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Vecchio 13-07-2010, 20.58.45   #1
Guisgard
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Il Ritratto del Bacio

IL RITRATTO DEL BACIO

Questa è un'antica quando famosa leggenda diffusa nelle mie terre.
Essa è da sempre custodita tra le secolari e sacre mura del Palazzo degli Arciduchi.
Ed io oggi, per voi tutti abitanti di Camelot, aprirò quelle porte che per secoli furono chiuse al mondo mortale e vi farò partecipi di quella incantata leggenda, affinchè i sogni ed i desideri che da sempre ha suscitato possano raggiungere anche i vostri cuori.

I

Le strade della capitale pullulavano della più varia e pittoresca umanità.
Mercanti, artigiani, saltimbanchi, mendicanti, soldati e personaggi giunti da ogni dove animavano come ogni giorno, tra schiamazzi, canti, grida e risa le vie che come un sistema di fitte arterie attraversavano e lambivano il cuore della città.
E così, dai chiassosi e maleodoranti mercati, agli esotici e variopinti bazar, passando per gli stretti vicoli che si aprivano, quasi per caso, tra la fitta rete urbana e ricchi delle più folcloristiche attività, salivano sino a lambire il palazzo ducale i suoni ed i versi di quel popoloso e caotico mondo.
Un mondo fatto di quotidianità, espedienti, risse, truffe e confusione, che viveva all’ombra di quello ben più austero e solenne della potente aristocrazia.
Il moresco, dalla pelle d’ebano ed il fisico asciutto, abbigliato da sontuose e sfarzose vesti di arabica provenienza, si faceva spazio tra la ressa generale, forte della sua scorta composta da quattro guardie ben armate e dai volti pressoché inespressivi.
Li seguiva a pochi passi l’artista, vestito con la sua larga e consumata camicia, più che dentro solo adagiata sopra il largo cinturone di pelle scura, pantaloni neri altrettanto consumati se non di più e grossi stivali stretti da larghe e spesse fibbie.
Il gruppetto ben compatto, una volta uscito dal marasma generale, giunse presso il palazzo ducale, dove il moresco venne subito riconosciuto e con i suoi fatto entrare dentro.
Attraversarono così prima il grande cortile colonnato, per poi giungere alla residenza ducale vera e propria.
Qui una marmorea e monumentale rampa di scale li condusse ad un lungo e sontuoso corridoio che, dalla parte opposta all’entrata, dava, attraverso una solida porta di duro legno finemente lavorata, ad una vasta sala riccamente arredata.
Entrati, il moresco subito raggiunse il seggio ducale davanti al quale si inchinò e cominciò a dire:
“Mio signore, ecco l’artista di cui avete chiesto i servigi.”
“Che avanzi e si annunci!” Ordinò il duca.
L’artista si fece timidamente avanti e inchinandosi cominciò a dire:
“Sono il pittore di cui avete richiesto i servigi, vossignoria!”
“Vi hanno già descritto di cosa si tratterebbe?” Chiese il duca.
“Mi hanno solo detto” rispose l’artista “che vossignoria desidera essere ritratto insieme alla sua amata.”
“Credete dunque di esserne capace?” Chiese il duca.
“Mio signore, ho da sempre dipinto figure umane di svariate fattezze” rispose l’artista “e non ho travato mai difficoltà alcuna nel portare a termine tali lavori.”
“Sapete” disse il duca “che molti, prima dio voi, fallirono in tale lavoro?”
“Ne ho sentito parlare” rispose il pittore “e, con licenza, non me ne sono mai spiegato il motivo.”
“Probabile che non furono all’altezza.” Sentenziò il duca.
“Eppure di valenti artisti” disse l’artista “è piena questa superba città.”
“Allora” rispose il duca “forse è l’opera commissionata ad essere di difficile realizzazione. Non credete?”
“Non saprei dirlo, vossignoria.” Rispose con garbo l’artista. “Non prima di aver saputo di cosa si tratti.”
“Vi è già stato comunicato, mi pare di aver capito, vero?” Fece il duca cercando lo sguardo dei suoi funzionari.
“Si, mio signore.” Rispose con riverenza il moresco.
“So solo” disse l’artista “che vossignoria ha richiesto un ritratto in cui compare con la sua sposa.”
“Non vi è alcuna sposa.” Rispose il duca. “Non ancora, almeno.”
L’artista ascoltò senza dire nulla.
“Anzi, a questo mi occorre quel ritratto.” Aggiunse il duca.
“Non credo di comprendere, mio signore.” Disse l’artista.
“Dovreste conoscere” rispose il duca “e meglio di me il potere mistico e magico dell’arte.”
“So che l’arte ha un suo essere magica…” disse l’artista “… ma forse parliamo di due cose diverse, mio signore.”
“E’ ovvio.” Rispose il duca. “Voi parlate da artista, io invece da uomo.”
Il duca allora si alzò dal suo vigoroso seggio e si avvicinò ad una delle grandi finestre che davano sulla capitale.
“Gli uomini non possono evitare di sognare…” riprese a dire dopo alcuni istanti di silenzio “… sarebbe una forzatura, un qualcosa di innaturale. Ed io vi sto commissionando un sogno. Credete di essere degno di tale compito?”
L’artista fissò prima il volto del duca e poi guardò da una delle finestre.
Restò così, in silenzio, per alcuni istanti.
Istanti in cui cercò di comprendere la volontà e lo stato d’animo del duca, che gli appariva, in quel momento, non superbo o distante, come il suo rango imponeva, ma inquieto e sognante, come un qualsiasi altro uomo della terra.
E nel suo sguardo vi era qualcosa di enigmatico.
Qualcosa che spettava proprio all’artista decifrare e comprendere.


