03-02-2015, 03.32.42 | #261 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Lady Altea, si, le avventure di Ardea continuano.
E a Dio piacendo giungeranno fino al termine, narrandoci finalmente la sua intera e leggendaria saga Lady Elisabeth, si, è vero. La storia di Ardea iniziò tanto tempo fa. E se un cavaliere vi ha fatto una promessa, allora non dovete temere nulla, poiché la rispetterà Lady Clio, secondo molti vi è qualcosa di magico nella leggenda di Ardea. Qualcosa di ciclico, di enigmatico, di profetico. Per questo scriverla o leggerla equivale comunque a viverla. PS: come già vi dissi una volta, mi spiace per voi, non possedete il “dono” di annoiare Anzi, tutt'altro. E vi ringrazio per le vostre belle parole
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06-02-2015, 03.20.45 | #262 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Non ascoltare il maligno, esso mischierà la verità con la menzogna per confonderti.”
(Antico Sermone) Ardea e Biago, lasciato il monaco, si incamminarono verso il Monte dei Mulini. Dal basso si potevano vedere alcuni alti mulini che sulla sommità della montagna muovevano silenziosamente al vento le loro pale vecchie e consumate. Nessuno più infatti giungeva su quel monte, ormai divenuto la tana della terribile Vammata. Il cavaliere ed il suo scudiero allora imboccarono uno stretto ed angusto sentiero che li avrebbe condotti fin su quella perduta montagna. E più salivano, più l'aria si impregnava di umidità, di fetido odore e di un opprimente senso di morte. Lungo il tragitto i due videro cimeli del terrificante e diabolico potere del mostro. Corazze consumate dall'umidità, tuniche e giubbe rese brandelli dai morsi di cani e di ratti, armi spezzate, scudi sfondati e stemmi ormai sbiaditi ed incapaci di raffigurare il nobile blasone di chi li aveva perduti insieme alla vita. Gli alti e secolari alberi che circondavano il sentiero sembravano come pietrificati da un antico incanto, rendendo quel luogo simile ad un'anticipazione dell'Ade. “Sembra la via per giungere all'Inferno...” disse Biago. “Già...” annuì Ardea “... come se vi dimorasse il demonio in persona...” Continuarono allora il loro cammino, fino a quando la visibilità tutt'intorno divenne nulla. Le nuvole infatti, basse e scure, si erano posate su quel monte con l'intento di confondere la realtà con l'inganno, di generare un mondo fatto di miraggi, di illusioni. Proseguirono così seguendo la strada e ignorando cosa ci fosse intorno a loro. Fino a quando cominciarono ad udire strani rumori. Voci lontane e confuse, risate e pianti, sussurri e gemiti. Poi Ardea, nell'udire tutto ciò, ebbe l'impressione di riconoscere qualcosa di familiare. Era la voce di suo padre. Lo chiamava per nome, disperato e dolorante. Lo implorava di raggiungerlo e di aiutarlo. E quando l'eroe fu sul punto di lasciare la strada e correre verso l'ignoto intorno a lui, a salvarlo fu il fedele Biago. “Ardea!” Prendendolo per un braccio. “Nel buio e nell'incertezza si annida la tentazione. Non ascoltare questi tuoi spettri, ma pensa a compiere il tuo dovere.” “Lasciami, è mio padre!” Gridò Ardea. “Non è tuo padre.” Fissandolo Biago. “E' il male che cerca di confonderti. Perchè ti teme. Tu hai la Fede.” Ardea chiuse gli occhi e respirò profondamente. Si segnò tre volte, spronò il suo cavallo Arante e proseguì, seguito dal devoto Biago. Alla fine riuscirono a raggiungere la cima del monte, dove vi erano i mulini abbandonati, con il loro sinistro scricchiolio. Ed intorno a loro videro uno spettacolo disumano. Brandelli di carne, lamine arrugginite di corazze sporche di sangue ed ossa ovunque alla mercé degli uccelli. In quel momento uno spaventoso e bestiale grido si diffuse nell'aria, che gelò il sangue dei due temerari amici. Ardea allora alzò lo sguardo e vide una caverna. Come se fosse l'ingresso per un altro mondo. Un mondo oscuro, remoto, dannato. Un mondo il cui sinistro e peccaminoso lamento pareva echeggiare tra le più profonde ed antiche paure dell'uomo. Era l'antro della Vammana.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 06-02-2015 alle ore 03.26.24. |
06-02-2015, 18.38.16 | #263 |
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Quanto servono gli amici quando rischiamo di perderci..
E comunque... che bel posticino! |
06-02-2015, 18.50.02 | #264 |
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Vammana aveva le sembianze di una donna meravigliosa..e questo ci mostrà che in realtà la bellezza anche quella del volto è dovuta a quella dell' animo.
