“Il destino… si è sempre fatto beffe di me…”, aveva mormorato.
Morrigan era rimasta a fissarlo, mentre lui si perdeva di nuovo in qualche ricordo lontano.
Avrebbe voluto prendergli la mano. Avrebbe voluto dirgli che il destino, anche se non lo comprendiamo, sa sempre cosa fa. Avrebbe voluto dirgli che tutto, sempre, viene restituito, e che talvolta persino alla morte esiste un rimedio, purchè sopravviva il ricordo e l'amore...
Avrebbe voluto dirgli questo, e forse anche qualcos'altro. Spiegargli cosa aveva davvero in mente, e perchè aveva scelto lui come arma del suo destino. Avrebbe voluto raccontargli le cose che aveva visto e quelle che aveva udito, e forse lui avrebbe compreso meglio di altri quale profondo dissidio aveva lacerato il suo cuore in tutti quegli anni.
Ma non disse nulla, e restò a fissarlo per tutto quel tempo.
“E poi…” continuò Guisgard “… non ho mai avuto bisogno dell’aiuto di nessuno… neanche del destino…”
Quelle parole, d'improvviso, la ridestarono dai suoi pensiero. Nell'udirle ebbe un istintivo moto di rabbia. Perchè quell'uomo continuava a mentire a se stesso? Lui non stava ascoltando il suo cuore! E questo, a lungo andare, lo avrebbe portato a perdere ciò che invece sembrava tanto voler trovare... possibile che gli eventi del suo passato lo avessero portato infine ad essere così cieco?
Si adirò a quell'idea.
"Sei uno stupido..." rispose "uno stupido testardo che non vuole capire! Fai tanto il misterioso con me e dici frasi senza senso sulla tua vita e sul tuo destino... ma io ho visto, Guisgard! Oh, sì... io ho visto!" esclamò, mentre la sua voce cresceva di tono a quelle parole "Io ho visto quello che sei, anche se tu non vuoi ammetterlo... perchè tu sei quel bambino! Gli occhi sono i tuoi, e la sofferenza e la tristezza, anche quelle sono le tue! Non puoi mentirmi, e non puoi sfuggire alla realtà! E non puoi continuare a schivare il mondo e a disprezzarlo come stai facendo adesso, perchè il tuo disprezzo non servirà a cambiare nulla, capisci? Nulla!"
Dicendo queste parole, lasciando fluire liberamente la propria rabbia, poggiò le mani sul tavolo e si levò in piedi.
"E oltre ad essere stupido, sei anche un ingrato! Forse la vita non ti avrà dato quel che cercavi, ma sei qui adesso, ed è molto più di quanto abbiano avuto altre persone, credimi! Quindi, ora, se sei venuto qui solo per ubriacarti e sentenziare, ti chiedo scusa, ma non resterò!"
Per un attimò cercò di frenare il flusso delle parole che fino a quel momento non aveva controllato. Si accorse con stupore che in quella risposta si celavano, al contempo, i suoi ricordi e i suoi rimpianti, e forse quella foga eccessiva non era legata a Guisgard, ma ad un dolore molto più profondo e antico. Per questo si placò, e forse un po' si dispiacque di avergli parlato a quel modo, e tuttavia non pensò affatto di scusarsi, perchè, immaginò, forse nessuno prima di allora gli aveva parlato a quel modo, così duramente, ma anche così sinceramente.
"E tieniti pure il medaglione, se vuoi... tanto senza di me non è che una cianfrusaglia da pochi denari!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?"
"Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!"
Ultima modifica di Morrigan : 25-05-2011 alle ore 01.27.16.
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