Quel piccolo gesto mi aveva sorpresa.
"Buonanotte..." mormorai, prima di dirigermi verso il letto a me destinato.
Una volta tra le lenzuola mi addormentai subito.
Mi augurai di non fare sogni.
"Vieni qui..." sussurrò. I suoi occhi scuri e determinati mi convinsero che sarebbe andato tutto bene. Le strinsi la mano e mi strinsi a lei. Mi guardò con quegli occhi vellutati da cerbiatta e mi accarezzò la fronte. Sentii che sotto il suo tocco le mie paure si dissipavano e la mia angoscia scompariva, come per magia. Era una magia che la vedevo praticare quando la mio fratello aveva mal di testa o quando contrattava con i mercanti di vino che venivano a trovarci dopo la vendemmia. Indossava abiti meravigliosi e io la aiutavo a prepararsi per i banchetti, che io potevo osservare da dietro la porta, di nascosto, prima di andare a dormire.
La abbracciai, lì, per terra, mentre la mia veste acquamarina si macchiava di sangue. Il cortile era pieno di sangue e morte. Mio fratello era a terra. La mia balia. Ogni servo.
Lei era venuta da una terra lontana, mio padre l'aveva portata da uno dei suoi viaggi. Me lo ricordavo appena. Se ci fosse stato lui, niente di tutto quello sarebbe successo.
"Mamma... che cosa... sono tutti morti..." singhiozzai, stringendola e cercando di fermare il sangue.
"Scappa... non deve trovarti... scappa, mia piccola ape..." riuscì a sussurrarmi in un orecchio.
"No! Ti prego... devi venire con me..." mi accinsi a provare a fare quello che faceva lei, guarire le persone. Le strinsi la testa tra le mani e provai a soffiare sulle sue labbra, ma uscì solo aria, non quella magia di cui lei era capace.
"E' troppo tardi... vai via! Corri!" Mi spinse via. Se solo fossi stata abile come lei, l'avrei guarita. "Non... deve... prender..." il suo respiro si affievolì, fino ad assomigliare al battito d'ali di una farfalla. Si spense.
"No, ti prego! No!" gridai. Ma i suoi occhi nocciola erano diventati vitrei. Il suo bell'abito zafferano era quasi interamente color porpora.
"Melisendra..." una voce alle mie spalle interruppe i miei singhiozzi. Mi voltai di scatto.
"Vieni, piccola mia..." lo guardai con orrore. Ma quella figura incappucciata si avvicinò a me e mi strappò a forza. Il suo tocco mi fece perdere la cognizione di ogni cosa. Sentii a malapena le sue parole dare un ordine preciso alla marmaglia che lo circondava.
"Bruciate ogni cosa..."
Mi svegliai di colpo. La luce aveva colpito il cuscino.
Non era stato un sogno. Era un pezzo del mosaico che era finalmente andato al suo posto.
Mi vestii di corsa, indossando i vestiti asciutti e uscii nel cortile davanti a casa a prendere aria. Una leggera brezza agitò i miei capelli e mi sentii meglio.
Mi avvicinai al pozzo e calai il secchio. L'acqua fresca mi schiarì le idee, mentre il cielo all'orizzonte era a malapena tinto di bagliori rosa.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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