Per un attimo, in questa ultima storia..quando il Duca Taddeo chiamava suo figlio Ardea (lui lo ha curato come un figlio vero..quindi era pari a un legittimo) mi sono ricordata del sogno avuto dal mio alterego nel gdr...attendo il proseguio.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
09-02-2015, 03.20.50 | #265 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“D'improvviso si sentì chiamare da una voce lontana, e scorse davanti a sé una sorta di vapore che, per quanto fosse aereo e traslucido, impediva al cavallo di passare.”
(I romanzi della Tavola Rotonda, La prigione d'aria) Vista la caverna, Ardea scese da Arante e tirandolo per le redini si avvicinò all'ingresso di quell'antro, seguito qualche passo più indietro da Biago. Era un primordiale ed angosciante foro scavato dal tempo e dalle piogge in quell'angolo di montagna. L'erba pareva non crescere attorno a quell'infausto ingresso, lasciando sulle pietre una patina di giallastra apatia e rassegnazione. Un'apertura fra quelle rocce usata sin da tempi remoti come la tane di serpi, di ratti e di pipestrelli. Un ritrovo per bestie immonde e maledette, una soglia che sembrava voler dividere e distinguere la luce dall'oscurità. E quando furono sulla soglia di quella grotta, qualcosa nel buio che in essa dimorava li colpì. Due occhi, simili a fessure bianche, si aprirono in quelle tenebre. “Perchè” disse all'improvviso una voce di donna “giungete in questo luogo tetro e solitario? Io stessa me ne affliggo e vorrei andare altrove.” “Presto” rispose Ardea “ti cacceremo da qui e potrai tornare nelle cloache infernali che ti hanno vomitato.” “E con quale potere farete ciò?” Chiese la donna. “Con l'autorità concessaci dal Duca Taddeo, campione della Chiesa e servo dell'Altissimo.” Fissando i suoi occhi Ardea. “Perchè allora il duca non è qui” domandò la donna “e manda invece un figlio rinnegato ed un maniscalco a compiere il suo dovere di Campione della Fede?” Ardea non rispose nulla. “Forse perchè è morto?” Continuò la donna. “Ucciso dal suo stesso figlio?” Arante ed il cavallo di Biago, percependo l'alone oscuro di quel luogo, cominciarono a tradire nervosismo. Iniziarono a nitrire, a scalciare. Ardea allora affidò le redini del suo destriero a Biago ed avanzò poi verso l'antro. E quando nel buio apparve una sagoma indefinita, il cavaliere si arrestò di colpo. “Avvicinati, cavaliere...” mormorò la donna “... sei così credente ed hai paura di una donna? Chi ha Fede non dovrebbe temere nulla, o sbaglio?” Rise appena. “Ma tu forse non hai abbastanza Fede.” “Poni il tuo arcano.” Riprendendo ad avanzare verso di lei Ardea. Ma in quel momento la sagoma della Vammana divenne chiara. Ed uno spaventoso essere bestiale apparve al cavaliere. Un mostro dal corpo di felino, la coda di lontra e la testa di donna si mostrò all'eroe capostipite di tutti i Taddei. I suoi occhi erano di fuoco, la bocca bavosa, i capelli lunghi e biondi pieni di pidocchi, pulci e zecche, con la pelle del viso squamosa e folta peluria che usciva dalle orecchie e dal naso. E quell'orribile spettacolo nauseò il cavaliere, diffondendo nel suo animo un senso di cupa disperazione. “Ecco il tuo arcano, cavaliere...” con una voce di colpo mutata in rauca e animalesca, quasi echeggiante tra le pietre consumate dai delitti e dai peccati di quell'essere “... ma sappi che se fallirai io avrò te, il tuo scudiero ed i vostri cavalli...” rise in modo grottesco, per poi recitare l'arcano: “Riposano in pace.”
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09-02-2015, 15.56.59 | #266 |
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Accidenti, un'orribile Sfinge contro Ardea..
Eh, ma se è vero che buon sangue non mente, sono fiduciosa che riuscirà a risolvere l'arcano... |
10-02-2015, 03.52.52 | #267 |
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In effetti definire la Vammana non è proprio semplice.
Diciamo che nella tradizione Afragolignonese è a metà tra un essere bestiale, proprio come la mitica Sfinge ed una strega. Quanto al sangue, come anche ai nomi, nel Medioevo si riteneva che permettessero di ereditare forza e valori. E questa credenza è ancora diffusa nelle mie nobili terre. Beh, vedremo in che modo il nostro Ardea riuscirà ad affrontare questa terribile Questione...
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11-02-2015, 00.48.05 | #268 |
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Invero, l'udire le gesta di siffatto personaggio, ha interrotto le mie preghiere, e penso proprio che l'Onnipotente non me ne vorrà.
Continuerò ad ascoltare con gioia.
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".....la purezza non si ottiene senza sforzo." Yamamoto Tsunetomo, Hagakure "Il cavaliere è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio, per un bene superiore." Plinio Correa de Oliviera |
11-02-2015, 19.27.06 | #269 |
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Sono certa Ardea riuscirà ad indovinare l' arcano di quella creatura tra l' umano e il disumano..
