10-02-2015, 01.20.44 | #271 |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Da una terra Italica densa di boschi e vaste piane bagnate dal mare
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Abbozzai un mezzo sorriso, perché a dispetto delle metafore usate, ed ai messaggi sussurrati sotto celato aspetto, la verità, almeno da parte mia, era di una semplicità disarmante.
Non fu lo stesso Cristo a trasmetterci regole tanto semplici, eppure tanto difficili da seguire per noi scellerati figli di Adamo? Il mio tono di voce divenne più pacato, ed una piacevole serenità si impossessò di me, nel rispondere; -Buon messere, ogni cavaliere deve dare la vita per il proprio re, perché un vincolo di fedeltà gli impone questo stato di cose. Da parte mia, mi considero estremamente fortunato, forse, non mi si taccia di presunzione, un privilegiato, perché il Re che io servo, al quale mi sono votato anima e corpo, e per il quale darei la vita, è il più umile e allo stesso tempo magnifico di tutti; è l'unico Re perfetto che esista, perché Divino è il suo sangue- sorseggiai un altro goccio d'acqua; -Il vivere cercando di seguire i comandamenti del mio Re, rende il quesito che mi ponete estremamente semplice, semplice in modo disarmante. Nel rapportarmi ai miei simili, devo sempre fare in modo che giustizia e rettitudine regnino sovrane, pertanto mi schiererò sempre dalla parte di queste, e quindi, del mio Re-
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".....la purezza non si ottiene senza sforzo." Yamamoto Tsunetomo, Hagakure "Il cavaliere è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio, per un bene superiore." Plinio Correa de Oliviera |
10-02-2015, 01.35.05 | #272 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La compagnia seguì quella direzione, imboccando una stretta ed irregolare stradina che zigzagava tra chiazze verdi e bassi spuntoni rocciosi.
E ad accoglierli in quella muta e primordiale brughiera vi era un'aria gelida e tagliente che soffiava sui loro volti e che sembrava voler giungere fin nei loro cuori. Ad un tratto udirono il cigolare di un carretto che si avvicinava. A guidarlo vi era un villano. “Chissà dove” disse guardando la vasta brughiera “di queste lande desolate si nasconde quella creatura malvagia, acquattata in qualche oscura tana come una belva feroce, con l'animo gonfio di odio nei confronti di quei grandi che avevano messo al bando la sua terra.”
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10-02-2015, 01.44.05 | #273 |
Disattivato
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Non avevo mai visto tanto gelo a Capomazda, mi guardai intorno stupita e incredula.
Era come se anche la terra soffrisse, e quell'aria gelida e tagliente di certo non migliorava il mio umore, anzi, sembrava quasi che una profonda malinconia si diffondesse tutto intorno a noi. "Fantastico.." Pensai, sarcastica "Proprio quello di cui avevo bisogno..". Ma d'un tratto apparve un carretto, guidato da un semplice villano, le cui parole mi colpirono profondamente. "Chissà di che bestia parla quell'uomo..." Dissi piano. |
10-02-2015, 01.52.59 | #274 |
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Il carretto affiancò il carro di Azable ed i cavalli di Clio e degli altri.
“Tu, villano...” disse Azable al contadino “... parli da solo? Sei toccato forse?” “No, signore...” rispose il contadino “... parlavo fra me e me, guardando la brughiera...” “Ti ispira così tetri pensieri dunque la brughiera?” Fissandolo Morice. “Non sono pensieri, messere...” scuotendo il capo il villano “... purtroppo è la realtà...” “Di che bestia vaneggi?” Domandò Azable. Ma il contadino non rispose nulla e proseguì. “Come osi ignorare le mie parole?” Gridò Azable. “Parlano della maledizione.” Disse Yanes. “Qui domina la superstizione, signore. Meglio ignorarlo e proseguire.” La compagnia così riprese il cammino e verso sera cominciarono ad intravedersi alte mura all'orizzonte. “Quella è Capomazda...” indicò Yanes. “Finalmente!” Esclamò Azable. Raggiunsero le porte della città e presero alloggio in una locanda la cui insegna recava questa scritta: “Locanda Caribes”
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10-02-2015, 02.02.20 | #275 |
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“Bene, cavaliere.” Disse uno dei due uomini a Galgan. “Allora se seguite i Dettami di Gristo, non potete tirarvi indietro. E' vostro compito dunque difendere chi da Cristo stesso è stato messo sul seggio di Capomazda.”
