28-08-2009, 13.09.32 | #1 |
Cittadino di Camelot
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A Connecticut Fangirl in King Arthur's Court
Una storia fresca fresca di scrittura : D solo il primo capitolo, ahimè.
A Connecticut fangirl in King Arthur's Court Parte Prima: Quasi come nel Doctor Who Capitolo 1: Uno strano incontro Fu nel Castello di Warwick che incontrai quella strana forestiera di cui sto per parlarvi. Fui attratto da tre cose in lei: la sua candida camicia da notte, la sua meravigliosa calibro trentacinque e la sua riposante compagnia, dato che parlava da sola. Ma prima sarà meglio che mi presenti. Mi chiamo Mortimer Johnson e sono un agente immobiliare. Stavo visitando il Castello di Warwick, che dal nome sembra un immenso maniero medievale ed in realtà è una catapecchia in legno, per decidere finalmente che cosa farne della proprietà della signora Caroline. Improvvisamente, mentre mi aggiravo nella sala dei quadri e, calcolatrice in mano, sommavo l'ammontare dei guadagni, mi ritrovai di fronte lei, camicia da notte bianca e svolazzante e pistola alla mano. "Che cosa sta facendo in casa mia alle due di notte?" mi domandò, puntandomi addosso l'arma con fermezza. "Sono le sei di pomeriggio," le feci notare io. Sapevo bene chi era, Caroline mi aveva parlato di lei. Era l'affittuaria del Castello, nonché una donna un po' tocca, secondo il vicinato. "Si allontani immediatamente dal quadro di sir Bedivere," mi ordinò ed io eseguii, poiché la legge della pistola ha la meglio su tutto. "Signora Tyler-" "Signorina Tyler." "Signorina Tyler, sono qui per richiesta della signora Caroline, la padrona di casa." Samantha Tyler abbassò l'arma. "Vuole vendere il Castello, vero?" "Sì, teme che sia più utile venderlo alla Fodds&Toys." "Non può farlo, questo posto è troppo importante per me," sospirò Samantha, io sospirai con lei, per sicurezza. "Lei ha sentiro parlare della trasmigrazione delle anime?" Sopirai ancora ed annuii. Ne avevo sentito parlare ma solo perché mio figlio Timothy era un appassionato del Doctor Who. "Bene, ma che cosa sa della trasposizione di epoche e di corpi?" Avrei voluto risponderle che sapevo tutto ciò che avevo imparato in quelle lunghe serate davanti alla tv ed assieme a David Tennant ma pensai che fosse meglio stare tranquilli e rispondere senza acidità. Dissi che non ne sapevo niente ma lei nemmeno si accorse che avevo risposto e continuò: "Vede quell'armatura laggiù? Appartiene a sir Kae re. Se guarda con attenzione può notare un piccolo forellino da proiettile. Noti bene, io l'ho visto fare anzi, sono stata io stessa a farlo." Non avevo dubbi. Non mi era difficile immaginare Samantha Tyler vagare per il suo castello con la sua bella arma da fuoco a sparare ad innocenti armature polverose. "Vuole sentire la mia storia?" mi chiese Samantha, sorridendo ed ammiccando con i suoi occhi castani e troppo comuni per risaltare nel suo viso rotondo. Si sedette su un divanetto cigolante nell'angolo e mi indicò il posto accanto a lei. Poiché aveva ancora in mano la pistola, eseguii. Capitolo 2: La storia della forestiera "Sono americana, sa? Sono nata a Hartford, nel Connecticut. Mio padre era un operaio in una fabbrica d'armi e mia madre un avvocato. Sono stati loro a farmi appassionare alle armi ed a farmi iniziare una carriera nella polizia." Non capii cosa c'entrasse il fatto che la madre fosse avvocato ma non fiatai. "Avevo appena finito l'accademia e mi trovavo nel bel mezzo di un arresto di trafficante di droga quando... Puf! Stavo sparando un colpo ad uno di loro, John Marshall, una vera carogna che stava per raggiungere la sua pistola, quando, come ho già detto ...puf! Qualcosa mi aveva colpita alla testa. Quando rinvenni stavo seduta sotto una quercia, nell'erba. Davanti a me non c'era più il vecchio ospedale, né il traffico e lo smog, ma una immensa distesa d'erba e di alberi. L'aria era pura e chiara, una cosa incredibile al giorno d'oggi. Ma la cosa più incredibile di tutte era che davanti a me si trovava un uomo tutto in armatura di ferro, da capo a piedi, e sul suo petto il segno fatto dal mio piccolo proiettile. Ero allibita e terrorizzata e lasciai cadere la pistola. -Volete giostrare?- mi chiede il tipo, con voce metallica e tonante. -Voglio che?