10-09-2018, 17.16.29 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La vergine di Sant'Agata di Ghotya
Offrite sacrifici legittimi
e confidate nel Signore. (Salmo 4) PROLOGO Era un finire d'Estate spettrale e la Luna brillava sinistra e silente sul vecchio crostone su cui vagabondava l'anziano mendicante. Era un finire d'Estate di fiori narcotici in quell'umido mare di foglie e di rovi intrecciati, con la vaga e cupa foschia dormiente di sogni fantastici, dimenticati e di sfuggenti colori danzanti. I barcane che fiancheggiavano il crostone erano screziati di bizzarre increspature di giallo tra le ammantate murature di erbe e sterpi, sotto i quali, nella folta selva sottostante, scorreva placido il dormiente torrente. Il vecchio mendico ad un tratto si affacciò dal parapetto, vomitando l'acido vino che quell'oste gli aveva servito con l'acqua. Vomitò fino a gettar via anche l'anima. Allora una campana iniziò i suoi rintocchi, calmi ed inattesi. Aveva davvero vomitato anche l'anima, pensò il pezzente, mentre cominciò a sentire stranamente freddo. E forse fu per questo che ad un tratto udì quel lamento. Stridulo e sofferente, di una voce che sembrava non avere nulla di questo mondo. Un attimo dopo la vide. Qualcosa di pallido e leggero eppure reale che specchiò la sua sagoma nelle silenziose, malefiche ed inargentate acque che riflettevano il maledetto splendore lunare. Era una donna. Una donna vera. Apparve dal nulla e passeggiò lungo le rive in ombra del crostone, tra bianchi petali di loto e di oppio che fluttuavano vaghi nella sera. Percorse un breve tratto lamentandosi in una lingua inaccessibile e forse anche piangendo. Aveva la sinistra calma apparente della morte. Poi, in un vuoto ed innaturale silenzio, svanì fra le ombre perdute della notte. La campana cessò i suoi lenti rintocchi e l'aria fredda si dissolse nel nulla. LA VERGINE I SANT'AGATA DI GHOTYA Un pallido Sole splendeva nei cieli a tratti velati di Sant'Agata di Ghotya, infrangendo i suoi vaghi raggi sulle murature dell'antico maniero. Il castello dei De Goth dominava l'ingresso cittadino da secoli ormai, sin da quando cioè i normanni edificarono nobili edifici intorno alla vecchia torre, fortificando l'intera struttura e rendendola la vera forza della città. Da generazioni oramai i De Goth avevano acquisito il diritto feudale di governare Sant'Agata di Ghotya e nessuno più rammentava tempi in cui questo potere non esisteva. Il vecchio barone era ormai l'ultimo dei suoi discendenti e raramente si faceva vedere dai suoi concittadini. Passava intere giornate e poi settimane, mesi e persino anni nel suo castello, anche se molti parlavano del suo odio verso quelle mure. Ciò però cozzava con ciò che si raccontava. Infatti secondo molti De Goth voleva vendere il suo castello e lasciare la città. Voci queste che parvero essere confermate dall'arrivo a Sant'Agata di Ghotya del notaio Clemen, giunto appunto per curare le proprietà del barone. Eppure nessuno, fino a quel giorno, si era presentato con un'offerta per acquisire l'antico e nobile castello. +++
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10-09-2018, 17.28.11 | #2 |
Cittadino di Camelot
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Ero in piedi davanti alla grande e alta vetrata che affacciava sul vasto parco esterno, coperta dalle pesanti tende in velluto verde scuro, a scrutare quella infinitesimale pagliuzza di sole dorato che penetrava da fuori.