(Continua...)
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Vecchio 13-07-2010, 22.51.30   #2
lady rainbow
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oh che bello caro sir Guisgard..il connubio arte-amore-sogno è cosi romantica...perdonatemi ma mi sembra il termine più adatto.. l'amore non conosce differenze di età, di rango...tutti gli uomini quando si innamorano sono uguali...curiosa come sempre del seguito...
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Vecchio 13-07-2010, 23.52.57   #3
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
Un abile pittore, un amore sognato, la sfida di un onirico dipinto da eseguire... e poi uno dei più splendidi Caravaggio per concludere in bellezza!
Questo racconto rischia di scalare in fretta la classifica delle mie storie preferite, temo!
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"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."

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Vecchio 14-07-2010, 03.20.46   #4
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Sono lieto che questa delicata leggenda, tanto cara ai Grandi delle mie terre, abbia riscosso il vostro interesse, mie signore
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Vecchio 14-07-2010, 21.09.40   #5
Guisgard
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IL RITRATTO DEL BACIO

II

Alcuni momenti di silenzio attraversarono la sala, senza che nessuno ne sollecitasse la fine.
I grandi arazzi alle pareti, ricamati con sfavillanti e sgargianti colori, nel raffigurare scene di slanciato eroismo ed idilliaci paesaggi, sembravano prendere forma e vita, animati dai pensieri, dai sogni e dalle ispirazioni dei presenti.
“Allora?” Chiese il duca all’improvviso.
“Vostra grazia chiede quindi un sogno, se ho ben capito.”
“Pressappoco.”
“Io però” disse l’artista “conosco i miei di sogni… non quelli degli altri uomini. Come potrei avere dunque la pretesa di rappresentare il sogno dell’uomo più importante di queste terre?”
“Sciocchezze!” Sentenziò il duca, senza distogliere mai lo sguardo dal panorama su cui dava la finestra. “Tutti gli uomini condividono da sempre il medesimo sogno. La felicità.”
“Sua grazia” chiese l’artista “desidera quindi che io raffiguri il sogno che conduce alla felicità?”
“Si, avete ben compreso.”
“Ma, mio signore…” aggiunse l’artista “... la felicità può avere mille volti… e l’immagine che ne ho io potrebbe essere ben diversa da quella di sua grazia.”
“Affatto.” Replicò il duca, sempre fissando la sterminata campagna da quella finestra. “Gli uomini rincorrono da sempre una sola felicità… quella eterna ed assoluta. Non siete d’accordo?”
“Certo, mio signore.”
“Ebbene, ditemi allora” aggiunse il duca “cosa può davvero donare quel tipo di felicità?”
“Non saprei…”
“E’ l’amore.” Disse il duca. “Quello vero, eterno ed assoluto. Proprio come la felicità che rincorriamo.”
L’artista ascoltava senza replicare.
“Non credete?” Chiese il duca.
“Si, mio signore.” Rispose l’artista. “L’amore è probabilmente il sogno più grande.”
“Bene!” Esclamò compiaciuto il duca. “Allora starà a voi ed alla vostra arte saperlo rappresentare su una tela.”
L’artista fece un lieve inchino, in segno di obbedienza.
“Voglio” aggiunse il duca “che voi mi rappresentiate insieme ad una donna. Una donna dotata di una bellezza non comune, capace di simboleggiare il sogno d’amore che un uomo sa covare. E la ritrarrete con me accanto, come se fossimo compagni, amanti, marito e moglie.”
“Posso chiedere a sua grazia” domandò il pittore “perché gli artisti che mi hanno preceduto rifiutarono la commissione di quest’opera?”
“Perché si sono definiti incapaci di saper rappresentare la donna di cui vi ho parlato.”
“Con licenza parlando, mio signore., ma non ne comprendo il motivo.”
“Tutti loro, nessuno escluso, hanno rifiutato l’incarico per la medesima ragione.”
“Quale, mio signore?” Chiese l’artista.
“Tutti hanno affermato che quella donna non esiste.” Rispose il duca. “Che vive solo nel mio cuore e che non avendone nessun modello l’opera risulterebbe di fatto irrealizzabile.”
“Ma è assurdo, mio signore.” Replicò l’artista. “Basta ritrarre la vostra donna ideale e l’opera sarà perfetta.”
Il duca si voltò e lo fissò per alcuni istanti, senza che l’artista riuscisse a comprenderne i pensieri e le emozioni.
“Io non ho una bellezza ideale.” Rispose il duca. “La donna che cerco va oltre ogni mio sogno e desiderio. E’ al di là del mondo perché mi porterà in dote qualcosa che è oltre il mondo stesso. Mi porterà la gioia e la felicità senza fine.”
“Ma sua grazia avrà un modello di donna che preferisce!” Esclamò l’artista. “Un tipo di bellezza capace di accenderne l’ardore ed il desiderio!”
“Se conoscessi quella donna” rispose il duca “l’avrei già cercata.”
L’artista guardò per qualche istante il vuoto della sala, rapito come era da dubbi ed incertezze.
“Allora…” chiese il duca “… vi ritenete all’altezza di tale compito? Sarete capace di raffigurare il sogno più grande del vostro signore?”
L’artista lo fissò negli occhi.
Era un uomo qualsiasi.
Un uomo come tutti gli altri, con i suoi sogni, i suoi desideri e la volontà, cieca ed irrazionale, di trovare la vera felicità.
Così gli appariva il duca in quel momento.
Il grande conquistatore, il primo vassallo del re, il difensore della Chiesa e della Fede, colui che discendeva da una stirpe d’eroi senza eguali, era lì.
Lì, a cercare, a chiedere, ad invocare un sogno.
A simboleggiare il diritto ed il bisogno di ogni uomo di questo mondo, al di la del rango e del potere: sognare.
E a cosa serve l’arte, si chiese l’artista, se non a realizzare i sogni degli uomini?
“Si, mio signore!” Esclamò con un vigore ed uno slancio mai conosciuti prima. “Si, io realizzerò quel ritratto! E raffigurerò quella felicità assoluta che solo il vero amore può donare!”


(Continua...)
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Vecchio 15-07-2010, 09.41.51   #6
polgara
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L'arte e l'amore come dono e testimonianza del divino...che meraviglia!

continuata mi raccomando!!!
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Vecchio 15-07-2010, 18.11.54   #7
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IL RITRATTO DEL BACIO


Il Sole penetrava dai piccoli lucernai posti quasi sotto il soffitto a cassettoni di quella disordinata bottega.
Ovunque vi erano tele con impressi disegni di ogni sorta, alcuni completi, altri solo abbozzati.
Ma le immagini che più dominavano su quelle tele erano le raffigurazioni di donne.
Donne di ogni tipo di bellezza conosciuta.
Dalla quella eterea e stilnovistica, a quella classicheggiante e sensuale.
Dall’acerba bellezza in fiore di giovani fanciulle, a quella vigorosa ed irraggiungibile delle grandi dame nobiliari.
E queste svariati tipi bellezze comparivano con i tratti ed i colori delle donne più affascinanti del tempo.
Ma qualcosa di inquieto, oltre a queste eterne immagini di bellezza, si annidava in quella bottega.
L’artista, con le mani tinte di diversi colori, gettava rapide e vigorose pennellate sulla tela, tentando, attraverso uno schizzo, di definire l’essenza di un ideale di bellezza che di giorno in giorno appariva più come un’illusione, che come quel sogno tanto ricercato.
Fissò allora il disegno sulla tela e dopo alcuni istanti, scuotendo il capo, lasciò cadere a terra i pennelli.
“Un artista senza musa” disse una voce alle sue spalle “è come un re senza una corona.”
“Alfiero!” Gridò gioioso il pittore. “Da quando sei ritornato in città?”
“Stamani.” Rispose Alfiero sorridendo. “Ho preso alloggio in una locanda poco fuori le mura. Sai bene che detesto la confusione delle grandi città.”
“Sono felice di rivederti, mio buon amico.” Disse il pittore. “Cosa mi racconti di nuovo? Sei a lavoro su qualche nuova opera?”
“Si, ho appena completato un gruppo marmoreo per il duomo di Nolia.” Rispose Alfiero. “Ora sono in viaggio verso Capua, dove mi sarà commissionata una nuova opera.”
“Non mi meravigliano tanto lavoro e tanta fama, amico mio.” Si complimentò il pittore. “Sei un grandissimo scultore.”
“Ed a quanto ho saputo” replicò Alfiero “anche tu hai avuto un importante commissione. Dal duca in persona.”
“Si…” rispose chinando il capo il pittore “… ma forse ho commesso lo sbaglio del nibbio, che crede di essere un aquila e comincia a solcare le altezze più estreme dei cieli… fino a quando, accecato da quel fatale volo, precipita al suolo…”
“Sciocchezze, hai un gran talento invece.” Lo riprese Alfiero. “Te l’ho sempre detto.”
“Non lo so, amico mio…” rispose sconsolato il pittore “… non lo so…”
“Cosa ti turba e ti affligge?”
“Ho accettato il lavoro commissionatomi dal duca” prese a dire il pittore “per ritrarlo con la sua amata, ma mi accorgo di aver fatto un azzardo.”
“Perché mai?” Chiese Alfiero.
“Perché ho avuto la pretesa di raffigurare il sogno di un altro uomo.”
“Cosa intendi?”
“Il duca vuole che io lo ritragga con una donna ideale.” Rispose mestamente il pittore. “Una donna tanto favolosa quanto irreale…”
“Omero ha narrato di Elena, Chretien di Ginevra e Dante di Beatrice.” Replicò Alfiero. “Sei anche tu un artista e dar forma a ciò che di più ideale esiste è il tuo lavoro.”
“Omero ben conosceva la bellezza di Elena” rispose il pittore “e Chretien comprendeva come nessun altro il cuore di Ginevra. Quanto a Dante, egli aveva conosciuto in vita Beatrice e non ricorreva a miti e leggende per cantare di lei.”
Alfiero lo fissava in silenzio.
“Io invece” continuò il pittore “devo ritrarre una donna di cui non si sa nulla. Una donna che forse non è neanche mai nata.”
“Chi è l’artista, amico mio?” Chiese sorridendo Alfiero.
“L’artista deve essere un saggio…” rispose mesto il pittore “… altrimenti perderà il nome dietro ad opere impossibili da realizzare…”
“L’artista” disse divertito Alfiero “è colui che sa raffigurare ciò che sente. Questo lo differenzia dal resto degli uomini. Il talento altro non è che la capacità di esternare ciò che si ha nell’anima e nel cuore.”
“Allora vuol dire” rispose il pittore “che io ho l’anima ed il cuore sterili.”
“Sai come il grande Fidia” continuò Alfiero “decise di scolpire la statua di Atena che Pericle gli aveva commissionato?”
“Non lo so… gli apparve forse?”
“No, mio ingenuo amico.” Rispose sorridendo Alfiero. “Conscio che doveva dar forma ad una bellezza non comune, decise di chiamare tantissime modelle e da ciascuna trarre ciò che avevano di più bello.”
Il pittore fissò in silenzio il suo amico.
“Esci da qui e cerca altrove la tua ispirazione.” Concluse Alfiero. “Sei un grande artista e puoi portare a termine ciò che hai cominciato. Va per il mondo ed invoca la tua musa, amico mio!”
E dopo aver bevuto insieme al suo amico, trascorrendo con lui qualche piacevole ora, poco prima del crepuscolo il pittore uscì in strada.
Vagava senza meta, cercando sollievo dalle sue inquietudini, fino a quando, poco fuori le mura della città, si ritrovò presso un antico convento.
Fu subito rapito dalla tranquillità e dall’idilliaca pace di quel luogo.
Si adagiò allora all’ombra di una quercia e cercò sollievo dai suoi pensieri.
Ad un tratto però fu destato da una delicata voce che intonava un melodico ma triste canto.
Cercò allora quella voce e si accorse di una giovane fanciulla che raccoglieva dei fiori a pochi passi da lui.


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Vecchio 15-07-2010, 18.27.50   #8
Talia
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Talia sarà presto famosoTalia sarà presto famoso
ahhh, questo racconto è un sogno per me! parla di un pittore, tanto per iniziare, e io ho un debole assoluto per i pittori... coloro che vedono ciò che nessun altro vede e lo mostrano al mondo! E poi parla, non di un amore, ma della ricerca di un amore... di un amore che è sogno!
...Va bene, basta! Sto stra-parlando!
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Vecchio 17-07-2010, 03.01.52   #9
Sir Echelbert
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Molto bello....e poi concordo...l'ambientazione...il mondo di teempera inchiostro e tele...j'adore......forse perché mi diletto anchio in questo...alle medie la prof di artistica,diceva che assomigliavo,in volto credo.,a Caravaggio...che non mancava di puntualizzare,s'era macchiato d'omicidio...ripensandoci non credo fosse un complimento....!!!


comunque...un 10 per la storia
Sir Echelbert non è connesso   Rispondi citando
Vecchio 19-07-2010, 14.27.49   #10
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Bella la storia... rappresentare un sogno... che cosa fantastica.
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