03-09-2013, 03.59.45 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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L'intricato Enigma Fiesolano
Prologo...
Poco dopo il crepuscolo, quando ormai l'imbrunire aveva ceduto il posto ad una chiara sera finalmente stellata, un elegante calesse trainato da due magnifici cavalli baschi si fermò davanti ad una piccola chiesa. Il conducente, un uomo di poderosa statura e dai tratti marcati, saltò giù dalla vettura e con fare servile corse ad aprire lo sportellino. Dal calesse scese allora una figura che tentava di apparire distinta, con un abito scuro, bottoni ottonati, stivali bassi di cuoio ed un lungo mantello color porpora. Aveva i capelli chiari e pettinati con cura, uno sguardo attento ed un'espressione vagamente tesa. Indicò allora col pomello del suo bastone il portico della chiesa. Il poderoso conducente, così, si avviò verso l'ingresso del sacro edificio e vi entrò. Controllò che tutto fosse tranquillo, si voltò poi verso il suo padrone e lo fissò mostrando un cenno di assenso col capo. La figura allora si ritrovò, un attimo dopo, all'interno dell'edificio. Era una sala monoabsidata, avvolta nella penombra, che sembrava racchiudere quello scenario dominato da un silenzio solenne e profondo. Avanzò così verso un confessionale posto poco prima del presbiterio e spostando la piccola tendina guardò al suo interno. “Vi aspettavo...” disse una voce dalla piccola grata divisoria da cui parlava solitamente il confessore al penitente. La figura allora si inginocchiò “Non credo” fece questa “che quel vostro biglietto mirasse alla redenzione dei miei peccati...” “E perchè no?” Mormorò la voce nel confessionale. “Si dice che anche l'uomo saggio pecchi sette volte al giorno.” “Perchè non credo voi siate un prete.” “Oh, me ne guarderei!” “Magari il demonio...” “Credete alla sua esistenza?” Domandò la voce. “Se esiste Dio” rispose la figura inginocchiata “non vedo perchè non debba esserci anche il Suo nemico.” “Avrei molte obbiezioni su questa vostra affermazione” replicò la voce “ma non siamo qui per disquisire di teologia.” “Infatti.” Disse la figura. “Potrei sapere allora chi siete davvero? E cosa volete da me?” “E' così importante per voi un nome?” “Si, se quel nome sembra conoscermi così bene.” “Dopotutto cosa so di voi?” Chiese la voce. “Il vostro nome e poco altro... barone, così vi fate chiamare, Azable... e vi definite anche in altri svariati modi... genio del crimine, artista del misfatto, cesellatore del furto...” “Si e sono fatti, non parole!” Con una punta di orgoglio Azable. “Ed è per questo che vi ha fatto venire qui...” disse la voce “... perchè mettiate la vostra arte al mio servizio.” “Impossibile!” Sentenziò il barone. “Lavoro da solo!” “Voglio che rubiate per me una cosa... in cambio vi offrirò una rendita vitalizia... una rendita di cui disporrete da questo momento in poi, così da coprire eventuali spese riguardo a ciò che vi chiedo...” “Ma chi siete voi?” “La vostra fortuna, amico mio...” “A... a quanto ammonta questa rendita?” “Seicentomila Taddei all'anno...” A quelle parole il bastone del barone, appoggiato al confessionale, cadde a terra. “Mi...” balbettò Azable “... mi state prendendo in giro?” “Anche se siamo in una chiesa” con tono basso la voce “vi assicuro che non è stata pronunciata alcuna falsità tra noi...” “E cosa dovrei rubare per voi?” Chiese Azable. “Un dipinto...” spiegò la misteriosa voce “... un dipinto conservato a Sygma... nella chiesa di Santa Felicita...” “Un dipinto?” “Si... un dipinto che il re ha donato al Clero e che ora è conservato in quella chiesa...” “Di che dipinto si tratta?” “Il titolo è Verziere Fiesolano...” la voce “... opera di un anonimo pittore che lo dipinse sotto dettatura di un poeta...” “Un quadro si dipinge sotto dettatura?” Stupito il barone. “Si...” “Perchè per un quadro siete disposto a spendere una fortuna simile?” “Vi ho già detto...” sorridendo