Il caminetto scoppiettava e i lampadari in cristallo con le sottili candele accese illuminavano l'ambiente di una luce soffusa e vaga, quasi mistica. Sentivo tutto e attendevo pazientemente che finisse. Elv era al secondo piano, intento a trasformare l’ennesimo ospite della nostra umile dimora. Ovviamente, non tutti potevano usufruire di tale privilegio, no. La nostra razza era troppo pura e nobile per permettere che il nostro dono venisse concesso a tutti. Sceglievamo oculatamente chi accogliere fra le nostre fila, dovevano essere persone intelligenti, brillanti, dotate di quel non-so-cosa che avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di pregevole, una volta rinati a nuova vita. Dopo tutte quelle guerre, la Congrega era rimasta sventrata, distrutta nel suo profondo. Molti di noi non ce l’avevano fatta, l’intero esercito decimato, perfino il consiglio si era dimezzato e Caius e Julius erano gli unici due membri rimasti. E stando così le cose, era stato assegnato a noi il compito di rimpinguare la nostra famiglia e far rinascere anch’essa a nuova vita, così come i suoi giovani membri. E io ed Elv eravamo discretamente bravi, in questo, senza voler essere modesti. Ci eravamo conosciuti alla corte di Elisabetta I nel 1585. La regina, donna di spiccata intelligenza che ancora oggi, tanti anni dopo la sua morte, non smettevo di ammirare, era in visita in Irlanda, l’altra metà del suo regno, nonché mia patria, per via di certi affari istituzionali. Non mi era stato difficile essere ammessa alla sua fitta rete di cortigiani; il mio creatore, Lord Alfred Mahony Conte di Ormond, era un nobile del luogo appartenente alla parìa d’Inghilterra, i miei genitori, invece, dei mercanti alto-borghesi, ma nonostante questa differenza, era stato grazie a lui che ero riuscita ad accedervi. Avevo fatto la sua conoscenza tramite il mio precettore, amico del conte, nel 1515. Ci aveva presentati ed ero rimasta un po’ interdetta quando avevo scoperto che il conte cercava moglie e non aveva nessuno a cui lasciare la sua fortuna. Ma poi, fu anche peggio quando scoprii tutto. Dopo un po’ che frequentavo il conte, egli mi rivelò la sua vera natura. Lo sconvolgimento più assoluto mi colse quando mi disse di essere un vampiro. Ero terrorizzata, dovevo ammetterlo. Pensavo fossero solo leggende per spaventare i bambini, non avrei immaginato che potesse essere tutto vero. Lui mi aveva rassicurata dicendomi che non mi avrebbe mai fatto del male, ma che, anzi, aveva bisogno di me. Mi propose un accordo. Io sarei diventata sua moglie, acquisendo il suo titolo ed ereditando tutti i suoi averi, così che questi ultimi non andassero perduti e io potessi condurre una vita nella più totale agiatezza, ma in cambio di tanta fortuna dovevo diventare una vampira. Era quella la condizione. Diceva che un vampiro lo cercava da tempo, erano in guerra da tempo immemore e presto sarebbe arrivato, ponendo fine alla sua secolare esistenza. Non subito, certo, ma dopo un po’ la paura lasciò spazio alla compassione per quell’uomo che, nonostante la sua natura, si era dimostrato estremamente umano ed io avevo accettato. Il nostro matrimonio era stato più un contratto che altro e la notte stessa non la trascorremmo consumando il novello e “falso” matrimonio, bensì a mettere in atto la mia trasformazione. Per fortuna, avemmo tutto il tempo necessario per farmi abituare alla mia nuova pelle, la mia nuova vita. Mi sentivo strana. Ma migliore. Bene, come mai ero stata prima. Era una condizione quanto mai buffa, ma che fin dall’inizio non mi dispiacque. Mi indicò il nome della Congrega, di cui era uno dei principali membri, ma poi il suo destino si compì e il vampiro che da tanto tempo lo cercava, lo trovò e lo uccise, appena un mese dopo. Non ero felice tanto per i soldi e le ricchezze, dopotutto noi vampiri non avevamo le medesime necessità dei mortali, quanto per il fatto che avesse deciso di lasciarmi un’altra eredità, ben più grande ed importante. Un dono eterno, da dividere con chi si amava, ma questo lo scoprii dopo. Caso volle che nel 1528 il titolo di Conte di Ormond passasse alla famiglia materna della regina, poiché si credeva che non ci fossero eredi diretti della famiglia di Lord Alfred, e non mi ci volle molto per farmi accogliere calorosamente fra gli accoliti di Sua Maestà quasi come una lontana parente, dal momento che ormai anche io vantavo il titolo di Contessa di Ormond poiché avevo sposato il Conte, ma questo evitai di dirlo dal momento che erano passati molti anni dal matrimonio e, beh, in settant’anni o non ero invecchiata di un solo giorno. Fu durante la sera dei festeggiamenti che conobbi Elv. Avendo avuto esperienze in mare, lui si occupava dei rapporti della regina con i corsari, da lei assoldati di modo da avere un ulteriore vantaggio sulle flotte nemiche. Fin dalla prima volta che lo avevo visto, bellissimo, affascinante ed elegantissimo nel grande salone da ballo della residenza, avevo capito che c’era qualcosa di particolare in lui e sapevo anche cosa. Era stato divertente, all’inizio, vedere come cercasse di trattarmi da innocente preda, senza sapere che anche io era un predatore come lui ed era stato ancor più divertente quando lo aveva scoperto. Era stato subito travolgente e irrefrenabile ciò che era nato fra noi due e poco tempo dopo il rientro di sua Maestà in Inghilterra avevamo deciso di lasciare Londra e partire insieme, iniziare a vivere la nostra eternità insieme, arrivando qui. Non percepii più alcun segno vitale dal piano di sopra, segno che probabilmente la trasformazione si era conclusa e allora attesi la conferma di Elv. 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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" |
10-09-2018, 18.25.05 | #3 |
Cittadino di Camelot
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La porta si apri di scatto e udii una voce maschile risuonare nel castello..
