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Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard fissò Melisendra, mentre le ragazze sorridevano maliziose intorno a loro.
“Beh, bisognava nascondere la spada in un luogo sicuro e fidato, no? E di meglio io non sono riuscito a trovare!” Disse, con le ragazze che lo spingevano dentro. “Purtroppo io non ho avuto la fortuna di entrare nelle grazie di lady Talia, o guadagnarmi la fiducia di Monteguard come avete fatto voi! E, come detto, questo è il luogo più sicuro che sono riuscito a trovare!” “Chi è lei, Guis?” Chiese una delle ragazze fissando Melisendra. “Non sai, tesoro, che ognuno di noi ha con sé un angioletto ed un diavoletto?” Fece Guisgard. “Ecco, io invece sono stato sfortunato, ritrovandomi dietro solo il diavoletto! Anzi, una diavolessa, per meglio dire!” E tutte scoppiarono a ridere. “Ragazze, devo vedere subito lady Rachel…” facendosi serio “… è importante…” “Ehi, Teseo…” sussurrò una conturbante donna di colore uscita da dietro una tenda “… perché non vieni a farmi compagnia nel mio antro… e ti assicuro che nemmeno il filo di Arianna riuscirà a farti uscire dai piaceri che saprò procurarti…” “Ehilà… uff…” sospirando per il caldo che sembrava avergli causato l’abbraccio di quella donna “… mi sa che tu stenderesti anche il Minotauro… mi spiace, bellezza, ma ora non posso entrare nel tuo… ehm, labirinto… magari un’altra volta…” “Lady Rachel ti aspetta, Guis.” Disse una delle ragazze. “Si…” annuì Guisgard “… aspettatemi in quella saletta, milady…” rivolgendosi a Melisendra… e, mi raccomando, attenta ai clienti…” sorridendo e facendole l’occhiolino.
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#1652 |
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"Fate in fretta!" Gli gridai, poco prima che scomparisse.
Mi sedetti su un cuscino, sbuffando. Quei profumi erano forti. Le luci invece erano gradevoli. Mi sedetti composta, con le mani adagiate in grembo e per un attimo il colore scuro del mio vestito mi lasciò perplessa. Da quando vestivo di quei colori luttuosi? Forse mi ero rattristata troppo a lungo. Nel tentativo di non pensare a tutto quello che era successo, mi ero chiusa in una gelida fortezza. I colori delle luci soffuse mi scaldarono un po'. ![]()
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Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard, a quelle ultime parole di Melisendra, si voltò sorridendo e le mandò, col suo solito modo di fare irriverente, un bacio.
“Siete bellissima, ma dovreste sorridere ogni tanto.” Disse per poi scomparire tra quei variopinti tendaggi. Fu accompagnato in una stanza dai colori vivissimi ed intrisa di essenze esotiche. Ad un tratto, da un parapetto di velluto, apparve una donna. Aveva lunghi capelli di un castano scuro ed il viso armonioso e gradevole. I suoi lineamenti erano raffinati e perfetti e le labbra morbide e sensuali. Fissava Guisgard con quei suoi penetranti occhi color nocciola chiaro, come se lo conoscesse da sempre. Aveva una lunga veste di lino, bianchissima e trasparente. “Poche cose mi stupiscono ormai di questo mondo” sussurrò “e il rivederti è una di queste…” “Già, il mondo è piccolo ed affollato.” Fece Guisgard versando l’elisir che c’era su un piccolo tavolino in due calici trasparenti. “Sei uno splendore… spero di non averti sottratta al tuo lavoro…” aggiunse porgendole uno di quei calici. Rachel sorrise e prese quel calice. “Cambierebbe qualcosa?” Chiese lei. “Beh, non vorrei mai recarti danno.” “Cos’hai fatto a quella mano?” “La mano? Ah, si… nulla, un piccolo incidente…” rispose Guisgard. “Chi è quella donna?” Domandò Rachel fissando la saletta in cui si trovava Melisendra. “E’ molto bella… ne sono quasi gelosa…” “Per l’effetto che può fare sugli uomini?” Chiese Guisgard. “O per quello che può fare su di te…” “Sbaglieresti…” sorrise Guisgard “… quella ragazza è più fredda del fodero della mia spada… almeno con me…” Rachel lo fissò. “Come mai non ti ha curato quella ferita alla mano?” “Perché è solo un graffio…” rispose Guisgard “… e poi non è tenuta a farlo.” “Ah, no?” “No. Io e lei non siamo niente.” Nella saletta, intanto, Melisendra attendeva il ritorno di Guisgard. Ma all’improvviso qualcuno entrò. “Ehi… che spettacolo…” sussurrò un cavaliere robusto e dai lunghi capelli chiari “… sei nuova? Non ti avevo mai vista prima… sai, adoro le donne dai capelli rossi… e stanotte io e te ci divertiremo, vedrai…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 01-07-2011 alle ore 04.13.17. |
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#1654 |
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Un pensiero attraversò la mia mente, mentre osservavo quel cavaliere biondo e chiassoso.
