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Vecchio 11-02-2013, 03.58.12   #1
Guisgard
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La Sinfonia dell'incantato Verziere di Chanty

PROLOGO

Il palazzo vescovile sorgeva su una vasta rupe, da cui si poteva dominare l'intera vallata con un solo sguardo.
L'unico principato però sembrava essere quello delle tenebre, che infinite, opprimenti e silenziose parevano avere potestà su ogni spirito della notte.
Una luce fredda, limpida ed eterea, figlia del rigido Inverno, avvolgeva tutte le cose, ormai riscattate dalle apparizione del crepuscolo, proiettando sulle antiche mura del palazzo immagini confuse e inquiete, quasi sul punto di animarsi e prendere possesso dell'oscurità.
“Ormai sono tre giorni che sua signoria dorme...” disse il vescovo Tommaso “... pensate sia normale questa lunga degenza?”
“Il suo corpo” rispose il vecchio frate “deve abituarsi, vostra Grazia... quando l'ho visitato era in condizioni disperate... se anche fosse sopravvissuto alle gravissime ferite che gli erano state inferte, la cancrena l'avrebbe consumato in brevissimo tempo... ciò che abbiamo fatto era tanto disperato quanto indispensabile... vedremo come reagirà il suo organismo a tutto questo.”
“E' straordinario, frate Nicola, ciò che avete fatto!” Fissandolo il vescovo. “La scienza è straordinaria... io credo, si, credo che sia una delle più chiare manifestazioni del Divino nel nostro mondo. In quale altro modo un uomo potrebbe fare cose simili? Solo la Grazia Divina può illuminare a tal punto il nostro mortale e fallace ingegno, facendogli poi compiere simili prodigi. Si, è così... più si conoscono le leggi della Natura, più è impossibile non avere Fede.”
“Vostra Grazia sa bene” replicò il frate “che tutto ciò non è in nessuno modo un miracolo. Infatti ciò che abbiamo fatto è tranquillamente spiegabile. Abbiamo unito tessuti recisi con placche di titanio, in modo che l'infezione si arrestasse all'istante. E' un metodo che alcuni regni del nord già praticano da secoli. Ora però bisogna capire come si comporterà il corpo di sua signoria. Gli abbiamo salvato la vita, ma la sua mobilità è ancora fortemente in pericolo. Potrebbe non alzarsi mai più da quel letto e vivere come un vegetale per il resto della vita.”
“Sarà fatta la Volontà di Dio.” Sentenziò il vescovo. “Resterete con noi, frate Nicola?”
“Perdonate, ma devo tornare al monastero.” Alzandosi il frate. “Ho alcune cose da sistemare laggiù...”
“Forse qualche pecorella smarrita?”
“Direi piuttosto una pecorella inquieta.” Ridendo il frate. “Ma domani tornerò a vedere come sta sua signoria.”
Il vescovo allora lo fece accompagnare alla porta.
“Vostra grazia?” Presentandosi poi a lui un diacono.
“Mi ritirerò.” Fece il vescovo. “Ma voglio che ci sia sempre qualcuno accanto a sua signoria. E voglio essere messo al corrente di ogni sviluppo.”
“Si.” Annuendo il diacono.
Ma proprio in quel momento un eco lontano, simile al lamento del vento, ruppe il silenzio del palazzo.
Poi un clangore di passi.
“Cosa è stato?” Turbato il vescovo.
“Forse il cambio della guardia, monsignore.”
Ma quel rumore riprese e cominciò ad avvicinarsi sempre più.
“Ma da dove proviene?”
“Non saprei...” stupito il diacono “... forse sono i soldati che smontano... vado a controllare...”
Ma quei passi sembravano scandire inesorabili un conto alla rovescia.
Erano infatti sempre più vicini e nella sala tra i due uomini cominciò a sorgere una profonda inquietudine.
Poi un'irreale silenzio.
Un attimo dopo alcuni forti colpi cominciarono a far tremare la porta, fino a spaccarla letteralmente in più pezzi.
Una sagoma allora apparve nella penombra dell'uscio.
“Voi?” Atterrito il vescovo. “Come... come avete fatto a...”
“Vostra grazia...” mormorò impressionato il diacono, cercando con lo sguardo il vescovo.
“Tornate...” visibilmente nervoso questi “... tornate a riposare... alzarvi non è prudente da parte vostra...”
In quel momento arrivarono alcuni soldati.
“Da questo momento in poi prendo il potere...”
“Siete impazzito?” Incredulo il vescovo a quella figura immobile sull'uscio.
Le guardie allora cercarono di prenderla, ma in breve furono tutte massacrate sotto gli occhi del vescovo e del suo diacono.
Allora un eco di morte si diffuse attorno al palazzo...




