01-10-2008, 14.34.24 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 07-02-2008
Residenza: Piacenza
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Castello di Rivalta - Piacenza -
Il Castello di Rivalta si trova in provincia di Piacenza ed è un gioiello prezioso della Val Trebbia, una tra le più belle aree paesaggistiche dell’Emilia Romagna. La storia del Castello, il paesaggio che lo circonda, gli ospiti illustri sono solo alcuni degli aspetti che lo rendono speciale. Il Castello, attualmente di proprietà della famiglia dei Conti Zanardi Landi, è uno dei più importanti ed interessanti dell’Emilia occidentale. Ai piedi del Castello è posto l’antico Borgo murato di Rivalta, ottimamente conservato. Una stretta via del Borgo conduce alla facciata della Chiesa di San Martino. A pochi passi da questa si trova un cancello, oltre il quale si apre un grande Parco alberato. Dietro la folta vegetazione, ecco apparire il Castello. ARCHITETTURA Il Castello presenta una planimetria quadrangolare. Da uno degli angoli spicca un'elegante Torre cilindrica, quattrocentesca, che sovrasta l'intero complesso portando sulla sommità un Torresino, una torretta di dimensioni minori. Alla seconda metà del 1400 risalgono alcuni degli interventi più profondi sulla struttura del Castello. In questo periodo il conte Manfredo Landi riadatta la Rocca preesistente in funzione militare, contestualmente allo sviluppo dell'artiglieria. Forse è l'architetto Solari – noto per aver ristrutturato il Cremlino a Mosca – ad occuparsi della ristrutturazione del Castello, per renderlo adatto alle nuove esigenze militari una volta entrate in funzione le armi da fuoco. In particolare, alla figura di Solari si riconducono – sempre ipoteticamente – la Torre ed il Torresino, corrispondenti a canoni architettonici riscontrabili in area lombarda. Il Castello viene trasformato anche in una fastosa residenza. L'edificio è ampliato con la costruzione di un palazzo articolato attorno ad un elegantissimo Cortile, che si raggiunge varcando l'ingresso del Castello. Lo spazio è scandito dall'intervallo irregolare delle colonne del porticato e del loggiato, di cui è stato modificato un lato nel Settecento cambiandone l'ordine delle finestre. Il Cortile presenta una decorazione particolarmente ricca che ne accresce la funzione rappresentativa. Sono infatti presenti fregi in cotto, capitelli, cornici e medaglioni in terracotta – dovuti all'architetto Antonio da Lugano e al maestro Antonio da Pavia – entro i quali si inscrivono i ritratti degli esponenti di Casa Landi e gli stemmi delle famiglie imparentate. Le ulteriori modifiche intraprese nel 1780 dal marchese Giuseppe Landi rivestono l'edificio dell'eleganza di una villa residenziale. Al Settecento risalgono la facciata, definita da elementi neoclassici come il timpano triangolare, e dalla scritta Svevo sanguine laeta (Allietato dal sangue svevo), a ricordo del legame stretto nel XIII secolo – grazie ad un matrimonio – tra la famiglia Landi e la potente casata imperiale di Svevia. Allo stesso periodo risale lo scalone che porta al piano superiore. BORGO Il Borgo di Rivalta è sorto contemporaneamente al Castello medioevale, per cui la sua origine è databile all'XI secolo. Le attuali abitazioni sono in parte del XIV secolo e successivamente, tra il XVII e il XVIII secolo, sono state modificate rialzandole. Il complesso si compone di vari fabbricati che circondano l'antica Chiesa di San Martino (secoli XI-XIV), e più precisamente vi si trovano venti case abitate in parte da turisti, in parte da residenti. Il recupero che ha portato il Borgo allo stato attuale ha avuto inizio con i conti Filippo e Franca