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#821 |
Cittadino di Camelot
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"E se invece rimanessi qui milord? Cosa fareste?" esclamai senza nessuna paura.
"Ecco di nuovo la sua irascibilità, se solo sapesse quanto lo stimo, ancora!!"pensavo mentre mi fissava "non merita tanto dolore, ora rivedo quel cavaliere vicino a un fiume." "Io me ne vado se questo è il vostro volere, ma sappiate non mi vedrete più" gli dissi allora tra le lacrime, lanciando il ciondolo sopra un tavolino di ebano.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#822 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Carrinton non rispose nulla.
Il servitore condusse allora via Altea. La ragazza fu fatta salire sulla carrozza di Carrinton, che partì poi verso la dimora di lady Kate. Nella sala, rimasto solo, Carrinton prese quel ciondolo e restò a fissarlo. In quel momento rivide i tanti momenti trascorsi insieme ad Altea. E gli tornarono alla mente la sua voce, i suoi sguardi, l’eco del suo sorriso e il profumo dei suoi magnifici capelli rossi. La carrozza intanto proseguiva verso il palazzo di lady Kate. In una stradina di campagna alberata, sembrava perdersi tra i mille colori e gli intensi profumi dell’Autunno. La campagna inglese, col suo intenso verde, con le colline che apparivano quasi incantate in lontananze, i casali tra gli alberi e gli austeri castelli di un’epoca ormai antica era un malinconico scenario per le mille sensazioni che ora animavano l’animo ed il cuore di Altea. Ad un tratto però la ragazza udì un cavallo. Sembrava cavalcare a grande velocità verso la carrozza.
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#823 |
Cittadino di Camelot
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Senza voltarmi scesi le scale con il servitore che mi fece salire sulla carrozza, osservavo quei paesaggi tanto sognati e decantati...o mia Irlanda, che male ho fatto a lasciarvi. Gli esuli cantano di voi con nostalgia e io invece vi ho ripudiata e vi siete vendicata, ma presto tornerò da Voi, mia dolce Patria.
Udii un trotto veloce di un cavallo, il cuore iniziò a battermi forte, cosa sarebbe successo ora?
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#824 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il veloce Cavallo si accostò alla carrozza ed il suo cavaliere intimò al cocchiere di arrestare la sua corsa.
La porta della vettura si aprì e colui che aveva fatto arrestare la carrozza vi entrò. “Altea…” sussurrò Carrinton “… ho rinunciato già abbastanza alla vita… ho perso già troppo tempo, chiudendomi così nel mio dolore…” allora prese in braccio la ragazza giunta dall’Irlanda e la fece salire con sé sul cavallo. “Torna al palazzo!” Ordinò al cocchiere. “Si, milord.” Rispose questi. Un attimo dopo Carrinton spronò il suo destriero e questo si lanciò rapido verso la campagna. Galoppava forte, mentre il nobile stringeva a sé la bella Altea. E più penetravano in quel bucolico scenario, più quel verdeggiante mondo sembrava aprirsi ed avvolgerli nel suo seno. Galopparono così fino a raggiungere una radura, immersa in una pace quasi irreale. Il cavallo aveva finalmente arrestato la sua corsa e Carrinton teneva stretta a sé Altea. La ragazza poteva quasi udire il cuore di lui che batteva forte. Il silenzio avvolgeva i due; un silenzio interrotto solo dal battito del cuore di Carrinton. “Non so come ci sei riuscita…” sussurrò lui a lei “… forse con un gesto, tanto semplice quanto magico… o forse con una parola, o magari un sorriso… o forse solo pronunciando il mio nome… non so come tu ci sia riuscita… ma in un attimo hai cancellato ogni mio rimpianto ed ogni mia tristezza verso il passato…” con un braccio strinse ancora più forte il corpo di lei, morbido e sensuale, al suo “… io non ti lascerò più andare… e se anche tu fuggissi nella tua Irlanda, io verrei a cercarti, per rapirti e tenerti con me…”
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#825 |
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I passi.
Poi il rumore delle chiavi che aprivano la cella. Un attimo dopo Chantal si ritrovò davanti alcuni soldati della repubblica. Uno di questi la prese con forza, portandola fuori dalla cella. La ragazza fu così condotta, attraverso un lungo e freddo corridoio, nel cortile di quel palazzo e fatta poi salire su un carro. C’era anche un’altra ragazza. Tremava dalla paura ed un pallore cadaverico sembrava renderla più simile ad un fantasma, che ad una creatura reale. Aveva gli occhi consumati dal pianto e i lineamenti quasi deformati dal dolore. Le due prigioniere furono così condotte via con quel carro. “Signore…” chiamò debolmente quella ragazza ad uno dei soldati che guidavano quel carro. “Cosa vuoi?” “Per pietà, vi supplico…” con la voce quasi contratta per la paura “… dove ci state conducendo?” I due soldati si scambiarono un veloce sguardo. “In un posto.” Rispose. “E dove?” Domandò ancora lei. “Sta zitta!” Con durezza il militare. Lei allora tornò a fissare il vuoto in silenzio. E Chantal, fissandola, si accorse che quella ragazza sussurrava a se stessa qualcosa sottovoce: erano preghiere.