- -Volete affrontarmi a singolar tenzone?- -No, assolutamente no. Siete un pazzo!- L'uomo nella castola di latta non mi ascoltò nemmeno, salì sul suo bel cavallo, retrocedette di qualche passo e si precipitò verso di me, con la lancia alzata e pronta a colpirmi. Mi lasciai sfuggire un piccolo grido e mi buttai da parte, evitandolo per un pelo. Egli asserì che io ero sua proprietà, prigioniera della sua lancia. Aveva una certa ragione, tutto sommato, perciò giudicai opportuno assecondarlo. Fissammo un accordo per cui io l'avrei seguito, ma lui non mi avrebbe fatto del male. Lui alzò la lancia ed iniziò a dirigersi al trotto vero est, a giudicare dalla direzione del sole, mentre io dovetti seguirlo a piedi. Pensai che probabilmente fosse un povero ragazzo rimbecillito dalla droga di Marshall, era roba forte quella, ma ancora non capivo il motivo del cambiamento dell'ambiente attorno a me. L'aria era fresca e la vegetazione completamente diversa da quella a cui ero abituata. Decisamente non ci trovavamo a Denver. -Dove stiamo andando?- -A Camelot.- Avevo già sentito quel nome, quando ero bambina ero una grande appassionata di film sui cavalieri. Li identificavo con i poliziotti, protettori dei cittadini e piedi di onore ed armi. Ma non potevo credere di trovarmi in Inghilterra perché la mia ragione mi diceva che era impossibile teletrasportarsi da un continente all'altro. Per non parlare del fatto che Camelot non esisteva nemmeno. Quello che capii era che ci stavamo dirigendo verso una città. Iniziavano a comparire delle piccole capanne e casette e vidi delle persone affacciate a porte ed angoli." Arrivata a questo punto, la forestiera si interruppe, squadrandomi con attenzione. "E' una storia lunga, forse è meglio che la legga. L'ho scritta tutta su un manoscritto." E l'accuseranno di plagio, avrei voluto dirle ma, ancora una volta, la assecondai. Salimmo al piano superiore e Samantha mi portò in un piccolo studio. Mi fece sedere ad un tavolino e mi passò un malloppo di pagine scritto al computer. Poiché la signorina Tyler mi guardava con ansia, iniziai a leggere. Capitolo 3: Camelot Mi trovavo in un dolce riposante paesaggio estivo, bello come un sogno e malinconico come la domenica. L'aria era piena del profumo dei fiori, del ronzar degli insetti e del cinguettio degli uccelli. La strada era per lo più un sentiero serpeggiante segnato da impronte di cavalli e ogni tanto da una tenue traccia di ruote che sembravano avere un copertone largo come una mano. Le case, rade e sparse attorno, erano sempre accanto ad alti alberi o pozzi. Ben presto vidi venire verso di noi una bella ragazzina snella, di circa dieci anni, con una cascata di capelli d'oro che le scendevano per le spalle. Portava in testa una ghirlanda di papaveri rosso fiamma, la moda più graziosa che io avessi mai visto. Le sorrisi. -Ciao, piccola, tutto bene?- le domandai, preoccupata di vederla in un posto che, nonostante tutto, sembrava piuttosto sperduto. -Siete un mostro?- -Come, prego?- Sapevo di non essere una bellezza, il mio viso era troppo rotondo ed i capelli un po' troppo cespugliosi, ma nessuno mi aveva mai chiamata mostro. La bambina mi sputò addosso e fuggì. -Stupida ragazzina ignorante.- Io ed il cavaliere, o il drogato-pazzo-vestito-da-cavaliere, continuammo a procedere verso est e presto vedemmi in lontananza che la strada iniziava a farsi più battuta, incrociammo qualche cavallo e le case iniziarono a diventare molto meno rade. Improvvisamente sentimmo uno squillo di trombe e, alzando lo sguardo, potei notare due enormi ed altissime torri, con bandiere e vedette ed un castello, meraviglioso e splendente. Capitolo 4: La corte di re Artù Il cavaliere mi portò avanti, fino alle mura e poi scese da cavallo, che abbandonò ad un ragazzino vestito di stracci, e mi lasciò da sola, in un enorme atrio. Un gruppetto di persone riccamente vestite mi guardava dall'alto di una lunga scala. In quel momento avrei voluto avere la mia pistola, che avevo stupidamente perso nel campo, e cavare gli occhi a qualcuno. Tentai di fermare un grosso uomo barbuto vestito di bianco ma la speranza che lui fosse un infermiere e questo fosse un manicomio, svanì quando mi informò, bruscamente, di essere un cuoco del castello. Evitai di chiedere informazioni ad un gruppo di giovanissime dall'aria altezzosa ma placcai un ragazzino sui sedici anni che stava correndo da una parte all'altra. -Fermi lì, caro mio, dimmi dove mi trovo.