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16-02-2015, 03.38.44 | #270 |
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“La Divinità dispone e l'uomo attua.”
(Antico Sermone Carolingio) “Hai pochi istanti, cavaliere...” disse la Vammana ad Ardea, dopo aver recitato il suo arcano. I suoi occhi allora cominciarono a diventare ardenti, il respiro grosso e strani gemiti uscivano dalla sua bocca, che ora mostrava aguzze e bestiali zanne bagnate da viscida bava. Insomma, l'infernale bestia già assaporava le sue nuove prede. Ardea tuttavia cercò di non farsi distrarre da tutto ciò, sebbene l'aspetto ripugnante e terribile della Vammana lo aveva impressionato non poco. Il tempo era però tiranno ed il cavaliere stentava a mettere a posto le idee. Trascorsero così quei brevi istanti, tempo volutamente insufficiente per ragionare sull'oscuro enigma, con quella mostruosa donna già in posizione eretta. Ormai era pronta a balzare fuori dalla sua tana ed aggredire i due coraggiosi che avevano voluto sfidarla. Ma proprio in quell'istante Biago, tenendo per le redini il superbo Arante, il destriero di Ardea, avanzò, non senza inquietudine, verso l'antro, fino a penetrarvi. Spinse allora il cavallo proprio davanti alla bestiale Vammana, per poi uscire fuori dalla grotta con un balzo. E la donna, nel vedere il lungo e sciolto crine di Arante, dimenticando quasi l'enigma, saltò in avanti e raggiunse il cavallo. Le sue zampe anteriori allora mutarono in due braccia umane e la strega cominciò ad intrecciare la folta criniera del destriero. Vedendo tutto ciò, Ardea ben comprese il piano del suo scudiero. Si sedette allora su una bassa roccia e continuò a ragionare sull'enigma, meditando su ognuna delle parole proferite dalla Vammana. Una, due, tre, infinite volte. Fece ricorso alla sua arguzia, al suo sapere, al suo buonsenso per cercare di dare un senso a quell'arcano. La Vammana, però, dopo un po', terminò di intrecciare il crine di Arante. “Bella bestia davvero...” gracchiò, accarezzando il fiero sauro di Ardea “... quando vi avrò uccisi lo terrò con me...” rise in modo grottesco, per poi voltarsi verso il cavaliere. “Tempo scaduto credo di poter dire...” fissando Ardea. “Armi!” Alzandosi questi. “La soluzione all'arcano è armi!” A quelle parole dell'eroe, la Vammana restò come pietrificata. Comprese allora che l'espediente del cavallo era stata la trappola in cui i due l'aveva spinta. Si sentì perduta e sul punto di diventare folle. Emise allora un terrificante grido mai udito in Natura, che raggelò l'aria e arrivò ad echeggiare fin giù nella vallata. Ardea, credendo che il mostro rinnegasse la sua parola, portò la mano sull'elsa di Parusia, pronto a respingere quel che riteneva ormai un imminente attacco. Ma incredibilmente la Vammana, schiava della sua stessa condizione imposta sulla vallata, guardò fuori e raggiunse l'argine di un burrone, per poi lanciarsi nel vuoto e finendo spappolata su alcune aguzze rocce sottostanti. Il suo mostruoso corpo prese allora fuoco ed in pochi istanti si incenerì, svanendo in una nuvola di fumo. E nel fumo si vide per un momento un volto grottesco che emetteva il suo ultimo grido di vita, simile ad un disperato latrato. Poco dopo un lieve e fresco vento si alzò, accarezzando dolcemente l'intera vallata e portandosi via la fitta umidità che fino a quel momento aveva invaso gran parte del suo territorio. “E'...” mormorò Biago “... è finita...” “Si...” annuì Ardea, per poi avvicinarsi ad Arante “... Maddola è libera...” accarezzando il suo destriero “... grazie, amico mio...” fissando Biago “... senza di te non ci sarei riuscito...” I due amici si abbracciarono e ripresero il sentiero per tornare giù. Raggiunsero poi il centro abitato di Maddola e furono ricevuti dallo stupore dei suoi abitanti, che però si erano accorti del cambiamento intorno a loro, quasi fosse un segno di liberazione. “Ascoltatemi, gente di Maddola...” parlando loro Ardea “... siete liberi... Iddio Ha ascoltato i vostri lamenti, concedendovi la Sua Misericordia ed inviando l'autorità del duca, vostro signore, per liberarvi... grati di ciò chiederete ai vostri preti di benedire questa terra, per poi celebrare una solenne Messa in ricordo dei vostri peccati, affinchè mai più si ripetano... dopo ciò riprenderete a pagare il degno tributo a Sua Signoria il duca.” A quelle parole ci fu il tripudio generale. Quella gente chiese al cavaliere ed al suo scudiero di restare lì e festeggiare con tutti loro, ma Ardea rifiutò. Aveva fretta di riprendere il cammino e raggiungere le ultime due contrade rimaste.
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