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#826 |
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Lord Tudor fissava con ammirazione Rodolfo.
Quel cavaliere era animato da profondi valori e solidi ideali. Ed era evidente che una forte Fede religiosa sosteneva il suo animo. “Ora capisco perché monsignor Ulivieri ha scelto voi per indagare su questa storia, messere…” disse il duca “… i nostri nemici sono uomini tanto malvagi quanto astuti. Essi adoperano valori quali la libertà e l’eguaglianza solo per proteggere tutto l’odio e l’astio che provano verso l’aristocrazia e soprattutto la Chiesa. Una tirannide è sempre un male… perchè opprime il popolo fisicamente, fino a schiacciarlo… ma la dittatura ginestrina è ben peggiore… essa non solo opprime nel fisico, ma anche nello spirito. Perché imponendo al suo popolo anche in cosa credere, essa ne affossa l’anima, rendendola sterile alla vita stessa. L’uomo è stato creato per glorificare Dio” continuò lord Tudor “ed è innaturale negare dunque la presenza del Divino.” Si voltò poi a fissare la campagna che avvolgeva il Palazzo del Belvedere. “Il vostro piano è lodevole, cavaliere… ma molto rischioso… l’ambasciatore Missan è un individuo scaltro e velenoso… e quando sarete nella sua dimora nessuno, nemmeno io, potrà proteggervi. Sarete alla mercè delle sue spie e delle sue guardie. Vi sentite dunque di affrontare questa rischiosa impresa da solo?” In quel momento fu annunciato Lyo. “I miei omaggi, mio signore.” Entrando questi. “Salute a te, ragazzo.” Fece lord Tudor. “Ma dove eri finito?” “Avevo una questione da risolvere, milord.” “Bene…” annuendo il duca “… lascia che ti presenti un nobile cavaliere giunto ora dall’Italia…. Sir Rodolfo, appartenente all’Ordine dello Scudo Cruciforme. Questi è invece sir Lyo Bahyle, un mio fedele cavaliere.” “Onorato, messere.” Fece Lyo rivolgendosi a Rodolfo.
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#827 |
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Quella porta si era aperta.
Un uomo dal volto austero e lo sguardo freddo fissava Monsieur ed Elisabeth. “Cosa cercate nel cuore della notte?” Domandò quasi con disprezzo quell’uomo. “Riparo.” Rispose Monsieur, per poi fare un segno ad Elisabeth, come a volerla tranquillizzare. “Non c’è posto qui.” Scuotendo il capo quell’uomo. Era evidente che non aveva riconosciuto ancora Elisabeth. “Possiamo pagare noi.” Disse Monsieur. “Davvero?” “Certo.” “E sia…” fece l’uomo “… entrate…” Un attimo dopo Monsieur ed Elisabeth si ritrovarono davanti ad un camino acceso. “Che tempo infernale!” Esclamò l’uomo mentre gettava un ceppo sul fuoco. “Anche il demonio, secondo me, preferisce rintanarsi con una simile tempesta! E voi…” fissando i suoi due ospiti “… come mai invece vi ritrovate a viaggiare con un tempo simile?” “Dobbiamo raggiungere Ostyen.” Rispose Monsieur. “Capisco…” annuendo l’uomo “… beh, immagino siate marito e moglie, vero?” “Si…” fece Monsieur. “Allora vado a prepararvi una stanza per trascorrere la notte…” disse l’uomo “… voi, intanto, riscaldatevi pure…” Ad un tratto apparve un grosso molosso che ringhiava. “Buono tu!” Gridò l’uomo al suo cane. “Tenete lontano da noi quella bestiaccia.” Disse Monsieur. “State tranquillo…” ridendo l’uomo “… il mio cane aggredisce solo sotto mio ordine!” E andò a preparare la stanza per loro. “Va tutto bene, madame?” Chiese Monsieur ad Elisabeth, appena rimasero soli.
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#828 |
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Lo spettacolo era andato bene e l’ingenuo e semplice pubblico di Cardien si era divertito non poco davanti al talento della compagnia del Miles Gloriosus.
