16-06-2010, 12.35.46 | #1 |
Cittadino di Camelot
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C'era una volta un saraceno
Ecco la one shot dedicata a Medraut. Questa è una side story della Beltane, Camelot ed altre complicazioni geografiche (che è una storia su Merlin, ma è diventata ormai una storia sulle leggende XD), ma vi assicuro che non è necessario leggere quella storia per capire questa poiché questa non ha alcun riferimento con la storia principale, è una one shot totalmente a parte.
Questa storia vuole solamente raccontare un episodio della vita di Medraut, ovvero come è venuto in possesso del suo amato cavallo Cassio. I nomi usati qui sono quelli anticheggianti, quindi Artos al posto di Artù, Medraut al posto di Mordred, Gwalchmai al posto di Gawain, Guenhumara al posto di Ginevra. Perché Palamede? Perché mi ha colpita molto nel libro The book of Mordred e sta salendo faticosamente la scalata per diventare uno dei miei personaggi arturiani preferiti. Niente slash in questa storia, e ovviamente un sacco di angst. C'era una volta un saraceno Medraut non aveva mai creduto di poter giungere davvero a Camelot. Certo, sua madre gli ripeteva sempre che un giorno lui sarebbe divenuto il re di Camelot, ma la cosa era diventata una tale litania che il giovane se ne era assuefatto ed ormai sentirselo dire non faceva fiorire in lui alcuna emozione. Per questo aveva sempre creduto che la litania sarebbe rimasta nient'altro che una filastrocca e che lui non avrebbe mai visto Camelot. (Inoltre il fatto che sua madre gli ripetesse che Artos aveva tentato di ucciderlo e che sicuramente la Britannia era popolata di sicari mandati a tagliargli la testa non aiutava ad immaginarsi un futuro in quella città). Quando Medraut arrivò a Camelot aveva dieci anni, aveva appena lasciato sua madre, portato via da un cavaliere bizzarro dalla pelle scura e dal nome di sir Palamede. Sir Palamede era giunto nelle Orcadi con un ordine di re Artos ed un piccolo esercito alle sue spalle. Medraut sapeva che la propria madre, la bella Morgause, era una strega e per questo non aveva avuto paura degli sconosciuti. Fu un duro colpo per lui scoprire che le streghe non potevano fare proprio tutto, che Artos aveva del potere su di lei e che con un la minaccia di un esercito alle porte nemmeno lei poteva fare resistenza. Medraut non pianse quando Palamede gli prese il braccio e lo trascinò via dalla madre. Non pianse nemmeno dopo la prima notte vi viaggio e nemmeno nelle successive. Giunse a Camelot in una rigidità indifferente, limitandosi ad annuire od a qualche parola cortese quando Palamede gli faceva domande sul cibo e la stanchezza. "Siete stanco, Medraut?" gli domandava sempre Palamede, con il suo strano accento trascinato. Medraut scuoteva la testa ed il gruppo andava avanti. "Volete che ci fermiamo a mangiare qualcosa, Medraut?" (Non lo chiamava mai Principe Medraut, come usava fare sua madre e come la donna aveva costretto a dire ai servitori delle Orcadi). Medraut faceva spallucce, ma non rifiutava mai i bocconi di dolci esotici che Palamede gli passava. Quando Medraut giunse a Camelot gli sembrò di vivere in un sogno. Camminò sulle strade di terriccio, seguendo la sua scorta, sentendosi come un prigioniero al patibolo, convinto (nella nebbia della sua mente, anestetizzata da tutto) che non avrebbe più rivisto sua madre e che Artos, il mostro, lo avrebbe strangolato con le sue stesse mani. Artos suo padre. Salì i gradini dell'entrata, passò per corridoi, arazzi volteggianti e cavalieri che lo guardavano incuriositi e non si accorse di nulla. Giunse nella sala del trono sentendosi stanco, affamato, con le gambe che facevano male per le ore a cavallo. La sala del trono era più piccola di quello che il bambino di aspettava e Medraut non dovette cercare molto perché Artos era di fronte a lui, seduto, con il volto appoggiato ad un pugno chiuso. Il re lo osservò in silenzio e l'unica cosa che Medraut riusciva a vedere era la spada, la spada. La spada al suo fianco. La spada non nel fodero. Oddio, la spada- Quando Artos si alzò, il bambino si lasciò sfuggire uno squittio sorpreso e subito arrossì di vergogna. Medraut, sei uno sciocco, vedi tuo padre il re per la prima volta e mostri subito la tua codardia. L'ultima cosa che dirai prima di morire sarà forse una supplica? E' così che ti ho cresciuto? urlava