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Vecchio 08-09-2010, 20.35.11   #1
Guisgard
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La scesa nell'Aldilà tra mito e romanzo cavalleresco:l'eroe liberatore

Cos’è un eroe?
Questa domanda è valida per ogni civiltà e per ogni epoca.
Un uomo che si eleva dai suoi simili e diviene, con le sue qualità, tramite tra loro ed il divino.
L’eroe è capace di imprese ignote ai più e può sconfiggere ed esorcizzare le grandi paure dei suoi simili.
E qual è la più grande paura di ogni uomo da sempre?
La morte.
L’eroe quindi, in ogni civiltà ed in ogni epoca, ha dovuto fronteggiare questa antica paura.
Partendo dall’antichità classica, conosciamo bene i miti di molti eroi che discendono nell’Ade per compiere un qualcosa di importante.
Ulisse, Enea, sono eroi costretti a questa discesa nell’Oltretomba per apprendere una verità che li condurrà ad un livello superiore di conoscenza e li renderà quindi più forti.
E questo in qualche modo sembra essere il filo conduttore di un celebre romanzo cortese, “Gawain e il Cavaliere Verde”.

La storia ci narra di un misterioso cavaliere che giunto alla corte di Artù si dice certo del suo valore, tanto da invitare i presenti a mozzargli la testa con un singolo colpo.
Non solo il misterioso cavaliere sembra certo di sopravvivere a questa prova, ma è anche sicuro di poter restituire ad un anno di distanza lo stesso colpo.
Gawain tenta la prova ma fallisce, accordandosi poi col misterioso cavaliere secondo quanto detto prima.
Gaiwan così intraprende un viaggio che lo condurrà dal misterioso Cavaliere Verde per tenere fede alla parola data.
Il viaggio, oltre che simbolo di lealtà e valore cavalleresco, appare come una discesa in un mondo lontano, dai contorni misteriosi e sfuggenti.
Una vera e propria cesa in un possibile Oltretomba, dal quale l’eroe emergerà con una nuova consapevolezza del proprio valore.

Ma giungere nell’Aldilà è il più delle volte una prova volta a liberare qualcuno.
Ercole, nell’immortale mito di Admeto ed Alcesti, scende proprio nell’Oltretomba per liberare la devota eroina, per poi restituirla al suo amato marito.
E poi come non citare l’intramontabile mito di Orfeo ed Euridice.
Morta sua moglie, il cantore Orfeo comincia a cercare la porta degli Inferi per discendere nel mondo dei morti e chiedere ad Ade la restituzione della sua amata.

E questo cosiddetto mito dell’eroe liberatore è presente in alcuni celeberrimi romanzi cortesi.
Nel “Tristano” di Goffredo di Strasburgo, giunge un giorno in Cornovaglia un nobile barone d’Irlanda, chiamato Gandino.
Questi si presenta al Re Marco come musico e dice di essere un antico corteggiatore della regina Isotta.
Viene allora ricevuto a corte con tutti gli onori e lo stesso re gli chiede di suonare la sua rota.
Lui però chiede di poter avere in cambio qualsiasi ricompensa.
Il re accetta e Gandino suona.
Alla fine, davanti all’entusiasmo di tutti, il menestrello chiede come ricompensa prorio la regina Isotta.
Marco si oppone mai i baroni gli ricordano la parola data.
Gandino allora porta via Isotta in lacrime.
Nel frattempo a corte torna Tristano ed apprende dell’accaduto.
Travestito da musico raggiunge la nave di Gandino, dove lui e la regina a causa dell’alta marea sono impossibilitati nel salire a bordo.
Tristano si offre di portare in groppa al suo cavallo la regina e quando Gandino acconsente, il nobile cavaliere di Cornovaglia fugge via con Isotta.
E voltandosi verso Gandino urla: “Tu avevi conquistato Isotta con la rota, io te la riprendo con l’arpa.”

Questo tema, secondo i filologi, è molto diffuso anche nella letteratura celtica.
E’ il tema del rapimento e della fuga verso un luogo lontano, dai tratti magici che sembra confondersi con l’Aldilà.
Ma se questo tema nel “Tristano” occupa comunque un episodio marginale, vi è un altro grande romanzo cortese che tratta questo aspetto, mettendolo però al centro della sua trama: “Il Cavaliere della Carretta” del grande Chretien de Troyes.
La storia si apre il Giorno dell’Ascensione, quando a Camelot si presenta un misterioso cavaliere che afferma di tenere prigionieri diversi abitanti del reame e che si dice disposto a liberarli a patto che qualcuno lo vinca in duello, mettendo però in palio la stessa regina Ginevra.
Il presuntuoso Keu lo sfida ma viene sconfitto: verrà portato via prigioniero insieme alla regina.
Partono alla volta del misterioso rapitore, Galvano ed un cavaliere misterioso.
Questi scopriranno che il malvagio rapitore è Meleagant e che i prigionieri sono tenuti in una lontana terra , Gorre, conosciuta come “il reame dal quale nessuno straniero ritorna”.
Un reame dal quale si accede solo attraverso “perigliosi” passaggi.
Alla fine quel cavaliere misterioso, dopo indicibili prove, compresa quella di salire sulla Carretta dell’estrema ignominia, giungerà a Gorre, vincerà in duello Meleagant e libererà Ginevra e gli altri prigionieri.
Naturalmente quel misterioso cavaliere era Lancillotto del Lago e Ginevra lo ricompenserà col suo Amore Eterno.

