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#1591 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Gavron sorrise a quella carezza di Melisendra.
“Non abbiate paura, milady.” Disse il bambino con gli occhi che brillavano intensamente. “Io conosco sir Guisgard come nessun altro. Lui è come me… noi due non abbiamo nessuno a questo mondo e per questo siamo diventati amici per la pelle.” Assunse un’espressione furbetta. “Non ditelo a lui, ma l’ho scelto come maestro per diventare un vero cavaliere.” Sorrise, per poi voltarsi verso le finestre, attratto dalla musica dell’ocarina di Guisgard. “Quando suona è perché si sente malinconico… ma è in questi momenti che gli vengono le idee migliori!” Esclamò fissando di nuovo Melisendra. “Lui non lascerà nei guai voi e vostro figlio… io lo so… ha un gran cuore e vi aiuterà. Ora è tardi e vado a letto…” la fissò arrossendo “… sapete… siete bella… come la mia mamma…” Saltò allora su una sedia e le diede un bacio sulla fronte. “Buon riposo, milady.” Ed andò a letto.
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#1592 |
Cittadino di Camelot
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Quel piccolo gesto mi aveva sorpresa.
"Buonanotte..." mormorai, prima di dirigermi verso il letto a me destinato. Una volta tra le lenzuola mi addormentai subito. Mi augurai di non fare sogni. "Vieni qui..." sussurrò. I suoi occhi scuri e determinati mi convinsero che sarebbe andato tutto bene. Le strinsi la mano e mi strinsi a lei. Mi guardò con quegli occhi vellutati da cerbiatta e mi accarezzò la fronte. Sentii che sotto il suo tocco le mie paure si dissipavano e la mia angoscia scompariva, come per magia. Era una magia che la vedevo praticare quando la mio fratello aveva mal di testa o quando contrattava con i mercanti di vino che venivano a trovarci dopo la vendemmia. Indossava abiti meravigliosi e io la aiutavo a prepararsi per i banchetti, che io potevo osservare da dietro la porta, di nascosto, prima di andare a dormire. La abbracciai, lì, per terra, mentre la mia veste acquamarina si macchiava di sangue. Il cortile era pieno di sangue e morte. Mio fratello era a terra. La mia balia. Ogni servo. Lei era venuta da una terra lontana, mio padre l'aveva portata da uno dei suoi viaggi. Me lo ricordavo appena. Se ci fosse stato lui, niente di tutto quello sarebbe successo. "Mamma... che cosa... sono tutti morti..." singhiozzai, stringendola e cercando di fermare il sangue. "Scappa... non deve trovarti... scappa, mia piccola ape..." riuscì a sussurrarmi in un orecchio. "No! Ti prego... devi venire con me..." mi accinsi a provare a fare quello che faceva lei, guarire le persone. Le strinsi la testa tra le mani e provai a soffiare sulle sue labbra, ma uscì solo aria, non quella magia di cui lei era capace. "E' troppo tardi... vai via! Corri!" Mi spinse via. Se solo fossi stata abile come lei, l'avrei guarita. "Non... deve... prender..." il suo respiro si affievolì, fino ad assomigliare al battito d'ali di una farfalla. Si spense. "No, ti prego! No!" gridai. Ma i suoi occhi nocciola erano diventati vitrei. Il suo bell'abito zafferano era quasi interamente color porpora. "Melisendra..." una voce alle mie spalle interruppe i miei singhiozzi. Mi voltai di scatto. "Vieni, piccola mia..." lo guardai con orrore. Ma quella figura incappucciata si avvicinò a me e mi strappò a forza. Il suo tocco mi fece perdere la cognizione di ogni cosa. Sentii a malapena le sue parole dare un ordine preciso alla marmaglia che lo circondava. "Bruciate ogni cosa..." Mi svegliai di colpo. La luce aveva colpito il cuscino. Non era stato un sogno. Era un pezzo del mosaico che era finalmente andato al suo posto. Mi vestii di corsa, indossando i vestiti asciutti e uscii nel cortile davanti a casa a prendere aria. Una leggera brezza agitò i miei capelli e mi sentii meglio. Mi avvicinai al pozzo e calai il secchio. L'acqua fresca mi schiarì le idee, mentre il cielo all'orizzonte era a malapena tinto di bagliori rosa.
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#1593 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La notte.
La notte di Capomazda è magica, animata com’è da suoni ed echi lontani. Lontani nel tempo, nei desideri, nei sogni e nelle paure. Strane ed oscure forze agiscono nella notte di Capomazda. Forze che provengono da dove invece gli uomini trovano troppo spesso rifugio: il passato. E’ nel passato che si annidano i nostri peggiori nemici: le illusioni ed i rimpianti. Demoni e fantasmi capaci di tormentarci fino alla disperazione ed alla pazzia. Perché, come raccontava Sant’Ireneo, lo scopo di ogni demone è quello di portarci alla disperazione. Quell’acqua era limpida, fresca e rassicurante. Melisendra poteva quasi specchiarsi in essa. E sulla sua limpida superficie vedeva riflesse Capomazda. Ma era un’immagine inquieta e cupa. Per un attimo ebbe quasi l’illusione di vedere un volto su quell’acqua. Il volto del suo antico e malvagio padrone. Un volto che svanì in un attimo. E poi quel suono di ocarina, quasi a destarla dai suoi timori.