Quanto tempo era che non mi nutrivo? Gli spiriti mi aiutavano a non doverlo fare troppo spesso, ma in quella situazione avevo bisogno di tutte le mie forze. Non potevo rischiare di svenire dopo il rito e risvegliarmi chissà quando. Perciò... invece di mandarlo al diavolo, con parole che trattenni sulla punta delle lingua, gli sorrisi. "Siete un intenditore, mio signore..." risi, sbattendo le ciglia. "Si sa... le rosse sono focose..." Uomini... pensai tra me e me, ma gli scoccai un'occhiata invitante e mi alzai. Approfittando dell'assenza delle ragazze, mi infilai dentro a una stanza vuota, con il cavaliere a seguito. Era una stanza davvero sontuosa, fin troppo. Mi avvicinai a lui, gli sfiorai le spalle e gli slacciai il farsetto. Mi avvicinai abbastanza da trovarmi con le mie labbra a un soffio dalle sue, quindi gli gettali le braccia al collo e lo feci. La solita, amata e odiata sensazione di languore mi prese non appena sentii le sue forze scorrere verso di me e abbandonarlo. Era come versare acqua fresca e zampillante in un deserto. Quella era il tipo di energia che mi nutriva meglio, più di qualunque altra pallida sensazione. Non volevo ucciderlo, lui non stava provando altro che un sordo piacere, fino a quando non ricadde tra i cuscini. Ero stata rapida. Sorrideva, respirava come se avesse fatto una lunga corsa e i suoi occhi erano socchiusi. Mi sedetti lì accanto e gli sussurrai: "Non ricorderai altro che il piacere che hai preso... dormi, ora dormi..." Lo vidi chiudere gli occhi. Mi alzai ed uscii dalla camera silenziosamente.
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#1655 |
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Guisgard, poco dopo, ritornò nella saletta, dove trovò Melisendra ad attenderlo.
“Qualcuno vi ha fatto qualche proposta indecente? Non ditemi però che lo avete trasformato in un rospo o qualcosa di simile!” Disse divertito. “Sarete stanca ed affamata, immagino…” facendosi serio “… tra un po’ ci porteranno qualcosa mangiare, per poi offrirci un letto comodo per la notte…” si lasciò cadere su un uno dei tanti cuscini che ricoprivano quella saletta e si estraniò per un momento da tutto ciò che lo circondava. “Gavron… dove l’avranno nascosto?” Pensava. “Se gli accadesse qualcosa, io…” scosse lievemente il capo per scacciare quei pensieri. In quel momento una ragazza entrò nella saletta con un vassoio. Sopra vi era pane bianco, miele, formaggi, uova e della frutta di stagione. Il tutto accompagnato da acqua e un vino liquoroso dal profumo esotico e gradevole.
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Usciti dal cunicolo, August condusse Llamrei, Morrigan, Finiwell e Cavaliere25 nella caserma.
Chiese poi di parlare col capitano Monteguard. “Una monaca particolare…” disse August fissando Llamrei, mentre attendevano il capitano “… attendo ancora di conoscere il motivo per il quale vi trovavate a quell’ora al Vecchio Mulino, sorella.” “Questa monaca è quanto di più singolare mi sia capitato di incontrare!” Intervenne Finiwell. “Anzi, a ben voler dire, non sembra neanche una monaca! Chiedetele perché mai si sia decisa a prendere i voti!” “Beh, queste sono cose che riguardano lei soltanto…” fece August. In quel momento Monteguard li fece entrare.
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#1657 |
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"Ci avete messo poco..." sorrisi. "Dov'è la spada?" Domandai con curiosità.
"Non sono stanca, anzi... sono ansiosa di procedere col nostro piano." Presi un frutto dal vassoio. "Non succederà niente a Gavron, almeno fino a quando non avrà quella spada... i miei amici avranno seguito quel mendicante fino al nascondiglio dell'uomo incappucciato. Presto saranno di ritorno." Mi sentivo rilassata e percepivo quelle energie nuove scorrermi sotto la pelle. "Singolare rifugio avete trovato per noi..." Commentai.
