16-07-2012, 19.53.30 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Le Dimore Filosofali
"Può un edificio esprimere, per mezzo del suo aspetto, delle sue proporzioni, delle sue tecniche costruttive, la dottrina di un filosofo o di una scuola di pensiero?"
Si, a leggere gli scritti del misterioso Fulcanelli, l'ultimo alchimista del nostro tempo. Le cosiddette “Dimore Filosofali” hanno dunque lo scopo ed il potere di ravvivare il ricordo e il pensiero di alcuni uomini particolarmente illuminati. E ora ne visiteremo insieme qualcuna... Il Teatro di Giulio Camillo Di tanto in tanto compare nelle edicole qualche metodo per apprendere una o più lingue straniere, sfruttando alcuni processi associativi che collegano il suono delle parole straniere a parole italiane dal significato diverso ma dal suono simile e quindi facilmente memorizzabile. Per ricordarsi, ad esempio, che in tedesco “bambini” di dice “kinder”, (suggerisce una famosa casa editrice) basta utilizzare la nota chiave mnemonica “I bambini mangiano il cioccolato Kinder”. Al di là della bontà o meno di questo metodo, va ricordato che questa disciplina era molto in uso nel Rinascimento. Essa derivava infatti dalla nota “Ars Memorativa”, praticata dalla filosofia Neoplatonica, la quale stabiliva le metodologie per fissare nella memoria concetti complessi, associando particolari immagini alla parole da ricordare. Per facilitare l'apprendimento di queste tecniche e degli schemi mentali ad esse legati, vennero addirittura progettati degli edifici simbolici. Di questa “Arte di Ricordare” si occuparono celebri filosofi come giordano Bruno e studiosi come Giulio Camillo Delminio (XV secolo), il quale passò alla storia per il suo “Teatro”. Esso rappresentava una sorta di sintesi delle teorie “Mnemoniche” note fino a quel momento, partendo dall'Ars Memorativa, fino all'opera di Pico della Mirandola, ricca di elementi cabalistici. Il Teatro di Giulio Camillo era in legno e decorato da moltissime immagini, suddiviso in sette discipline separate da sette corsie, quanti i pianeti noti in quel tempo e capace di ospitare due persone per volta. I corridoi erano chiusi da porte e cancelli riccamente decorati. Gli spettatori, sistemati sulla scena, studiavano le tante immagini e sceglievano una delle sette discipline. In ogni corridoio si trovavano cassetti e cassettini, riempiti di fogli, schizzi e carte di tutti i generi: I percorsi Mnemonici che permettevano di ricordare ogni parola della disciplina prescelta. Se tutto questo vi appare un po' confuso, non è solo una vostra impressione. Nessuno mai riuscì a strappare a Delminio il segreto del suo metodo. Il Teatro stesso non venne mai completato e non venne mai pubblicato nemmeno un libro contenente i capisaldi di quel sapere. Quel poco che conosciamo è tratto da alcuni documenti dell'epoca. Dal punto di vista strettamente architettonico, pare che il Teatro fosse simile a quelli descritti da Vitruvio, l'autore romano del celebre “De Architettura”. Si pensa che le idee di Giulio Camillo Delminio influenzarono Palladio, che nel 1580 progettò il Teatro Olimpico a Vicenza, arricchendolo con profusione e decorazioni. Il Goetheanum: l'edificio vivente. “All'interno di un corpo plastico e vivente.” Così, secondo il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), dovevano sentirsi i visitatori del Goetheanum, un singolare edificio realizzato a Dornach, in Svizzera, intorno al 1920. Il nome di questo edificio è un omaggio di Steiner allo scrittore tedesco Goethe, che lui tanto ammirava. Non a caso l'opera di entrambi gli autori è infatti intrisa di forti elementi esoterici e il Goetheanum potrebbe a buon diritto entrare oltre che nella categoria delle “Dimori Filosofali”, in quella delle costruzioni esoteriche. Steiner lo aveva progettato come sede in cui divulgare le proprie teorie filosofiche, che si rifacevano al pensiero indiano e alla teosofia. La stessa struttura dell'edificio lo rendeva una sorta di “libro di testo”, in cui il pensiero del filosofo si materializzava attraverso elementi architettonici, anziché in parole scritte. Il Goetheanum era costruito secondo i principi dell'Euritmia, cioè la combinazione armoniosa di suoni, di linee, di proporzioni. La sua conformazione riprendeva simbolicamente quella del corpo umano, con spazi che rappresentavano cervello, cuore, polmoni. Un'intima corrispondenza legava, come nel corpo umano, il tutto. Entrando nell'edificio, le forme circolari avvolgenti ed il soffitto emisferico dovevano abbracciare lo spettatore come un corpo vivo, con cui questo si sarebbe immedesimato man mano che percorreva i vari locali. Ogni parte del Goetheanum suggeriva che l'edificio nella sua globalità era in rapporto con il Macrocosmo universale, mentre gli spazi minori rappresentavano il Microcosmo della quotidianità. Iniziato nel 1913, il primo Goetheanum fu distrutto da un incendio nel 1922. Nel 1925, l'anno della morte di Steiner, ne fu edificato un altro, di forma però molto diversa dall'originale.