- -A Camelot- mi rispose il ragazzino, nervoso. Solo in quel momento notai che era vestito in modo assolutamente ridicolo. Una camicia arancio e dei pantaloni rossi attillatissimi. -Hai una calzamaglia!- -Signora, devo proprio andare.- -No ti prego, dimmi in che anno siamo.- Sapevo che la risposta non mi sarebbe piaciuta. -Nel 513.- -E' un manicomio?- domandai, più a me stessa che ad altri. -E' Camelot,- ripeté, irritato, occhieggiandomi come se fossi io la pazza. -E dimmi, il re è Artù, vero?- -Certo!- I ricordi di quando ero piccina e leggevo racconti sulle leggende mi tornarono tutti alla mente. Il nobile re Artù, la bella e timida Ginevra innamorata dell'aitante Lancillotto, il crudele Mordred e tutti gli altri cavalieri. Per non parlare della malefica maga Morgana. -E in che giorno siamo?- -E' l'8 marzo.- Sentii il cuore venirmi meno dalla tristezza e mormorai: - Non rivedrò mai più i miei amici, mai più, mai più. Loro nasceranno fra più di milletrecento anni.- Il ragazzino, vedendomi così triste ed addlorata, mi mise una mano sulla spalla, tentando di consolarmi. Mi disse che Camelot non era un brutto posto e che lui, si chiamava Clarence, si trovava benissimo a Camelot. -Perché sono stata portata qui?- -Sir Kay vi ha sfidato ed ha vinto e voi ora siete sua prigioniera. Presto verrete condotta dal re.- Tentai di scavare nella mia mente il nome di sir Kay e ricordai solo di averlo visto in un vecchio cartone animato 'La spada nella roccia'. Era il fratello adottivo di re Artù, un brutto individuo invidioso di Artù, 'Semola, nello show', e pieno di arroganza. Ci mancava solo quello. -Devo fuggire, devo..- ma non riuscii a finire la frase perché un altro paggio, vestito allo stesso modo di Clarence, scese dalle alte scale, si inchinò brevemente davanti a me e mi annunciò che era ora di essere presentata al re. Clarence mi seguì come un cagnolino e tutti e tre giungemmo in un'enorme stanza ricolma di gente. Il soffitto era altissimo e le finestre, lunghe e sottili, erano decorate con vetri colorati. Non vi erano quadri e dipinti ma le mura erano ricoperte di arazzi con motivi geometrici o con scene di guerra e di dame dipinti sopra. La sala era dominata da una serie di tavoli disposti a semicerchio ed io mi trovavo proprio nel mezzo di quella figura, con, di fronte a me, un trono in legno. Un uomo dall'aria severa e la corta barba nera, sedeva sul trono. Capii subito che era il re, re Artù, dall'orso dipinto sulla sua tunica e dalla corona sfavillante. Alla sua destra sedeva una donna bellissima, con il naso affilato ed i folti capelli biondo ramati. Era vestita completamente di bianco ed era occupata a leggere qualcosa. Ai tavoloni invece si trovava la marmaglia dei cavalieri, con i loro cani famelici e le loro ampie risate. Il baccano si interruppe quando Artù si alzò e si rivolse ad un cavaliere nelle file di destra. -Sir Kay, vedo che ci avete portato in dono un prigioniero. Probabilmente uno stregone, oserei dire, dal modo in cui è vestito.- Sir Kay si alzò a sua volta e fece un breve inchino. -Una temibile strega che aveva al suo servizio cento cavalieri. Ho dovuto sconfiggerli tutti per potermi avvicinare a lei ma la strega mi ha colpito con un temibile incantesimo che ha scalfitto la mia armatura. La nostra battaglia è stata lunga, è durata ore, ma alla fine ho avuto la meglio vi ho portato la prigioniera come dono, qui a Camelot.- Aprii la bocca, sorpresa ed indignata. Quel sir Kay era un bugiardo! Aveva infiocchettato una storiella inverosimile quando l'unica cosa che aveva fatto era stata rapire un'innocente fanciulla. -Strega, dicci il tuo nome,- mi ordinò sir Kay, voltandosi verso di me. Aveva un'aria arrogante, proprio come nel cartone animato della mia infanzia ed i capelli erano affettivamente rossi ma le somiglianze finivano lì. Sembrava avere un'aria un po' gracile per essere un cavaliere ed il viso era ricoperto di lentiggini. Probabilmente l'avrei trovato affascinante, sotto altre circostanze. -Mi chiamo Samantha Tyler.- -Un nome da strega!