08-09-2009, 02.37.39 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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L'arte nel medioevo
In un’altra discussione abbiamo parlato delle possibili date che possano rappresentare un probabile inizio ed una probabile fine per il medioevo.
Abbiamo sottolineato ed evidenziato i grandi cambiamenti sociali, politici, amministrativi, economici e culturali che, evolvendosi in un’altra concezione, hanno contrassegnato la fine della classicità e l’inizio appunto del medioevo. Ma un altro aspetto di fondamentale importanza deve essere preso in considerazione in questa nostra analisi: quello artistico. L’arte infatti rappresenta un fattore determinante per riconoscere la fine di un’era e l’inizio di un’altra. Ecco perché in archeologia, in assenza di cronologie assolute riguardanti le civiltà più antiche, un aiuto fondamentale arriva dallo studio di reperti come monete, sigilli, aspetti architettonici e soprattutto dalla ceramica. La ceramica infatti, con le sue evoluzioni stilistiche e morfologiche, rappresenta una vera e propria “agenda temporale”, capace di indicare con assoluta precisione il passaggio, attraverso cambiamenti di stile, da un periodo storico all’altro. Così civiltà antichissime e quasi “mute”, come quella Minoica, quella Micenea e alcune dell’Asia Minore, tanto per fare qualche esempio, hanno visto svelati i propri segreti grazie appunto allo studio della ceramica. L’arte quindi rappresenta da sempre una tappa obbligata, attraverso la quale passa la storia di un popolo. Ed anche il medioevo, come tutti i periodi storici, ha mostrato i suoi primi segni attraverso l’arte. Secondo molti studiosi, un primissimo caso di anticipazione del nuovo che stava per nascere è rappresentato da un’opera ancora tipica dell’arte greco romana, ma che già sembra annunciare un qualcosa di nuovo: l’Arco di Costantino a Roma. L’opera risale al 315 Dopo Cristo per celebrare la vittoria dell’imperatore contro Massenzio. In esso possiamo già cogliere alcuni aspetti tipici della futura arte medievale; uno su tutti la tendenza ad utilizzare materiale di spoglio ricavato da opere precedenti e che diventerà una caratteristica del periodo medievale, un po’ per carenza di materiali, un po’ per rievocare, con nostalgia, la grandezza di un passato ormai perduto. E proprio il contrasto tra materiale di spoglio e parti nuove, costruite proprio per l’arco, ci fa ben capire quale immane rivoluzione artistica sia in atto. Le parti provenienti da monumenti precedenti infatti costituiscono la tipica espressione dell’arte classica, con una padronanza della fisica delle figure, un loro sapiente e preciso inserimento nello spazio e la ricerca della perfezione delle immagini e dei contesti in cui sono inserite. I fregi prodotti appositamente per l’arco invece mostrano una nuova concezione delle immagini e dello spazio. Le figure non ricercano più quella precisione assoluta e non si muovono naturali in un contesto concreto e realistico, come possiamo vedere ad esempio nella Colonna di Traiano e nell’Arco di Marco Aurelio. Nei fregi dell’Arco di Costantino, quello della Liberalitas ad esempio, le figure sono quasi irreali e concepite senza alcuna pretesa di realismo e concretezza. Nell’arte classica ogni immagine, sia essa di un dio, di un imperatore, di un patrizio o di un plebeo, veniva posta indipendente nel contesto artistico che la conteneva, capace quindi di poter esistere anche da sola. Nella Liberalitas costantiniana invece tutte le figure dipendono da quella centrale dell’imperatore. E tolta questa, l’intero contesto perderebbe ogni valore e significato. Questa concezione astratta e simbolica, in cui tutto dipende dalla figura centrale, appare anche in diversi sarcofagi cristiani di poco successivi all’Arco di Costantino. In questi infatti vediamo sempre una figura centrale dominante, quasi sempre Cristo, che da movimento e significato a tutto il contesto. La perfezione e concretezza classica, all’eterna ricerca del realismo di ogni aspetto dell’arte, inizia quindi a cedere il posto, pian piano, ad una nuova concezione del mondo, che attraverso appunto l’arte si arricchisce di tendenze astratte e simboliche, che caratterizzeranno per secoli l’arte medievale. Gli artisti che lavorarono all’Arco di Costantino non possono non aver notato questi eccezionali segni presenti nella loro opera. Sono infatti troppo eclatanti per non essere ritenuti volontari. Gli studiosi chiamano questa tendenza “perdita del centro prospettico”, a simboleggiare la perdita di una concezione concreta e reale della visione del mondo da parte dell’arte. Questo “centro prospettico” sarà ritrovato solo secoli dopo, durante il rinascimento fiorentino, a simboleggiare appunto l’avvento di una nuova epoca che chiuderà quella medievale.