Il mito dell’Oltretomba quindi ritorna anche nei romanzi cortesi.
Ma, naturalmente, è ben diverso da come appariva nei poemi epici classici.
La letteratura alta che ora si diffonde nelle corti del XII e del XIII secolo è dominio delle sfere più colte della società, che in qualche modo risentono dell’eco della letteratura classica.
Ma vi è stato anche un passaggio intermedio: il modo popolare, con il suo richiamo al fiabesco, al favoloso, all’incantato (nel quale si sente forte la base celtica) si è in qualche modo mischiato a questa letteratura alta.
Ed ecco che i temi tipici dei poemi antichi, noti alle sfere più colte, si mischiamo con un mondo magico, spirituale di chiara origine popolare e folcloristica.
Isotta e Ginevra vengono liberate da una minaccia che solo in parte può ricordare il mondo dei morti.
Il tutto è celato da un alone ed appare come incanto.
Il valore mitico è presente, ma remoto ed il tutto è passato attraverso il filtro folcloristico della narrativa popolare.
E da questa unione, letteratura colta di chiara derivazione classicistica e mondo folcloristico popolare, nasce lo scenario in cui prende vita la letteratura cavalleresca di corte.
Gorre è una terra magica, indefinita, quasi a metà tra noi e l’Aldilà.
Ma i richiami all’Ade sono comunque forti.
Ed anche ora con Tristano e Lancillotto, come nel caso di Ercole e Orfeo, occorre la grande impresa di un eroe per liberare chi è minacciato da questi oscuri e misteriosi regni.
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Ultima modifica di Guisgard : 20-12-2013 alle ore 03.03.34.
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Vecchio 09-09-2010, 03.03.18   #2
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Quanta emozione in questo vostro excursus, sir... avete citato alcuni tra i miti più belli e la passione con cui parlate degli eroi cortesi (tra l'altro alcuni tra i miei preferiti) mi conquista ogni volta...
I miei più vivi complimenti!
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 09-09-2010, 03.12.42   #3
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Vi ringrazio, milady!
Parlare degli eroi, sia mitici che cortesi, è sempre stata una mia passione.
Mi da sempre delle bellissime sensazioni.
Come l'aver letto di questi vostri complimenti
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Vecchio 09-09-2010, 10.44.47   #4
GuardianOfTheFlame
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GuardianOfTheFlame è sulla buona strada
discussione molto interessante, complimenti!

Certo la tua trattazione riguarda specificatamente l'eroe in epoca classica e medievale; personalmente comunque, in riferimento al quesito iniziale "Cos'è un eroe?", io lo intendo in un'accezione più generale ed indipendente dal divino
Citazione:
L'eroe è il protagonista di uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune.
mi piace moltissimo l'immagine di Lancillotto e Ginevra... è un dipinto? di chi?
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Vecchio 09-09-2010, 11.06.03   #5
lady rainbow
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lady rainbow sarà presto famoso
Avete la capacità di trattare sempre argomenti a me molto cari caro sir Guisgard..l'eroe..figura romantica..colui che è ammirato dalle donne e stimato dagli uomini...come sempre un intervento degno di un uomo colto e raffinato come voi,sir...
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Vecchio 09-09-2010, 21.41.27   #6
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Vi ringrazio per questi vostri complimenti

Citazione:
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mi piace moltissimo l'immagine di Lancillotto e Ginevra... è un dipinto? di chi?
Sinceramente non conosco bene quell'immagine.
Credo sia l'illustrazione di un autore moderno.
Cercherò di informarmi e vi saprò dire, messere!
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Ultima modifica di Guisgard : 09-09-2010 alle ore 21.54.14.
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Vecchio 09-09-2010, 21.53.01   #7
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Sempre seguendo la scia sulla quale si disegna la concezione, ma anche le differenze, dell’eroe mitico e di quello cortese cavalleresco, credo sia interessante osservare il tutto attraverso gli occhi delle raffigurazioni e delle descrizioni artistiche, come la pittura e la letteratura.
Mettiamo così a confronto due grandi eroi e le loro gesta più famose: Teseo e Lancillotto.
Dai celeberrimi scavi dell’antica Ercolano proviene uno straordinario affresco raffigurante il “Teseo liberatore”.
Il luogo in cui originariamente compariva quest’opera era una Basilica, un luogo pubblico e l’affresco appartiene a quella corrente artistica definita ellenistico-romana, quindi di gusto colto e raffinato.