LA SINFONIA DELL'INCANTATO VERZIERE DI CHANTY

Capitolo I: L'ambasceria dal cielo

"Forse, per comprendere meglio avvenimenti in cui mi trovai coinvolto, ebbene che io ricordi quanto stava avvenendo in quello scorcio di secolo, così come lo compresi allora, vivendolo, e così lo rommemoro ora, arricchito di altri racconti che ho udito dopo - seppure la mia memoria sarà in grado di riannodare le fila di tanti e confusissimi eventi."

(Umberto Eco, Il Nome della Rosa)


Quella mattina a Camelot vi era fermento.
Un vivo fermento.
Nel reame infatti l'eccitazione regnava sovrana.
E a scalfirla non riuscivano neanche le notizie sulla lunga e devastante guerra che si stava combattendo a Sud.
Infatti in città giungevano, quasi ad intervalli regolari, notizie su quel conflitto, portate da mercanti, attori itineranti, pellegrini e mendicanti.
Il ducato di Capomazda non si dava per vinto e nonostante le sue cattoliche ed aristocratiche armate fossero state scacciate dal reame di Sygma, gli Arciduchi continuavano a cingere d'assedio i confini di quel regno.
Ma, come detto, questi venti di guerra sembravano non aver mai scalfito l'atmosfera tranquilla di Camelot.
E soprattutto ora i suoi abitanti sembravano distratti da un evento straordinario.
Nel regno infatti erano arrivati alcuni araldi itineranti che annunciavano il sopraggiungere di una delegazione della lontana città di Sant'Agata di Gothia.
La città era stata da poco strappata ai territori Capomazdesi da un valoroso condottiero, proclamandosi così indipendente.
Ora da quella città un'ambasceria stava giungendo a Camelot e ovunque nel reame vi era una trepidante attesa.
Come sarebbe arrivata quell'ambasciata?
Per terra?
Navigando il fiume?
Ad un tratto accadde qualcosa.
Un'eccitazione generale e tutti a guardare il cielo.
Due enormi vascelli sospesi tra le nuvole apparvero su Camelot tra lo stupore generale.
“Eccoli...” disse un vecchio tra la folla “... sono giunti attraverso la stessa strada che i sogni usano per raggiungerci... quelle delle stelle...”
Allora dai vascelli furono fatti cadere migliaia di volantini sulla città.
Un bambino ne prese uno al volo e lesse:

“Popolo di Camelot, vi sta per essere offerto un gran dono.
Un dono capace di mutare la vita.
Di scacciare il dolore e allontanare la morte.
Alzate gli occhi al cielo ed accorrete.
Oggi vi raggiungeranno i sogni.”


Poco dopo i due vascelli si fermarono su Camelot.
E uno dei due atterrò nella piazza principale.




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Vecchio 11-02-2013, 16.57.38   #2
Altea
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Come ogni giorno, dopo l' Alba, fui svegliata dal suono della campana della Cappelletta dedicata alla Vergine Madre del maniero, udii la balia entrare in camera e preparare le vesti.
Mi alzai e mi vestii di fretta con grande tristezza nel cuore e uscii verso la cappella con mia madre e alcune dame di compagnia.
Alzai il cappuccio del mantello, era umido o forse era il freddo del mio Animo che avvertivo.
Pregammo in dignitoso silenzio, tra noi vi erano solo sguardi compassionevoli.
Dopo le preghiere io e mia madre camminammo in silenzio nel giardino fino a giungere inconsciamente all'antico e profondo pozzo e mi ritornarono alla mente quegli ultimi versi della sua lettera...."Io muoio per Amore, ma ricorda tu combatti per me e in nome del tuo Amore...Sei sempre stata più coraggiosa di me".
Mi asciugai una lacrima e mi strinsi a mia madre la quale mi aveva sempre giurato che non fu mio padre ad osteggiare l' amore di mia sorella con quel cavaliere di semplici origini, ma fu proprio il cavaliere stesso a non contraccambiarla tanto da farle perdere il senno e compiere quell'insensato gesto.
Rimasi sola, immobile a guardare l' acqua di quel pozzo che stranamente risplendeva ancora del sorriso perso della amata sorella gemella...promettendole vendetta contro chi era stato reo della sua morte.
D'un tratto fui destata da quei pensieri da una serva che tornava dal mercato della città, agitata e infervorita e agitando un foglio che mi fece leggere:

