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Vecchio 17-08-2010, 16.20.20   #61
Guisgard
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Non è affatto una domanda retorica la vostra!
Vi dirò, solitamente gli eroi di cui amo narrare le gesta condividono in pieno i miei valori ed i miei ideali.
E un giorno, prometto, rivelerò a quale eroica categoria appartengono
Ora, perdonatemi, ma sono in partenza e devo ancora recarmi nella scuderia a dar da mangiare al mio fedele Pegaso...
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Vecchio 25-08-2010, 20.46.42   #62
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XIV

“Mio caro giovane…” disse Raleria battendo le mani e chiamando le sue ancelle “… questa non è una prigione, né un limbo che vi tiene imprigionato… per quanto mi riguarda potete ripartire oggi stesso. Non mi dovete niente.”
“Vi devo la vita, invece.”
“Affatto.” Rispose lei, alzandosi ed uscendo in terrazza.
“Perdonatemi se vi ho offesa, mia signora.” Disse Icaro raggiungendola.
Lei chinò leggermente il capo, abbandonandosi per un momento al fresco e mite soffio del vento.
“Siete infelice qui… lo sento…” sospirò lei.
“Non ho più nulla da sognare o verso il quale sentire nostalgia, mia signora…”
“Mi chiamate continuamente mia signora…” disse lei malinconica “… eppure non credo che la nostra età sia troppo diversa…”
“Nulla io so di voi.”
“Conoscete il mio nome ed abitate la mia casa.”
“Basta un nome forse per comprendere l’animo di una persona?”
“Si… in un nome c’è scritto anche questo…”
“Raleria…” sussurrò Icaro “… chi siete veramente?”
“Potrei essere tante cose… ma soprattutto una donna…”
“Come può una donna vivere qui, da sola, come se fosse la regina di un mondo incantato?”
“Una regina è tale se non ha accanto un re?” Chiese lei.
“Non credo esista al mondo qualcuno che non brami esservi accanto.”
“L’amore è un’arma a doppio taglio… me l’ha insegnato la vita…”
“Io non conosco nulla della vostra vita.”
“Mio padre era un gran signore e la mia stirpe discendeva dall’antico Esarcato bizantino che resse gran parte di questo paese dopo la guerra greca gotica.” Cominciò a dire Raleria.
Icaro ascoltava con attenzione quella ragazza che sembrava, forse per la prima volta, abbandonare quella sua maschera eterea ed incantata.
“Da secoli i miei discendenti abitano queste terre. Io sono l’ultima della mia dinastia… e vivo rinchiusa in questa prigione a causa di un antico voto…”
“Che voto?” Chiese Icaro.
“Domani potrete partire per Vivara.” Disse all’improvviso lei, cambiando repentinamente discorso. “Ho già dato ordine di preparare per voi una barca. Ora scusatemi, ho da fare.”
E si ritirò.
Icaro allora restò da solo in terrazza a fissare l’isolotto di Vivara, con una strana ansia nel cuore.
La notte trascorse lunga e vagamente inquieta.
Icaro nel letto era preda di una strana ansia.
Continuava a pensare alle parole di Raleria, ai suoi occhi, al tremore della sua voce.
Poco dopo l’alba, si alzò ed attese sulla terrazza che Raleria giungesse, come ogni mattina, per fare colazione insieme.
Ma la donna non arrivò.
Lo raggiunse invece un’ancella.
“La vostra barca è pronta, mio signore.” Disse questa.
“Dov’è milady?” chiese lui.
“E’ uscita presto stamani.”
Icaro allora raggiunse il piccolo molo del palazzo posto ai piedi del monte Miseno e prese posto sulla barca.
“Salute, mio signore!” Si presentò un buffo ometto di mezz’età. “Sono Gastone, il barcaiolo. Al vostro servizio!”
“Bene, Gastone… partiamo verso Vivara.” Ordinò Icaro.
“Per mille fulmini!” Esclamò il barcaiolo. “Cosa ci andate a fare su quello scoglio abbandonato, se è lecito chiederlo, mio signore?”
“Voglio vederne il territorio.”
“Ah, capisco…” disse Gastone “… siete uno studioso, o uno di quei filosofi. E sia, partiamo.”
Così la piccola imbarcazione prese il mare.
Dolcemente il tenero ondeggiare dell’acqua, quasi cullandola, spinse verso Vivara la barca di Gastone.
Grandi nuvole scure però solcavano lontane l’orizzonte, sospinte da un vento che pian piano, da mite alito divenne sempre più intenso.
“Sembra voglia minacciare burrasca.” Disse Icaro fissando l’orizzonte.
“Si, ma è ancora lontana.” Rispose Gastone. “E poi è sempre così…”
“Sempre così cosa?” Chiese Icaro.
“E’ sempre così quando qualcuno accenna ad avvicinarsi a quel posto.”
“Vivara?”
“Si, quello strano isolotto dimenticato da tutti.” Rispose Gastone. “Anche se talvolta, come voi ora, qualcuno sembra ricordarsi della sua esistenza.”
E pian piano la barca si avvicinò alle coste di Vivara.
Come un grande scoglio ricoperto da una lussureggiante e selvaggia vegetazione, l’isolotto cominciò a mostrare sempre più nitidamente le sue forme.
Le nuvole intanto avevano coperto quasi tutto il cielo, mentre un inquieto vento soffiava tra le austere rocce di quello sperduto isolotto, generando un sibilo simile ad un sordo lamento.