la voce di Morgause.Il re però non prese la propria spada, la lasciò accanto al trono, e si avvicinò al figlio. Medraut non ebbe il coraggio di distogliere lo sguardo. Si sentiva un sempliciotto (e questo doveva pensare anche Artos) mentre assorbiva, mangiava, assimilava con gli occhi tutto ciò che il sovrano era: alto, con le spalle larghe ed il naso leggermente storto, i capelli castani, gli occhi scurissimi, una cicatrice lì, proprio sotto le labbra, e le mani così grandi- (Tuo padre è un mostro! gli diceva spesso sua madre, Un orrendo mostro che ci penserebbe due volte a tagliare la testa ad un cavallo zoppo o ad affogare il suo stesso figlio. Oh, mio piccolo principe, non sai cosa mi ha fatto, quell'uomo odioso. Mi teneva ferma con le sue mani, erano troppo forti e le mie mani sono così piccole-). "Benvenuto a corte, Medraut," esclamò Artos ed al figlio sembrò una voce soffocata, spezzata. "Sono- sono molto felice che tu sia qui." La frase sembrò richiedere troppo sforzo (o forse il re era stanco e non aveva tempo di badare ad un bambino codardo) perché Artos si portò una mano al volto e si voltò, facendo roteare il mantello. "Avrai un luogo dove abitare, qui a palazzo. Sir Palamede ti mostrerà i tuoi alloggi," aggiunse, prima di uscire dalla stanza con passo veloce e sicuro. Fu quello il momento in cui Medraut pianse. Le sue ginocchia cedettero e la sua gola iniziò a singhiozzare, da sola, senza che lui potesse farci nulla. Sarebbe caduto a terra se Palamede, dietro di lui, non l'avesse sorretto. Sir Palamede era alto ed aveva braccia forti e ben presto Medraut si ritrovò avvinghiato a lui, con la testa nel suo collo e le sue guance spinose della barba di due giorni a pungergli la fronte. "Andrà tutto bene, Medraut," gli assicurò il cavaliere, sollevandolo e prendendolo in braccio. Lo portò fuori dalla stanza del trono e camminò, nei giardini e vicino alla piccola fontana, vicino alle mura, tra le guardie che cantavano bevendo, e camminò finché Medraut non smise di piangere e si addormentò. Medraut ebbe veramente degli alloggi tutti suoi. E Artos non tentò di ucciderlo. Il re gli mise a disposizione un tutore per insegnargli quello che Morgause aveva evitato di menzionare (latino, storia, matematica ed astronomia) ed il bambino scoprì che nel mondo non c'era solo la quercia della finestra, alle Orcadi, i gabbiani e le pulcinelle di mare. A Camelot non vi erano molti bambini e quindi Medraut trovò la compagnia degli adulti. Il suo fratellastro Gwalchmai era a Camelot e fu ben felice di farlo diventare il proprio scudiero. Il giovane vedeva Artos solo durante i banchetti e le festività, insieme a tutti gli altri abitanti del castello e solo raramente il re lo faceva chiamare per informarsi dei suoi progressi. Nemmeno una volta i due parlarono di quella notte in cui Medraut venne concepito. Né mai Medraut lo chiamò padre o Artos lo chiamò figlio. Le cose andarono diversamente con la regina. Il bambino scoprì (sì, le cuoche parlavano molto e sapevano tutto) che fu Guenhumara la vera artefice del suo trasferimento a Camelot. Medraut non le chiese mai perché e la regina non si spiegò a lui, ma spesso lo invitava a fare lunghe passeggiate nel giardino. Guenhumara non era particolarmente bella (almeno non per Medraut), ma aveva delle mani morbide e queste mani sapevano intrecciare delle corone di fiori deliziose. E con le corone la regina fingeva di essere una fata dei boschi o una damigella in difficoltà e per la prima volta Medraut vide che non tutte le donne erano dure, e belle e ondeggianti tra l'odio e la passione come Morgause. La maggior parte del tempo però, Medraut lo passò con Palamede. Palamede gli insegnò ad andare a cavallo come un soldato e non come una donna. Gli costruì un arco e gli fece uccidere il suo primo animale, andando a caccia per due giorni di fila nella foresta fuori Camelot. Corresse il suo modo di usare la spada e Medraut dovette faticare molto per recuperare tutto il tempo che aveva perso, tra magie ed erbe nel castello delle Orcadi. Quando pioveva o nelle giornate in cui nessuno dei due era abbastanza attivo da uscire, Palamede gli raccontava della sua terra. "C'è un fiume, vicino al luogo in cui vive mio padre," narrava Palamede, "in cui vi sono delle lucertole enormi. Con dei denti aguzzi e più veloci di qualsiasi coniglio tu abbia mai