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#1841 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Come volete, milady.” Disse Simoinin a Clio. “Riferirò quanto da voi detto a messer Rodolfo. Ah, dimenticavo... ho notato che Sua Signoria non era nei suoi alloggi... io non conosco le sue abitudini e devo comunque riferirgli che messer Rodolfo lo attende... magari potete indicarmi dove potrei trovare Sua Signoria? Non so, nel cortile, o magari è fuori a cavalcare... ve ne sarei grata per l'aiuto...”
Intanto Icarius non smetteva di baciare la bellezza di Clio. E quel suo stretto corpetto sembrava una prigione da cui il pastore cercava, con le labbra e non solo, di assaporare quei seni bianchi e perfetti, racchiusi in quell'austero giaciglio.
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#1842 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il pittore sorrise ad Elisabeth.
“Siete straordinariamente sensibile, milady...” disse baciandole ancora la mano e senza distogliere lo sguardo dal suo volto “... il mio nome? Oh, ma io poso avere mille nomi... tutti quelli che più vi piacciono... ma se proprio ci tenete a saperlo, allora ve lo svelerò... Compan... il mio nome è Compan... ai vostri ordini, desideri e capricci, mia dea...” baciando nuovamente la mano di lei, stavolta con fare ancor più sensuale “... una taverna? Verrei con voi in capo al mondo... ma a patto che vi facciate ritrarre, milady...” I due così uscirono dallo studio, trovando il palazzo ormai sveglio per il nuovo giorno. E qui udirono da alcuni servitori quanto accaduto la sera prima. Ossia l'orrendo omicidio di Azelle.
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#1843 |
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Ma sei davvero pedante....
Vattene via... Presi un profondo respiro. "Non ho idea di dove possa essere Sua Signoria..." Affondando le mani nei capelli di Icarius, per poi scendere sulle sue spalle "Credo che non debba rendere conto a nessuno dei suoi spostamenti... Se non vi dispiace, come vi ho detto, avrei bisogno di riposare..." Cortesemente, cercando di non tradire le emozioni che mi attraversavano. Vattene, ragazza su... Andiamo... |
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#1844 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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In balia di mille e più inquietudini, Altea si era rifugiata nel suo angolo segreto, ma col pensiero e lo sguardo rivolti continuamente sul quel biglietto.
Chi poteva averlo scritto? Davvero Guisgard? Chi altri poteva sapere dell'esistenza di un possibile sosia del vero duca? Questi e infiniti altri pensieri correvano nell'animo e nel cuore della dama di Bastian. Fino a quando arrivò l'ora in cui Bensuon era ad attenderla nelle scuderie.
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#1845 |
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Erano menti di calda passione, di infuocato slancio, quelli che stringevano Clio contro il corpo di Icarius, che portavano le labbra di lui a cercare la sua pelle e le mani di lei ad affondare nei suoi capelli e scendere lungo la sua schiena.
Il presunto duca si era già tolto la camicia ed aveva fatto lo stesso con la ragazza, per poi dedicarsi al suo corpetto. E cominciò ad allentarne i lacci. Senza però smettere di baciarla. Ovunque. Dalla testa, alle spalle, fino a dove rendeva possibile quell'austero bustino. “Si, comprendo, milady...” disse Simoinin “... certo, Sua Signoria gode della massima libertà... vorrà dire chiederò agli stallieri e agli staffieri... vi lascio dunque riposare, visto che dalla voce vi sento affaticata...” Icarius riuscì ad aprire finalmente quel corpetto, liberando Clio. E restò a guardarla davanti a lui. Guardava il suo petto nudo e dopo aver alzato lo sguardo per un momento, gli occhi della ragazza. “Ti voglio...” sussurrò al suo orecchio, per poi baciarlo. E le sue mani erano già scese sui seni di lei, accarezzandoli piano, tutti e due, più volte, in ogni loro parte, fino indugiando a giocare su di essi con le dita prima e con la bocca poi. “Vi lascio tranquilla allora, milady...” ancora Simoinin da fuori “... ma se vi occorre qualcosa non indugiate a chiamarmi, va bene? Sono a vostra disposizione. Posso dunque stare tranquilla, milady?” ![]()
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#1846 |
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Era una tortura, una dolce ed infuocata tortura dover stare concentrata su quella servetta impertinente, che non voleva lasciarci in pace.
Quel sussurro, così audace ed appassionato. La mia mano raggiunse il suo collo e lo attirò a me. "Anch'io..." Sussurrai pianissimo. Ma quella là fuori non la smetteva. Presi un profondo respiro. "Se avrò bisogno di voi vi chiamerò, non temete..." più calma che potevo "Buona Giornata..." Tagliai corto, stavolta con un tono più deciso. E che diamine... Lasciaci in pace... |
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#1847 |
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“Bene.” Disse Simoinin. “A più tardi dunque, milady. Anzi chiederò direttamente a messer Rodolfo dove poter cercare Sua Signoria. Lui infatti era impaziente. E naturalmente gli rivelerò del vostro stato, in modo che nessuno venga a disturbarvi oltre. Buon riposo, milady.” Ed andò finalmente via.