Zanardi Landi. Tra gli edifici più antichi, una antica Locanda del Falco, restaurata negli anni Sessanta, ed oggi tipico ristorante della cucina piacentina, con il suo negozio alimentare dall'incredibile fascino. Questa locanda-osteria fu aperta alla fine del XV secolo e per il secolo XVI vi sono segnalati anche i cambiavalute ebrei. Vi è poi il Ristorante La Rocchetta, ricavato alla fine negli anni Sessanta nella vecchie scuderie rurali a ridosso delle mura del XI secolo. Molto piacevole il suo giardino a picco sul fiume. Sopra il ristorante si trova l'albergo Torre di San Martino, con le sue stanze arredate con mobili d'epoca e con letti a baldacchino ricrea l'ospitalità di un castello. Vi è poi il piccolo bar Le Cinque Lanterne dal caratteristico camino. Il locale soddisfa ogni esigenza del turista con la gelateria e la piccola cucina. Segue la Torre medioevale detta dell'Opizzone, dove degustare i vini della Riserva del Conte e poi vi sono i saloni di Foresteria, ricavati in quelle che erano le scuderie nobili dove chi vuole può organizzare meeting, workshop e matrimoni. Nel Borgo vi sono anche alcuni piccoli negozi e la vecchia serra che funge da biglietteria per i visitatori del Castello (sale ed ambienti storici), del Museo di Lepanto e delle Armi, del Museo Ecclesiastico e del Museo del Costume Militare che completano le offerte turistico-culturali del Borgo. Il Borgo di Rivalta offre ai visitatori scorci particolarmente suggestivi e ricchi di storia. Al Medioevo risalgono il dongione quadrato e l'arco ogivale all'ingresso del Borgo. Notevole è anche la piccola torre semicircolare incastonata nel tratto di mura orientato a sud. Una delle piccole vie del borgo, con la tipica pavimentazione a ciottoli, porta scenograficamente alla facciata della Chiesa di San Martino. La Chiesa di San Martino è menzionata in un documento del 1037, ma forse esisteva già in epoca longobarda. L'edificio fu ricostruito più volte in seguito a saccheggi e distruzioni che hanno causato anche la dispersione dell'archivio cartaceo. L'esterno quattrocentesco, piuttosto sobrio, è monocuspide e possiede una sola porta d'ingresso. La facciata presenta in un incavo del muro il busto di San Martino, il proprio titolare, scultura di cui è documentata l'esistenza già nel 1500. Il ricco interno con soffitto a capriate e navata unica è impreziosito da un fonte battesimale romanico, da una statua del XV secolo di Madonna con Bambino in terracotta, dal coro in noce. Le cappelle sono adornate da pregevoli tele secentesche del pittore bolognese Ferrante e da immagini parietali del Settecento. OSPITI e AMBIENTI Oggi, grazie al recupero ed alla valorizzazione dell'intero complesso, il Castello di Rivalta è una sontuosa residenza che è periodicamente frequentato da ospiti prestigiosi durante i loro viaggi in Italia. Il Castello ha tradizionalmente accolto ed accoglie i Reali inglesi durante le loro visite in Italia. Nel passato, d'estate, per oltre dieci anni la principessa Margaret in particolare amava recarsi a Rivalta, ospite della famiglia Zanardi Landi. Grazie al recupero ed alla valorizzazione dell'intero complesso, il Castello continua anche oggi ad annoverare presenze illustri. Attualmente il Castello si compone di circa cinquanta ambienti, dei quali parte è aperta al pubblico, parte è destinata ad abitazione privata. Eccone alcune. La Camera Verde possiede un prezioso letto in legno, con una testiera artisticamente intagliata; i comodini sono del Seicento. Nello spessore del muro è stato ricavato un bagno. La Camera verde è arricchita dal pregevole quadro con La Madonna, il Bambino e San Giovannino, dipinto verso la fine del Cinquecento