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17-07-2012, 09.20.40 | #2 |
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"Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende, venite quà ove tutto vi parla d'amore e d'arte"
BOMARZO: IL PARCO DEI MOSTRI Nel Lazio, terra meravigliosa dalle tre esistenze: Etrusca, Romana e Medioevale, Bomarzo condivide la gloria di una storia illustre e possiede un'opera unica nel suo genere al mondo. "La Villa delle Meraviglie". Nei giardini delle ville laziali troverete degli elementi simili, ma prototipo di questi giardini é il "Sacro Bosco di Bomarzo". Lo volle il principe Pier Francesco Orsini detto Vicino "sol per sfogare il core". Lo ideò quel grande architetto che fu Pirro Ligorio, colui che dopo la morte di Michelangelo fu chiamato a lavorare in San Pietro. Senza che l'Orsini ed il Ligorio se lo immaginassero ne uscì un capolavoro che dura nel tempo, e che la fantasia popolare ribattezzò come PARCO DEI MOSTRI. Entrando in questo luogo, sarete accolti dai versi incisi sotto le due Sfingi. Passerete poi di sorpresa in sorpresa per l'improvviso apparire di animali e figure di pietra. L'elefante che sta per ucidere un guerriero, la lotta tra Draghi, l'Orco, la Bella addormentata nel bosco, Ercole che squarcia Caco, Orsi in agguato, animale a tre teste, Nettuno sull'alto di una vasca, Sirene ed altre figure interessanti, ed infine sopra la testa di un Orco, il Mappamondo con sovrastante in miniatura il Castello Orsini a significare la potenza del Casato. Queste sculture scolpite nei grossi blocchi di pietra ivi radicati vi sembrano sorte dal suolo come prodigio. Il tutto risale al XVI secolo (1552) epoca in cui si sviluppava un ideale di vita fra il Principesco e il Cortigiano. Questo bosco ha ispirato molti artisti del tempo, come l'Annibal Caro, il Bitussi ed il Cardinal Modruzzo, per esprimere la loro meraviglia, vollero lasciare incisi sul posto "epigrafi e versi". Dopo la morte di Vicino Orsini nessuno si curò più di questo gioiello di arte manieristica che dopo secoli di abbandono é stato salvato dal solito oblio e restaurato per la gioia di intellettuali e scrittori, artisti e turisti che vengono da tutto il mondo per ammirare questo museo all'aperto. Taliesi, il bardo |
17-07-2012, 17.25.29 | #3 |
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Taliesin, mio buon cantore di un tempo lontano, vi ringrazio di aver arricchito questa discussione parlandoci di un altro luogo “misterioso e magico” per eccellenza.
Aggiungo solo un particolare al vostro scritto, amico mio, che mi ha sempre affascinato su questo luogo. Alcune figurazioni del “Bosco Sacro di Bomarzo” sono ispirate al poema “Amadigi” di Bernardo Tasso e il giardino raffigura in modo simbolico le peripezie dei cavalieri erranti. Nelle sue immagini si fondono elementi di varie tradizioni: quella pagana, quella magica-esoterica e alchemica, quella orientaleggiante ed esotica (c'è persino un richiamo agli Aztechi, un popolo scoperto da meno di un secolo nel periodo in cui fu edificata questa incredibile meraviglia).