"Popolo di Camelot, vi sta per essere offerto un grande dono.
Un dono capace di mutare la vita.
Di scacciare il dolore e allontanare la morte.
Alzate gli occhi al cielo ed accorrete.
Oggi vi raggiungeranno i sogni."

Chiesi alla serva di condurmi subito a Camelot ad osservare ciò che stava succedendo e raggiunta la piazza osservai sbigottita quei vascelli.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe

"Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit.

"I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam)

"La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea
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Vecchio 11-02-2013, 17.04.29   #3
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Pallidi raggi del sole filtravano dalla finestra, che si affacciava sulla strada principale, illuminando così la grande stanza, finemente arredata.
Il grande tavolo in legno pregiato, antico cimelio di famiglia, si distingueva tra gli altri arredi per raffinatezza e valore.
Un antico codice era aperto, da molte ore ormai, su una pagina dove era raffigurata una bellissima miniatura.
In oro e rosso, su sfondo azzurro, era infatti ricamato San Giorgio nel celebre atto di uccidere il drago.
Fu il frastuono della strada a destarmi, alzai lentamente la testa, come rapita in un sogno lontano.
Sbattei le palpebre, mi occorse più di un minuto per rendermi conto di dove mi trovavo.
Non nel soffice letto con le lenzuola che mia madre aveva fatto arrivare dall'Oriente, ma alla scrivania, il capo chino sulle braccia incrociate l'una sul l'altra.
Fissai il grande libro davanti a me, sospirai. Mi ero addormentata mentre studiavo, di nuovo.
Mi alzai, stirando le membra intorpidite come un gatto assonnato.
Poi, di nuovo, mi soffermai ad ascoltare il frastuono che proveniva dalla strada.
La gente era in fermento.
Uscii sul piccolo balcone, pronta ad assaporare la dolce brezza mattutina, chiusi gli occhi per un momento, guardando il cielo, lasciai che il calore del sole mi accarezzasse il viso.
Sorrisi, la città era davvero bella quella mattina.
Cercai di capire il motivo di tutto quel trambusto, poi, d'un tratto, li vidi.
Navi, navi imponenti solcavano il cielo.
Restai attonita, per lunghi istanti a guardare il cielo.
Poi, una pioggia di volantini scese su su Camelot, e uno di loro finì proprio sul mio balcone.
Mi chinai a raccoglierlo, e lo lessi rapidamente.
Strane emozioni si impossessarono di me, in quei pochi momenti. Curiosità, trepidazione, desiderio di avventura.
Osservai la nave dirigerai verso la piazza principale. Il desiderio di scendere in strada e correre incontro, insieme all'altra gente, a quella strana nave fu davvero forte.
Tuttavia, sospirai e rientrai in camera, tenendo però, il volantino stretto tra le mani.
Mi sedetti, controvoglia al grande tavolo, e ripresi lo studio di quell'antico testo laddove l'avevo interrotto.
La mia concentrazione durò poco, e il ricordo dei rimproveri di mia madre, delle raccomandazioni del maestro, degli interminabili e prevedibili discorsi di famiglia durante le fredde cene furono talmente assordanti, da costringermi a fare una pausa.
Bevvi e mangiai qualcosa della cena che mi ero fatta portare in camera la sera prima. Mi rallegravo di aver chiesto quella premura, e ancor più di aver sottolineato che non volevo essere disturbata per la colazione.
Bevvi qualcosa, cercando di allontanare i pensieri quotidiani per ritrovare la concentrazione.
Ma lo sguardo mi cadde sul volantino.
Lo presi tra le mani, e di nuovo quel brivido mi attraversò la schiena.
Lanciai una rapida occhiata al libro, focalizzando il momento a cui ero arrivata. Conoscevo bene quella storia.
E, di quel momento particolare, avevo già letto tre diverse versioni.
Sospirai guardando la finestra.
Poi, con il sorriso di una bambina disobbediente, corsi verso l'armadio.
Nessuno avrebbe notato la mia assenza, pensavo mentre mi preparavo per uscire, nessuno avrebbe fatto domande, almeno fino all'ora di pranzo.
Così, indossai l'abito meno appariscente e il mantello più semplice che possedevo, chiusi l'antico libro e uscii, di soppiatto.
Sapevo bene che percorso fare per non essere vista, avrei tagliato per il giardino.
Poco dopo, mi ritrovai in strada, e seguii la grande folla verso la piazza principale dove la misteriosa nave era atterrata poco prima.
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Vecchio 11-02-2013, 17.34.49   #4
elisabeth
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elisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella rocciaelisabeth è un gioiello nella roccia