da Girolamo Bedoli Mazzola, pittore parmigiano, cugino del Parmigianino. La Camera Rossa o del Falcone (secolo XVI) dal nome dell'archivista di famiglia, è caratterizzata da una volta a crociera ed è arredata da un letto a baldacchino in damasco rosso. Ad una parete è appeso un dipinto di Francesco Monti detto il Brescianino, che vi raffigurò Lo Sbarco di Onorio Scotti a Cipro. L'episodio rappresentato è di poco antecedente alla battaglia di Lepanto (1571), nella quale gli Scotti da Sarmato, estinti nel 1800 nella famiglia Zanardi Landi, affiancarono le vittoriose navi veneziane armando tre galere. La Camera Blu è così chiamata per il colore delle tappezzerie che la impreziosiscono. L'ambiente fa parte degli appartamenti privati. STORIA Le prime notizie certe sull'esistenza del Castello risalgono a un atto d'acquisto del 1025. In seguito, come risulta dai documenti dell'epoca, nel 1048 l'imperatore Enrico II ne dona una parte al monastero di San Savino di Piacenza, retto da monaci benedettini. Trent'anni dopo anche il resto del complesso passa al monastero accrescendone ricchezza ed importanza. Per circa un secolo i principali avvenimenti che coinvolgono il Castello sono assedi, distruzioni e l'alternarsi di proprietari. Nel XII secolo, Rivalta è sotto la giurisdizione dei Malaspina, importante famiglia con vasti domini. Tra i numerosi possedimenti piacentini, oltre a Rivalta appartengono ai Malaspina i centri di Rivergaro, Podenzano, Cortemaggiore, San Pietro in Cerro. All'inizio del Duecento, il Castello appartiene alla famiglia dei Ripalta. Nel corso del secolo, Stato Pontificio ed Impero si contendono feudi e città. Nel 1255 Oberto Pallavicino, podestà di Piacenza e ghibellino, ordina la distruzione di Rivalta e di altri fortilizi di parte guelfa. Secondo alcuni documenti del primo decennio del Trecento, in quest'epoca signore del Borgo e del feudo è Obizzo Landi, che lo aveva acquistato dai Ripalta. Da quel momento ad oggi, il Castello è sempre appartenuto - con brevi interruzioni - alla famiglia Landi, seppure di rami differenti. Inizialmente Obizzo Landi è in rapporti amichevoli con Galeazzo Visconti, signore di Milano. Nel 1313, anche grazie al sostegno del Landi, Galeazzo Visconti era divenuto Signore perpetuo di Piacenza. Nel 1322 la situazione cambia radicalmente: i rapporti tra i Landi e i Visconti non sono più sereni come nel passato, secondo una leggenda ripresa alla fine dell'Ottocento da Luigi Marzolini nel romanzo Bianchina Landi, ossia la cacciata di Galeazzo Visconti da Piacenza: Racconto storico del secolo XIV. Secondo questo racconto Obizzo Landi, feudatario di Rivalta, ghibellino e in buoni rapporti con Galeazzo Visconti, si trova ad un certo punto a doversi schierare contro il potente alleato per ragioni tutt'altro che politiche. Sembra infatti che le sempre più frequenti visite di Galeazzo a Rivalta siano dovute non tanto al suo interesse verso l'amico Obizzo, quanto per Bianchina, la sua bellissima moglie, il cui vero nome era forse Ermellina Bagarotti o, secondo altri, Orsolina della Torre. Un giorno, mentre si trova sola a Piacenza, Bianchina riceve del tutto inaspettatamente un insistente messaggio di Galeazzo, che la invita con urgenza a raggiungerla nel suo palazzo. Le intenzioni dell'uomo le appaiono subito chiare. Bianchina, sostenuta dalla fedeltà verso il marito, agisce di furbizia e si reca al galante appuntamento accompagnata da alcune dame di fiducia. Il banchetto e l'ambiente fatti preparare da Galeazzo non lasciano dubbi: come le fa capire Galeazzo, all'appuntamento seguente la donna avrebbe dovuto recarsi sola. Fuggita a Rivalta, la donna racconta l'accaduto al