visto." Medraut rideva quando il saraceno imitava i misteriosi e sconosciuti animali. "Ed ho viaggiato tanto, quindi dovete credermi, esistono dei cavalli a strisce nere e bianche e degli altri che hanno i colli così lunghi che raggiungono gli alberi e mangiano lì le foglie." Palamede gli parlava anche di suo padre e dei suoi due fratelli. "Sono venuto qui per imparare i modi dei romani e dei britanni. Mio padre è il re e mio fratello diverrà re dopo di lui, è mio compito imparare il più possibile per aiutarlo." Ed ancora racconti del paese del tramonto, al-Maghrib, di oceani di sabbia e donne e uomini dalla pelle scura e di mille altre tonalità. Spesso Medraut si addormentava con le parole e la voce soffice di Palamede nelle orecchie, sognando di vivere ad al-Maghrib, e di essere il figlio di un giovane principe saraceno. Gli anni passarono ed arrivò il momento in cui Palamede dovette mantenere fede ai suoi racconti ed annunciò che presto sarebbe tornato a casa, da suo fratello e dal re suo padre, ormai molto malato. Palamede stava piangendo quando Medraut lo abbracciò ed il ragazzo, ormai di quattordici anni, desiderò essere abbastanza grande, abbastanza forte da poter prendere Palamede in braccio come lui aveva fatto al suo arrivo a Camelot. "Non siate triste," disse Palamede, e Medraut si accorse che quella era probabilmente l'ultima volta che l'avrebbe visto. "Se io- se il re non- un giorno, posso venire a vivere ad al-Maghrib?" domandò il ragazzo, in un sussurro. "Certo. Quando i vostri doveri saranno terminati, quando saprete che avete fatto tutto ciò che potevate e che dovevate potrete venire. Ma dovrete stare attento ai coccodrilli," sorrise Palamede, baciando le guance di Medraut. "Starò attento," promise questi. "Ho una cosa per voi," annunciò Palamede, facendo un cenno ad uno dei suoi servitori. Questi portò un giovanissimo cavallo bruno, già alto per la sua età, con vivaci occhi scuri ed una criniera chiarissima. "E' il figlio di Fu'ad. E voglio che lo abbiate voi." Fu'ad era il vivace (a volte un po' troppo) cavallo nero di Palamede. Medraut si avvicinò al giovane cavallo e gli toccò tentativamente la fronte. "Potete scegliere il nome che preferite per lui," sorrise l'altro, salendo su Fu'ad. No, non andate, non andate, non andate, riuscì solo a pensare Medraut, con la testa troppo vuota, troppo affogata per poter decidere un nome a quel cavallo sconosciuto. Ma quello era il cavallo di Palamede, era il figlio del possente Fu'ad. "Cassio," disse Medraut, con la prima cosa che i suoi insegnamenti di latino gli avevano lasciato in mente.
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18-06-2010, 02.39.21 | #2 |
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Questa storia mi è piaciuta molto! ...so che è un commento un po' banale e -probabilmente- non all'atezza della situazione, ma è esattamente questo ciò che penso in questo momento, al termine della lettura.
L'ho trovata semplice, essenziale perfino... eppure così toccante, così piena di sentimento, di dettagli, di sensazioni. Bella, secondo me! Perciò, Mordred, grazie!
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
18-06-2010, 18.04.07 | #3 |
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Vi ringrazio per aver commentato e letto : D mi avete resa una fanciulla felice
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18-06-2010, 21.47.23 | #4 |
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Beh, cara, leggo spesso... quasi sempre, in effetti! Ma non sempre ho qualcosa di interessante da dire al termine. Questa storia, tuttavia, mi era piaciuta tanto che ho voluto lasciarti un saluto comunque!
Buon lavoro per il futuro!
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23-06-2010, 14.51.52 | #5 |
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Come ha già detto lady Talia, è una storia che sembra semplice... però carina.
Brava lady Mordred Inlé
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23-06-2010, 17.56.18 | #6 |
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Grazie mille : D
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23-06-2010, 19.05.08 | #7 |
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Concordo con mylady Talia e sir Hastatus è molto bella aggiungo anche i miei di complimenti
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fabrizio |