(Continua...)
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Vecchio 26-08-2010, 21.26.47   #63
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XV

Vivara era battuta dal vento che continuava a gonfiare le grosse e scure nuvole, che da Occidente si affacciavano minacciose su un mondo che appariva, al loro passaggio, debole ed indifeso.
In lontananza sordi boati già annunciavano l’imminente tempesta.
“Per tutti i diavoli del Creato!” Eslamò Gastone. “Avrei giurato che la burrasca fosse molto più lontana e più debole! Invece sembra che le folgori abbiano una gran voglia di abbattersi sul mondo sottostante!”
“Tranquillo, amico mio…” intervenne Icaro “… mi lascerai qui e passerai a riprendermi quando la burrasca te lo permetterà.”
“E cosa farete da solo qui, mio signore?” Chiese stupito Gastone. “Io non ci lascerei nemmeno il demonio su questo scoglio! Forse anche l’Altissimo ha abbandonato questo luogo!”
Icaro saltò giù dalla piccola barca e si incamminò verso le rocce che frastagliavano i pendii dell’isolotto.
“Appena la furia della tempesta si sarà esaurita” prese a dire Icaro “tu tornerai a riprendimi.”
E, arrampicatosi sugli scogli, già resi schiumosi dal vigore delle onde, svanì tra l’inquieta vegetazione di Vivara.
Il vento soffiava con un vigore quasi sconosciuto al giovane.
Eppure lui ben conosceva la foga del vento quando, battendo sui verdeggianti colli del suo Chianti, arrivava a piegare i fieri cipressi che come fedeli e secolari vassalli si chinavano al suo passaggio.
Ma quel vento gli appariva diverso.
Forse soffiava da un mondo lontano.
Un mondo situato al di là di quell’orizzonte che a molti suoi simili appariva come una prigione.
Ma ora anche Icaro sentiva l’ossessione di quella prigione.
Una prigione da cui cercava in tutti i modi di fuggire, senza però trovare mai il varco che gli permettesse di lasciare quel mondo di pene, miserie ed ingiustizia.
Ma cosa cercava Icaro su quell’isolotto?
Un luogo desolato, abbandonato e forse maledetto.
La sua caratteristica forma di mezzaluna rendeva facile al vento penetrare tra i suoi pendi e le sue scogliere, per poi però restare intrappolato, echeggiando sul suo stesso austero ed indomabile soffio.
E cosi era anche per Icaro.
Come il vento, infatti, il giovane era stato attratto da quell’enigmatica sporgenza sul mare, restando però di fatto rinchiuso nelle sue sbarre di pietra e vento.
La tempesta avanzava e si faceva annunciare da boati e lampi che cominciavano ad illuminare un cielo divenuto in breve scurissimo.
Cercò allora un rifugio.
L’isolotto però non presentava costruzioni, nemmeno ruderi che testimoniassero un passato, anche lontano, di vita, né rifugi naturali.
Intanto il vento aumentava e sembrava voler flagellare quel luogo dimenticato, mentre gli alberi come spaventati da quella primordiale forza parevano sul punto di essere spazzati via.
Per un brevissimo momento un’accecante bagliore accese l’oscuro cielo, seguito da un devastante boato che terminò con una folgore che si abbatté su una rientranza alle pendici della vetta di Vivara.
Ed in quell’attimo ad Icaro sembrò di aver visto qualcosa.
Qualcosa celato tra la fitta e selvaggia vegetazione, resosi visibile per un infinitesimale attimo.
Un infinitesimale attimo che però non sfuggì ad Icaro.
Il giovane allora cominciò ad avanzare verso quel punto, che pure distava abbastanza da dove si trovava ora.
Inoltre il vento soffiava in senso contrario, quasi ad ostacolare il suo cammino.
Sordi lamenti sorgevano tra quella impaurita flora che sembrava come impazzita per l’arrivo imminente di una collera troppo grande ed inevitabile.
E con la forza della disperazione, Icaro aprendosi un varco tra il folto fogliame, riuscì a raggiungere alla fine quella cosa mostratasi nel bagliore della tempesta.
Era una piccola rientranza del pendio, circondata da sterpi e rovi che crescevano su rocce lisce e lucenti, tanto da riflettersi sotto i bagliori della burrasca.
Icaro, per ripararsi dalla fitta pioggia che aveva iniziato a cadere con forza, entrò nella grotta.
Subito notò qualcosa, di inaspettato.
Un lieve bagliore, tremante ed incerto, che proveniva dal fondo della grotta.
Il giovane, vinto l’iniziale timore, si avvicinò verso quella debole luce.
Sul fondo la grotta girava a gomito, dando poi verso un ampio varco naturale, simile ad una grande sala scavata nelle viscere di quell’isola.
E qui riconobbe la sagoma di un uomo, intento a scrivere, che gli dava le spalle, seduto ad un rozzo tavolo di duro legno.