“Difenderlo dai nemici che ora ringhiano intorno al suo talamo.” Fece l'altro uomo. “Sir Galgan, saremo franchi con voi...” mormorò il primo dei due “... noi facciamo parte di un gruppo filo Taddeide che non vuole accettare di vedere sul seggio ducale quel cane di Gvineth o quel porco di Cimmiero. Ci siamo riuniti in gran segreto ed abbiamo deciso di agire. Ora a noi interessa sapere quanti sono con noi e quanti invece decideranno di ostacolarci.” “Tagliamo la testa al toro, cavaliere...” il secondo a Galgan “... possiamo contare su di voi, o vi ritenete fuori da tutto ciò?”
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10-02-2015, 02.05.43 | #276 |
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Già, la maledizione, eppure era strano: ormai aveva compiuto il suo corso.
Non che avessi mai dato peso a quelle storie, ma sembravano essere talmente radicate a Capomazda da non poter essere ignorate. Era stata la Gioia a portarsi via Guisgard? Oppure altro? O magari era solo un brutto sogno, come speravo ogni mattina, prima di accorgermi che invece quella era la realtà. Eccola lì: Capomaza, splendida e imponente come la ricordavo, anche se velata da quella strana gelida malinconia che sembrava ormai aver contagiato l'intero ducato. Prendemmo alloggio in una locanda in città. Chissà, magari col favore delle tenebre potevo sgattaiolare via, e raggiungere la Scafatella. Già, e poi come entri in una chiesa di notte? Almeno potrei provare a tornare alla Casetta, solo per un istante. Beh, un modo per andare alla Scafatella va trovato, e ormai sono qui.. perché non dovrei rendere omaggio a uno dei pochi posti in cui sono stata felice? Ma non potevo permettermi di destare sospetti, quindi, in ogni caso, dovevo agire con la massima cautela. |
10-02-2015, 02.16.35 | #277 |
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La sera era ormai giunta e poco dopo la notte ne prese il posto, lasciando su Capomazda una sinistra e velata inquietudine.
Azable, Clio e gli altri dopo aver mangiato un boccone salirono al primo piano, dove si trovavano le camere. Azable però, prima di lasciarli riposare, li volle tutti nella sua stanza. “Da domani comincerà la nostra commedia.” Disse. “Saremo mercanti e cercheremo di scoprire dove si trovano le spade dei Taddei. Una volta scoperto ciò, studieremo un piano per farne nostra una delle due. Naturalmente ciascuno avrà un compito preciso. Morice sarà con me. Riccado e Samondo studieranno la cultura del posto, mentre Yanes e Clio cercheranno di esaminare le forze armate presenti in città e capire chi dobbiamo avvicinare per iniziare le nostre indagini. Gli altri invece faranno la guardia a questo posto e ai miei bagagli. E' tutto, signori. Buonanotte.” E tutti andarono nelle proprie camere.
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10-02-2015, 02.25.04 | #278 |
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Il bardo alzò lo sguardo su Elisabeth ed annuì sorridendo.
“Vi ringrazio, dolce dama dallo sguardo rassicurante.” Disse con tono cordiale. “Ho ricevuto acqua fresca, una tazza di minestra calda, con del pane e del formaggio. Ma soprattutto vi sono grato per il vostro sorriso e la vostra cortesia.” Sorseggiò dell'acqua. “Prima domandavate alla vostra dama di compagnia della mia provenienza. Ebbene, lasciate che mi presenti a voi, adoperando il linguaggio che gli uomini hanno fatto proprio, così ricco di riferimenti e nomi consumati dall'usura del tempo. Il mio nome è Taliesin e provengo dalla felice terra di Sygma, così ricca di colline, di cipressi, di girasoli e di verdi valli.” Abbassando il cappuccio e mostrando il suo volto.
