27-01-2009, 19.49.29 | #1 |
Cittadino di Camelot
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Allarme violenza
Credo che siamo tutte persone adulte e vaccinate, quindi siamo anche in grado di parlare di argomenti di questo tipo.
Immagino che tutte le persone che postano in questo forum, siano accomunate da un alto ideale di giustizia e libertà. E allora, proprio a voi che so avere questi sentimenti, chiedo, come deve comportarsi la società nei confronti delle belve di Guidonia? Ormai l'allarme sicurezza è davvero impellente, e a Roma più che in ogni altra città. Personalmente pretendo misure drastiche, carcere duro e lavori forzati di decenni, perché la democrazia, nel suo tentativo garantista, sta dimostrando sempre di più le sue enormi falle giuridiche. Il crimine e la brutalità non hanno nazione. Non hanno colore, né razza. Queste persone, italiane, marocchine, romene o inglesi che siano, sono animali. Tuttavia ci sono dei dati statistici di cui tenere conto. A Roma il 38% degli stupri sono commessi da italiani, il 31% da romeni, il restante da persone di nazionalità altra. Sono dati significativi, considerando che questi ultimi rappresentano solo il 5% della popolazione romana e che, assieme ad altre etnie, coprono un buon 60% delle violenze su donne nella Capitale. Altro tema molto discusso, è quello che la maggior parte degli stupri avvengono dentro le mura domestiche. Ma credo che anche qui si debba distinguere: si può paragonare una denuncia per stupro da parte di una donna facente parte di coppia in crisi e con richiesta di divorzio di mezzo, alla barbarie di 5 animali che si accaniscono su una ragazza, mentre il fidanzato è chiuso nel bagagliaio a sentire cosa le fanno? Per questi casi così cruenti e aberranti è lecito pretendere il massimo della pena, ovvero sia i 12 anni per stupro per l'aggravante cruenta, più 15 anni per sequestro di persona, arrotondabili a 30 per tentata fuga in città altra. Cosa ne pensate?
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------------------------------ Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù, la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli, le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ Ultima modifica di Lancelot : 27-01-2009 alle ore 20.01.02. |
27-01-2009, 21.16.20 | #2 |
Dama
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Come donna mi sento profondamente colpita da questi eventi di cronaca. Mi sento umiliata, impotente oltre che presa in giro e soprattutto mi sento schifata.
Non lo sono solo da questo ultimo caso (ultimo? magari fosse veramente l'ultimo ): questo è solo uno della lista interminabile di violenze compiute nei confronti di esseri umani (pedofilia, violenze domestiche, umiliazioni psicologiche/fisiche ecc.). Sono stanca di sentire quello che succede....o di raccogliere confidenze da amiche ed apprendere che anche a loro è successo...sono molto molto stanca. Io opterei per il carcere duro come suggerito dal buon Lancelot, in più opterei per la castrazione fisica, se troppo abberrante ...vada bene pure la chimica. E visto che i numeri parlano da soli -evitiamo per un attimo solo di far la parte dei finti buonisti- io chiuderei le porte in entrata. Cosi intanto riusciamo meglio a gestire i nostri criminali...una volta risolti i problemi "familiari" allora forse riusciremo anche a gestire quelli degli altri. E chiudo la mia amarezza confermando -anzi, aggiungendo un pò la mano pesante- quanto riportato da Lancelot. |
28-01-2009, 10.47.59 | #3 |
Cittadino di Camelot
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Purtroppo chiudere le porte in entrata non è possibile, dato che siamo in Europa e che uscirne per un paese economicamente debole come il nostro sarebbe catastrofico...
Secondo me sarebbe sufficiente comportarci con i flussi migratori come gli altri paesi si sono comportati con gli italiani tempo addietro. Ovvero sia prendere le impronte digitali a tutti, dare un documento a tutti, se non hai nome e cognome, non c'è problema, te lo fornisco io e ci aggiungiamo anche vicino al tuo nome schedato una bella impronta digitale e il tuo codice genetico. Il dramma di questo paese è che spesso qui non si sa chi è la gente che arresti, senza nome, senza documenti, senza niente. La prima cosa che si deve fare, è schedare, registrare. In modo che tu sia qualcuno ai fini giuridici, e che conseguentemente tu sia perseguibile secondo le stesse norme. In secondo luogo, certezza della pena. Acuire pesantemente le pene per stupri e rapine a mano armata con violazione di domicilio, abolire quell'aberrazione della buona condotta, che non ha alcun senso: tu DEVI comportarti bene, semmai, se ti comporti male, te la acuiamo la pena. In particolare sulle violenze alle donne, il sistema giuridico è frutto di un maschilismo di fondo che riconosce la violazione della donna come meno grave rispetto ad altri delitti; secondo me invece quella su donne e bambini è la violenza più grave in assoluto, peggio dell'omicidio. Se una persona la uccidi, finisce lì, smette di soffrire. Ma quando uccidi una persona dentro, e questa è morta esistenzialmente, pur continuando a vivere, ne vogliamo parlare? Ultima cosa, NON toccare le intercettazioni, come mi pare invece che si voglia fare nei prossimi giorni. Se non fosse stato per le intercettazioni telefoniche questi 5 animali che hanno stuprato la ragazza di Guidonia sarebbero ancora a piede libero. In un sistema giudiziario in cui è sempre più difficile trovare prove inconfutabili e dove 9 volte su 10 chi commette un reato la fa franca per assenza di prove, l'intercettazione spesso è l'unico appiglio per ottenere la verità e degli indizi utili alla risoluzione di casi complessi.