la voce “... sono la vostra fortuna... sta a voi cogliere il tutto...” “E una volta rubato il dipinto” fece il barone “come farò a consegnarvelo?” “Sarò io a farmi vivo...” “Avete detto che la rendita inizia da questo momento...” “Vi farò avere, domattina al massimo, un congruo anticipo...” In quel momento suonarono le campane della chiesa ed entrarono nella navata alcuni frati. Il barone allora si alzò e poi, vinto dalla curiosità, con fare furtivo, si sporse dall'altra parte del confessionale per vedere chi fosse il suo misterioso benefattore. Ma dietro la grata non vi era nessuno. Come se quella misteriosa voce fosse svanita, proprio come Mefistofele con Faust, al suono delle campane, lasciando il Barone Azable in una profonda inquietudine. L'intricato Enigma Fiesolano Capitolo I: La sfida “Il falso e il meraviglioso sono più umani dell'uomo reale.” (Paul Valery) Lord Bohw, pari del regno e ministro del re, continuava a fissare quel biglietto gettato sul tavolo davanti a lui con occhi inquieti. Ad un tratto qualcuno bussò. “Milord...” disse entrando un suo funzionario “... mi avete fatto chiamare?” “Leggete pure...” fece Bohw mostrandogli quel biglietto. Il funzionario lo aprì e lesse: “Ruberò il celebre dipinto chiamato Verziere Fiesolano, conservato ad oggi nella chiesa di Santa Felicita a Sygma... Mirabole ” “Cosa significa?” Sorpreso il funzionario. “Quel nome non vi dice nulla?” Guardandolo Bohw. “Credo di averlo sentito nominare ma...” “Ma pensavate si trattasse di una leggenda, vero?” “Si...” annuì il funzionario “... ma siete certo dell'autenticità di questo biglietto? E quell'incisione sotto la firma? E' un fiore...” “Si ed è proprio quel fiore a renderlo assolutamente autentico...” spiegò il nobile “... quel famigerato lestofante si firma sempre con un fiore... quella è una malvarosa e nel linguaggio dei fiori indica l'ambizione... è una sfida lanciata...” “Come è giunto qui questo biglietto?” “Mi è stato recapitato da un ufficiale della Guardia Reale di Sygma.” Rispose il nobile. “Il biglietto, in due copie, è stato trovato sia nella Cancelleria Reale che nel refettorio del Monastero di Santa Margherita.” “E da Sygma sono giunti qui a portarne notizie?” “Si...” mormorò Bohw “... per volere di Sua Grazia il vescovo... egli infatti teme che le guardie del re possano sottovalutare questo pericolo e quel dipinto rappresenta un tesoro per la chiesa di Sygma, già scossa dalle lotte interne tra clericali ed anticlericali...” “Ma possiamo davvero mandare dei militari lì per custodire il dipinto?” “Naturalmente no...” sentenziò il nobile “... sfioreremmo l'incidente diplomatico, rendendo insostenibile la posizione del Clero Sygmese...” “Allora?” Domandò il funzionario. “Faremo in modo che siano privati cittadini di Camelot, gente del popolo, a recarsi a Sygma...” fissandolo Bohw “... spinti dalla volontà di facili guadagni... porremo una taglia sulla testa di quel ladro... ora diffonderemo la notizia per le strade di Camelot...” Il giorno dopo, per le strade principali e le piazze più grandi di Camelot, oltre che nelle chiese, fu letto il bando al popolo: “Il misterioso e famigerato Mirabole (“Mirabòl”, nella pronuncia Franco Capomazdese) ladro e brigante, come è suo solito, ha proclamato la sua prossima impresa. Il criminale intende rubare il celebre dipinto intitolato Verziere Fiesolano, custodito a Sygma, facendosi beffe del suo valore e dell'abilità delle guardie reali incaricate di proteggerlo giorno e notte. Per questo Sua Grazia il vescovo, custode del dipinto, ha promesso una lauta ricompensa a chiunque, per Carità Cristiana ed amore per la giustizia, giungerà ad offrire il suo aiuto contro le mire dell'inafferrabile criminale.” +++
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03-09-2013, 09.08.51 | #2 | |
Disattivato
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La tiepida luce mattutina spargeva sulle onde calmi riflessi rosati.
