costringendo lui e Talia ad avere come assidua e devota compagna madonna Morte. E più quel pensiero lo raggiungeva, più lui di contro spronava il suo cavallo. "Corri, amico mio! Corri!" Sussurrava al suo destriero. "Corri, cosi da poter raggiungere il nostro destino al più presto..." Ma quando da lontano intravide la sagoma di Capomagnus, arrestò finalmente la sua corsa. Si voltò indietro per un'ultima volta. Ed in quel momento, quello che i compagni ritenevano essere un ineguagliabile cavaliere ed i nemici un temibile spadaccino, fissò con occhi inumiditi e vermigli il sentiero appena percorso, come un novello Orfeo dopo aver peduto nell'Ade la sua Euridice... Ma chi legge non creda che l'eroe sia solo in questo momento. A pochi passi da lui volteggiava nell'aria, come il più indulgente degli angeli custodi, la piccola Empi, fata dei boschi e sua protettrice, proprio come la divina Atena lo fu di Ulisse.
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06-09-2010, 11.16.58 | #966 |
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<continuava a volare la fata, sottoponendo le fragili ali ad uno sforzo immane. Attraversava la foresta, mentre nella mente analizzava ogni verso delle antiche profezie, chiedendosi se davvero fosse giunto il momento tanto atteso dal Piccolo Popolo o se fosse tutto solo un terribile sbaglio e quel cavaliere, che tanto faticava a seguire, non fosse che un umano come tanti. La foresta salutava il suo passaggio in quella notte oscura ma non v’era la solita armonia tra quelle foglie. Qualcosa di oscuro e impalpabile minacciava quei luoghi, qualcosa che la fata percepiva ma non poteva definire> Madre Terra proteggi la tua figlia ed opera affinchè si compia il suo destino <si sorprese a sussurrare in un attimo di scoramento. Vide l’abbazia ed il cavallo di Guiscard e Talia che si fermava. Arrestò il suo volo e si avvicinò a quelle mura> Gli umani costruiscono templi di pietre al loro dio <mormorò tra sé e sé> ignorando l’unico tempio vivente all’unica vera Dea: la foresta <posò i piedini sul bordo di una finestra ed osservò silente la scena tra Guiscard, Talia e l’anziano. Ascoltò le parole del Cavaliere e percepì tutto il suo dolore ed infine il colpo di Talia sul suo viso sollevò tutto il suo stupore> Che strano modo di amare hanno gli umani <pensò> Più le loro energie sono vicine e più s’impegnano ad allontanare i loro corpi <vide infine Guiscard allontanarsi e osservò Talia. Per un attimo ebbe l’impulso di fermarsi con lei, di consolarla, di rivelarle ciò che la sua condizione le permetteva di comprendere, ciò che il cuore di Guiscard custodiva, ma non era quello il suo destino> Terra mi chiama ad un altro compito <si disse per convincersi a lasciare quella donna e il suo dolore. L’energia della fata s’espanse ed una lieve aura d’un verde pallido circondò il suo corpo minuto. Sollevò le braccia verso il cielo> Vento, impalpabile carezza del cielo, ascolta la mia voce io ti invoco <esclamò con una voce antica, primordiale, la voce della Terra> Mostra le tue lacrime, che tutto si bagni del dolore del Cervo e della sua Foresta. Così è il volere della Madre Terra e così si compia. <tacque infine e abbasso le braccia mentre in cielo alcune nubi s’addensavano pronte ad una lieve pioggia. La fata allargò le ali, voltò il suo viso verso Guiscard e riprese a seguirlo. Volteggiava nell’aria a pochi passi da lui, la sua aura sfiorava quella dell’umano. Sentì la malinconia dell’assenza, la disperazione, il dolore, il desiderio di abbandonare il suo destino.> Non ora Cavaliere, non cedere ora <pensò e poi cantò. Una dolce nenia sussurrata appena, non udibile ad orecchie esterne ma che Guiscard poteva percepire con l’orecchio del cuore nella forma di una lenta pace che s’insinua nei pensieri e dona all’umano per cui la fata canta tutta la forza della Terra>
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Come away, O human child! To the waters and the wild With a faery, hand in hand, For the world's more full of weeping than you can understand. |
06-09-2010, 14.10.42 | #967 |
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Una fitta e sottile pioggia iniziò a cadere dal cielo poco dopo la partenza di Guisgard, una pioggia leggera che purificava l’aria e che, per qualche strana ragione, mi sembrava avesse il potere di farmi vedere le cose più chiaramente.