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09-09-2009, 14.55.52 | #2 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Sempre eccellenti ed interessanti le tue discussioni.
Devo ammettere che molte delle cose da te scritte, per me erano novità. Grazie.
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09-09-2009, 15.01.41 | #3 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Grazie, messere!
Anche io trovo da sempre interessante questo genere di argomenti Se l’Arco di Costantino, con la sua nuova e rivoluzionaria concezione artistica delle immagini poste in uno spazio conosciuto, rappresenta il sentore di un qualcosa “di nuovo”, prossimo a venire e che caratterizzerà l’essenza dell’arte medievale, abbiamo un caso che invece segnala l’avvento ormai definitivo di una nuova arte, propria di una nuova epoca, quella medievale appunto. Nella chiesa di Sant’Eusebio a Pavia, nella cripta, possiamo ammirare alcuni capitelli adoperati di spoglio da strutture precedenti (la cripta di questa chiesa è di epoca romanica). Per meglio comprendere la straordinarietà che contraddistingue questi capitelli, è bene fare un piccolo passo indietro. I capitelli rappresentano da sempre un elemento fondamentale in architettura, essendo il punto di contatto tra il peso di una struttura e l’elemento che la sorregge (colonne e pilastri). I capitelli trovarono la loro concezione aurea in Grecia, sei o sette secoli prima di Cristo, nelle celebri forme del capitello dorico, ionico e corinzio. Per tutta l’antichità i capitelli comparirono in ogni genere di opera e struttura, evolvendosi e variando la loro forma, senza però mai perdere la propria tipologia. I capitelli di Sant’Eusebio invece rappresentano una vera e propria rottura con il passato. La classica struttura derivata dalla concezione greca viene completamente stravolta, mostrando i “nuovi germi” di un arte diversa, che rompe con il passato e quindi rappresentante di una nuova epoca. La tecnica con cui sono stati concepiti è chiamata “tecnica ad alveolo” e fù portata in Europa dalla migrazione degli Unni, nel tardo IV secolo. Secondo gli studi più recenti, i capitelli di Sant’Eusebio risalirebbero alla fine del VI inizio del VII secolo. All’inizio quindi della dominazione Longobarda in Italia. Da sempre il periodo Longobardo in Italia è visto come un momento fondamentale dagli studiosi. Un momento che sembra definire il completo passaggio dall’antichità classica ad una nuova epoca, diversa dalla precedente, con i suoi aspetti e caratteri ormai ben definiti: il medioevo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 10-09-2009 alle ore 01.35.15. |
10-09-2009, 14.54.52 | #4 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Interessante... ma prego continuate
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11-09-2009, 02.19.16 | #5 |
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L'arte medievale segue gli stessi canoni della letturatura, parlando dell'aspetto figurativo, a causa della visione storica che avevano gli uomini del medioevo.
Infatti, a differenza dell'antichità classica e dell'età moderna, nel medioevo si aveva una percezione particolarissima della storia e del passato. L'uomo medievale non aveva la capacità di discostare il passato dal presente. Egli vedeva l'intera storia dell'umanità come una lunga linea ininterrotta, con al centro, come spartiacque tra mondo antico e presente, la nascita di Cristo. L'uomo del medioevo vedeva il mondo antico, riflesso della magnificenza dell'età greco romano, come un periodo mitico e fatato ma dai tratti simili al presente. Mancava la capacità critica e conoscitiva per delineare e distinguere il passato dal presente. Se diamo uno sguardo a codici, miniature ed incisioni riguardanti il passato classico, possiamo accorgerci che gli scenari ed i personaggi vengono rappresentati con l'immagine del presente. Molti romanzi del XII e del XIII secolo ad esempio, traggono spunto da opere classiche, come il ciclo tebano, o quello di Troia, o le vicende dell'Eneide. Ed in queste opere possiamo vedere come i vari eroi mitologici vengono rappresentati come cavalieri e le città assumono in tutto e per tutto l'aspetto di quelle feudali. Questo perchè appunto mancava all'uomo medievale la capacità di saper distinguere e rappresentare il passato in chiave critica e storica. Lo stesso discorso può farsi per i romanzi arturiani, comprendendo anche dipinti ed incisioni che riproducevano queste saghe. Ecco perchè quindi gli eroi della tavola rotonda, con le loro città e roccaforti, assumono l'aspetto del mondo feudale, quando invece sarebbero dovute apparire come le antiche città del periodo tardo romano durante l'invasione sassone della Britannia. Appunto perchè i primi romanzi scritti su questo celebre ciclo videro la luce tra il XII e XIII secolo. Solo tenendo conto di questa concezione storica dell'uomo medievale, possiamo davvero comprendere l'essenza dell'arte del medioevo.