Restai ad osservare l'orizzonte per molto tempo, cercando di non ascoltare la sottile malinconia che mi pervadeva. Poco dopo, la vedetta annunciò che la terra era ormai vicina. Mi avvicinai al parapetto opposto, quello di prua, e mi sporsi ad osservare la nuova terra che mi attendeva. Ancora una volta, però, una morsa mi strinse lo stomaco. Nella mia mente continuavano a susseguirsi le immagini di qualche giorno prima, quando avevo visto, tra le lacrime, la mia terra scomparire all'orizzonte. Arrivammo alla spiaggia dopo poche ore, salutai con un cenno l'equipaggio che mi aveva scortata, e scesi sulla terraferma. Le briglie del mio cavallo mi davano sicurezza. L'unica cosa che mi era rimasta di casa mia, pensai. Ma poi, mentre mi voltavo a guardarlo, capii che non era affatto così. Portai la mano istintivamente al fianco, dove la spada di mio padre era avvolta in un fodero semplice, anonimo, che restasse inosservato, così come il piccolo scudo rotondo di mio fratello, adagiato comodamente sulla mia spalla. Sorrisi, non ero sola, loro erano con me, e lo sarebbero stati sempre. Sospirai. Pensare ai miei cari non mi avrebbe aiutato in quel momento. Montai sul mio fedele destriero e lo spronai al galoppo nella foresta. Ancora non mi fidavo a percorrere le strade, anche se ero talmente lontana, che nessuno avrebbe riconosciuto il mio viso. Cosa poteva saperne quella gente di me? Cavalcammo inosservati per un giorno e una notte, come ombre nella foschia. La mattina seguente, arrivai finalmente a Camelot. Smontai da cavallo e mi diressi verso l'abbeveratoio per fargli riprendere fiato. Quanto a me, calai il pesante cappuccio sul viso, ed evitai gli sguardi della gente. Più tardi si accorgeranno che sono una ragazza, meglio sarà. Così, avvolta nel lungo mantello scuro che nascondeva in parte la mia figura, mostrando solo due semplici stivali di cuoio, neri come il manto del mio cavallo, sarei potuta sembrare un fantasma. Solo un osservatore attento avrebbe notato la carnagione chiara e gli occhi azzurri che spuntavano dall'ombra del cappuccio. Mi diressi verso la locanda, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Citazione:
Sembrava scritto apposta per me. Sygma era ancor più lontana di Camelot, sarei stata al sicuro lì. Avevo perso tutto, non avevo un mestiere, una casa, un futuro. I soldi che avevo con me non sarebbero bastati in eterno. Poteva essere la mia occasione. Infondo cos'ho da perdere? Restai ad osservare l'avviso per lunghi istanti. Ma ci volle davvero poco perchè prendessi una decisione. Guardai Ercole "Tu che ne dici, bello.." sussurrai lisciandogli dolcemente il manto "..ti va di ripartire?". Però, dovevo riposare. Mi avvicinai così alla locanda e chiesi una stanza per me e un posto nella stalla per il mio cavallo. L'indomani, sarei partita per Sygma. |
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03-09-2013, 16.51.42 | #3 |
Cittadino di Camelot
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La mattina iniziava sempre troppo presto....vestiti da rattoppare, la colazione da preparare e la casa da rassettare, era molto tempo che avevo deciso di aprire la mia casa a gli orfani che vivevano a Camelot.....gli orfani aumentavano e i soldi scarseggiavano......quando avevano fame...sembravano le bocche di tanti uccellini.....i più grandi andavano via prendendo ognuno la propria strada.......avevo ancora del tempo per andare a Messa.....il silenzio della mattina....avrebbe fatto si che la Divina Provvidenza mi ascoltasse con meno interferenze.........ma quel giorno in Chiesa ella si mostrò in maniere differente....ascoltai ciò che aveva da chiederci il Vescovo....una taglia......il punto era che dovevo raggiungere Sygma......come avrei fatto con i bambini.....ero davvero combattuta............e così in Chiesa ascoltai i mormorii della gente, qualcuno mi conosceva e metteva nelle mie mani un Taddeo....con la felicità di poter contribuire al pranzo di quel giorno e di altri avvenire.......Forse la Divina Provvidenza aveva fatto che quel giorno avessi trovato il tempo per andare a Messa......già era proprio cosi' sarei andata a Sigma......e tornai a casa.........e seduti intorno a tavolo.....parlai con i ragazzi "....So che quello che starò per dirvi non vi piacerà.......ma stamattina...mi e' stato offerto un lavoro e voi sapete quanto bisogno c'e' dei denari........ai piu' grandi chiedo di non andar via subito...almeno sino al mio ritorno e di prendersi cura della casa......penso che non vi mancherà nulla sino ad allora.......Padre Anselmo della Chiesa della Maddalena....vi dara' tutto l'aiuto......lo ha sempre fatto......."......vidi tutti gli occhi puntati addosso....non mi ero mai allontanata...ma quelli erano momenti tristi e dovevo darmi da fare...qualche lacrima del piu' piccolo che asciugai col grembiule che portavo fosse una divisa..." Suvvia partiro' domani.......che sia oggi un giorno spensierato....ho portato mele e mandorle.....faremo un dolce....."....e cosi' mi avviai in cucina.....ero nervosissima....non sapevo neanche da che parte iniziare il viaggio...qualcuno mi avrebbe aiutato.....