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28-01-2009, 10.52.12 | #4 |
Dama
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Una cosa mi ha lasciato sconcertata: Questi esseri disumani che hanno compiuto il gesto a Guidonia, sono (fortunatamente) stati presi e tenuti sotto stretta sorveglianza.
Forse il fatto accaduto alla ragazza romana durante la notte dell'ultimo dell'anno è un gesto meno grave tanto da lasciar libero il "ragazzo" (son stata gentile a chiamarlo ragazzo )? |
28-01-2009, 14.52.50 | #5 |
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Sono d'accordo con llamrei che chiede oltre all'inasprimento delle pene la castrazione fisica o chimica. Non sappiamo se ciò fara diminuire la violenza sulle donne... però siamo sicuri che tutti coloro che sono passati sotto i ferri del boia non potranno più compiere tali atti.
Chiudere le porte invece penso che non sia la soluzione ottimale... forse è necessario ottimizzare la registrazione degli immigrati, espellerli quando compiono crimini ed evitare che possano ritornare.
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
28-01-2009, 16.18.45 | #6 | ||
Cittadino di Camelot
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Citazione:
Che gli italiani scontino le proprie pene in Italia, e gli stranieri residenti qui, dopo essere stati giudicati qui dalle NOSTRE leggi, vadano a scontare quanto comminato dai tribunali italiani nei paesi d'origine. Ci vorrebbero accordi internazionali in questo senso, altrimenti ti credo che le nostre carceri sono sempre piene. Citazione:
Purtroppo, e lo dico con spirito libero, democratico e garantista, la democrazia ha permesso che la feccia imponesse alla società i suoi modelli, forte del suo numero sempre crescente. Credo nella democrazia ma quando essa è favorita da un'oligarchia illuminata, eletta in base ai suoi meriti e al suo curriculum. Non credo nella massa, e non credo nel volgo. La vera libertà del popolo è quella che le eccellenze che dal suo numero sorgono riescono a garantirle. Non è certo il governo e la ribalta dei mediocri, questa è l'antidemocrazia per eccellenza, anche se la si vuol far passare come tale. Siccome la penso così, eccovi dunque spiegato il perché delle mie parole che ho espresso nel topic su Le Cronache di Camelot. Chiudo la parentesi, era giusto per chiarire
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28-01-2009, 17.16.59 | #7 |
Dama
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Concordo in modo totale a questo concetto. Purtroppo stiamo pagando sulla nostra pelle le "bontà democratiche": essere troppo democratici ha portato chi delinque ad approffittare della situazione. Vi è un detto a Venezia: 'na persona massa bona passa da mona. Chi non ha afferrato...mi chieda pure in pm la traduzione
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28-01-2009, 17.31.16 | #8 |
Cittadino di Camelot
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Io ho afferrato, Mosconi docet
Comunque, riguardo al caso di Capodanno, le cose sono un pò diverse da come i giornali ce le hanno fatte intendere, mi sono appena informato. Vi posto una cosa interessante, che ribalta la questione per come l'avevamo intesa. Buona lettura: Link di un articolo del "Corriere" in cui spiega perché i politici sbagliano a cavalcare l'onda della folla. http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio...44f02aabc.shtml La politica inganna l'opinione pubblica sul caso dello stupratore di capodanno *Il violentatore non se l'è cavata* La custodia cautelare non è affatto l'anticipazione del futuro «castigo» che il «colpevole » meriterà di Luigi Ferrarella È crudele che la politica inganni l'opinione pubblica alimentando nei cittadini l'equivoco alla base delle polemiche sugli arresti domiciliari chiesti dalla Procura di Roma per il violentatore di una ragazza a Capodanno, come se costui l'avesse fatta franca per il solo fatto di essere oggi agli arresti a casa invece che in carcere. Nell'ordinamento vigente, infatti, la custodia cautelare non è affatto l'anticipazione del futuro «castigo» che il «colpevole » meriterà per il delitto commesso, non è un antipasto della punizione, non è il modo di risarcire la parte lesa per il male patito e la collettività per l'infrazione alle regole. La punizione per il dolore arrecato alla vittima, la pena equa per il delitto commesso, la