(Continua...)
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Vecchio 28-08-2010, 20.26.43   #64
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polgara sarà presto famoso
woow intrigante!!!
mi raccomando continuate per favore!
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Vecchio 29-08-2010, 23.13.20   #65
Sibilla
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Sibilla ha un'aura spettacolareSibilla ha un'aura spettacolare
Già,molto intrigante... Un'eremita per sua scelta? Un recluso per volontà altrui?... Grazie messere ora so dove vagheranno i miei sogni questa notte... Però vi aggiungerò almeno un piccolo pensiero per l'amore passato che il nostro Icaro sembra così facilmente aver dimenticato...
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Vecchio 30-08-2010, 00.19.58   #66
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cavaliere25 sarà presto famoso
questa storia è molto bella mi congratulo con il mio fidato e buon amico Guisgard che ce la proposta e messa qui a disposizione di tutti piu va avanti questa storia piu mi affascina
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fabrizio
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Vecchio 30-08-2010, 04.56.13   #67
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Però vi aggiungerò almeno un piccolo pensiero per l'amore passato che il nostro Icaro sembra così facilmente aver dimenticato...
Lo pensate davvero, milady?
Credete davvero che quell'amore possa dissolversi come tutte le altre cose perdute da Icaro?
Il tormento per ciò che si crede perduto divora il senno e spesso danna l'anima, mia signora.
Ed io che, nel raccontare questa storia, ho conosciuto Icaro posso ben dire che nemmeno l'incanto senza tempo delle terre puteolane, con la loro bellezza e magia, può affievolire ciò che il nostro eroe si porta nel cuore, milady
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Vecchio 30-08-2010, 10.59.04   #68
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Lo pensate davvero, milady?
Credete davvero che quell'amore possa dissolversi come tutte le altre cose perdute da Icaro?
Il tormento per ciò che si crede perduto divora il senno e spesso danna l'anima, mia signora.
Ed io che, nel raccontare questa storia, ho conosciuto Icaro posso ben dire che nemmeno l'incanto senza tempo delle terre puteolane, con la loro bellezza e magia, può affievolire ciò che il nostro eroe si porta nel cuore, milady
Messere non credo che un amore come lo intendo io possa dissolversi nel nulla... Ma proprio perchè lo intendo come totale dedizione mi pare assai strano che in un anno non una volta il pensiero di Icaro si sia volto verso la sua amata.... o almeno che il ricordo di lei non sia comparso nei suoi pensieri... devo arguire che qualche strana malia lo abbia soggiogato?
Comunque sia mi avete regalato uno splendido sogno e di questo vi ringrazio di cuore messere...
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Vecchio 30-08-2010, 19.15.38   #69
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Milady, il pensiero ed il ricordo di Gaia sono sempre con Icaro.
Leggete con attenzione e non avrete dubbi in merito
Quanto all'amore, il sottoscritto ne conosce uno soltanto: è eterno, immutabile e capace delle più grandi meraviglie.
E gli eroi di cui amo raccontare le gesta lo conoscono bene
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Vecchio 31-08-2010, 21.45.21   #70
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IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