La poesia di Tafferuille, la delicatezza di Talia e la presenza di Renart avevano conquistato tutti. Essien non stava più nei panni per la contentezza. Ma quando il vecchio capocomico aveva visto Tafferuille defilarsi, allora, quasi fosse un segnale, lo seguì. I due restarono a parlare per alcuni minuti. Essien poi ritornò fra i membri della sua compagnia, mentre Tafferuille si allontanò. “Amici miei…” esordì il capocomico “… anche Cardien, come accadde a Capua sotto le milizie puniche di Annibale, è ai nostri piedi. Questa tenera e semplice gente di campagna sembra aver molto apprezzato il nostro estro. Se Alessandro il Grande costruì le sue conquiste con le mirabili battaglie di Gaugamela prima e di Isso poi, anche noi possiamo dire di aver fatto lo stesso, dopo i nostri successi ad Arbey, Cancyell e quello di stasera qui a Cardien.” Riprese fiato. “Ma lo stesso Alessandro dovette poi far rotta verso la splendida capitale Persepoli per dirsi davvero vincitore agli occhi degli uomini e della storia. E anche noi dunque abbiamo un’ultima conquista prima di definirci davvero dei vincitori.” “Di cosa parlate, padrone?” Chiese Gobert. “Di Ostyen, amico mio.” A quel nome la compagnia si ammutolì. “Già, Ostyen.” Ripeté Essien, quasi a volersi convincere da solo di quell’audace e forse folle impresa. “Ma non abbiamo mai recitato in un teatro vero…” mormorò Tissier. “Beh, allora sembra sia giunto il momento.” “Ma, padrone…” tentò di farlo ragionare Gobert. “Basta così!” Interrompendolo Essien. “E’ deciso! Ora tutti a cena, offro io, e poi a letto! Si parte domani all’alba per Ostyen!”
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#829 |
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“Grazie, messere!” Disse Giselle a Cavaliere25. “Che Dio vi benedica per la vostra bontà! E speriamo che voi riusciate davvero a trovare l’autore del biglietto nascosto nella Bibbia!”
Poco dopo Mercien ritornò con del cibo e dell’acqua per la prigioniera. “Ecco…” gettando il tutto nella cella “… mangia che ti occorreranno forze per stanotte!” E si abbandonò ad una grossa risata.
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#830 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Avete assaggiato l’elisir che vi avevo offerto, milady?” Chiese il misterioso uomo a Gaynor. “Gli orientali credono sia capace di ammaliare a tal punto i sensi, da renderci quasi felici…” la fissava dalla penombra che, come una sua alleata, teneva celato il suo volto agli occhi della bella Ginestrina “… curiosa gente gli orientali, sapete? Hanno un concetto molto particolare della vita e degli uomini… l’essere schiava, come voi dicevate, non è per loro segno di degrado o sofferenza… molte delle più belle eroine de Le mille e una notte sono delle schiave…” si avvicinò a lei e con una mano tolse via quelle sete dal corpo di Gaynor.
La ragazza era ora nuda davanti a lui. Davanti a quell’uomo tanto misterioso, quanto inquietante. Nella stanza la penombra sembrava giungere ovunque, ma bastava da sola a nascondere il bellissimo corpo di Gaynor agli occhi di quell’uomo? E se non fosse un uomo? Se fosse davvero il Giglio Verde? E chi era il Giglio Verde? Un Angelo, un demone o davvero soltanto un uomo? Ad un tratto Gaynor avvertì il calore del corpo di quell’uomo accanto al suo. Erano vicini, riuscendo quasi a sfiorarsi. Poi qualcosa coprì la sua sensuale nudità. Una veste scese leggera sulle forme della ragazza, prima sulle spalle, poi sui seni, fino ad accarezzare i fianchi e le gambe di Gaynor. “Questa clamide è appartenuta alle schiava favorita del Sultano di Bagdad…” disse quell’uomo “… l’ho acquista per una cifra folle… una cifra capace di far fallire qualsiasi corona Europea… quella schiava era bellissima… da far perdere il senno a chiunque…” sussurrava alle sue spalle “… ma posso dire che era nulla al vostro cospetto, milady… ed ora voi siete qui… abbandonata al mio volere…” per un attimo calò il silenzio nella stanza “… un nome…” riprese a dire “… mi chiedete un nome… può davvero un nome racchiudere l’identità di un uomo? Ma voi siete mia ospite… e voglio accontentarvi, mia bella Criseide… chi volete che io sia , dunque? Vi ho rapita sul mare, potrei dunque essere Sinuhe l’egiziano, o il mitico Gilgamesh… e perché no Giasone, Ulisse o Enea? Potrei essere Sinbad il marinaio...” sorrise “… vi piacciono questi nomi? Ne preferite altri? Sentiamo… avete un grande amore? Un amore passato, come quelli che si leggono nei romanzi? Quelli capaci di farci sentire veramente vivi e ci spingono a credere nell’esistenza dell’Aldilà solo per rivederli? Beh, potreste chiamarmi con quel nome, se lo preferite… se poi invece, milady, desiderate tanto incontrare il Giglio Verde, allora non vi negherò neanche questo…” portò allora la sua mano destra sotto il pallido alone che penetrava nella stanza, mostrando un bellissimo anello che recava il simbolo di un fiore stilizzato… il Giglio Verde…” ![]()
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