marito, il quale, profondamente offeso e deluso dal comportamento di colui che crede un fedele compagno, dà inizio a possenti lavori di fortificazione al Castello in previsione di più rovinosi contrasti. Galeazzo, acceso d'ira per l'umiliazione ed il tradimento inflittigli dalla donna, riunisce un possente esercito e assedia le mura del Castello di Rivalta. Dopo undici settimane di lunga ed estenuante resistenza, gli assediati devono arrendersi. Le perdite sono ingenti anche per i vincitori, che lasciano sul campo più di centocinquanta uomini. Galeazzo ordina la distruzione del Castello. Nel frattempo, Obizzo riesce a fuggire dal Castello assediato e si dirige verso Asti dove, messo da parte il suo orgoglio ghibellino, si offre come condottiero delle truppe del cardinale Bertrando del Poggetto, che mira a conquistare Piacenza. Nell'ottobre del 1322, il trionfante Obizzo Landi entra in città, sopraffacendo Galeazzo Visconti e scacciando anche il cugino Manfredo Landi da Castell'Arquato. Con questa vittoria Obizzo riesce a sottrarre ai Visconti il dominio su Piacenza e ad essere eletto rettore della città dal cardinale. In realtà, non era stato tanto il tentativo di seduzione di Bianchina a scatenare i conflitti, quanto le precise intenzioni di Obizzo di conquistare Piacenza. Come celebre condottiero, il Landi continua a prestare servizio al pontefice difendendo le ragioni della Chiesa, finchè muore nel 1328 a Bologna. Obizzo e Bianchina avevano tre figli: il più giovane perde la vita in un'imboscata, perciò il Castello passa alle sorelle ed ai rispettivi mariti, Pietro Zanardi Landi e Galvano Landi. Questi si contendono a lungo l'eredità, finchè non ne diviene proprietario Galvano III Landi. La rivalità tra i due dà origine alla leggenda del fantasma del Castello, poichè la vicenda finisce con un assassinio. I Visconti tornano padroni di Piacenza nel 1336, soltanto otto anni dopo la scomparsa del nemico. Nel 1412 Filippo Maria Visconti, duca di Milano succeduto al fratello Giovanni Maria, conferma a Manfredo Landi l'investitura del feudo di Rivalta con il titolo di conte. Poco dopo lo stesso duca, sospettoso di ribellione, lo priva del possedimento assegnandolo, insieme ad altri feudi del piacentino, al condottiero Niccolò Piccinino. Parecchi anni dopo, Manfredo IV Landi se ne riappropria definitivamente di Rivalta con la forza. Gli succede Corrado Landi. In quegli anni la signoria visconteo-sforzesca vacilla minacciata da Carlo VIII, re di Francia, sceso per conquistare il suolo italiano (1494), poi dal suo successore Luigi XII, che segna il crollo del ducato milanese (1499). In quel periodo, Corrado Landi aveva ospitato nel suo Castello il cardinale Ascanio Sforza, in fuga da Milano. Nel 1515 Ludovico di Francia, allora duca di Milano, concede a Corrado Landi la facoltà di tenere il mercato a Rivalta, a vantaggio delle popolazioni locali. Il mercato accresce sensibilmente lo sviluppo del Borgo e consente alla località di divenire - sino all'unità d'Italia (1861) - capoluogo di Comune. Tra gli altri fatti bellici che interessano la località, si ricorda l'assedio del 1636 da parte di seimila spagnoli, agli ordini del generale Gil De Has. Rivalta viene saccheggiata anche dai soldati tedeschi del generale Berenklau nel 1746, e ancora nel 1799 dai francesi del generale Mac Donald. Nel 1808, con la morte del marchese Giuseppe Landi si estinse il ramo dei Landi conti di Rivalta e marchesi di Gambaro. Il Castello passa ai Landi conti delle Caselle, marchesi di Chiavenna. Nel 1895 il Castello ed il Borgo sono acquistati dal conte Carlo Zanardi Landi di Veano, discendente di Pietro Zanardi Landi, uno dei contendenti