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03-09-2013, 17.45.59 | #4 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La locanda, posta presso le mura di Camelot, in modo da essere uno dei primi edifici visibili per chiunque entrasse in città, era preceduta da un portico alquanto semplice, invaso per buona parte da rampicanti e coperto da paglia, con un irregolare spiazzo, antistante l'ingresso, in cui erano coltivate poche verdure da usare nella cucina alquanto semplice di quell'esercizio.
In balia del vento e della polvere era lasciata ad oscillare un'insegna grezza e corrosa dal tempo, sulla quale era raffigurato uno scudo con all'interno una testa di gallina. Clio vi era giunta, insieme al suo cavallo e subito il locandiere le andò incontro, tradendo, con questo suo modo di fare, il cattivo stato dei suoi affari negli ultimi tempi. “Benvenuta nella mia locanda, milady.” Disse con un grosso sorriso sul volto. “Sedetevi pure ad uno dei tavoli, io intanto mi occuperò del vostro cavallo. Abbiamo una stalla sul retro... non molto grande, ma sicura.” Corse fuori, verso il portico e qualche istante dopo una donna uscì dalla cucina. “Cosa vi va da mangiare?” Chiese con fare spiccio a Clio. “Abbiamo della minestra con pane raffermo... altrimenti credo sia rimasto del formaggio da servire con quel pane...” Ma proprio in quel momento si udirono dei cavalli davanti alla locanda. “Josh!” Chiamò la donna. “Sono arrivati altri clienti! Dove sei finito? Io ho da fare in cucina, dannato!” “Abbassa la voce, gallina!” Tornando il locandiere. “Vuoi farti subito riconoscere da tutti? Va in cucina e prepara qualcosa! E bada che non sia la solita minestra insaporita con il lardo! Prepara un po' di carne!” “Carne?” Ripetè la donna. “Aspetta almeno di sapere chi siano questi clienti!” Poi accortasi di aver parlato davanti a Clio, si zittì e tornò in cucina, sotto lo sguardo contrariato del marito. Nella locanda allora entrarono i nuovi clienti. Erano tre uomini con lunghi mantelli. E subito il locandiere andò loro incontro. “Sono Francesco di Baccaiano...” disse uno dei tre nuovi entrati “... e questi sono i due miei compagni di viaggio...” indicando gli altri due che erano con lui “... siamo stati qui per la Fiera di fine Estate... volevo mangiare qualcosa prima di rimetterci in viaggio...” “Oh, siete capitati nel luogo adatto, miei signori!” Indicando loro un tavolo il locandiere. “E ditemi, se non sono indiscreto... venite da molto lontano?” “Siamo mercanti...” rispose Francesco “... della compagnia dei Binardi di Sygma...” “Bene, allora vi porterò subito il meglio della mia famosa cucina!” Ridendo il locandiere. E andò da sua moglie.
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03-09-2013, 17.59.38 | #5 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Elisabeth era intenta a preparare quel dolce e vedeva come questa cosa aveva in qualche modo allontanato la tristezza dai volti dei suoi angioletti.