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#1658 |
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“Come avete fatto a sapere che stavo pensando a Gavron? No, non ditemelo…” disse Guisgard scuotendo il capo “… non mi interessa saperlo…”
Riempì due bicchieri di quel vino liquoroso e ne offrì uno a Melisendra. “Vi vedo in gran forma…” fissandola “… forse l’aria di questo posto vi fa bene, sapete.” Finì il suo bicchiere ed aggiunse: “Il mio piano? E’ semplice, ma perfetto. Mangeremo, se vi va e sarete carina converseremo amabilmente, per poi coricarci su un bel letto morbido, fatto con piume d’oca, dove faremo tanti bei sogni, magari anche romantici.” Rise di gusto. “Ah, perché, non vi ho detto che passeremo la notte qui? Bene, ora lo sapete. Quanto alla spada, sappiate che essa è al sicuro e domani la porteremo via con noi.”
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#1659 |
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Layla fissò Sayla quasi incuriosita.
“Parlate di mia sorella? Non capisco cosa intendete dire, mia giovane amica.” Disse senza tradire alcuna emozione. “Sono lieta di accogliervi in questa dimora. Io e mia sorella Yelia siamo onorate di avervi come ospiti.” E chinò lievemente il capo, in segno di saluto e rispetto. “Talia…” sussurrò Icarius, quasi indifferente a tutto ciò che lo circondava “… Talia, amore mio adorato!” E fece qualche passo verso la bellissima ragazza che gli stava davanti. “Sono tornato per riportarti a casa e mantenere tutte le promesse di felicità che ti ho sussurrato sotto la luce incantata della Luna di Capomazda!” Cosa sentì Lancillotto quando a Gore alzò gli occhi verso la torre del castello e vide Ginevra? Nessuno lo sa e nessuno potrà mai cantarlo degnamente, amici miei lettori. Il poeta non ci mostrò quello che solo messer Amore gli sussurrò. Sappiamo che si destò da ogni fatica e sofferenza, che recuperò la forza e la vitalità. Che sfidò Maleagant senza alzare mai gli occhi dal volto della regina. Che lo vinse, che liberò Ginevra e tutti i prigionieri da quella cattività. Ma cosa provò davvero nel rivedere ciò che più amava al mondo? Questo Chretien non lo scrive. Perché non avrebbe potuto, amici miei. E’ qualcosa che va oltre l’umana comprensione. E’ il miracolo più grande. E’ amore. Quello vero. Icarius si avvicinò a Talia, quasi sospinto dai battiti del suo cuore e dai sussulti della sua anima che volgeva verso quella di Talia. Ma non fu il volto della sua amata Talia che si ritrovò davanti. Non i suoi occhi scuri, che l’eroe capomazdese non avrebbe barattato neppure con le più luminose e preziose perle d’Oriente, ma quelli azzurri di Layla. E mai l’azzurro scintillante del cielo parve tanto effimero e sminuito davanti al caldo e tenero colore della terra. Egli cercava gli occhi luminosi di Talia, ma trovò quelli gelidi di Layla. “Cosa cercate da mia sorella, milord?” Chiese la dama. “Ella non è stata bene e solo ora la sua salute le ha permesso di uscire dal palazzo.” “Vostra sorella?” Ripeté Icarius. “Ma cosa state dicendo? Lei è mia moglie Talia e voi lo sapete bene! Sono qui per riportarla a casa, come vi avevo detto quel giorno alla Pieve!” “Chi cercate non è qui, mio signore.” Replicò Layla. “Questa è mia sorella Yelia. Lady Talia è andata via.” “Non è vero!” Gridò Icarius. “Mentite!” Layla sorrise compiaciuta. “Forse, milady, dovreste lasciar rispondere a lei.” Intervenne Lho, indicando Talia. “Come desiderate, miei signori…” disse Layla “… avanti, Yelia, rispondi ai nostri ospiti… hai mai veduto qualcuno di loro? Rispondi, sorella cara…”
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#1660 |
Cittadino di Camelot
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"Non volete saperlo e non ve lo dico..." risposi, prendendo il bicchiere che mi porgeva. Sorseggiai quel vino delizioso e profumato, di un prezioso color ambrato.
"Forse non è il luogo a giovarmi, forse è la vostra compagnia..." dissi amabilmente, rimirando il colore del prezioso nettare. "Forse non sono così... temibile e cupa come pensate." Piluccai dell'uva. "Non ero mai stata in un bordello prima d'ora... ammetto che l'atmosfera sia affascinante."
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