Tanto tempo era passato ormai da quando ero arrivata a Camelot, ero arrivata li' dal lontano Oriente la citta' di Gerusalemme era la mia terra, sposai un Franco che mi fece regina nella sua immensa casa.....non ebbi problemi..il colore della mia pele era quello dell'ebano e i miei capelli erano neri come il come le notti del cielo d'oriente.......non mi mancava nulla, i miei studi continuavano e molto spesso c'erano libri che mi facevo pervenire dalla mia terra, parlavo la lingua della terra di quel luogo molto bene.....ma leggevo molto meglio in arabo......Ormai sola da tempo, le persone piu' fidate speravano che riprendessi marito...ma io non mi sentivo ancora pronta, lo avevo amato molto...la mia anima non aveva pace.....andai nelle cucine e tra i cesti pieni di frutta vidi un volantino....il destino.....un mondo che si divide tra la logica e l'illogico.....la mente diventa irrazionale...e senza pensarci su' andai nell'androne e presi il mantello......uscita da casa.....da quanto tempo non uscivo da casa....tanto di quel tempo che respirai aria nuova e mi diressi verso la piazza...e il mio naso..si alzo' in aria......cosa erano quelle grandi barche volanti....?....ero reticente ma la curiosita' e' donna......
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Vecchio 11-02-2013, 22.04.50   #5
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quell'incredibile veliero volante scese, quasi planando, sulla grande piazza di Camelot gremita di gente.
Tutti allora accorsero a vedere quella meraviglia.
Dal veliero, poco dopo, scese a terra un'ambasciata formata da uomini dagli abiti sfarzosi e il nobile portamento.
Salutarono il popolo accorso a vederli e subito salirono su una carrozza inviata loro dal re, in segno di ospitalità, per raggiungere poi una villa baronale come dimora per quel loro soggiorno a Camelot.
Tra la folla, però, cominciarono a girare alcuni paggi, anch'essi scesi dal veliero, che distribuivano doni alle persone.
Pane, sale, olio, vino, carne.
Ma non a tutti capitarono cose simili.
Infatti quei paggi ad alcune persone lasciarono solo un biglietto ripiegato più volte.
Così, tra la gente, un paggio si avvicinò ad Altea e le consegnò uno di quei bigliettini.
Sopra vi era disegnato un pozzo.
Un altro paggio fece la stessa cosa con Clio, appena giunta, mostrandole un biglietto con impressa l'immagine di San Giorgio.
E infine, un terzo paggio diede ad Elisabeth un biglietto simile, con l'emblema della Mezzaluna a fronte.
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Vecchio 11-02-2013, 22.49.29   #6
Altea
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Scrutai gli uomini scesi da quegli strani velieri...dal portamento e dal vestimento sembravano abbienti.
La gente si accalcava sempre di più per procurarsi quei viveri...viveri? Non ne avevamo bisogno fortunamente in famiglia, anzi eravamo soliti a offrire solidarietà alla gente bisognosa.
Ad un tratto un paggio mi consegnò un bigliettino tra le mani..lo aprii e trasalii...un pozzo.
"Ma che diavoleria è questa?" pensai tra me e me "come..come fanno a sapere?" La mano tremava...e riguardavo quel pozzo...un pozzo era tante cose, un pozzo dove porre i desideri, dove attingere acqua fresca per assettarsi e rigenerarsi o dove ristegnava acqua putrida...mai avrei immaginato fosse luogo di morte e forse dovevo liberarmi di quel pensiero.
Strinsi il biglietto a me e corsi via, senza prima non notare che quei nuovi venuti stavano dirigendosi verso la villa di un barone, amico di famiglia, avrei chiesto a mio padre se ne sapesse qualcosa.
Prima di tornare a casa mi fermai nel mio luogo preferito, dove amavo trascorrere le mie ore e giornate in solitudine. Dopo che la mia gemella Eleonor avesse perso la vita in quel gesto imprevisto la mia vita era sempre più solitaria e amavo trascorrere il mio tempo libero in un piccolo bosco, e ivi stava un piccolo laghetto pieno di fiori acquatici che galleggiavano nell'acqua come tante ballerine.
Mi sedetti vicino al laghetto lanciando sassolini...e a ogni lancio un pensiero ma più di tutto uno era nella mia mente.
Prima di tutto come potevano affermare con certezza i nuovi arrivati che avrebbero potuto farci felici con un dono che avrebbe cambiato la vita...chi mi avrebbe ridato la persona a cui tenevo cosi tanto?
Scossi il capo, non ci credevo...ed estrassi dalla tasca quel bigliettino col pozzo e una collana con un simbolo portandolo alle labbra e baciandolo.
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Vecchio 12-02-2013, 00.29.18   #7
Parsifal25
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Il sole andava carezzando le mie stanze con i suoi tiepidi raggi......il campanile della chiesetta accanto donava il buongiorno e dalla piazza si sentivano già le chiacchiere dei cittadini.

