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#1821 |
Cittadino di Camelot
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Mi guardai intorno e la mia nausea crebbe.
Non avevo intenzione di consumare lì il mio pasto. Passai oltre e mi incamminai lungo altre vie. Le stradine erano piccole, mi sedetti su una piccola scalinata e attesi che dalla stradina di fianco qualcuno svoltasse. La taverna era proprio lì dietro, da qualche parte. Non sapevo quanto ci sarebbe voluto, ma mi fermai lo stesso. Attesi pazientemente, riflettendo su come riuscire a fermarmi prima di causare la morte del mio piccolo pasto. Forse la voracità mi avrebbe sopraffatta. Sentii rumore di passi sulla ghiaia. Passi incerti. Sbirciai, scostando il mantello e vidi la sagoma di un uomo. Mi alzai e lentamente gli andai incontro. Non era necessario dire niente, non ci sarei riuscita. Mi sentivo debole e pallida. Gli occhi, mi concentrai disperatamente su quelli e quell'uomo rimase in silenzio, mentre mi dissetavo. Ad ogni respiro che prendevo per me, ogni sensazione di una serata, forse passata a giocare a dadi e forse a correre dietro a una servetta, mi sentii più forte. Era una sensazione di potere straordinaria. C'era tutta la sua vita in quella interminabile cascata di emozioni. Mi staccai appena in tempo. Barcollai indietro, come ubriaca. Agli occhi del mondo non era stato più di un bacio appassionato. Trascinai l'uomo, a terra svenuto, in un angolo e gli imposi di dimenticare. Per un attimo tutto acquistò colore. Mi incamminai zigzagando verso le strade appena percorse, fino a quando non mi fermai a osservare il cielo stellato. Ero di nuovo in me. Sospirai per il sollievo.
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#1822 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard, visto il tempo impiegato da Melisendra a ritornare, si affacciò nella bottega ma non vide la ragazza.
Si guardò intorno e cominciò a cercarla per quella strada. Fino a quando vide una figura che scrutava il cielo. La riconobbe subito. “L’ha fatto…” disse fra sé il cavaliere “… l’ha fatto… si vede da come sta in piedi…” Restò qualche istante a guardarla sotto quel cielo e sotto la luce della Luna pallida di Capomazda. In quel momento gli tornò alla mente una vecchia poesia che gli recitava sempre sua madre da piccolo. Rammentò così, per quel breve istante, quei versi nei quali si cantava della magia della Luna e di come sotto la sua luce ogni cosa acquistasse la propria vera bellezza. E Melisendra lo era davvero. Era bellissima. Di una bellezza non comune. Ma come poteva una creatura tanto bella nascondere una natura così oscura? Questo si chiedeva, tormentandosi, Guisgard. Perché? Domandava interpellando tutti i Santi del Cielo. Perché? Poi, come a voler destarsi da quei pensieri, cominciò ad avvicinarsi a lei. “Immagino ora vi sentiate meglio…” mormorò una volta che le fu accanto “… non eravate nella bottega… dove avete… si, insomma, dove avete…” esitò “… ma in fondo che importanza può avere…” sorrise malinconico e beffardo “… meglio pensare a Gavron… dove si trova?”
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#1823 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il piccolo Morgan bussò alla porta di Sayla e la ragazza lo fece entrare.
Il bambino non tradiva nessun imbarazzo o timidezza. Anzi, con molta naturalezza sorrise a Sayla e si sedette su uno dei grandi cuscini vermigli che facevano da divani. “Io sono Morgan…” disse sorridendo “… sei molto bella, sai? Ti ho vista quando arrivasti qui con quel cavaliere. Domattina ti piacerebbe giocare con me nel cortile? Ci sono anche altri bambini.” Tossì. “Sai che ho anche un pony? E’ stata lady Layla a regalarmelo. Si chiama Behm. Vuoi vederlo?” Ma la tosse, prima solo accennata, cominciò ad aumentare vistosamente. “Quando…” ansimando il piccolo Morgan “… quando fa caldo, la tosse diventa più forte…” tossì per qualche altro istante, per poi riprendersi pian piano. “Hai visto quel cavaliere che ha sfidato la prova?” Chiese poi a Sayla. “Anche altri che si sono presentati questo mese sono stati uccisi in quel modo. E’ sempre la testa dei cavalieri che viene colpita.” Fissò fuori nell’oscurità, in direzione del verziere. “Se vedi gli elmi sulle lance sono tutti ammaccati o perforati.”
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#1824 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La Dolorosa Costumanza.