Ero nella stanzetta che mi era stata offerta, immobile vicino alla finestra, e osservavo fuori la foresta bagnata con un intollerabile peso sul cuore… Gli avevo detto che lo odiavo, pensai… ma quanto lontana dal vero era quell’affermazione! Mi sorpresi a pensare che, se davvero non l’avessi più visto, se davvero non avesse più voluto o potuto tornare, quella bugia sarebbe rimasta l’ultima cosa che gli avevo detto! Sospirai, osservando l’orizzonte umido e per un folle momento pensai di uscire e seguirlo… per un folle attimo pensai di andare a sellare un cavallo e correre a Capomagnus… Un folle attimo e un folle proposito, che scacciai all’istante! Dopotutto era stato chiaro: non mi voleva… e io l’avrei rispettato! Eppure… eppure c’erano molti modi per prendersi cura di qualcuno e io, io da quel convento, potevo forse trovarne un altro? Chiusi gli occhi, riflettendo… Era una mattina luminosa, il cielo sopra Carcassonne era terso e l’aria era fresca. Avrò avuto circa sei anni all’epoca ed ero una bambina vivace… avevo passato le ultime ore raccogliendo fiori sul crinale che saliva verso la collina: era un’occupazione cui avevo dedicato la massima cura poiché quei fiori, piccole viole e margherite candide, erano per la tomba di mia madre, che ci aveva lasciati l’anno precedente. Trovai mio padre ad attendermi sul piccolo ponte che portava verso la tomba, ero estatica per quel mio personalissimo dono primaverile e gli corsi incontro tendendogli il mazzolino che, con cura, avevo assemblato e adornato… ma mio padre non mi dette il tempo di parlare. “Hai mancato la tua lezione!” disse, invece, non appena gli giunsi di fronte, strappandomi i fiori dalle mani. “Sono stata a cogliere questi…” tentai di spiegare “Sono per la mamma!” Lui mi lanciò un’occhiata carica di sdegno: “E cosa credi che possa farsene tua madre di questi fiori là dove si trova? E’ per queste frivolezze che vieni meno ai tuoi doveri?” Gli occhi mi si riempirono di lacrime: “La mamma li amava tanto…” tentai di spiegare “Ho solo pensato che le sarebbero piaciuti!” Lui non rispose ma mi lanciò uno sguardo duro, uno di quegli sguardi che non lasciavano adito ad ulteriori commenti. L’arrivo di Raphael mi sorprese. “Restituitele i fiori, padre, vi imploro!” disse, con quel tono sicuro che aveva assunto già da qualche anno, da quando era iniziato il suo addestramento. “Resta al tuo posto, Raphael!” lo zittì l’uomo. Il ragazzino, dieci o undici anni al massimo, si fermò tra me e lui: “Vi offro la mia spada, padre!” disse sicuro di sé “La mia spada in cambio dei fiori di Talia!” Io lo guardai sorpresa… quella spada, poco più che un gioco in realtà, era l’orgoglio di mio fratello… il segno che il suo addestramento procedeva e che un giorno sarebbe stato un cavaliere! “Sai cosa stai facendo?” gli domandò il visconte, serio “Non riavrai questa spada fintanto che io non deciderò che la meriti, mentre i fiori di tua sorella domani saranno morti! Sei sicuro di voler fare questo patto con me?” “Sono sicuro!” Mi furono restituiti i fiori che con tanta cura avevo raccolto, così io e Raphael andammo a posarli sulla tomba della mamma. “Perché lo hai fatto?” ricordavo di avergli chiesto poco dopo, mentre tornavamo verso il castello. “Perché sono un cavaliere!” “Già!” dissi “E quella era la tua spada! La tua bella spada… Non può esserci un cavaliere senza la sua spada!” “Non può esserci neanche una dama senza i suoi fiori!” mi rispose con un sorriso. Restammo in silenzio per un attimo, poi lui soggiunse: “Mi è stato insegnato che talvolta è necessario compiere un sacrificio! Tu sei la mia dama e io ti voglio bene… Ho offerto qualcosa di mio in cambio della tua felicità: un piccolo sacrificio in cambio della tua gioia… questo è ciò che significa amare!” Riaprii gli occhi di scatto. ‘Ho offerto qualcosa di mio in cambio della tua felicità… questo è ciò che significa amare!’ Un brivido mi percorse la schiena, un brivido di panico e di sollievo insieme: adesso sapevo quello che dovevo fare! Sentii le campane della chiesa suonare, stava iniziando la funzione. In fretta, mi coprii la testa con un velo e uscii dalla stanza: avrei atteso padre Alwigh al termine della messa e gli avrei esposto la mia idea… ne sarebbe stato triste, forse, ma mi avrebbe aiutata. Ne ero certa!