sanzione che potrà disattendere le giustificazioni «buoniste» abbozzate dall'indagato (ero drogato, non ero in me, sono pentito), vanno chieste alla sentenza del processo, non adesso, alla carcerazione del giovane. La custodia cautelare in carcere, invece, è solo uno strumento utilizzabile dai magistrati, per un limitato periodo di tempo e se ve ne sia motivo ricavato da specifici elementi, per tutelare la genuinità delle indagini dal pericolo di inquinamento delle prove, per neutralizzare il pericolo che l'indagato fugga, per contenere il rischio che ricommetta il reato. Tre esigenze cautelari che, nel caso dell'indagato romano (reo confesso, incensurato, facilmente controllabile nell'abitazione dei genitori) il pm ha valutato soddisfatte già dagli arresti in casa in attesa del processo. Soluzione che, ad esempio, potrebbe invece non essere percorribile per un italiano con precedenti penali specifici; o per lo straniero sospettato di uno stupro, che potrebbe restare in carcere a motivo non di un discrimine etnico, ma dell'assenza di un domicilio certo che lascerebbe permanere il pericolo di irreperibilità e quindi di reiterazione del reato. Tutto ciò la politica sa benissimo, ma si guarda bene dallo spiegarlo ai cittadini. Anzi continua a smarrirli e disorientarli, per esempio alimentando l'illusione per cui, se «è la legge sbagliata», allora «la si cambierà» in modo che per reati gravi come lo stupro la carcerazione prima del processo «sia obbligatoria»: è una presa in giro, giacché chi la propone sa bene che la Consulta ha più volte rimarcato che contrasterebbe con i principi costituzionali qualunque norma che stabilisse per alcuni reati l'automatica applicazione della custodia cautelare in carcere, ribadendo invece che in base a quei principi deve essere sempre lasciato al giudice uno spazio di valutazione dell'indagato-concreto nel caso-concreto. Ma l'assurdità e al tempo stesso la contraddizione più clamorose arrivano da quella politica che, negli arresti domiciliari all'indagato per stupro, censura l'assenza di «pene esemplari senza pietà » (come da destra il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna), o si duole che «così passi un messaggio di non gravità dello stupro» (come da sinistra la sua collega del Pd, il ministro-ombra Vittoria Franco). Assurdo, perché il compito dei magistrati non è lanciare «messaggi» sui «fenomeni», e nemmeno produrre «esemplarità», ma giudicare singole persone in casi concreti. E contraddittorio, perché una magistratura che lanciasse «messaggi», o producesse «esempi», farebbe non il proprio lavoro ma supplenza della politica o della sociologia: cioè proprio quello che la politica critica, e a ragione, quando è la politica a subire quella «messaggistica» o quegli aneliti di «esemplarità» che talvolta affiorano nelle pieghe di provvedimenti giudiziari confusi, sovrabbondanti, sproporzionati. Più utile forse del rituale invio di ispettori ministeriali alla Procura di turno, forse sarebbe dare concretezza ai tante volte annunciati, e altrettante volte rimandati o tenuti a bagnomaria, interventi pratici per velocizzare la celebrazione dei processi. Anche nel caso dello stupro romano, infatti, è su questo terreno che si giudicherà davvero la capacità dello Stato di dare una reale risposta alla ragazza violentata: non sulla manciata in più o in meno di giorni in carcere preventivo per il suo violentatore adesso, ma sulla rapidità di approdare al dibattimento, di celebrarne con le ordinarie garanzie il giudizio, e di assicurare l'effettività della pena definitiva.
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28-01-2009, 17.52.29 | #9 |
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Grazie per le ottime delucidazioni.
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28-01-2009, 19.19.56 | #10 |
Dama
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Mi sta benissimo la delucidazione e ve ne ringrazio...ma rimango ferma sui miei passi: certezza della pena e applicabile in termini brevi punto.
Non mi interessa che il "giovane sia facilmente reperibile in casa dei genitori..." in quanto incensurato e bla bla bla. Una volta accertato (non era forse reo confesso? quindi non vi era dubbio sulla gravità del suo gesto....) il reato il tizio deve stare in carcere: pre e post processo!!! Non a casetta sua con la mammina "che lo controlla"! Suvvia! |