"Dove è? Ah rimettessero le donne al rogo". Uscii dalla mia stanza assonnata.."Barone du Junie, che accade?". Lui sgranò gli occhi e il servitore lo tenne per un braccio "Padrone, volete morire pure voi?" mentre mi puntava il dito sul naso. "Osi chiederlo? Esci da quella stanza tranquilla...tu...non ti sei chiesta stanotte dove era mio figlio? Tuo marito?". Alzai le spalle "Sarà stato a giocare a carte con vecchi amici, ho sempre lasciato libertà ai miei due mariti, uno defunto ahime, il Conte Samperi" sospirando. "Già il Conte Samperi il quale ha fatto la fine di mio figlio, uno dei du Junie, il mio discendente..ora sono due mariti defunti e la morte..avvenuta allo stesso modo..morti durante un duello dietro alla stessa chiesa con diverso contendente". Mi portai le mani alla bocca urlando, mentre le lacrime scendevano "No..Gerard...come non può essere morto..io..non ho fatto nulla, non è certo colpa mia se gli uomini per uno stupido sguardo si sfidano a duello come fosse una offesa". "Sentite la santarellina..non è che qui abbiamo donne vedove dappertutto, non diremo nulla ma sparite..avete abbastanza soldi duchessa Altea de Bastian". Poggiò una mano sulla ringhiera trattenendo un pianto, misi la mano sul suo braccio ma lui la scostò in modo brutale.."Tornate dalla vostra famiglia a Sant' Agata di Ghotya". Annuii "Si Barone du Junie, so che può essere una coincidenza ma vi giuro io..non ho tradito vostro figlio, quell' uomo mi fissava insistentemente dalla finestra e mi spiava..io..va bene, faccio le valige, mi dispiace solo non poter essere presente al funerale". "A piangere e fare la povera vedova innocente?" ridendo lui istericamente. La carrozza raggiunse velocemente il tratto di strada sterrata che portava alla residenza molto raffinata e signorile della mia famiglia a Sant' Agata di Ghotya e mi chiedevo dove avessi sbagliato con entrambi, era vero che quei due uomini mi attraevano, loro mi guardavano e forse nemmeno amavo i miei due mariti ma non vi era stato tradimento..forse un bacio..altrimenti sarei scappata per amore con uno dei due. Non ci pensai più e vidi il costone e già sentivo il tepore di casa, di quella famiglia un pò esuberante che ancora ora mi aspettava, decretando ero stata vittima di due vere ingiustizie. Non vedevo l' ora di essere tra le braccia del nonno Mandus de Bastian.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
10-09-2018, 18.33.43 | #4 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La carrozza arrivò sul crostone e poco dopo era già nel centro cittadino, dove sorgeva il palazzo dei De Bastian.
I cancelli si aprirono e la vettura entrò nel cortile. Altea fu aiutata a scendere dal cocchiere e subito si ritrovò la vecchia nutrice College che le andava incontro. “Bentornata, madama.” Disse con un doveroso inchino ed un tono alterato dal piacere e dall'emozione. “Venite, vostro nonno vi attende.” La condusse nella nobile residenza, poi in un ampio salone arredato con degno gusto ed eleganza, come richiedeva il blasone di famiglia. Qui Altea trovò suo nonno in piedi davanti alla finestra. “Eccoti...” voltandosi ed avvicinandosi a lei per abbracciarla “... sono felice di rivederti... ma toglimi subito un peso... cosa sono queste voci su di te e sul tuo onore? Nessuno dei De Bastian ha mai commesso tradimento. Tu, ragazza mia?” Fissandola.