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#1594 |
Cittadino di Camelot
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Con una mano colpii la superficie dell'acqua, per infrangere quelle immagini.
Il suono dell'ocarina mi destò da quei cupi pensieri. Ma non potei fare a meno di domandarmi se quei ricordi fossero casuali o se qualcuno li avesse mandati a tormentarmi. "Non vi stancate mai di suonarla, vero?" domandai. "Buona giornata, Guisgard!"
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#1595 |
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Il cavaliere era ai piedi della grossa quercia che faceva da limite fra la campagna e la stradina che riportava al centro della cittadella.
A quelle parole di Melisendra, Guisgard smise di suonare. “Siete mattiniera vedo, milady.” Disse. “Buongiorno a voi.” Accennando un inchino col capo. “Voglio sperare di non essere stato io a svegliarmi con la mia ocarina…” sorrise “… altrimenti sarete di pessimo umore per tutto il giorno ed io, come al solito, ne subirò le conseguenze.” Rimise in tasca l’ocarina. “Oppure chissà che non sia stata la voglia di vedere l’aurora e destarvi dai vostri sogni… ah, che sciocco, queste romanticherie non sono da voi, mia signora!” E la fissò divertito.
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#1596 |
Cittadino di Camelot
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Quella sua aria scanzonata e il sole nascente fecero svanire i brutti sogni e quei ricordi spiacevoli.
"Mi piace quest'ora del giorno... l'aria frizzante riesce a cancellare tutte le ombre della notte." Risposi con un sorriso. "Non temete, è stato il sole a svegliarmi, non la vostra ocarina... non sarò imbronciata e nemmeno scontrosa." Mi rifugiai sotto i rami della quercia e ammirai il cielo che man mano diventava sempre più luminoso. "Gavron è adorabile... e nutre una vera e propria adorazione per voi!" commentai.
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#1597 |
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“Nutre un’ammirazione per me? Ma no!” Disse fingendosi sorpreso. “Strana la vita vero? Eh, beata ingenuità dei bambini!” Sorrise. “Beh, visto che non sarete né scontrosa, né imbronciata, bisogna festeggiare questo giorno radioso! Cosa desiderate per colazione? C’è un fornaio da queste parti. Ho cominciato a sentire l’odore del pane caldo almeno un’ora fa. Del resto vi avevo promesso un degno rifugio, accogliente e munito di tutti gli agi possibili!”
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#1598 |
Cittadino di Camelot
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Lo seguii. In effetti aveva ragione: nell'aria si sentiva un buon profumo di pane appena sfornato.
"Bizzarre creature... i bambini. Non sono molto pratica dell'argomento... bè, a parte mio figlio, che purtroppo non vedo spesso... ogni tanto riesce a manipolare i miei sogni, testardo... ma evidentemente deve avere preso da me anche quello, la testardaggine, intendo..." Dei serpentelli d'aria, invisibili e leggeri, mi circondarono un polso. Me ne accorsi subito. Si agitavano con la solita indolenza. "Voi, invece, rimanete qui a fare la guardia...", sussurrai, lanciandoli nell'aria con un rapido movimento del polso.
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#1599 |
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“Già…” disse Guisgard fissando il cielo che assumeva i suoi nuovi colori “… la testardaggine deve essere una virtù di famiglia.” La fissò per un istante con un curioso sorriso. “Non so come ci riusciate…” facendosi serio “… a stare lontana da vostro figlio… come fate ad accettare tutto questo? Per cosa poi?” Sospirò. “Mah, probabilmente ho parlato di nuovo troppo… scusatemi, non è affar mio… sarà colpa dei tanti pensieri di stanotte che non mi hanno fatto chiudere occhio…”
Si alzò, sgranchendosi le gambe. “E’ proprio necessario?” Chiese. “Di giocherellare agitando le mani, intendo? E di bisbigliare qualcosa all’aria? Non riuscite mai a togliervi questa vostra veste? Sembra quasi che quelle bizzarre presenze siano i vostri migliori amici… o forse gli unici… beh, c’è altro nella vita e…” scosse il capo “… perdonatemi, sono un idiota…” fece qualche passo in avanti “… allora, pane bianco o focaccia? Miele o Marmellata? Cosa desiderate per colazione?”
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#1600 |
Cittadino di Camelot
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"Io e Uriel abbiamo viaggiato a lungo... era piccolo e l'ho portato con me finchè ho potuto. Ma spostarsi continuamente, di giorno o notte che sia, tra i pericoli e l'incertezza, fuggendo... non è un genere di vita adatto a un bambino." mi soffermai un attimo a riflettere. "L'uomo incappucciato sapeva che Uriel avrebbe ereditato i miei poteri, come io li ereditai da mia madre, ho dovuto nasconderlo prima che lo prendesse come fece con me per addestrarlo ai suoi scopi... Posso solo immaginare cosa ne potrebbe fare... e credetemi, non è un'immagine piacevole."
Entrammo nella bottega del fornaio. Il profumo solleticò il mio appetito. "Uhm... un pezzo di pane e miele andrà benissimo!", sorrisi. Nonostante tutto ero ancora di buon umore. "Spero che i miei amici non vi turbino. E nemmeno i miei gesti. E' il nostro modo di comunicare e avete ragione quando dite che sono i miei unici amici. Amici fedeli. Ma hanno bisogno di comandi semplici e decisi... oppure si perdono nei loro giochi. E se si sentono ignorati possono combinare molti guai..." feci spallucce.
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