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10-02-2015, 02.38.59 | #279 |
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Annuii ad Azable, era buffo che proprio io dovessi indagare le forze armate, che le avevo fuggite per lunghi anni.
Ma naturalmente lui non aveva idea di chi fossi, e sicuramente nemmeno le guardie. Quella non era la marina, dopotutto. Così ci ritirammo nelle nostre camere, e io restai per un lungo istante a guardare la finestra. In quel momento mi resi conto di non avere idea di dove fosse la Scafatella, era verso Saggesia, certo, ma chi si ricordava la strada per arrivarci? Dovevo cercare di avere informazioni a riguardo il giorno seguente, senza farmi scoprire però. Magari potevo acquistare una mappa e studiarla. Dopotutto, avevo imparato a conoscere quelle zone, tempo prima. Fremevo, non riuscivo a star ferma. Così, uscii nella notte, celata dallo scuro mantello. Il cuore batteva sempre di più, ma sapevo che dovevo affrontare quel viaggio, ero arrivata fin lì dopotutto. Presi il mio cavallo, e mi lasciai dietro la città, come se stessi tornano a casa di nascosto nella notte. Non era poi così strano. Quella strada sì che la conoscevo bene, tanto da percorrerla quasi distrattamente, veloce e silenziosa come un'ombra. Il piccolo bosco, il sentiero, la radura. Smontai da cavallo e lo legai in un luogo appartato. Non avevo venduto quella casa, certo, tecnicamente mi apparteneva ancora, ma erano passati tre anni, la prudenza era d'obbligo. Mi mancava il fiato, mentre credevo che i battiti accelerati del mio cuore risuonassero per tutta la piccola radura. Avanti, Clio.. Presi un profondo respiro e mi avvicinai, in silenzio, mentre calde lacrime avevano iniziato a rigarmi le guance, perché ogni angolo nascondeva ricordi ed emozioni. Il cancello cigolava già anni prima, così, scavalcai la staccionata in un punto nascosto. Sembrava tutto come allora, pensai, con una fitta al cuore, aspettandomi di vederlo comparire da un momento all'altro, col suo sorriso guascone. Mi guardai intorno, circospetta, cercando di capire se non ci fosse nessuno, se tutto fosse rimasto come l'avevo lasciato, così da poter entrare in casa, giusto per farmi ancora più male. Avevo sempre tenuto la chiave della porta appesa al collo, insieme a quelle della mia casa di Miral. Non saprei descrivere le mie sensazioni, probabilmente non le capivo nemmeno io. Era come essere catapultata in un sogno, che di colpo di trasforma in incubo, e ti rendi conto che non ha alcun senso, eppure vai avanti. Sperai vivamente che nessuno si fosse appropriato indebitamente della mia casa, e che potessi entrare, anche solo per un momento, per fingere con me stessa, per un solo, brevissimo istante, che in realtà era solo un brutto sogno, e che mi sarei svegliata. |
10-02-2015, 02.53.40 | #280 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La notte.
Come un velo, leggero, sfuggevole, inquieto aleggiava sulla campagna, rendendola muta ed incantata, quasi stregata. E simile ad una distesa tetra e selvaggia, la campagna correva fino a confondersi nelle tenebre circostanti, avanzando tra immensi pendii verde scuro e luci soffuse e lontane. Clio raggiunse la sua casetta, trovandola abbandonata in mezzo a quel profondo e desolante silenzio. Tutto sembrava come allora. Come se il Tempo si fosse fermato. E appena giunta lì, Clio udì qualcosa. Come un rumore lontano. Fu un attimo. E poi un suono. Basso, durato appena un istante, eppure chiaro e riconoscibile per lei. Era stato il suono di un'ocarina.
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