Quelle parole echeggiarono su tutti i presenti, lasciando un velo d’inquietudine ed angoscia nell’aria. “Spiegatevi meglio, milady…” disse Icarius a Layla. “Non sono stata sufficientemente chiara, milord?” “Nulla in tutta questa stramaledetta storia è mai stato chiaro!” Intervenne Lho. “Ci avete fatto giungere qui per riprendere con noi lady Talia e poi invece ci fate trovare il giochetto della perdita della memoria! Ed ora salta fuori anche questa misteriosa prova che sembra far più vittime di un mordo mortale! Chi siete veramente?” Chiese con rabbia il guardiano dei Taddei. “Da dove vi deriva tanto odio verso il sangue del mio signore? Da una vita precedente forse?” “Ora basta, Lho!” Lo zittì Icarius. “Una vita precedente…” sorridendo in maniera beffarda Layla “… chissà… forse davvero una sola vita non basta per contenere sentimenti così forti…” Il guerriero scosse il capo nervosamente. “Lho, potete uscire a calmarvi.” Fece Icarius. “Nel frattempo saprò fare a meno della vostra compagnia.” “Grazie, milord!” Quasi come una liberazione Lho. Uscito Lho, Icarius tornò a fissare Layla. “Cosa c’entra la Dolorosa Costumanza col chiedere la vostra mano?” “Essa mi impedisce di prendere marito, milord.” Rispose lei. “E solo vincendola io sarò sciolta dal voto che feci anni fa.” “Che voto, milady?” “Quello che feci quando giurai di non prendere mai marito.” Fissandolo Talia. “Volete forse divenire mio campione e tentare di spezzare quel giogo, milord?” Chiese con un sorriso di sfida. Ma in quel momento alcuni valletti le si avvicinarono, sussurrandole qualcosa ad un orecchio. Layla si scusò con i presenti e si allontanò. Icarius restò per un attimo pensieroso, dopo aver udito le parole di Layla. Ma poi subito cercò di destarsi da ogni altro pensiero che non fosse la sua Talia. Layla si era allontanata e finalmente Talia era rimasta da sola. L’eroe taddeide doveva approfittarne. “Posso invitarvi a passeggiare nel verziere al chiaro di Luna, milady?” Domandò a sua moglie. “E’ una bellissima serata ed è un peccato sprecarla restando in casa..."
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#1825 | |
Cittadino di Camelot
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Layla era uscita in fretta, mormorando appena qualche parola di scusa.
Stavo proprio per alzarmi a mia volta, quando quella voce mi bloccò... Citazione:
Infine sorrisi, annuii con un leggero movimento della testa e mi alzai, precedendolo verso la porta vetrata che dava sull’ampio terrazzo. L’aria era fresca e profumata quella sera e la luna piena diffondeva una candida luce tutto intorno, vi era silenzio e quiete lì e io mi sentii meglio. Sempre restando in silenzio, attraversammo a passo lento il terrazzo e raggiungemmo l’ampio scalone di marmo che da qui, con un’ampia ed elegante curva, scendeva in giardino. Fu solo quando giungemmo ai piedi della scala e ci inoltrammo per qualche passo tra gli alberi del verziere che mi decisi a parlare... molte sarebbero state le cose da dire, molte le cose da chiedere... Invece sospirai, annodai le braccia dietro la schiena e sollevai il viso, portando gli occhi al cielo... “Avete mai visto così tante stelle?” mormorai “Io... io purtroppo non ne ho memoria! Non ricordo niente... il mio ricordo più lontano risale a qualche giorno fa! Se voi sapeste cosa si prova... vedete, tutto è nuovo per me, ogni pur minima cosa mi sorprende perché è la prima volta che la vedo... è come tornare ad essere bambini, dove tutto assume un colore e un valore speciale!” Feci una breve pausa, scrutando il cielo ancora per un attimo, poi spostai lo sguardo su di lui... “Ma voi... voi siete diverso! Ogni volta che vi guardo mi sento confusa... vi è mai capitato di sentire di aver dimenticato qualcosa? Qualcosa di importante? E più che il tempo passa e più che quella sensazione si intensifica, ma quando vi ponete tutta la vostra attenzione sentire che quel qualcosa vi sta sfuggendo sempre più...” Scossi la testa, quasi con rassegnazione, e mi allontanai di qualche passo... “Layla dice che non devo fidarmi di voi!” confessai dopo un attimo, quasi con noncuranza, dandogli le spalle “Dice che mentite e che cercate solo di ingannarmi! Ciò è vero, milord?”
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** Talia ** ![]() "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." ![]() |
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#1826 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Icarius sollevò lo sguardo su quel meraviglioso firmamento, quasi guidato dalla voce di Talia.