Dopotutto i bambini sono straordinari anche per questo. Basta poco per accendere la loro infantile spensieratezza e a scacciare via cupi pensieri o accennate preoccupazioni. Ma mentre la donna era occupata con un pestello a tritare le mandorle, Rown, il più grande dei suoi orfanelli, era in cucina con lei. Giocava nervosamente con la sua fionda di legno, come se volesse prendere di mira invisibili nemici. Continuò così per un po', poi smise e si avvicinò ad Elisabeth. “Non ci hai detto di che lavoro si tratta” disse “e dove ti porterà. Ci hai sempre detto la verità... e ora? Ora non vale più questa cosa?”
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03-09-2013, 18.02.26 | #6 |
Cittadino di Camelot
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Entrai lentamente nella grande chiesa e mi diressi verso la statua della Beata Vergine, il volto incappucciato e mi inginocchiai a pregare ma la mia preghiera fu disturbata da un uomo che leggeva un bando...un quadro e un criminale che voleva rubare un famoso dipinto, cercavano gente per difenderlo..guardai quelle persone farsi largo per partire con gli occhi della speranza di una vita migliore.
Uscii mestamente e mi incamminai verso palazzo, quante volte avevo odiato la mia posizione sociale e ora più che mai, non era vero che i soldi davano la felicità..la libertà rendeva felici e essere la figlia di uno degli uomini più potenti di Camelot certo non dava possibilità di essere felici nonostante le agiatezze. Entrai in camera e vidi il volto sorridente di mia madre mostrarmi un manichino con un bellissimo abito bianco. La collera mi assalì fino a farmi arrossire dalla rabbia e urlai..."Cosa significa questo? Non solo mi costringete a sposare un uomo che non amo, vedovo e anziano..ma pure decidete quale sarà il mio abito da sposa..e ora immagino le nozze saranno imminenti pure, senza darmi via di scampo..dandomi una vita infelice". Mia madre non rispose, si limitò a guardarmi col suo modo severo..d'altronde pure lei si era sposata solo per il denaro e uscì di stanza. Mi sedetti sul letto, non era tempo per piangere..dovevo fuggire...scappare dalla vita che mi veniva imposta. Ad un tratto pensai a quelle parole in chiesa, andai dalla serva vicino alla mia camera e le chiesi se, gentilmente, potesse darmi una delle sue vesti. Tornai in camera e indossai quella veste..avrei perso la mia identità ma ovviamente non la libertà e dignità rammentando sempre chi fossi, mischiandomi tra quella folla. Presi il mantello e raggiunsi correndo la chiesa dove prima era stato fatto il proclamo...mi avvicinai a un uomo ed esclamai "Mi chiamo Altea, sono una povera serva e sono pronta a partire per proteggere quel quadro".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
03-09-2013, 18.17.39 | #7 |
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Il grande mortaio in legno era poggiato sul tavolo....stavo pestando le mandorle come se stessi pestando le mie stesse decisioni....ma il sentirli allegri, mi rallegrava il cuore......era la loro felicità che contava, alle miei spalle sentii una presenza era Rown....e la sua voce e le sue parole mi fecero smettere...sentii le mie gote divenire rosse....mi voltai di scatto....." Quante volte ti avro' detto di non usare la fionda....finirai per combinare qualche guaio e allora altro che lavoro......"....andai e la strappai dalle sue mani la fionda stringendola tra le mie.......aprii la finestra e feci solo il gesto di buttarla via....poi mi resi conto....che volevo scappare soltanto alla sua domanda......richiusi la finestra e girandomi lo guardai negli occhi....." Vieni Rown sediamoci un momento...se non finisco di preparare il dolce, dovro' costruirmi anche io una fionda, dici il vero...vi ho detto la verità e in qualche modo l'ho fatto anche ora........solo che dovro' andare a Sygma....e dovrò essere brava, perchè mi pagheranno solo se riuscirò a trovare un quadro......saremo in tanti a fare questa ricerca.....e quindi tu dovrai essere bravissimo qui......e dovrai pregare tanto......devo trovare quel quadro......lo devo..per te e per i ragazzi........prometti che a loro non dirai nulla...."....
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03-09-2013, 18.26.22 | #8 |
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Quell'uomo fissò Altea con uno sguardo quasi sprezzante.