nelle liti di divisione nel XIV secolo. FANTASMI Tra le leggende nate al Castello di Rivalta, la più lontana nel tempo narra di un antico componente della famiglia Zanardi Landi. Secondo il racconto, Obizzo Landi - feudatario di Rivalta nel XIV secolo - e la moglie Bianchina avevano tre figli. Il più giovane perde la vita in un'imboscata, perciò il Castello passa alle sorelle ed ai rispettivi mariti, Pietro Zanardi Landi e Galvano Landi. Questi si contendono a lungo l'eredità, finchè non ne diviene proprietario Galvano III Landi. La rivalità tra i due dà origine alla leggenda del fantasma del Castello, poichè la vicenda si conclude con l'assassinio di Pietro Zanardi Landi. Secondo la credenza, al fine di vendicarsi lo spirito di Zanardi Landi avrebbe vagato nel Castello fino al 1890, anno di passaggio dei beni ai discendenti della vittima innocente. Placato, ma dalla memoria durevole e non molto incline al perdono, il fantasma sarebbe ritornato nel 1970, quando presso gli Zanardi Landi è ospite un ignaro discendente dell'antico assassino. L'ospite viene tormentato per tutta la notte ed è in quell'occasione che, cercando tra le pieghe della storia, emerge la tragica vicenda. Il cuoco Giuseppe Più recente, ma sempre dall'origine tragica, l'altra presenza inspiegabile. Si tratta del cuoco Giuseppe, ucciso nel Settecento dal maggiordomo di cui aveva insidiato la moglie. Si manifesterebbe accendendo e spegnendo interruttori. Negli anni Ottanta, durante una notte in cui era al Castello la principessa Margaret d'Inghilterra, Giuseppe si sarebbe divertito per oltre dieci minuti a mettere in funzione elettrodomestici e altre apparecchiature, spostando quadri e oggetti vari, soprattutto nell'ala del Castello affacciata sul Trebbia, dove si trovava la vecchia cucina. Il fantasma è stato studiato anche dall'equipe di Alessandro Cecchi Paone. Ogni tanto, quando la casa è particolarmente affollata, il cuoco Giuseppe torna a manifestarsi, sempre però in modo più scherzoso che terrificante. Il romanzo di Bianchina Un'altra presenza misteriosa e leggendaria, fatta propria dalla tradizione romantica, è quella di Bianchina, la bellissima moglie di Obizzo Landi, detto Verzuso (o Vergiuso), signore di Rivalta nel XIV secolo. Secondo la leggenda, Bianchina è oggetto di insistenti avances da parte di Galeazzo Visconti, duca di Milano. Questi tentativi, avvenuti nel corso del 1322, guastano i rapporti tra il duca e Obizzo. Su tali contrasti, Luigi Marzolini scrive nell'Ottocento una storia d'amore, dando vita al romanzo Bianchina Landi, ossia la cacciata di Galeazzo Visconti da Piacenza: Racconto storico del secolo 14. Ecco come l'autore descrive Bianchina: "Vergiuso trovavasi, per favore del Cielo, unito ad un angiolo di virtù, che era la Bianchina Landi. Bellissima della persona, incantevole del viso. A venticinque anni aveva pari alla bontà del cuore la fortezza dell'animo: alta di statura, con due occhi grandi e nerissimi, con uno sguardo mansueto e dolce se il cuore inclinava a pietà, ma sfolgorante ed imperioso se l'anima era in balìa allo sdegno, aveva qualche cosa di proprio, un non so che di risoluto e di maschile: era una di quelle donne rare nel mondo, nelle quali la bellezza del corpo assume dalla virtù dell'animo un incanto nuovo, affascinante, che ha del divino". Fonte: Web Sito ufficiale: http://www.castellodirivalta.it/
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"La Morte sorride a tutti... Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Sito Web: http://digilander.libero.it/LoreG27/index.html Libreria on-line: http://www.anobii.com/people/gelo77/ |
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