“Raramente in questa stagione è possibile vedere così tante stelle…” disse “… almeno in queste terre che sono pianeggianti ed avvolte dall’umidità di questi lussureggianti boschi… ma vi è un luogo dove invece le stelle sono numerose anche nelle calde sere d’Estate…” si voltò a fissarla, mentre la ragazza guardava il Cielo “… questo luogo si chiama Sygma… io non lo conosco, o almeno non ricordo di averlo mai conosciuto… perchè, vedete, milady… anche io come voi ho perso il bene della memoria… come voi non ho passato, né più sogni… se non uno soltanto… ed è per inseguire quel sogno sono giunto fino a qui…” Le si avvicinò, quasi ad imporle il suo sguardo nel suo. “Quel sogno siete voi, milady...” sospirò “… vostra sorella dice tante cose su di voi e su di me… vi chiama con un nome diverso da quello che io sospiro ogni notte nella mia solitudine… che siate Talia, Yelia o Isotta a me poco importa… voi siete la mia Amica, la mia compagna, la mia musa, il mio bene più grande e prezioso… siete l’unico sogno che mi è rimasto… quello che neanche l’oblio del mio passato è riuscito a strapparmi… quello che neanche gli oscuri incanti di questo luogo possono togliermi…" Allungò allora la sua mano sulla leggera e raffinata scollatura del suo vestito, sfiorandole ed accarezzandole la pelle bianca e profumata, per poi scendere a toccare il ciondolo che Talia aveva al collo. “Non vi chiedo di credere alle mie parole, milady...” continuò “… ma di credere a ciò che avete sul cuore… aprite questo ciondolo ed apparirà un volto… e quel volto sarà la verità e la risposta a tutto questo…” “Milady, vostra sorella chiede di voi.” Disse all’improvviso Shezan interrompendo i due. “Prego, vi condurrò io da lei…” ![]()
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#1827 |
Cittadino di Camelot
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"Non so che idea vi siate fatto di come sopravvivo... e in tutta sincerità siete libero di pensare ciò che preferite."
Mi spolverai l'abito e calai il cappuccio sul volto. "Andate a prendere il piccolo Gavron... lo troverete presso Lady Rachel... ormai è il tramonto e il tempo che mi ha dato sta per scadere." Gli passai accanto, in un turbinio di gonne. "Ora potete andare via da Capomazda, come desideravate, no? Seguite i consigli del vostro... prete..." Mi voltai appena. "Buon viaggio, cavaliere." Mi ricordai che a mezzanotte avrei dovuto raggiungere i sotterranei. Avevo svolto gli ordini del mio signore per molto tempo, farlo ancora per un po' non avrebbe comportato una grossa differenza. Tanto più che in quel modo avevo l'occasione di liberarmi per sempre sia di lui che di Gouf.
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#1828 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Melisendra, Guisgard si voltò e scalciò un sasso per la rabbia.
Si voltò poi a fissarla mentre si allontanava. “Si, andrò via da questo posto!” Disse avvicinandosi ed afferrandola per le braccia. “E via da tutti voi, Arciduchi, chierici e streghe! Si, perché sono stanco di tutto questo! E voi siete una sciocca! Volete fare un favore ad entrambi, milady?” Chiese con un impeto d’ira. “Prendetevi la mia vita! Ora subito! Tanto che importanza fa per voi se ora il mio volto non è più il mio ma quello di questo grottesco mendicante! Avanti, nutritevi, tanto detestate entrambi, no?” E la baciò con passione, stringendola a sé, senza darle la possibilità di respingerlo. ![]()
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#1829 |
Cittadino di Camelot
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Morgan era davvero un bambino strano.
"Grazie per il complimento, sono onorata." dissi accennando un inchino e ridendo piano. "Il Cavaliere dite? Vi riferite forse, a Lord Icarius? Egli è un uomo molto importante, sai? E' qui per riavere sua moglie. Comunque... Sì, mi piacerebbe molto giocare con te!" Forse questo bambino, innocente ed ingenuo, potrebbe darmi delle informazioni importanti, senza nemmeno rendersene conto... Poi Morgan cominciò a tossire, prima piano, poi sempre più forte. Poco dopo la tosse si placò e il bambino riuscì a parlare nuovamente. "No, non ho visto il cavaliere che ha tentato di vincere la Dolorosa Costumanza, ma mi è stato detto cosa gli è successo." mi rattristai ripensando a tutti coloro che erano morti, solo per avere la mano di quella strega! "Ma in cosa consiste la Dolorosa Costumanza? Tu ne sai qualcosa? Ma che sciocca che sono, fare certe domande ad un bambino..." gli dissi. Istintivamente guardai gli elmi, illuminati dalla luce tenue della luna. "E' tardi, ora, Morgan. Dovresti andare a dormire. Domattina giocheremo insieme e mi farai conoscere il tuo pony! Buona notte!" gli dissi, accarezzandolo sui capelli. Quando se ne andò mi sdraiai sul letto, sperando di non avere incubi e di riuscire ad estorcere qualche informazione dal piccolo Morgan.
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#1830 |
Cittadino di Camelot
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Fui colta alla sprovvista. Non mi aspettavo che reagisse in quel modo.
Riuscivo a malapena a respirare tanto stringeva. Per un attimo dimenticai ogni cosa, percependo un caleidoscopio di emozioni che mi sopraffecero. Si liberavano da lui e mi inebriavano. Non la assorbii, ma rimasi ferma, quasi inerme a lasciarmene travolgere, come se si fosse trattato di una brezza marina. Poi tornai in me e protestai. "Cosa pensate di fare?!" Riuscii a spingerlo via e mi basto un lieve strattone per prendere con me la tunica del mendicante, ormai a brandelli. La nascosi sotto il mantello. Dovevo provare la sua morte al mio signore. "Siete impazzito?" Il cappuccio mi era ricaduto sulle spalle e avevo le gote accese dall'indignazione e dall'imbarazzo.
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