XVI

Icaro osservava quell’anziana figura curva al suo rudimentale scrittoio.
Sembrava assorto a tal punto da ciò che faceva, da non accorgersi del mondo circostante.
Icaro lo osservò per diversi istanti, senza far scorgere la sua presenza.
Mai, il giovane, si sarebbe aspettato che qualcuno potesse vivere su quell’isolotto, ritenuto da tutti disabitato ed inospitale.
E da come appariva quella grotta dovevano essere ormai diversi anni che quell’uomo l’aveva scelta come sua dimora.
Le pareti di pietra erano annerite dal fumo delle torce e delle candele.
Grossi e rudimentali mobili, scavati nel legno, erano disposti tutt’intorno i muri di quell’ambiente e dato il numero e la forma erano sicuramente serviti anni per realizzarli e portarli in quella grotta.
Inoltre teste di diversi animali impagliati si affacciavano attorno alla debole luce che illuminava quel posto.
“Archimede pare sia morto così…” cominciò a dire all’improvviso quel l’uomo senza voltarsi verso Icaro “… intento nei suoi scritti, mentre un soldato romano lo trafisse incurante di chi aveva davanti. Tutto questo durante la presa di Siracusa da parte dei romani.”
Icaro restò sorpreso e non capiva se quell’uomo si stesse riferendo a lui o semplicemente ragionava ad alta voce.
Nell’incertezza il giovane restò in silenzio.
“Ma io non sono Archimede” aggiunse quell’uomo voltandosi verso Icaro “e voi, evidentemente, non siete un soldato.”
Icaro restò stupito a fissarlo.
“Un soldato sa scivolare alle spalle del suo nemico” continuò quell’uomo ritornando ad occuparsi dei suoi scritti “senza farsi scoprire. Rallegratevi, amico mio, non conoscete l’arte di intimorire i vostri simili.”
“Ecco io…” tentò di dire Icaro.
“L’amore per il prossimo…” soggiunse il vecchio “… superba regola di vita cristiana… ma ho trascorso la vita tra i miei simili e non li ho amati per niente… forse non sono un vero cristiano.”
“E’ vero, non sono un soldato e non so combattere, purtroppo…” disse Icaro.
“Combattere?” Ripeté il vecchio. “E per cosa? Cosa val tanto la pena di combattere?”
“Si combatte per tutto in questo mondo…” rispose Icaro “… per amore, per potere…”
“E voi per cosa vorreste combattere?”
“Per odio!”
“Ne vale la pena?”
“Certo…” rispose Icaro “… l’odio ha la stessa forza dell’amore… ed io ne ho tanto dentro.”
“L’odio vi consumerà, amico mio.”
“Forse è l’unica cosa che mi tiene ancora in vita, invece.”
“Nulla che si alimenta d’odio può definirsi vivo.” Sentenziò il vecchio.
“Io sono cristiano ed attendo le promesse del Signore.”
“E credete Lui soddisferà il vostro odio?” Chiese il vecchio.
“Ha promesso giustizia ed io solo quella chiedo.”
“La giustizia di Dio o quella degli uomini?”
“Conosco già quella degli uomini” rispose Icaro con un ghigno “e so già di cosa è capace.”
“E credete invece di saper riconoscere quella di Dio?”
“Certo… ed io solo quella invoco!”
“Capisco.”
“Nelle Beatitudini…” disse Icaro “… il Signore forse non loda chi ha sete di giustizia? E non promette loro di dissetarli?”
“Cosa vi hanno fatto di così grave, amico mio?” Chiese il vecchio senza smettere di occuparsi dei suoi scritti.
“Mi hanno tolto tutto.” Rispose Icaro. “L’affetto dei miei cari, la gioia della mia terra e l’amore della mia donna.”
“Nella vita” disse il vecchio “ciò che è veramente nostro nessuno può portarcelo via, credetemi.”
Icaro ascoltava in silenzio.
“Se possedevate davvero tutte quelle cose” aggiunse il vecchio “allora non le avete perse.”
“Non è così…” ribatté Icaro “… mi sono state portate via con inumana ferocia!”
“I vostri cari potrebbero forse amarvi meno, pur ritenendovi un lestofante?” Domandò il vecchio. “O forse la vostra terra vi rinnegherà per questo, negando i vostri natali?”
“No…”
“Ecco, mio buon amico.” Sentenziò il vecchio. “Allora non avete perso niente di quelle cose. Il vostro nome nessuno potrà portarvelo via e con esso neppure i vostri natali potranno mai essere cancellati.”
“Avevo anche una donna…” sussurrò Icaro “… che amavo più della mia stessa vita… e che continuo ad amare tutt’ora…”
“L’amore, quello vero, non è soggetto al tempo, né alla lontananza.” Rispose il vecchio.
“Ora nella mia città, il mio nome sarà coperto d’infamia… cosa penserà ella di me?”
“Se ella vi amava davvero allora ha conosciuto il vostro cuore… e sa bene se in esso alberga il bene o il male.”
E detto questo, il vecchio ripose con cura in uno scrigno ciò che aveva scritto e si alzò dal suo grezzo scrittoio.
“Chi siete voi?” Chiese Icaro.
Il vecchio si voltò e lo fissò con attenzione, come se volesse scrutare ogni angolo del cuore di quel giovane, mentre in lontananza si udivano i sordi boati della tempesta ormai giunta.


(Continua...)
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