“La servetta si è decisa a mollare la presa...” sussurrò Icarius a Clio “... ero sul punto di uscire e sopprimerla...” sorrise, per poi baciare ancora la ragazza, assaporando a lungo le labbra di lei con le sue. Poi la fece stendere e la spogliò del tutto, lasciandola come una Venere nuda su quel lettino, mentre lui in piedi si disfava delle ultime cose che aveva indosso. E così si stese accanto a lei. Ed entrambi nudi si unirono in un caldo ed appassionato abbraccio che li portò a godere dei piaceri d'Amore.
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#1848 |
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“Siete straordinariamente in gamba” disse Azable a Galgan “e dotato di troppo coraggio per poter vagare nel nulla, cavaliere. Io sono un esperto, anzi un cultore della nobiltà delle armi e so riconoscere qualcuno degno di esse quando lo incontro. Vi prego, accettate, per sdebitarmi, l'invito che vi porgo nel seguirci in quel maniero alle nostre spalle. Siete un temerario ed è grazie a voi che oggi io ed il mio compagno siamo ancora vivi, o almeno senza ferite.”
“Signore...” avvicinandosi Samondo all'orecchio di Azable, in modo che Galgan ed il suo scudiero non potessero udire “... li conosciamo appena, meglio limitarci a ringraziarli o al massimo ad offrire loro una ricompensa... eviterei di portarli al castello...” “Sciocchezze.” Fissandolo Azable. “So comprendere gli uomini.” Tornò a guardare il cavaliere. “Dunque, accettate il mio invito, nobile cavaliere?”
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#1849 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il misterioso ex galeotto e Tessa raggiunsero l'ingresso di quella grotta.
Ma prima di entrare, la giovane donna gli parlò del quadro di Gaya visto in chiesa. “Si, rammento...” disse annuendo lui “... ne parlavate con Fra' Godwin... io ricordo tutto ciò che dite... e in effetti la cosa è alquanto curiosa, se non addirittura strana... avete sognato di una donna di cui non sapete nulla... e a quanto pare non si tratta di una donna comune ed anche particolarmente amata in queste terre... beh, forse quel bambino non aveva poi tanta fantasia quando ha detto gli ricordavate una principessa...” rise “... non c'è che dire, io e voi insieme siamo davvero un bel rompicapo...” sorridendo col suo solito modo di fare “... ma come vi ho promesso, al di là di come finirà questo nostro viaggio su questo Santo Monte, dopo ci metteremo in cerca di notizie sui vostri enigmatici Natali... promesso...” fissandola negli occhi. Un attimo dopo entrarono nella caverna e si ritrovarono davanti ad uno stretto cunicolo. La maschera di ferro prese Tessa per mano ed insieme cominciarono a scendere. “Non lasciate la mia mano, o inciamperete... magari trascinandomi a terra con voi, finendo l'uno sull'altra...” fece il prigioniero, tra il divertito ed il serio. Vi era un'atmosfera strana, misteriosa, quasi solenne laggiù. La luce, sempre più debole, vaga e sfocata, man mano che scendevano, pareva precederli e scintillare come una stella di una chiara sera di Primavera, quasi che volesse indicare loro l'accesso alle remote e nascoste tesorerie della natura. Fino a quando raggiunsero un dedalo di gallerie. E il sussurro dell'acqua di qualche vena sotterranea, la lontananza della superficie abitata ed animata, l'oscurità misteriosa ed affascinante e il groviglio di gallerie simile ad un labirinto magico e naturale sembravano dare a quel luogo un'atmosfera incantata. E ad un tratto, quando la penombra dominava quasi sovrana, in lontananza, in fondo ad una di quelle lunghe gallerie, l'ex galeotto e Tessa videro splendere una debole e chiara luce. “Credo ci siamo...” mormorò lui, indicando quella luce lontana. Così la raggiunsero, ritrovandosi in uno stretto antro, illuminato da una lanterna che pendeva da un chiodo conficcato nella parete rocciosa. E seduto su un rudimentale sgabello posto davanti ad una spartana tavola di faggio e tufo stava un vecchio dall'aspetto venerando e l'aria incanutita. Un attimo dopo il vecchio si voltò a fissarli. ![]()
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#1850 |
Cittadino di Camelot
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Quanndo fui costretta da Rida a uscire dal caravan, iniziai a volteggiare leggera.
Era una sensazione completamente diversa da tutte le altre provate prima. I miei sensi erano cambiati, la mia vista, la mia percezione erano come amplificati, riuscivo a carpire qualsiasi cosa mentre volavo veloce, spedita e libera, come mai prima d'ora. Volare mi aveva fatto dimenticare, seppur per pochi attimi, il fatto che fossi sotto effetto di una maledizione e che non sapessi se avrei mai rivisto la compagnia. A proposito di quest'ultima, stava gia` partendo verso una destinazione sconosciuta, riuscivo a scorgerla dalla mia postazione sul tetto di una casa. Potevo solo sperare che non cadessero vittime della strega, com'era successo a me e che stessero bene. Ad un tratto pensai a cosa dovevo fare. Spiccai il volo, attraversando l'intricata ragnatela di vicoletti e stradine, sorvolando la piazza del mercato, che vantava una vastissima gamma di odori, suoni e colori e infine raggiunsi la mia destinazione. Mi fermai sul davanzale della finestra e lo vidi. Velven stava indossando la giubba verde dell'uniforme che amavo tanto, dopo usci`, curandosi di chiudere la porta a chiave e si volto` nella mia direzione. Subito, volai, mi appollaiai sulla sua spalla e lui mi sorrise.
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" |
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