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11-09-2009, 10.36.40 | #6 |
Dama
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Ohibò! Tale argomento cade a fagiolo!
Grazie Sir....voi sapete che vi sono debitrice... |
11-09-2009, 12.36.16 | #7 |
Viandante
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Argomento veramente interessante.
Potrà sembrare una domanda sciocca, ma da cosa è originata questa incapacità di vedere la storia dell'umanità in maniera critica e di riconoscere i cambiamenti che la caratterizzano?
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Vivian |
11-09-2009, 14.49.32 | #8 | ||
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In realtà, il motivo di questa incapacità di riconoscere e distinguere il passato dal presente da parte degli uomini del medioevo risalirebbe, probabilmente, all'arresto ed al collasso che la cultura antica, insieme alla percezione della fine di quel mondo, ha subito dal passaggio tra la tarda antichità al medioevo. Tutto ciò avrebbe causato, probabilmente, una perdità della visione generale del passato, ponendo tutta la storia dell'umanità come un unico blocco agli occhi degli uomini medievali. Il mondo classico (che per gli uomini medievali equivaleva all'intero passato) per loro assume così un'immagine mitica, favolosa, incantata, divisa dal presente ed imprigionata in una sorta di "bolla" al di fuori di tutto ciò che esisteva nel presente. E non avendo le conoscenze storiche, nè la capacità di analisi critica della storia stessa, ecco che quel passato, ai loro occhi, assume i tratti del presente. Dovremo aspettare l'avvento dei primi umanisti, alle soglie del XIV secolo, per vedere nascere una capacità critica di analisi del passato.
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11-09-2009, 18.41.09 | #9 |
Viandante
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Spiegazione chiara e concisa Sir Guisgard, vi ringrazio.
Non pensate che in fondo anche ai giorni nostri, seppur in maniera meno accentuata, si guardi alle epoche passate in una maniera non sempre critica? Siamo dotati di conoscenze tali da permetterci di ricostruire quasi perfettamente gli eventi e gli stili di vita del passato, eppure abbiamo spesso il desiderio e la tendenza a "deformare" la nostra percezione della storia e delle varie epoche. Ciò emerge molto spesso nelle attuali forme artistiche (e qui penso, ad esempio, alla letteratura e al cinema). Secondo voi ciò non è forse dettato dal "crollo" di una società in cui l'evoluzione scientifica e tecnologica appare direttamente proporzionale alla progressiva perdita di alcuni valori faticosamente acquisiti nel corso della storia?
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Vivian |
12-09-2009, 02.48.40 | #10 |
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Milady, capisco e comprendo in pieno il vostro discorso.
Con me sfondate una porta aperta. Ogni giorno io mi rendo sempre più conto che la società ed il tempo in cui viviamo sono animati da una profonda e devastante perdita di valori. Valori che sono alla base della nostra civiltà e senza i quali noi oggi non saremmo ciò che invece siamo. La storia è una fedele e sicura maestra per conoscere noi stessi, ma spesso lo dimentichiamo. Ed è proprio la storia che condanna il modo di pensare e di vivere della società attuale. E se davvero i grandi autori del passato avevano ragione, sulla natura ciclica della storia, questo modo di fare sarà condannato direttamente dalla storia stessa. Concordo anche quando dite che tutto ciò si riflette, come è naturale che sia, nell'arte e particolarmente nel cinema e nella letteratura. Ed essendo io un grande appassionato sia di letteratura che di cinema posso toccare con mano come tutto ciò sia purtroppo vero. L'uomo ha da sempre la tendenza a guardare al passato, idealizzandolo e ponendolo a modello assoluto per il presente e per il domani. Forse perchè è dell'animo umano la capacità di ricordare solo il buono ed il bello del nostro passato. Un pò quindi come avveniva nel medioevo, dove l'ombra ed il mito di un passato ritenuto perduto ed irraggiungibile, la classicità greco romana, come un'ossessione dominava ogni aspetto del presente. Invece, come diceva il grande Gian Battista Vico, il passato va conosciuto ed indagato, poichè dalla sua giusta interpretazione e comprensione potremmo trarre gli autentici insegnamenti per il nostro domani.
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