- urlò un cavaliere alla sinistra di Kay, battendo un pugno sul tavolo. Giurai di aver visto Ginevra sbuffare, in quel momento. -Sir Mador, temo abbiate ragione,- annuì Kay, tornando a sedersi. Pensai che fosse la mia fine. Se vermamente mi credevano una strega, non c'era nulla che poteva salvarmi. Non avevo con me tecnologia del ventesimo secolo con cui minacciarli, a parte la mia pistola perduta che sicuramente non mi avrebbero lasciato recuperare. Inoltre non potevo certo inventarmi qualche potente magia come un'eclissi o un uragano, non mi sono mai ricordata l'alternarsi delle catastrofi naturali. Sarei stata bruciata, come una strega, con ancora addosso la mia divisa ed il mio giubbotto antiproiettile, senza possibilità di salutare i miei genitori ed i miei amici. Non avrei mai detto a John Simm che volevo uscire con lui né alla mia migliora amica Carla che avevo delle tendenze lesbico-bisessuali. Stavo ancora pensando alla vita che non avrei mai vissuto quando un cavaliere, alla sinistra del re, si schiarì la voce e si alzò in piedi. -Sir Kay, nobile fratello di latte del re e prezioso siniscalco del regno,- iniziò l'uomo, continuando almeno altri due minuti con lodi ed onori. Capitolo 5: Lancillotto Ad ogni lode, sir Kay sembrò rabbuiarsi sempre di più ed arrivò addirittura a arricciare il labbro, con aria cupa. -Vi ringrazio, sir Lancillotto,- mugugnò quando l'altro ebbe finito. Finalmente! pensai, Lancillotto! Tutti sanno chi è Lancillotto, è il più nobile dei cavalieri di re Artù, il più giusto e coraggioso. Trepidante aspettai che il nobile Lancillotto mi salvasse dalla tremenda situazione in cui ero finita. Il cavaliere si voltò a sorridere al proprio re ed alla propria regina. Gli occhi azzurri sfavillavano di gioia ed orgoglio quasi quanto i suoi biondi capelli, quando invitò un giovane paggio ad entrare nella stanza. Il paggio si inchinò ed arrivò, trascinando una lunga corda. Un coro di 'ohhh' ed esclamazioni spaventate si levò alla vista dell'essere che il paggio portava. Ero così sorpresa che non ascoltai nemmeno la falsa storia di grandi imprese che Lancillotto stava raccontando. Mi limitai solamente a guardare il paggio che, aiutato da un gruppetto di uomini, faceva entrare nella sala la mia moto d'ordinanza. Non avevo più nemmeno la forza di chiedermi come fosse giunta lì. -E così ho caricato contro il terribile mostro, dopo aver sconfitto lo stregone ed il suo esercito. Il mostro sputò fuoco e fiamme e per un attimo temetti di non farcela ma infino lo uccisi e vi porto il suo cadavere.- Mi guardai attorno, sperando di scorgere degli sguardi dubbiosi ma tutti sembravano rapiti dalla storia di Lancillotto, tutti tranne sir Kay che mi stava guardando con rabbia, come se mi volesse accusare di non essere abbastanza interessante da battere la storia ed il trofeo dell'altro. Provai quasi pena per lui. Quasi. Fu così che tutti si dimenticarono di me, preferendo concentrarsi sulla mia moto e nessuno tranne Clarence si accorse di nulla quasndo una figura incappucciata mi prese per un braccio e mi trascinò via.
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28-08-2009, 17.41.43 | #2 |
Viandante
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Messaggi: 75
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Siete una vera incantatrice milady, i vostri racconti sono curiosi. Mi piace molto il vostro modo di descrivere le situazioni e adoro la vostra ironia.
Vi prego, postate il seguito della vostra storia, sono assai curiosa di leggere quali strane avventure partorirà la vostra fantasia. Nell'attesa...
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Vivian |
08-09-2009, 14.48.41 | #3 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Già già... rendeteci partecipate del seguito
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
06-11-2009, 14.40.17 | #4 |
Bannato
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wow
Moolto carino caspita! essendo appassionato di Twain.temevo in un disastro,e invece..le dirò mi piace più questo! Ci verrebbe fuori una serie niente male..attendo altre missive con impazienza..!
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06-11-2009, 20.17.05 | #5 |
Cittadino di Camelot
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Vi ringrazio infinitamente <3 <3
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