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
06-09-2010, 18.04.50 | #968 |
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Si nella campagna saremo piu sicuri dissi guardando Maladesh chiamai buck e dissi andiamo amico mio dove andiamo adesso puoi correre finche vuoi e riposarti senza problemi mentre seguivo gli altri pensavo a Guisgard chissà se lo rivedrò sia lui che mylady Talia dissi dentro di me.
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fabrizio Ultima modifica di cavaliere25 : 06-09-2010 alle ore 18.27.05. |
06-09-2010, 19.35.26 | #969 |
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Morrigan aveva ascoltato Elisabeth in silenzio... come sempre le capitava da quando era in compagnia di quella donna, aveva ascoltato le parole dette e le sensazioni non dette... aveva avuto un brivido nel momento in cui Mion aveva pronunciato il nome di Polgara, poi la donna aveva passato un lungo, misterioso sguardo su di lei, quindi su Mion... cosa voleva dirle, quello sguardo? E chi era Polgara? Conosceva anche lei, grazie alle sue visioni?
Non erano sole e quindi non osò chiedere nulla. Sobbalzò soltanto quando Elisabeth aveva suggerito che avrebbero potuto dividersi, e che lei avrebbe anche potuto seguire Mion, se l'avesse voluto... se Elisabeth l'ha suggerito, ciò significa che secondo lei la cosa potrebbe anche essere presa in considerazione... ma no! Perchè dovrei lasciare lei, per seguire quest'uomo che conosco appena? Perchè lui? Ma subito le parole di Mion, stranamente la rassicurarono... "Percorreremo la stessa strada... voi state cercando quell'uomo, Cosimus, mentre io cerco lady Talia e Guisgard... non vi è motivo, dunque, di dividere le nostre forze"... Tuttavia, non fu che la consolazione di un attimo, perchè in quel momento Morrigan provò una profonda, lacerante tristezza... Elisabeth cercava Cosimus, Mion cercava Talia... e lei? Cosa cercava, lei? Come sempre le era accaduto nella vita, si era messa al servizio della ricerca di altri, senza avere, essa stessa, un suo obiettivo... era un pensiero davvero doloroso, il comprendere di non avere mai avuto qualcosa da inseguire per se stessa... Chinò piano le ciglia, per nascondere i suoi pensieri. "Quindi è deciso", mormorò "Quando sarete pronti ci dirigeremo verso il villaggio"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
06-09-2010, 20.15.26 | #970 |
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Appena giunsero in campagna, a poca distanza dalla porta di Capomagnus, Maladesh e gli altri udirono dei passi.
"Cosa è stato?" Chiese uno dei due assistenti. "Silenzio!" Intimò Maladesh ai suoi. Cercò allora di avvicinarsi al carro per prendere le armi, ma fu tardi. In quello stesso momento cinque cavalieri ben armati li circondarono. "Fermi tutti, in nome del signore di Provenza!" "E sia... ma ricordate che siamo disarmati..." disse Maladesh. "Non sarebbe cambiato nulla!" Rispose il capo di quei cavalieri. "Ehi, tu..." disse poi rivolgendosi a Cavaliere25 "... avvicinati che voglio vederti bene in viso!"
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