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10-09-2018, 18.41.48 | #5 |
Cittadino di Camelot
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Abbracciai la vecchia nutrice College "Oh come sono felice di rivederti, quanto tempo..certo andiamo subito da mio nonno".
Entrai baldanzosa nel sontuoso Palazzo e lo vidi fermo a guardare fuori dalla finestra fumandosi un buon sigaro e poi si voltò col suo volto tra l' altero e il bonario..bonario solo con me e mie sorelle e fratelli. Alla sua domanda lo guardai negli occhi verdi.."Nonno" abbracciandolo "Mi è bastato poco per rimanere in quel posto e ho avuto ben due mariti uccisi. Io...non ho mai amato nessuno dei due, mi sono sposata per paura di rimanere zitella e finire in convento. Ma vi è solo stato un bacio, alcune parole d' amore..amore fisico no..non pensavo si arrivasse a tanto" ammisi e poi lo guardai "D' accordo con l' ultimo vi è stato un tradimento fisico e passionale, sarà stato per quegli occhi azzurri tremendamente penetranti" con un ghigno sadico sul volto "Ma il barone aveva detto avrebbe messo tutto a tacere" sorpresa.
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10-09-2018, 19.08.48 | #6 |
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Il vecchio Mandus sospirò e poi assunse un'espressione cupa e seriosa insieme.
Lasciò un bacio sulla fronte di Altea e le accarezzò il viso, quasi fosse una benedizione. “Ora sei a casa, ragazza mia...” disse “... non pensare più ai tuoi giorni laggiù.” Abbozzando un sorriso. “Io devo uscire... sono atteso dal notaio Clemen... dobbiamo discutere di una certa cosa riguardo il castello cittadino... tu riposati, hai fatto un lungo viaggio.”
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10-09-2018, 19.16.03 | #7 |
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Quello sguardo cupo, temetti di aver deluso le aspettative del mio caro nonno.
Ma lui con quel bacio più che paterno mi seppe rinfrancare e mi strinsi a lui..."Oh si, non vedevo l' ora di essere qui a casa...mi sentivo tremendamente sola laggiù anche se voi tutti mi scrivevate ogni settimana. Ma non sono stanca" alzando lo stesso sguardo verde e sorridendo.."Cosa succede nel Castello cittadino..so che per voi uomini le donne non si devono intromettere in questi affari..proprio non posso venire con voi, mio caro nonno?" con sguardo speranzoso e accettando ogni suo volere.
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10-09-2018, 23.09.35 | #8 |
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“Mah, temo che finiresti per annoiarti.” Disse il vecchio De Bastian ad Altea. “Parleremo di scartoffie per te probabilmente senza significato, come atti notarili, piani catastali, censimenti e documenti demaniali vecchi di qualche secolo. Non ti spaventa tutto ciò?” Facendosi uno cherry.
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11-09-2018, 00.02.31 | #9 |
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Un silenzio giunto di colpo, dopo che Gwen era rimasta a fissare le tendine chiuse.
Erano trascorse diverse ore, quando ormai il pomeriggio era divenuto tardo ed il tramonto già lambiva con gli strascichi del giorno il bosco intorno alla magione. Poi dei passi e qualche istante dopo dalle scale giunse una figura alta e magra, dai capelli lunghi ed il volto pulito, ben fatto e con le labbra bianche ancora tinte da un'ultima goccia di sangue che colava dall'estremità della bocca. Si avvicinò a Gwen, le accarezzò il viso e senza dire nulla la guardò, per poi baciarla, facendole assaporare l'ultimo alito di vita di quelli che aveva appena reso oscure figure come loro due.
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11-09-2018, 00.12.01 | #10 |
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Alle parole di mio nonno risi.."Spaventarmi...per così poco..ci vuole altro per spaventare una de Bastian, non vorrei esserti di impiccio...ma perché dovete parlare di mappe?" incuriosita.
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