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17-07-2012, 17.49.16 | #4 |
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Cavaliere dell'Intelletto,
come sempre la vostra scoccata è stata puntuale ed aspetatta, in un luogo veramente bizzarro e misterioso dove il tempo sembra assumere la forma celluloide di un lungo cortometraggio alchemico... Grazie, soprattutto per l'interessantissima rubrica. Taliesin, il bardo |
17-07-2012, 17.51.33 | #5 |
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Non ho parole, quella scultura è di una bellezza stupenda.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
18-07-2012, 12.03.45 | #6 |
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Si... Milady che oggi gli Uomini chiamano Dea,
avete ragione nel dire che si rimane senza parole nell'ammirare un'arte senza tempo, opera di un arcano scultore che l'ha realizzata. La sensazione, quando si entra nel "Parco dei Mostri" è quella che, in forma di celluloide, la scellerata popolazione di quella minuscola cittadina di provincia d'oltreoceano, provò nell'ammirare le opere di Edward Mani di Forbice... ...è forse un'altra storia? Taliesin, il bardo |
18-07-2012, 12.07.35 | #7 |
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Per ritornare sull'argomento sapientemente proposto dal nostro Cavaliere dell'intelletto, a completamento di ciò vorrei segnalare ai giovani viandanti che si inoltreranno nella materia due libri, ancora facilmente reperibili, che posseggo nel mio scaffale:
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18-07-2012, 16.33.34 | #8 |
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VILLA PALOMBARA
Non hanno forme stravaganti, come molti altri edifici intrisi di misteriosa e mistica atmosfera, ma sono perlopiù sobrie dimore aristocratiche che non presenterebbero caratteristiche degne di nota se non fossero arricchite da decorazioni e simboli legati in qualche modo al processo alchemico. Sono le cosiddette “Dimore degli Alchimisti”, a cui Eugène Canseliet e il misterioso Fulcanelli hanno dedicato due fondamentali testi: Deux logis alchimiques e Le Dimore Filosofali. Disseminate un po' in tutta Europa, questi straordinari edifici non mancano neppure in Italia. Una delle più celebri, Villa Palombara, si trova a Roma sul colle Esquilino. Nel 1620 la villa era una delle proprietà di Oddone Palombara di Pietra Forte, che la lasciò poi al marchese Massimiliano Palombara. Si racconta che nel 1656 questi assistette ad un fortunato esperimento di trasmutazione alchemica, eseguito nel suo laboratorio privato dall'alchimista milanese Francesco Giuseppe Borri. E proprio per ricordare tale episodio, qualche anno dopo Palombara fece realizzare in diversi punti della sua proprietà alcune iscrizioni su marmo che tramandassero appunto l'avvenimento. L'interpretazione di tali iscrizioni potrebbe condurre ad una straordinaria ricchezza: si racconta, infatti, che descrivano, in codice, le formule segrete per realizzare la Pietra Filosofale. Massimiliano Palombara era egli stesso un alchimista e un iniziato alla dottrina segreta dei Rosacroce. Un'iscrizione in latino oggi perduta sul portone della villa recitava che oltrepassando quella soglia “lo scopritore Giasone avrebbe trovato il Vello d'Oro di Medea”. Quale segreto dunque è ancora celato nei misteriosi marmi di villa Palombara? E il Vello d'Oro a cui si faceva riferimento quell'iscrizione sulla soglia, era davvero la leggendaria Pietra Filosofale? Massimiliano Palombara aveva dunque trovato il modo di mutare i metalli vili in oro? Le domande a queste risposte e forse a molte altre ancora, sono tutt'ora custodite nei segreti di Villa Palombara.
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19-07-2012, 02.38.41 | #9 | |
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Ottima segnalazione, amico mio! Ancora una volta vi ringrazio di come state arricchendo questa discussione con i vostri interventi
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19-07-2012, 16.58.25 | #10 |
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Sir Guisgard...
di nuovo dovrei ringraziarvi, mio signore, per aver voluto portare alla nostra attenzione un argomento tanto interessante e misterioso... le ‘dimore filosofali’... un viaggio che si potrebbe intraprendere attraverso Fulcanelli (molto più che in Fulcanelli) a scoprire quei luoghi che l’alchimista ci ha insegnato a riconoscere... Sono a dir poco affascinata dal Teatro della Memoria di Giulio Camillo e più ancora lo sono del Goetheanum... e soffro per non poterlo, ahimé, visitare. Lo stesso sentimento che mi assale nel contemplare le perdute vestigia di Villa Palombara... Taliesin... grazie anche a voi per averci parlato di Bomarzo. Un luogo incantato, magico e ricco di sorprese... un luogo veramente incredibile! Leggendo di questo, poi... sapete... la mia mente è immediatamente corsa ad un altro luogo intriso di mistero di magia... un luogo che non cessa mai di stupirmi ogni volta che ne sento parlare o che ne leggo... ma poiché rammento che già discutemmo di questo in altri lidi... e poiché, diciamocelo, non è mai simpatico ripetersi... mi limiterò, qui, a rimandarvi a quelle stanze... http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=1719
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