Osservando l’opera vediamo che la concezione è totalmente fedele all’ideale mitico, riuscendo in pieno a trasmetterne l’atmosfera: l’eroe è immortalato subito dopo aver compiuto la sua straordinaria impresa.
Accanto a lui giace il corpo senza vita del mostruoso Minotauro, mentre i giovani ateniesi liberati gli si prostrano davanti e lo ringraziano.
Tutto concorre ad illustrare una perfetta rappresentazione del mito originale, lasciando intatto tutto il fascino e l’incanto della favolosa vicenda.
Tuttavia colpisce il comportamento di Teseo.
Egli appare infatti distratto, quasi assente a quella situazione.
Non si cura dei fanciulli che lo circondano, non presta più attenzione al corpo del terribile mostro sconfitto.
L’eroe è invece tutto preso dalla solennità del momento, della grandiosità della sua impresa.
Il suo sguardo è lontano, fuori dallo schermo, come perso verso qualcosa di assoluto.
Teseo è abbagliato e rapito da ciò che ha compiuto, cosciente di aver portato a termine qualcosa che lo renderà immortale e simile agli dei.
Tanto, da essere quasi indifferente a tutto ciò che lo circonda.
Ora, di contro, osserviamo il comportamento di un altro eroe liberatore, protagonista di una vicenda simile.
Lo faremo stavolta leggendo ed analizzando le immortali pagine del romanzo più famoso sulla leggenda di Lancillotto: Il cavaliere della Carretta, di Chretien de Troyes.

Chretien infatti ci dice chiaramente che Lancillotto, una volta liberata Ginevra, è indifferente a tutto il resto.
Egli ha sconfitto un avversario formidabile, liberando molti abitanti di Camelot tenuti prigionieri, ma il tutto sembra non scuoterlo per niente.
Questa straordinaria impresa che, insieme ad innumerevoli altre, lo porterà a divenire il Primo Cavaliere per eccellenza, sembra lasciarlo del tutto indifferente.
Egli è preso solo ed esclusivamente da Ginevra e dalla sua liberazione.
Tutto il resto non conta.
Anche Lancillotto, come Teseo, appare rapito da un incanto favoloso, che lo porta ad estraniarsi da tutto e da tutti: il suo amore per la regina.
Se per Teso la gloria occupava ogni suo interesse, nel caso di Lancillotto vediamo che questo ruolo spetta all’amore.
Il cavaliere infatti, pur di ritrovare la sua amata regina, scegli di salire sulla Carretta dell’Infamia, perdendo l’onore e la dignità.
E neanche questo sembra scuoterlo.
Non le lacrime di Galvano intento ad impedirgil il suo folle gesto, né gli insulti di tutti coloro che lo vedono su quella Carretta.
L’eroe quindi, sia esso mitico o cavalleresco, vive una sua personalissima esperienza con la grande impresa.
Rapito ed abbagliato da ciò che questa può significare, diviene estraneo ed indifferente al mondo circostante.
In una visione assoluta di se stesso, del suo valore e del suo destino.
Una visione per lo più ignota ed incomprensibile agli altri, ma superbamente rappresentata e descritta per noi dai capolavori artistici che ne raccontano la grandezza e l'immortalità.
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Vecchio 10-09-2010, 01.42.29   #8
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Se posso permettermi di rispondere...
l'artista si chiama Donato Giancola ed, effettivamente, è un artista contemporaneo! Ho scoperto che ha un sito internet molto bello... vi consiglierei di andarlo a vedere...
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Vecchio 10-09-2010, 11.09.44   #9
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Se posso permettermi di rispondere...
l'artista si chiama Donato Giancola ed, effettivamente, è un artista contemporaneo! Ho scoperto che ha un sito internet molto bello... vi consiglierei di andarlo a vedere...
grazie mille milady
Donato Giancola lo conosco che ha illustrato diversi giochi di carte a cui ho giocato: Magic, MECCG (Middle-Earth Collectible Card Game della ICE) e il gioco che ho preso recentemente Camelot Legends; mi sono sempre piaciute le sue illustrazioni ^^
Peraltro in qualche post avevo pure linkato la carta "Sir Percival" di Camelot Legends la cui illustrazione (di Giancola) è anche un avatar di questo stesso forum
Interessante il suo sito: ci sono un sacco di belle illustrazioni e poi riconoscere quelle delle carte mi riporta indietro nel tempo

Tornando IT, molto interessante il parallelismo Teseo/Lancillotto... proprio ora sto leggendo i racconti di Chretien de Troyes e tra non molto arriverò a leggere il suo Lancelot!
Una curiosità per Guisguard: queste ricerche sono per diletto da parte di un appassionato o sei uno studioso?
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Sono entrambe le cose, amico mio.
Diciamo che la passione è ciò che mi ha spinto a voler studiare queste cose.
E credo sia un gran dono quando la passione incontra ciò che si fa nella vita
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