Ella gli appariva come una miserabile, una di quelle tante persone, reietti, rinnegati, inetti, che raminghi vagavano per le strade di Camelot. “Vedo...” disse alla ragazza “... allora comincia col cercarti un passaggio fin laggiù, visto che i servi non sono ammessi sulla carrozza voluta da lord Bohw per condurre a Sygma i migliori cavalieri volontari per quell'impresa... buon viaggio e buona fortuna!” E si allontanò scuotendo il capo. “Potete venire con noi...” all'improvviso una voce dalla navata “... partiremo domattina poco dopo l'alba...” era un frate “... dobbiamo consegnare a Sua Grazia il vescovo di Sygma alcuni documenti richiesti da un monastero di quelle terre... avremo piacere ad avervi con noi, non temete.” E le sorrise.
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03-09-2013, 18.37.08 | #9 |
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Lo sguardo di quell'uomo..lo sostenevo con tutta la mia dignità..non sapeva con chi parlava..con la figlia di un barone, uomo di fiducia del re.
Per la prima volta capii cosa provassero quelle persone che ogni giorno mendicavano e a cui benevolmente lanciavo una moneta, a volte mi soffermavo a parlare con loro e certi mi raccontavano dei loro viaggi in posti lontani e sconosciuti. Fui lasciata sola ma proprio la Divina Provvidenza mi venne in aiuto, andai incontro al frate.."Vi ringrazio, siete la mia salvezza, se mai dovessi essere ricompensata per quel quadro sarete nei miei pensieri. Accetto volentieri il vostro passaggio".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
03-09-2013, 18.38.33 | #10 |
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Entrai nella stanza e mi richiusi la porta alle spalle.
Sospirai. Poi lentamente mi accostai all’alto specchio sulla parete opposta ed iniziai a togliermi il diadema dai capelli. Non potevo dire di essere arrabbiata... ero delusa, forse... si, probabilmente ero un po’ delusa... insomma... Jacopo aveva i suoi compiti e le sue responsabilità, d'accordo! Le aveva sempre avute... però... beh, però questa volta quella che avevano appena interrotto era la festa per il mio matrimonio... il nostro matrimonio! Sorridevo... L’abbacinante luce del giorno entrava dalle finestre schermate da candidi tendaggi illuminando ogni cosa. Il chiacchiericcio degli astanti si confondeva e diveniva solo un brusio alle mio orecchie, mentre volteggiavo. Gli occhi neri, senza fondo, di Jacopo erano l’unico punto fisso in quella marea di suoni, colori, luci... D’un tratto una voce... “Capitano!” La musica si fermò e noi interrompemmo il ballo, voltandoci verso il soldato che, a spintoni, si faceva strada tra gli invitati verso di noi. Gli lanciai un’occhiata, poi guardai Jacopo. Scossi la testa, impercettibilmente... lui abbassò lo sguardo, poi tornò a puntarlo su di me, silenzioso. “Non oggi...” mormorai. “Devo.” disse. “Ti prego...” “E’ il mio dovere, lo sai...” disse, altrettanto piano “E lo sapevi anche quando ti ho chiesto di sposarmi.” Fui io ad abbassare lo sguardo questa volta, per poi tornare ad alzarlo su di lui... “Si...” dissi. “Tu puoi restare e festeggiare ancora...” tentò “Dopotutto è il nostro matrimonio.” “Voglio andare a casa!” dissi, ferma. Annuì. Il soldato ci raggiunse proprio in quel momento... “Capitano!” disse, mettendosi sugli attenti “Perdonatemi se mi permetto di disturbarvi proprio oggi, ma...” “Che cosa c’è?” chiese Jacopo. “Un’emergenza, Capitano! E’ stato rinvenuto un biglietto... una missiva di minaccia!” Jacopo annuì... “Andiamo!” disse, per poi voltarsi rapidamente verso di me e baciarmi brevemente. Rimasi immobile mentre recuperava la sua spada ed il cappello e si allontanava con il soldato. Lo specchio rimandava la mia immagine riflessa... lo splendido abito bianco, i gioielli di mia madre... mentre quelle immagini della mia festa di nozze mi vorticavano in mente... La festa di nozze probabilmente più disastrosa che si potesse rammentare a memoria d’uomo, pensai... E mi chiesi che cosa poteva essere accaduto di così preoccupante e drammatico da non poter essere rimandato a domani, ma che richiedesse subito la presenza di Jacopo a Palazzo.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |