14-11-2008, 01.47.39 | #1 |
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La Lingua Celtica
Riporterò quì di seguito vari appunti ed annotazioni usate da me per approfondire questo argomento. Passo passo annoterò anche le varie fonti di modo che se voi ,cavalieri e dame, voleste approfondire potrete farlo.
Parto con il dirvi che il celtico non è una lingua morta ma, come il latino, rivive in quei popoli che ne hanno sentito il tocco quali, ad esempio, Irlanda e Scozia. Iniziamo... Con la storia... La lingua dei Celti, o Galli, o Galati è stata indubbiamente la più importante e la più diffusa dell'antica Europa. Il ceppo linguistico Celtico dal VI al III secolo a.C. era riscontrabile nei territori dell'attuale Boemia, Ungheria, Germania meridionale, Austria, Francia, Belgio, Spagna settentrionale, Italia settentrionale ed Olanda. I Celti, dall'Asia Minore, dove erano conosciuti come Galati, invaso il Sacro Romano Impero e penetrati in Grecia, si distribuirono in tutto il territorio europeo, portando con se la propria lingua, il proprio sistema di scrittura. In effetti le varie tribù avevano differenti dialetti, ma tutti riconducibili ad un unico ceppo linguistico il Celtico Classico, come è possibile riscontrare dai nomi di paesi e località, dai vocaboli riportati sulle iscrizioni o da riferimenti di scrittori Greci o Latini. La lingua celtica era molto simile ai linguaggi parlati inizialmente dai popoli italici, tanto che Giulio Cesare, nei messaggi inviati ai suoi legati, era costretto ad usare il greco per evitare che, ove fossero caduti nelle mani dei Galli, questi messaggi venissaro capiti da loro senza grandi difficoltà. Il Latino infatti, provenendo dallo stesso ceppo linguistico protoceltico-italico, era capito dai Galli senza che questi dovessero studiarlo come una lingua straniera, ma semplicemente sforzandosi un pò. Dall'Indoeuropeo derivarono due ceppi linguistici, il Celtico Continentale, cui appartiente il linguaggio dei Galli cisalpini, i nostri antenati e il Celtico Insulare da cui ha avuto origine lo Scozzese e l'Irlandese, Gaelico non significa altro che Gallico. La lingua popolare latina acquisì facilmente quindi vocaboli celtici, che entrarono a far parte del dizionario dei popoli che poi divennero Italiani, Francesi e Spagnoli, nelle cui lingue si trova ancora un certo numero di parole con quella provenienza. Di origine incerta e' la scrittura ogamica usata dai Celti insulari. Creata per essere incisa su legno, essa e' formata da linee e da punti posti in rapporto ad una linea orizzontale, e da cinque simboli particolari per indicare i dittonghi. Le principali iscrizioni redatte con questo sistema sono databili al IV-VI sec. d.C. e testimoniano d'una fase della lingua irica ancora molto arcaica. La lingua Celta era veramente complessa e ricca, ma, per gli strani casi della storia, è scomparsa lasciando molte incognite e spazi oscuri sul suo complesso vocabolario e sulla sua struttura. L'orgoglio gallico, una volta sconfitti dai Latini, ha condotto i Galli ad emulare chi li aveva sconfitti, il fatto che nelle legioni romane, dove moltissimi Galli si erano arruolati, la lingua parlata obbligatoriamente fosse il Latino, portò a sostituire alla propria la lingua di chi li aveva battuti. Tornati a casa i legionari gallici diffondevano l'uso del Latino, fino a che, nel quinto secolo, erano sparite le tracce del Celtico, anche se molte parole erano state assorbite dal Latino ed erano entrate nell'uso corrente da parte delle popolazioni romane e romanizzate. L'arrivo del Cristianesimo e il rifiuto, da parte della Chiesa di effettuare una traduzione della Bibbia in Celtico diedero il colpo di grazia ad una lingua che rimane a noi solo tramite gli sviluppi insulari, Irlandese e Scozzese. La comunità cristiana occidentale, decisamente latinocentrica, fu la componente decisiva nella latinizzazione dei Celti continentali occidentali che necessitavano della conoscenza del Latino per accedere alle sacre scritture, la grande somiglianza tra il Celtico ed il Latino diede ovviamente loro un grande aiuto. Il Latino parlato dai Galli non era certo quello classico, ma piuttosto una forma volgare contaminata da forme celtiche. Una caratteristica della lingua Celta era, come il Latino ed il Greco, il fatto che ci fossero le declinazioni (i vocaboli cambiano desinenza (parte terminale della parola) a seconda del caso: Nominativo, Genitivo, Dativo, accusativo, Vocativo, Locativo o Ablativo), ma già con la presenza dell'articolo, come in Greco. Fonte: http://www.melegnano.net/spie0006e.htm
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14-11-2008, 02.14.51 | #2 |
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Continua...
Ci si potrebbe chiedere perché gli storici moderni chiamano Galli o Gaeli i primi abitanti della Gallia, quando Giulio Cesare ci avverte che i Gallici, nella loro propria lingua, si chiamavano Celti e nella lingua latina Galli. Questi due appellativi sembrerebbero essere sinonimi e avere dunque un significato unico. Il termine Celtae - Kell - aveva per questi popoli un senso molto concreto che designa l'uomo maturo, e l'espressione Galli, secondo le luminose spiegazioni di M. l'abate Bouisset, conterrebbe lo stesso concetto. Nella mitologia greca, i Gallici erano i sudditi di Galate, figlio di Ercole. La reputazione guerriera di Galate era immensa, così come quella della sua forza e delle sue virtù. Non disdegniamo di concentrarci, fra le allegorie di tale mitologia, su questi dettagli in apparenza secondari, ma in realtà di un'utilità rilevante. All'epoca in cui Cesare portò la guerra in Gallia, egli ce la descrive occupata da tre popoli: i Belgi, gli Aquitani ed i Celti."Differiscono tutti, dice, per il linguaggio". Tuttavia questa differenza non doveva essere molto profonda. In una memoria sull'origine delle lingue celtica e francese, Duclos, nato a Dinan nel 1704, Segretario a vita dell'Accademia Francese, si esprime così: "In mancanza di monumenti, vale a dire di opere scritte, non abbiamo altri lumi sulla lingua celtica che la testimonianza di alcuni storici, dalla quale risulta che tale lingua fosse comune a tutte le Gallie. Le Gallie erano divise in parecchi stati (civitates), gli stati in paesi (pagi) che si governavano con leggi particolari, e questi stati componevano insieme il corpo di una repubblica che aveva un interesse comune solamente negli affari generali. Si formavano assemblee civili o militari, queste chiamate comitia armata, somiglianti ad una Riserva. Da questo, la necessità di una lingua comune affinché i deputati potessero conferire, deliberare e stabilire sul campo delle risoluzioni che dovevano essere poi comprese dagli assistenti; e non si vedono autori scrivere che avessero bisogno di interpreti. Vediamo invece che i Druidi, facenti al tempo stesso funzione di preti e di giudici, avevano costume di riunirsi una volta l'anno, vicino a Chartres, per rendere giustizia alle persone che giungevano da ogni parte per consultarli. Occorreva dunque che ci fosse una lingua generale e che quella parlata dai Druidi fosse familiare a tutti i Galli. C'erano anche altre nazioni la cui lingua doveva avere radici comuni con quella gallica. Sembra che i Galli ed i Germani non dovessero differire molto, avendo questi popoli la stessa origine celtica; alcuni Germani erano venuti a stabilirsi nelle Gallie e dei Galli erano passati reciprocamente nella Germania, dove avevano occupato delle vaste contrade..." Questi pensieri assennati conducono l'autore della memoria ad affermare che le differenze di linguaggio osservate da Cesare erano solamente delle differenze dialettali. Non lo seguiremo in queste interessanti valutazioni sulla considerevole alterazione prodottasi nella lingua celtica per lo stanziamento in Gallia della famiglia latina. Facciamo tuttavia notare che, traendo dai suoi ragionamenti una deduzione rigorosa, si sarebbe portati a concludere che la lingua celtica abbia dovuto conservare un'integrità perfetta su un territorio del quale i Romani non hanno mai calcato il suolo. È certo che i Galli non hanno lasciato opere scritte, forse perché avevano più fiducia nelle tradizioni. Tuttavia, non è ammissibile che la nazione celtica non abbia lasciato ai secoli futuri alcun ricordo dei propri costumi, della sua religione e della sua attività. Questa storia dei Galli non è certo scritta nei libri; è incisa nel suolo stesso che occupavano. Essi hanno dato alle tribù, alle terre, alle montagne, ai fiumi della Gallia nomi che neanche il tempo ha potuto cancellare. Là è racchiusa la loro vera storia. Queste denominazioni hanno certamente un senso preciso, pieno di rivelazioni interessanti, sebbene tutte le lingue sembrino inefficaci a sciogliere tali enigmi. La scomposizione di questi nomi propri di luoghi, di uomini, di tribù, ha interessato seriamente un buon numero di pensatori: ci si è sforzati di ricercare questa lingua che ha riempito il nostro suolo di denominazioni indelebili, il cui oscuro significato lancia alla nostra legittima curiosità una sfida incessante. Sir William Jones, fondatore della Società asiatica di Calcutta, aveva notato innanzitutto una certa affinità tra il sanscrito, il greco e il latino. Dovevano avere un'origine comune dunque e, senza osare affermarlo, ha sospettato che il celtico ed il gotico provenissero dalla stessa radice del sanscrito. La grammatica comparata delle lingue europee di Francoise Bopp ha poi spiegato come le leggi grammaticali permettano di scoprire fra il sanscrito, il persiano, il greco, il latino ed il gotico, non più una semplice affinità, ma una reale comunità di origine. Possiamo osservare che i dialetti parlati in Francia, in Irlanda e in Scozia dovrebbero darci più facilmente questa chiave che non il sanscrito, poiché l'alterazione del linguaggio non impedisce, ancora oggi, di ritrovare gli stessi termini celtici nei dialetti irlandese, scozzese, gallese, bretone e linguadociano. Si potrebbero citare numerosi esempi, ma ne segnaleremo solo qualcuno. La pellicola del grano macinato e passato al setaccio si chiama, in dialetto linguadociano, brén; in bretone bren; in gallese bran; in irlandese e scozzese bran. La brughiera (bruyère), così comune nelle Lande della Gallia, é chiamata, in linguadociano brugo; in bretone bruk e brug; in gallese grug e brwg. Il verbo francese pulire (nettoyer) si traduce in linguadociano con scura; in scozzese con sguradh; in irlandese con sguradh. Il nome francese dell'ontàno (l'aune), la specie d'albero, si dice in linguadociano bergné; in bretone ed in gallese gwern; in scozzese e in irlandese fearn. Fonte: http://www.renneslechateau.it/rennes...d1=2&id2=2&l=I
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14-11-2008, 14.26.35 | #3 | |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Visto il periodo storico, forse stiamo parlando dell'impero romano.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ Ultima modifica di Hastatus77 : 14-11-2008 alle ore 14.29.38. |
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14-11-2008, 15.44.43 | #4 |
Dama
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Molto interessante, veramente. Vi appassiona questo argomento, vero milady?
Quando sono stata in Galles (io adoro il Galles e la sua gente, sono persone semplici nell'animo e molto dirette, credo proprio come i loro padri) è stato cosi bello vedere le doppie scritte ovunque: in gallese e in inglese. Segno di una forte coscenza legata alle origini e un concetto di Patria molto intenso. |
14-11-2008, 15.55.46 | #5 |
Viandante
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Avete ragioe cavaliere... Un errore stupidissimo! Chiedo scusa!
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14-11-2008, 16.04.07 | #6 |
Viandante
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Questo argomento è la mia passione... Il problema milady è che qua dove abito le librerie non hanno questo genere di libri! Ma appena posso faccio ricerche su internet!
Il Gaelico, o Celtico, non differisce molto dall'inglese, non solo, come in inglese, ci sono delle parole celtiche con radice Latina. Vi porto un esempio VITA in inglese si dice LIFE, in Welsh BUCHEDD e in Manx, la lingua parlata nell'isola di Mann si dice o BEA oppure BIOYS, dal latino BIOS. Questo è solo un piccolo esempio, come ho già spiegato precedentemente, durante l'impero romano e le conquiste di Giulio Cesare le lingue dell'Europa si sono mescolate. Il prossimo argomento sarà la scrittura celtica e i simboli runici... un argomento a me molto caro!
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14-11-2008, 16.06.08 | #7 |
Dama
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Siete un'ottima filologa milady!
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14-11-2008, 16.25.47 | #8 | |
Dama
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Citazione:
Se voi mi spiegate meglio dove volete approffondire l'argomento, proverò a cercare dei titoli da suggerirvi in modo che poi voi possiate cercarli con calma presso di voi, volentieri |
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14-11-2008, 16.40.20 | #9 |
Viandante
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[quote=llamrei;5073]Avete provato nelle biblioteche? Luogo stupendo! Io mi sento a mio agio quando giro tra gli scafali.
concordo in pieno... e appassionante argomento!! purtroppo comprendo quanto sia difficile reperire i testi idonei a determinate passioni, e se non si abita in prossimità di città abbastanza grandi è quasi impossibile reperire i medesimi persino nelle biblioteche..lo so perchè mi sono trasferita da una città grande e meravigliosa (che possiede una biblioteca medievale fornitissima) in una cittadina.. culturalmente alquanto...
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i wish that this night time will last for a life time.. |
14-11-2008, 16.53.36 | #10 |
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Milady gwen, ho letto con passione cio' che ha scritto devo dire molto interessante.
Ma la cosa che piu' mi ha fatto piacere e' comprendere il vostro entusiasmo, noto che la cultura celtica l' appassiona, faro' il possibile di farle avere piu' notizie possibile |
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