Ad esser sincero, rimasi alquanto sorpreso che già di buon'ora i cittadini erano già in strada, probabilmente, era successo qualcosa. Aperta la finestra......ebbi risposta.......

"navi volanti solcavano il cielo", non potevo credere ai miei occhi, forse, stavo ancora sognando......mi pizzicai il viso e vidi che non era un sogno......dovevo indagarci su e imparar qualcosa di nuovo.
Presi le mie arme e vesti e corsi verso il piazzale......salutai Belfagor e dissi:

"Caro amico, credo che una nuova avventura è alle porte......teniamoci pronti".
__________________
"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore.....
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Vecchio 12-02-2013, 02.00.32   #8
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Restai immobile a guardare il bigliettino, incredula.
Non avevo bisogno di correre a casa per sapere che quel disegno era esattamente identico a quello sul mio libro.
Com'era possibile? Probabilmente una coincidenza, ma ci credevo poco.
Quando l'avevo avuto tra le mani, un nuovo brivido mi aveva attraversato la schiena.
Dovevo saperne di più, avevo ancora tempo prima che qualcuno si accorgesse della mia assenza .
Mi guardai attorno e cercai con lo sguardo qualcuno a cui chiedere spiegazioni.
Ma vedevo solo i paggi che avevano distribuito doni alla folla.
Decisi, così di farmi strada tra la folla, verso la nave chiedendomi se avrei mai trovato un significato a quel biglietto,
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Vecchio 12-02-2013, 02.02.21   #9
Guisgard
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Altea estrasse così da una tasca quel bigliettino.
Ma la collana della ragazza aveva scheggiato la ceralacca che sigillava il bigliettino e questo si aprì, permettendole di leggerne il contenuto.
Contenuto che così riportava:

“Altea, io non posso prometterti ciò che desideri.
Ma posso farti un gran dono... il Tempo.
Si, il Tempo per rincorrere e realizzare ciò che più cerchi.
Conserva gelosamente questo bigliettino, poiché esso vale come invito per giungere dall'Arconte Meccanico, signore di Sant'Agata di Gothia.
Ed egli ti donerà ciò che ti è stato promesso...”
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Vecchio 12-02-2013, 02.07.02   #10
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Clio restò sorpresa da quel bigliettino datole da uno dei paggi.
Si avvicinò allora al veliero che era da poco atterrato a Camelot, in cerca di notizie su tutta quella strana situazione.
“Damigella...” disse ad un tratto qualcuno alle sue spalle “... non potete avvicinarvi troppo all'Aeronave... può essere pericoloso...”
Era uno di quei paggi che avevano distribuito doni alla popolazione.
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